Premio Racconti nella Rete 2013 “Una vera signora” di Pierluigi Tamborini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Sono una vera signora, io. Una che quando passi per strada
non puoi fare a meno di notare. Il tizio che ha inventato l’espressione
“la classe non è acqua” potrebbe benissimo essersi ispirato a me.
Mancanza di modestia? Niente affatto, semplice constatazione,
non è colpa mia se sono così.
E lo dico adesso che la mia vita è lacerata, ridotta a brandelli, che il buio
è sempre più vicino.
Giunta a questo punto del mio lungo viaggio riesco a pensare soltanto
agli uomini della mia vita. Sono stati due, completamente diversi tra loro,
ma ad ognuno di essi ho donato tutta me stessa, senza compromessi, senza
aspettarmi nulla in cambio, soltanto la possibilità di sentirmi viva, di stare
alla luce del sole, ecco sì, alla luce perché è soltanto il buio che mi fa paura.
Amedeo e Antonio. Avete notato? Tutti e due con la a iniziale.
Gente di serie A? Non proprio, perché oltre ai pregi ognuno di loro si portava addosso
una serie di difetti che soltanto una con la mia pazienza poteva sopportare.
Già, la pazienza, la migliore delle mie virtù, insieme alla morbidezza.
Vi sembra strano? No, la morbidezza è importante, a volte fondamentale.
Sto divagando. Volevo semplicemente come ho conosciuto gli uomini della mia vita.
Amedeo è stato il primo, e il primo amore non si può dimenticare. Ricordo
benissimo il momento in cui ci siamo incontrati come se fosse accaduto
soltanto ieri.
Stavo nella boutique di corso Mazzini e occhieggiavo i passanti, ma nessuno
mi aveva colpito come ha fatto lui. E’ stato un momento bellissimo, me lo sono
ritrovata davanti di là del vetro ed è stata una folgorazione. Capelli brizzolati,
un’eleganza indifferente, quasi trasandata, l’aria di chi va di fretta ma non si
scompone più di tanto. Era una ventosa giornata di primavera e lui indossava
un impermeabile beige che portava aperto su un completo scuro, una ventiquattrore
in una mano, l’ombrello più serioso che avessi mai visto nell’altra.
Trasmetteva un’aria di sicurezza, ma sembrava anche che avesse un bisogno
estremo di tenerezza. L’ho catalogato nella categoria degli avvocati e non mi sono sbagliata,
ma questo in realtà l’ho realizzato più tardi, perché nel
preciso istante in cui i suoi occhi si sono posati su di me avevo subito capito
che l’uomo della mia vita era arrivato, era lì davanti a me ed io dovevo soltanto
aspettare che entrasse e mi portasse via con sé.
Anche per lui è stato amore a prima vista. Non ci ha pensato un momento ad
aprire quella porta. Due ore dopo eravamo a casa sua e già stavamo facendo
l’amore. L’ho avvolto con tutta la mia morbidezza e ho sentito che era felice.
“Sei proprio una seta” ha detto ed io mi sono sentita pienamente realizzata.
Non potevo immaginare che quell’attimo di felicità pura non sarebbe stato per sempre.
Eppure mi ero illusa che poteva essere così, anche se so che gli uomini
sono spesso delle banderuole al vento, cambiano idea, una volta ottenuto ciò
che vogliono mostrano poi disinteresse. E’ il destino di tante di noi, ma io non
mi sono di certo arresa alla prima difficoltà. Ve l’ho detto che la mia migliore dote
è la pazienza e con la pazienza posso dire di essere stata felice con Amedeo.
Lui era un tipo brillante, la sera, quando non era troppo stanco per il lavoro, spesso
mi portava con sé in certi posti dove c’erano luci soffuse, musica soft, atmosfera
di classe. Oppure a cena in quei ristorantini lungo il fiume dove tutti conoscevano
il giovane principe del foro con un brillante avvenire davanti.
Era la vita che volevo ma forse inconsciamente sapevo che non poteva durare a lungo.
Sono arrivati anche i giorni bui della crisi, Amedeo sembrava diventato intrattabile,
non mi portava quasi più con sé, avevo l’impressione che si fosse completamente
dimenticato della mia esistenza. E’ stato un periodo difficile,
ma non potevo fare altro che aspettare che il suo amore per me tornasse a fiorire
come un tempo. Un giorno che eravamo insieme lui si è fermato davanti alla
vetrina di un’agenzia di viaggi e ha cominciato a guardare con interesse le varie offerte.
“La crociera –ho pensato io- ti prego, ti prego, scegli la crociera. Non ci sono
mai stata, è un’esperienza che non voglio perdermi”. Lui ha tergiversato un po’
ma è come se mi avesse letto nel pensiero. Una settimana nel Mediterraneo, Genova,
Barcellona, Maiorca, Casablanca, Marsiglia. Uno sballo.
Mi sono subito immaginata a bordo, giornate di sole con l’aria salsa del mare,
sere con le cene di gala, con il comandante che viene al tuo tavolo e ti
fa dei grandi complimenti, musica, spettacoli e quant’altro. Insomma la felicità.
Non è andata proprio come avevo sperato, anche perché dopo un paio di giorni
Amedeo ha incontrato una brunetta tutta pepe ed ha cominciato a fare il cascamorto.
Io ho sempre fatto finta di niente, non ho mai messo il becco in certe questioni,
ma questa tipa mi stava cordialmente antipatica anche perché una sera si è permessa
di ridere di me, lo capite? Ha riso di una vera signora.
“Ma che ci fai con quella?” ha detto ed Amedeo, accidenti a lui, invece di difendermi,
si è schernito, ha detto che si era affezionato a me anche se ero un po’ sorpassata,
sorpassata io ma roba da matti, poi tranquillamente ha sviato il discorso.
Che delusione gli uomini, certo che da lui una portata del genere non me la sarei mai aspettata.
E non è finita qua perché quando la crociera è finita e lui è sceso dalla nave
non mi ha portato con sé. Mi ha dimenticata, o meglio mi ha abbandonata,
sono sicuro che l’ha fatto apposta. Ecco cosa succede, una è fedele per tutta la vita,
poi basta il commento della prima arrivata e lui ti lascia, senza nemmeno una
parola di spiegazione.
Non ho avuto molto tempo per meditare sulla mia triste sorte, perché senza quasi
che me ne accorgessi mi sono ritrovata di fronte ad Antonio.
Lui era un tipo completamente diverso e aveva una dote sempre più rara tra gli uomini.
Aveva rispetto, capite questa parola? Il rispetto è fondamentale.
Mi ha visto e mi ha detto “Ma tu che ci fai qui?”, poi non ha fatto altre domande
e mi ha fatto stare con lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Povero Antonio, lo ricordo ancora oggi con un affetto che a volte sento anche superiore
all’amore. Sentivo che aveva bisogno di me e forse sono riuscita a dargli quel
poco di gioia che la vita gli aveva tolto negli ultimi anni.
Antonio era un professore di liceo, ormai andato in pensione. Una vita insieme
agli altri e poi di colpo dimenticato, diventato praticamente inutile.
Come lo capivo, povero caro, un giorno sei sulla cresta dell’onda e il giorno successivo
sei buono soltanto per i ricordi, un peso per la società moderna.
Mentre in questa seconda crociera cercavo disperatamente di dimenticare Amedeo,
Antonio mi ha conquistata senza forse nemmeno volerlo, con la sua cultura,
la sua aperta visione del mondo, la sua passione per i libri.
Aveva l’abitudine di leggere a mezza voce, sdraiato su un lettino del ponte di prua
ed era una vera meraviglia ascoltare i racconti che parlavano di mare proprio
lì, in mezzo a quell’incanto blu cobalto.
Pochi giorni e di Amedeo era rimasto soltanto un lieve ricordo, un misto di tenerezza
dolceamara, la certezza che forse era meglio così, che se ne andasse per la sua strada
senza nemmeno voltarsi indietro. Io adesso stavo con un vero gentiluomo e guardavo avanti.
Certo nella scala sociale, per una della mia classe, avevo fatto un paio di passi indietro,
ma avevo scoperto anche una realtà che non mi dispiaceva affatto.
Le serate nelle discoteche e nei ristorantini erano state abolite, sostituite da qualche cineforum
o da appuntamenti nei circoli letterari.
Ma molto spesso la sera si stava a casa, un film alla televisione, oppure un buon libro,
un’esistenza casalinga che mai avrei pensato di poter apprezzare.
Se devo trarre un bilancio devo dire che sono stati gli anni più sereni che mi sono capitati
e di questo devo ringraziare soltanto Antonio che, sono sicura, non mi avrebbe mai abbandonata
se non gli fosse capitato un guaio di quelli davvero grossi.
Una mattina aspettavo che si svegliasse per uscire insieme a lui per la solita
passeggiata mattutina, ma lui non si è alzato, se ne è rimasto lì immobile,
con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.
Ma non dormiva, no, se ne era andato in silenzio, senza disturbare nessuno.
Quando l’hanno trovato un paio di giorni dopo
sembrava stesse sorridendo.
E così è finita un’epoca e con essa sta finendo anche la mia vita.
Sento anch’io il peso degli anni, ho qualche smagliatura, e anche se sono di fibra forte
il tempo non è galantuomo con nessuno.
Mi hanno messo qui, in attesa di un altro amore, ma forse non arriverà nessuno
a reclamarmi e qualcuno si deciderà a sbarazzarsi una volta per tutte di me, di me
che adesso sono sorpassata, lacerata, un po’ a pezzi
ma che resto e resterò sempre una vera signora, una camicia di classe.
Interessanti i tuoi personaggi, soprattutto la protagonista, il cui cinismo è mitigato da un “savoir faire”, degno di una “vera signora”. Bel racconto, brava!