Premio Racconti nella Rete 2013 “La ninna nanna” di Giuliana Moro
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013I capelli neri intrecciati tra di loro e con fili di seta colorati, raccolti da un nastro di velluto rosso, incorniciano un viso largo e giovane. Pelle luminosa color cioccolata, occhi grandi da gazzella, liquidi e morbidi.
Seduta sulla sedia, dondola il grande corpo, la sua guancia appoggiata ai capelli del bambino, la bocca a sfiorargli la tempia.
Il piccolo è seduto cavalcioni di lei, un braccio proteso ad abbracciarla ma la mano aperta a ventaglio arriva appena a percorrere la curva del fianco, l’altra mano infilata sotto la camicetta a toccare il florido seno.
Lei lo sorregge con le sue mani anch’esse intrecciate l’una all’altra e insieme lo raccolgono e lo avvolgono a sé, due corpi che sembrano uno solo.
Ogni tanto lei si ricompone chè la mano del piccolo percorre a tratti nervosi e scomposti tutta la grande rotondità della mammella e sollevando il tessuto scopre la pelle ambrata.
Il piccolo, due o tre anni, capelli ricci; il profilo è una guancia rotonda e labbra sporgenti. Emette suoni brevi e lamentosi come un pulcino. A tratti chiude gli occhi, immerso in un torpore accogliente.
Il profilo da pulcino ha una smorfia di pianto. Lei allora intona una nenia, un ninna nanna.
Il dondolio del corpo enorme si fa più evidente.
Il profilo ha un sorriso rassicurato, la mano di lui sotto il tessuto di cotone azzurro si muove in una carezza.
Lei canta, piano, un sussurro, un sospiro, un’intima confidenza.
La finestra manda la luce opaca di un giorno malinconico, senza sole, ma la grigia saletta dell’ospedale diventa un prato, un giardino dove correre e far volare gli aquiloni, il profilo da pulcino a guardare in alto, dentro il cielo.
Lei mi guarda e chiede se disturba. Le dico di no, che anzi continui a sussurrare parole in quella lingua che non conosco ma che culla anche me, perchè quell’immagine di maternità immensa e dolente è quanto di più bello e struggente si possa vedere, si possa sentire, in questo posto.
“Ha male dentro la testa” dice, mentre gli accarezza i riccioli, adagio. Dentro allo sguardo uno sgomento sordo; la fiera corazza, a difesa del suo cucciolo in pericolo, si incrina, mentre le lacrime si increspano sul bordo degli occhi, riflettono la luce della lampada al neon, ma non scendono.
Quando la chiamano e si alza lei è ancora più grande ed il piccolo ancora più minuto. Scompaiono dietro la porta dove c’è la macchina che guarderà cosa c’è dentro la testa.
La saletta è ridiventata spenta, i muri bianchi con le locandine dei convegni scientifici, le sedie di plastica incolore.
Rimane nell’angolo qualche nota della ninna nanna, una frase non conclusa, un ritornello interrotto, sospesa nell’aria immobile. In attesa che una mamma la riprenda e la faccia volare in alto.
Bellissimo. Dolce e commovente. La situazione e il sentimento sono descritti in modo geometrico ma con calore e senza disturbo alcuno. Sei riuscita a far diventare il lettore uno spettatore coinvolto nella scena e in empatia con la mamma e il suo piccolo. Bravissima!
Grazie per il bello e gratificante commento.
Cara Giuliana, ci sarà un’energia più grande dell’amore di una mamma per il proprio piccolo? Ci sarà mai qualcosa di più grande dell’amore di una mamma per il suo piccolo in pericolo di vita?
L’amore della mamma.
E che dire delle note, delle frasi e del ritornello che sono sospesi nell’angolo della camera?
La ninna nanna è la voce delle mamme che vaga da migliaia di anni, da quando una donna ha preso in grembo la sua creatura nella fiducia di portarle serenità e sollievo.
Momenti commoventi.
Ciao
Emanuele.