Racconti nella Rete 2009 “Il gabbiano e il topolino” di Adelaide Maria Langella (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Marzio, il topino operoso, se ne stava tornando a casa con un pesante sacco sulle spalle, carico di provviste per la sua famiglia.
Non mancava molto, era quasi arrivato, anche se gli ultimi passi prima dell’arrivo erano i più impegnativi.
Era assai fiero della sua dimora; aveva impiegato circa quattro mesi di duro lavoro per costruirla.
Da lì dominava la scogliera e si respirava un’aria purissima; inoltre poteva godersi lo spettacolo del mare con le sue sfumature d’azzurro e blu.
Sebbene la tana fosse sicura e al riparo dalle insidie, era posta in luogo scosceso e difficile da raggiungere.
Persino Marzio, quando rincasava senza carichi, era stremato dagli sforzi profusi per risalire la scogliera. Figuriamoci con quel sacco addosso! Era davvero grosso da trascinare.
Allo stremo delle forze, Marzio inciampò su un sasso scivoloso ruzzolando giù per la discesa.
Tutte le provviste si disseminarono lungo il sentiero, e….patapim….patapam …in quattro e quattr’otto il topolino si trovò in una pozzanghera fangosa a zampe per aria.
Ci volle qualche istante prima che Marzio capisse cosa fosse accaduto!
A fatica si girò nella pozza e tutto dolorante cominciò a togliersi di dosso la palta che lo ricopriva completamente.
Si guardò attorno e vide tutte le sue provviste disseminate lungo il sentiero per il quale era appena ruzzolato.
Non sapeva che fare, voleva gridare aiuto ma era così orgoglioso e testardo da volersela cavare sempre da solo, anche nelle situazioni più complicate come quella in cui era appena finito.
Mentre pensava attentamente a cosa fare per cavarsi fuori dal pantano sentì, d’improvviso, una gran risata provenire da un ramo del grande pino che sovrastava la scogliera:
“Ah.….Ah.…..Ah”
Marzio incuriosito pensò subito che qualcuno lo stesse prendendo in giro, ma non capiva chi fosse!
Chi mai poteva prendersi gioco di lui?
Non c’era proprio niente da ridere, allora il topolino arrabbiato cominciò a gridare, con tutto il fiato che aveva:
“Basta, vergognati! Se hai coraggio fatti avanti e dimmi chi sei, brutta bestiaccia insolente!”
Di tutta risposta la risata continuò:
“Ah.….Ah,…..Ah, e poi ancora: Ah.….Ah.…..Ah!!!”
Ma adesso Marzio aveva capito perfettamente, era uno sfrontato gabbiano che d’improvviso, proprio mentre rideva, spiccò il volo sopra lo stagno in cui si trovava Marzio, per poi lasciarsi cadere in picchiata e risalire al cielo dopo aver sfiorato terra.
Mentre faceva queste incredibili acrobazie nell’aria, trovava anche la forza di continuare a ridere:
“Ah.….Ah.…..Ah.”
Con grande stupore e poi con somma rabbia Marzio capì che in ogni picchiata il gabbiano prendeva da terra, lungo il sentiero scosceso, le provviste che il povero topo aveva disseminato in giro mentre ruzzolava. Con quelle provviste rubate, ben strette nel becco, risaliva lungo il pendio, oltre la siepe per poi tornare a valle e prenderne altre.
Marzio mosso da un incontenibile moto di rabbia riuscì a saltar fuori dal pantano, imprecando contro quell’uccellaccio, che continuava a ridere e a rubare e poi a rubare e ridere!
“Ah.….Ah.…..Ah.”
Con grinta inaudita il topino riuscì presto a risalire la scogliera, determinato a combattere pur di riprendersi ciò che era suo. Salì veloce come mai aveva fatto.
Oltrepassata la siepe Marzio poté scorgere finalmente la sua tana e, con sommo stupore, si accorse che tutte le provviste erano state disposte in modo accurato davanti alla porticina della sua tana.
Che fatto strano era quello!
Il gabbiano che si prendeva gioco del topino aveva fatto una buona azione per lui.
L’acrobata dei cieli continuava a volare in circolo sopra la testa di Marzio che, spinto da un’incontenibile curiosità, doveva chiarire la situazione.
Quindi cominciò a chiamarlo a gran voce:
“Hey tu, gabbiano che ride….vieni qui! Devo parlarti, avanti scendi giù, ti offrirò uno spuntino nella mia tana”.
Il gabbiano volò giù in picchiata, atterrò proprio di fronte a Marzio, lo guardò dritto negli occhi e riprese a ridere più che mai:
“Ah…..Ah….Ah….Ah….Ah…..”
“Ti faccio tanto ridere perché sono pieno di palta? O perché pensi ancora al gran capitombolo che ho fatto nella pozza?”
Disse Marzio e poi aggiunse:
“Comunque, anche se ridi, ti sarò sempre grato per la buona azione che hai fatto e ti invito da me a mangiare mele e noci in abbondanza, vuoi?”
Il gabbiano con un filo di voce rispose:
“Ah..Ah…io…Ahhhhh…mi chiamo…Ah …Ah…Ah …Ahriel e non rido affatto, quello è il mio verso e non posso farci nulla, Ahhhhhh….Ahhh….Ah…sono nato così, lo capisci?
Qui non ho amici, vivo da solo su quell’albero e dall’alto ti osservo spesso….Ahhh…Ahh.
Non ho amici perché tutti pensano che io sia un tipo beffardo.”
Marzio allora si avvicinò ad Ahriel porgendogli la zampa in segno d’amicizia, entrarono nella tana e fecero una lunga merenda in compagnia.
Da quel giorno in poi il gabbiano non era più solo, aveva trovato un vero amico.