Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “La goccia” di Elena Masolini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Aspettavo il momento di precipitare; il momento in cui sarei caduta giù.

Ero curiosa; sì, lo ero.

Giù. Giù era sempre stato la fantasia, il sogno, il viaggio. E adesso ero pronta, era il mio turno. Stavo per andare.

E più guardavo Giù, più mi incuriosivo. La mia eccitazione, pari solo alla mia paura dell’ignoto, era palpabile.

Aspettavo.

Sapete, dicono che sia l’attesa il momento migliore, perché il tutto deve ancora accadere.

Bello, è bello il prima del momento, quando scalpiti per quello che deve ancora succedere, quando un brivido ti attraversa tutto il corpo per l’eccitazione… Mentre quando sei dentro alle cose, alla fine, finisci per perderti, perché sei troppo impegnato a fare altro. E il momento, quello che tanto avevi aspettato, va perduto, sfugge via. Passa, e non lo vivi, perso chissà dentro quali altre cose, pensieri…

Ma io vivrò tutto, godrò tutto.

 

 

Cado. Sì, finalmente cado. Sto cercando di sentire tutto, di non perdere niente. Ora ho freddo, poi caldo.

Ora… mi guardo intorno. Non sono sola ad andare. Ci sono altre come me, con me. Questo un po’ mi rassicura e un po’ mi spaventa, perché mi riempie d’invidia sapere che le altre avranno altre esperienze; esperienze diverse dalle mie. Io vorrei farle tutte. Sono avida, vorace di esperienze. E soprattutto, io voglio avere le migliori. Devo averle.

 

Ed ecco, arrivo. Mi poso su una superficie. E’stondata, liscia, riesco a sentirla perfettamente. Il mio corpo si spalma e si adatta ad essa. E’ favoloso. E’ il mio primo contatto con il mondo di Giù.

E se guardo davanti a me ne vedo molte altre, perfettamente uguali a quella su cui sono io. Ma il colore, il colore è diverso. La mia è rossa. Un bel rosso. Non sono abituata a vedere i colori. Dove vivo io è tutto grigio, al limite bianco. Sono belli i colori.

 

Credo di essere posata su quell’oggetto che usano le creature di Giù per ripararsi da noi, quando noi iniziamo a scendere. Che buffo, si riparano proprio come se fossimo degli invasori, come se potessimo mai fare loro del male! Che strane che sono queste creature… temono il nostro arrivo, aprono barriere per ripararsi e poi, una volta al sicuro, neanche ci vedono! Come se fossimo niente, come se a loro non importasse veramente della nostra presenza. Sembra quasi che siano programmati ad alzare barriere contro di noi, al momento in cui arriviamo. Chissà perché poi. Strane creature. Sì, strane creature.

 

 

Ascolto i rumori intorno a me.

Da là sotto arrivano delle voci. Sono forse le loro?! Ah, vorrei tanto vederli! Ma da qua sopra non riesco a vedere niente.

Però posso sentirli. Sembrano due. Sì,sì, sono due. Parlano tra loro animatamente. Sembra si stiano lamentando. Ma di cosa? Ascolto. Parlano di “soldi”. Che cosa saranno poi… Ma sembrano importanti.

Uno di loro dice che non ne ha abbastanza. -I soldi-, dice, -sempre un problema-. Sembra non ne abbia abbastanza per comprare la “macchina” che vuole. Ma forse la comprerà ugualmente. Chissà. Magari la pagherà a rate. Ne ha già una, ma a quanto pare non lo soddisfa…mmmmhh… Beh, almeno questo è quello che dice.

In ogni caso io non ci capisco nulla. Non so cosa sia una macchina, non so cosa siano le rate, non so cosa siano i soldi.

L’altra voce lo incita. Dice che deve assolutamente comprarla, perchè in fondo i soldi non sono nulla in confronto a quello che si desidera. Beh, non fa una piega. Quella voce dice cose sagge.

Certo, per fare un tale discorso,questa “macchina” deve essere davvero essenziale…

Ma che volete che ne sappia io?!

 

 

Ecco… scivolo giù! Cado.

Finisco su quella loro estremità, quella in basso, quella che usano per spostarsi e stare in piedi. Favoloso, mi sto muovendo con loro! E nemmeno si sono accorti di nulla. Sono qui e continuano a parlare come se niente fosse. Come se io non esistessi.

Meglio così, almeno così adesso posso vederli.

Non sono affatto come me li immaginavo. Sono lunghi, e… rigidi e delicati allo stesso tempo. Sicuramente non si possono plasmare neanche un po’, a differenza di me.

 

Dal cielo intanto continuano ad arrivare altre delle mie sorelle. Alcune si posano accanto a me. Altre vedo cadono da altre parti. Alcune saranno anche cadute nel fiume. Perché qui ci sono i fiumi, lo so. Che fortuna hanno avuto! E che sfortuna insieme! Perché di certo loro non hanno potuto vedere gli abitanti del mondo di Giù. Ma chissà com’è entrare a far parte del fiume! Che invidia, come vorrei provare ad essere anch’io parte di esso!

La prossima volta, sì, la prossima volta vedrò di caderci. Beh, se ci sarà una prossima volta. Nessuno sa quello che c’è dopo.

 

Ad un tratto uno scossone. Ecco che due di loro si sono scontrati. Si urlano parole. Sono arrabbiati. Non capisco niente, gridano troppo forte. Iniziano a spintonarsi. Ma cos’è successo? Perché fanno così?

E io cado di nuovo. Finisco sulla superficie ruvida, sul pavimento del mondo di Giù. Loro mi passano accanto, sopra, e io mi appiattisco, mi plasmo…

Accanto a me ci sono molte mie sorelle e abbiamo paura. Cosa succederà adesso?

 

Ed ecco, sento il calore. Sta uscendo il sole. Lo guardo e… evaporo.

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4 commenti »

  1. Bella storia e bella l’immagine generale che via via si muove e scende fino alla “risalita” finale. Bella anche come storia per bambini. Complimenti.

  2. “Fuori la pioggia insiste. Chiudo un attimo gli occhi e mi immagino di essere una goccia d’acqua che scende dal cielo. Ce ne sono tante di gocce ma io mi sento speciale. Io, a terra, mi voglio schiantare. È lì che voglio arrivare, annullare la mia esistenza schiantato a terra. Solo per il gusto di sentire l’asfalto. Solo per sentire. Per smettere di essere ontologicamente sordo. Sono una goccia d’acqua che cade obliqua e vuole schiantarsi a terra. Passa una macchina sulla strada ed il rumore delle ruote copre quello del mio schianto. Si, mi sono schiantato. Ma sul vetro della macchina. La mia esistenza si è rotta su un terreno invisibile. Ho perso tutto su una superficie indefinita, trasparente. Esattamente come ho vissuto, così sono morto. Sono una goccia vittima di un incidente stradale.” Questa citazione per dirti che mi è piaciuto molto il tuo racconto! Entrare nelle cose senza vita e dar loro vita…mi fa vivere! E scusa la cacofonia…

  3. La pioggia di questi giorni ti ha senz’altro ispirata Elena. Hai scritto un racconto inusuale, fresco, delicato ottimista. Carina quella goccia 😉 Mi è piaciuto tanto!

  4. Racconto magnifico, ricco di metafore e di grande spessore umano e poetico. Complimenti!

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