Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Ghost” di Michele Dal Bo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Nella grande sala erano assiepati tutti i più ricchi e potenti uomini della città.

C’erano avvocati, politici e banchieri.

Mentre saliva la scala di marmo, il Duca guardava dall’alto i commensali disposti in piccoli gruppi di opportunisti. Dall’alto si godeva della vista migliore per cogliere aspetti e situazioni che da sotto, nell’accozzaglia di voci e sorrisi, si sarebbero persi tra le maschere di falsa educazione.

Dall’alto della sua balaustra il Duca si sentiva libero di essere il padrone della serata e sotto di lui, i commensali, i suoi sudditi.

“Sebastiano!” esordì dal basso una voce gracchiosa e impertinente he il Duca conosceva fin troppo bene.

“allora Sebastiano! quante colte ti ho detto che i libri devono essere messi in orine prima dell’inizio della serata. Tu e la tua voglia di far rimanere aperta la biblioteca fino all’ultimo!”

“ma Signor De Cristofoli, lo sa che hanno diritto tutti di poter studiare o di prendere i libri. Ma non si preoccupi che ho praticamente finito.”

“mmm… quando dici praticamente significa che hai ancora tanto da fare. Ok Sebastiano. Finisci e non disturbare i miei ospiti!”

“ok capo!”

Leonardo de Cristofoli, assessore ai beni culturali e politicante di turno alle prossime elezioni cittadine, docente all’università e direttore della biblioteca di libri antichi Antiquorum.

E lui era Sebastiano Duca, un giovane neo-laureato in conservazione dei beni culturali e da pochi mesi nuovo giovane bibliotecario della angusta e fredda Antiquorum. Contratto a progetto e mensilità ridotta. Niente malattie o ferie pagate, ma tanta passione per i libri consumati, come lui stesso li definiva, e per i misteri scritti su carte o pergamene.

Nella mente del giovane bibliotecario continuava a comparire la domanda che alcuni giorni prima aveva fatto al suo capo:

“come è possibile Signor De Cristofoli che una serata di politica, cioè di propaganda politica ed elettorale, si svolgesse nella biblioteca della città?”

E aveva ancora in mente, e un piccolo sorriso apparve nella sua bocca, la risposta:

“Sebastiano… tu non capisci come vanno queste cose, sei ancora troppo giovane. È questione di raccolta fondi, di immagine e di marketing politichese!” abbassando gli occhi: “ e come pensi che io riesca a pagare il tuo stipendio e a tenere aperta questa vecchie a decrepita sala di lettura, senza queste serate!”

Che per Sebastiano era nella traduzione politichese – lingua corrente per i comuni cittadini:

“ così io mi faccio vedere e magari finalmente trovo qualche imprenditore che mi sostiene, magari ci caccio anche qualche soldo e per le prossime elezioni divento ministro!”

E per dirla tutta. Lo stipendio di Sebastiano era sostenuto da una borsa di studio per meriti di voto di Laurea, e quindi dalle tasche dell’assessore /ministro sarebbero uscite poche centinaia di euro.

Con in mano alcuni volumi e libri da sistemare il giovane Sebastiano Duca si rese conto che il genere umano era sulla via dell’autoestinzione e che tutta quella conoscenza che teneva ora tra le mani non aveva insegnato quasi nulla a questa parte di persone che era assiepata nella sala

E di certo non si era accorto della giovane donna che stava passando nella sala e che avrebbe cambiato presto la sua vita.

Nella grande sala principale dell’Antiquorum aleggiava un miscuglio di odori e di profumi. Donne e uomini avevano dato libera espressione agli odori più intenso, che annusati uno per volta potevano dare un senso di passione, di buongusto e anche di malizia, ma nell’intricato vortice olfattivo non lasciavano che una sgradevole scia.

Eppure nessuno di loro ebbe modo di vedere la donna con il vestito rosso che passava proprio nel centro della sala per dirigersi verso l’ala sud della biblioteca. Era una donna giovane, bella, con un corpo sinuoso, ma addestrato ad esser attivo e vigile. Il vestito era della sua misura e gli conferiva una bellezza strana, un po’ eterea. Eppure nessuno ebbe modo di vederla. E tento meno di sentirla.

Era come un fantasma.

Le donne erano intente a posare i bicchieri di spumante dolce, quello fatto di mele per chi l’uva non gradisce, sopra le teche vecchie contenenti antichi libri polverosi. Gli uomini erano intenti a parlare tra di loro eppure spesso non parlavano, ma guardavano chi avrebbe fatto la prima mossa, chi era il prescelto e chi avrebbero lasciato a casa quella sera. Il leader e il capro espiatorio.

Il vocio da salotto era contornato da altre voci. Macchinazioni per una sedia, lusinghe e proposte indecenti; occhiolini passionali e bicchieri scossi tra loro per un accordo  detto tra le parole. Insomma quello che era visibile da fuori non rispecchiava quello che veramente accadeva.

Eppure una donna vestita di rosso era passata tra tutto questo senza essere fermate, nemmeno adocchiata, ma neppure vista o sentita.

Tra l’odore acre delle pagine vecchie, la polvere stantia che sapeva però di conoscenza, tra le mura merlate di un castello antico, i libri erano soffocati dalla presenza di gente fuori luogo. L’unica a essere in linea perfetta con la tappezzeria del luogo sembrava essere la donna. Passeggiava in quella sala come se l’avesse percorsa per decenni, forse millenni. Guardava i libri come se fossero suoi. Probabilmente li aveva letti tutti o forse era veramente solo un fantasma. I suoi occhi non vedevano le persone inutili della stanza, e forse era proprio questo che le permetteva di non essere vista. Come i bambini piccoli che sano che se loro non vedono gli altri anche gli altri non vedranno loro.

Ma lo sguardo della donna, una volta giunta alla sommità sud della stanza, davanti la porta grossa di legno massiccio intarsiato di simboli, percorse rapida la sala, salendo sulle grandi scale di marmo fino a giungere sulla linea di una balaustra: una scala, un corpo di uomo con in mano dei libri. I suoi occhi, la sua mente.

“Vedi!”

E fu così che Sebastiano Vide.

Vide la sua storia e quella della sua esistenza da fantasma e fu grazie ad un’altra donna che fu risvegliato.

Italia 2045.

In piena evoluzione Cyberpunk.

Le città erano state affollate dopo la grande crisi degli anni 2012 – 13 che ebbero una profonda trasformazione a livello mondiale.

Le città erano diventati agglomerati urbani giganteschi e le persone erano divenute animali urbani. La tecnologia si era sviluppata velocemente e gli innesti cerebrali, mutazioni nanotecnologiche avevano reso la razza umana un ibrido tra macchia e tecnhe.

Dal grande pozzo delle anime e dal passato erano stati rinvenuti oggetti misteriosi, simulacri artefatti li chiamavano alcuni. Altri maledizioni.

Il velo tra il mondo delle entità e il mondo degli uomini si era squarciato e Sebastiano sarebbe divenuto un cacciatore di entità esterne.

Ma questa è un’altra storia.

La biochimica e la magia si erano fuse generando persone capaci di manipolare le energie assopite della mente e renderle reali. Erano poche e temute, a volte uccise peggio delle streghe ,ma molto più spesso usate da multinazionali o peggio da società militari.

La storia insegna che troppo potere genera solo pericolo.

E Sebastiano era preparato mentalmente. Aveva letto libri e studiato.

Ma quando si ritrovò a doversi risvegliare nella Firenze cybertecnologica del 2045, ache la sua mente vacillò.

Non era un giovane ragazzo appena uscito dagli studi, ma un uomo e un guerriero del futuro.

Aveva innesti biotecnologici e protesi oculari di ultima generazione e faceva parte della Sezione 9.

Eppure gli avevano detto che era stato in un sogno.

Addormentato in un sogno.

Un sogno talmente reale da farlo cedere.

Era una macchina a spinta vettoriale che lo cullava, mentre dal finestrino stava a guardare la grande evoluzione urbane dalla città di Firenze. Ora chiamata Florentia.

Accanto a lui una donna. Claudia che lo aveva ritrovato nel limbo ed estratto, così si sentiva lui, da una vita che era solo un’illusione.

Un fantasma.

Si girò verso di lei.

Uno sguardo e un profumo intenso di vaniglia.

“Allora mi dici che devo essere io il nuovo cacciatore?”

Lei si girò e lo fisso negli occhi con uno sguardo determinato e pieno di amore.

“lo sei già. Devi solo ritrovare le energie e la tua vera natura. Ci sono io per questo. Chombatta!”

Michele Dal Bo

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