Premio Racconti nella Rete 2013 “Del tempo nel tempo” di Edelweiss Ripoli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 201307.00 Sento un suono lontano. Mi giro, allungo la mano e aprendo un solo occhio striscio il dito sullo schermo. Afferro il telefono e lo poggio sul letto accanto a me.
La mattina la penso fatta a blocchi di cinque.
Bip, dormo.
Bip, devo.
Alzo la serranda in camera, almeno non piove.
Lui ancora dorme.
Sul forno le 07.20.
Latte, marmellata, caffè. Fette biscottate, dal pacco bianco che si apre dall’altro. E verso la fine sono sempre frantumate. Come te e me.
Sigaretta alla finestra. Quell’ulivo, da quando abito qui, non mi sembra abbia allungato le sue radici.
07.40 I miei occhi sono sempre più gonfi.
Doccia, poi letto, sfatto ma non troppo.
Lo sveglio, con il dentifricio che sbrodola dalle labbra. Chissà che fai quando non ci sono.
Torno in bagno. Sciacquo la bocca poi lavo e trucco il viso.
Lo sento sgranchirsi e sbadigliare rumoroso. Quasi che lo sapesse che questo suo fare mi riporta bambina.
Indosso qualcosa, preparo la borsa.
Acqua nella ciotola, collare e pochi minuti per far le sue cose. Queste aiuole di fronte casa sono una salvezza.
Ne ha fatte tre, lunghe, ora devo andare.
Lo porto in casa. Dio che caldo.
A dopo amore.
Esco, chiudo, scendo.
“Buongiorno”.
“Buongiorno”.
Giro la chiave nella macchina. Non parte? Quella batteria a terra un anno fa!
Mai che mi facciano passare. Suono il clacson, odio il periodo delle scuole.
Ho perso un minuto.
Prendo la strada della città che ne collega due. Dosso. Poi ingorgo.
Voglio regalare quella pompa al led a mio padre.
La gola mi chiede nicotina.
Cambio stazione, ancora. Prendo il cd, quello nuovo. Voglio leggere il libricino che lo accompagna. Un power chord in un ritmo che mi sembra di dare un calcio ad una porta a spinta, con i miei stivali color terra. Con il piede che atterra su di un finto prato verde con sopra fiori tutti uguali e senza odori.
Ho recuperato. Altri tre minuti e sigaretta. Lì, sul ponte tra queste due mie realtà.
Quel randagio bianco l’ho visto cucciolo. Dovrei portargli da mangiare. Dovrei.
Cosa mangio a pranzo?
Ancora un po’ di chilometri e devo cambiare la macchina.
Iniziano a salutarmi.
08.45 La seconda curva mi allontana e mi avvicina.
Oggi devo fare la spesa.
Oggi vado al parco a giocare.
Visto da qui sei come un presepe, senza luci, e stelle comete. Sei lento, fermo. Una lana calda che alla mia pelle dà fastidio.
Curve che salgono e fanno le nuvole più vicine.
In questo spiazzo è arrivato un luna park, odore di gettoni, tartarughe e panni stesi.
Devo comprare le sigarette.
Nello specchietto retrovisore sono gialla, nera, rossa. Tiro fuori la lingua, la controllo.
Guardo la mia mano sinistra stringere forte il volante. Studio la naturalezza con cui lo avvolge. Mi piace quel neo che ho sul pollice, subito prima dell’unghia.
09.00 Loro sono già alla porta.
I flussi di pensiero erano la mia passione.
Poi è arrivato un punto in cui oltre a scriverne, mi avevano come posseduta..vivevo qualsiasi vicenda, fuori da me, dall’alto e parlavo a me stessa con concitazione innaturale.
Allora ho smesso.
Però il tuo ora mi ha fatto tornare la voglia.
Come quando smetti di fumare.