Premio Racconti nella Rete 2013 “Un bicchiere vuoto” di Lucia Cosci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Ikram è seduta, la pelle del divano le si è appiccicata alla camicetta. Quel sole di metà ottobre la sta facendo sudare. Un ronzio aleggia nella sua testa. I capelli sono mossi dal vento che soffia attraverso la porta che ha lasciato aperta.
Lo scaccia-guai appeso fuori dondola e lei si lascia cullare da quel battito di conchiglie, un ricordo della luna di miele ad Alessandria.
Socchiude gli occhi e ripensa alla mattina appena trascorsa.
Era uscita presto, dopo che il marito era andato al cantiere. I due bimbi, erano a scuola fino all’ora di pranzo. Lei era come sempre era libera. A parte le tinozze di panni da lavare, i letti sfatti, la scopa, lo spolverino ed il detersivo alla pesca allineati in cucina ad attenderla. Ma aveva tutte le mattine del mondo per i lavori di casa.
Per quella aveva un programma diverso. Da giorni ci pensava ed architettava nella sua mente. Da quando in tv aveva visto quel film francese. Quella donna. La scia di fumo che le usciva dalla bocca, quella bottiglia dorata nelle sue mani, la bocca rosso sangue e gli occhi languidi.
Così Ikram si era lavata, si era messa la colonia all’ambra dietro le orecchie. Poi aveva spazzolato i lunghi capelli del colore del miele. Ci aveva passato un filo di olio per lucidarli. Ed era uscita presto con uno strano formicolio sulla pelle.
Aveva intenzione di dirigersi al vecchio quartiere islamico. Non poteva rimanere nel suo. Qualcuno avrebbe potuto vederla, riconoscerla e parlare.
Si incamminò tra vecchi che chiedevano l’elemosina, ragazzi che parlottavano con le cartelle a tracolla, i bimbi più piccoli che scalciavano in braccio alle madri. Avvicinandosi ai quartieri del centro Ikram si stupì del viola e del rosa dipinto intorno agli occhi delle ragazze e i loro corpi fasciati e svestiti, come nei film occidentali.
Erano anni che non veniva in centro e un po’ le batteva il cuore, ma era ammaliata da tutta quella gente, così diversa dai suoi vicini di casa. Alcuni uomini indossavano completi stirati e cravatte sgargianti, eleganti come quel bell’attore nel film Pretty Woman. Le vetrine erano ricolme di abiti provocanti, smalti colorati, riviste di moda, neon fluorescenti.
Giunse finalmente al vecchio quartiere islamico, frequentato per lo più da turisti. Per prima chiese ad una ragazza con il velo se ci fosse un bagno pubblico. Questa le indicò un locale “Burger King” recitava l’insegna. Ikram entrò in quel posto impregnato di aria fritta e densa.
Si diresse alla toilette. Nello specchio unto vide riflessa la sua immagine e sciolse il velo azzurro. I capelli si snodarono sulle spalle strette e si sparsero tutto intorno. Si strinse una cintura intorno alla giacca. Il cuore accelerò qualche battito. Vide la vita affusolarsi. Uscì e provò per la prima volta l’ebbrezza del vento che ti accarezza i capelli, la civetteria di muovere il sedere sotto la giacca che ti fascia.
Intanto il richiamo del muezzin dall’antica moschea aleggiava nell’aria per la seconda preghiera della mattina.
Si era messa un tocco di rosa sulle guance e del lucidalabbra. Entrò nelle vie tortuose del suk. Quell’odore caratteristico, un miscuglio di pelle conciata, curcuma, sigaretta, e piscio, la stordì. Non sapeva se aveva il coraggio. Poi inspirò forte, inarcò la schiena e muovendosi leggiadra entrò dentro al caffè Fishawy. Si sedette con una breve esitazione su una delle tipiche panche in legno ad un tavolino rotondo. Accanto a lei due uomini fumavano la shisha e sorseggiavano un tè alla cannella. Incrociò per un attimo i loro occhi stretti nel fumo.
Il cameriere con un delicato odore di dopobarba le si avvicinò per prendere l’ordine e lei con un accenno di rossore sulle guance, ordinò. Un bicchiere di vino rosso, francese.
Pensò che aveva scelto il posto giusto, tutto quel legno ad attutire i battiti del suo cuore e la luce scura nascondeva la patina di sudore che le imperlava la fronte.
Il cameriere glielo servì pochi minuto dopo in un bicchiere verde scuro, dai bordi spessi ed alti.
Il tocco sordo del bicchiere sul tavolo di legno la fece sussultare. Adesso, come l’attrice del film, Ikram desiderava una sigaretta. I suoi occhi neri appena macchiati di kajal fissarono un turista che ne stava accendendo proprio una.
Come a leggerla nel pensiero lui gliene porse una.
Ikram avvertì, come mitra puntanti sulle sue spalle, gli sguardi dei due egiziani dietro di lei.
Un brivido le mosse la schiena poi con un accenno di sorriso accettò la sigaretta dalla mano dell’uomo. In giro un vocio soffuso. Un velo di fumo appiccicato al soffitto e il calore del sole che già pervadeva il locale.
Ikram pensò all’attrice, sollevò il bicchiere pesante, annusò quel liquido come sangue con quel profumo di frutta sconosciuta. Poi poggiò le labbra sul vetro e si lasciò sopraffare dal primo sorso.
Poco dopo sentì un prurito al fondo della pancia e la testa che girava come una giostra. Ma presto una leggerezza avvolse la sua vita che le sembrò subito un incanto. Era bello anche pensare di dover stendere al sole caldo il bucato pulito. Preparare il riso bollito ai bimbi al ritorno da scuola che l’avrebbero salutata con un bacio fresco. Era bello anche suo marito, sporco di nero sotto le unghie, che di notte la cercava tra le lenzuola, anche quando lei non ne aveva voglia. Ne uscirà un’altra bocca da sfamare pensava, rabbuiandosi. Ma che gioia quella pancia tonda e quei piedini che ti scalciano dentro. Sorseggiò tutto il vino senza lasciarne nemmeno una goccia. Dopo di che si fece accendere la sigaretta ed uscì lasciandosi dietro una scia di fumo, tre monete sul tavolo e quel bicchiere verde scuro, vuoto.
Un’esperienza, una fuga fine a se stessa, oppure l’inizio di altre fughe simili? Ikram si contenterà di una mattina rubata alle faccende di casa, oppure presto la voglia di riprovare le stesse sensazioni la porterà di nuovo fuori? E se lo sconosciuto avesse attaccato discorso …? Ecco il dubbio che mi lascia il racconto: la scrittrice ha voluto descrivere una piccola evasione, che suscita poi la voglia del normale, della routine, o avrà voluto insinuare che questo è per Ikram l’inizio di qualcos’altro?