Premio Racconti nella rete 2013 “Angeli della Strada” di Linda Pulvirenti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Riesci quasi a sentire i dettagli.
Quelli che non hai mai pensato di esprimere con le parole.
Frammenti che si fanno sentire anche se non vorresti.
Li metti insieme e ritrovi il sapore di una persona.
E capisci quanto ti manca.
dal film “Memento”
Venerdì 24 giugno. Ore 23, 50. Ci si rende conto di quanto realmente la vita possa essere spietata strappandoti bruscamente via coloro che ami e Luisa suo malgrado ne è consapevole. Insonne, come da due mesi a questa parte, si gira e rigira nel letto; sfinita dalla lotta contro se stessa alla ricerca di quiete.
L’agonia che oramai non le da pace trionfa facendola alzare ed il compagno dormiente, precedentemente al suo fianco, non si accorge di nulla; beneficio forse del flaconcino di Valium appoggiato sul comodino, prescritto con insistenza dalla dottoressa Carla medico di famiglia e carissima amica. La donna fissa il marito Pietro con nostalgia e le conseguenze del dolore su di lui: invecchiato e dimagrito le appare estraneo, lontano dal ricordo dell’uomo forte di una volta. In bagno davanti allo specchio anche l’immagine di lei riflessa è sconosciuta. Scavata in volto, con gli occhi azzurri ridotti in fessure rossastre dagli gli infiniti pianti; il color biondo e lucente dei capelli l’ha abbandonata anch’esso, rimpiazzato da una tonalità spenta con la crescita della radice scura diramata sul capo.
Attraversa il corridoio che la divide dalla stanza di Vittoria al buio, sfuggendo volontariamente alle immagini felici in cui avrebbe potuto imbattersi. La parete sinistra dell’anticamera ne è tappezzata: fotografie ritraenti stagioni di vita dei quattro componenti della famiglia, attimi di gioia immortalati senza poter essere mai più rivissuti. Spinge delicatamente la porta socchiusa della figlia e avvicinandosi per spegnere l’abat-jour dimenticata accesa, s’accorge del toast lasciato a metà sulla scrivania, cena della ragazza. Negli ultimi giorni, indurita dalla tragedia che li ha colpiti, si è rinchiusa ulteriormente nel suo silenzio, rifiutandosi di sedersi a tavola con i genitori, preferendo rimanere in camera da sola ad ascoltare la musica. Ogni sera s’addormenta con l’I-Pod tra le mani e Luisa si reca a toglierle gli auricolari dalle orecchie. Effettua ora la stessa azione ma, piegandosi delicatamente su di lei, scorge l’indumento che la giovane tiene tra le braccia e con la mente ed il cuore straziato ritorna ancora a quella notte.
Sabato 24 aprile. Ore 20,00. Filippo è entusiasta, si sta preparando per andare in discoteca con Andrea e gli altri. In cameretta i cassetti del comò, difronte alla porta, sono completamente aperti con parte di maglioni lasciati disordinatamente all’interno e l’altra in egual maniera sul letto; l’armadio, spalancato da un lato con le camicie ed i pantaloni ritirati alla rinfusa, vede la seconda anta di specchio complice del ragazzo nelle interminabili prove sulla scelta dell’abbigliamento, mentre il pavimento ospita scarpe spaiate ovunque. Luisa entra in stanza per mettere il completo da calcio del figlio sul termosifone ad asciugare, in vista della partita del giorno seguente. Un urlo per il disastro creato, le rimane soffocato in bocca da un bacio che le stampa immediatamente sulle labbra, riferendole:
– Mamma non ti preoccupare, domani mattina ritiro tutto…ti voglio bene. –
L’ira della donna cessa prima d’iniziare davanti al sorriso ruffiano e all’abbraccio affettuoso che il giovane, conoscendola perfettamente, non esita a darle.
L’animo solare e amorevole di Filippo ha conquistato sempre la madre e chiunque lo incontrava sul proprio cammino. Intelligente ed intuitivo, fin da bambino, affascinò le maestre delle elementari e professori delle medie, incantando in seguito gli insegnanti del liceo per l’abilità utilizzata ad ottenere il massimo profitto con il minor impegno. Gli amici ed i compagni di squadra lo consideravano un leader e le ragazze impazzivano al suo arrivo. I capelli neri e la carnagione scura del padre insieme agli occhi azzurri di Luisa, crearono un complesso irresistibile apprezzato dalle coetanee, sebbene il suo cuore da due anni battesse solo per Veronica e quello di lei per lui. L’amore dei due sbocciò alle superiori sui banchi di scuola, essendo entrambi nella stessa classe; i primi tre anni li vide migliori amici e poi fidanzati innamorati nei due successivi.
Ore 21, 40. Filippo è pronto. Camicia bianca, jeans neri e Nike grigie. Invia un messaggio alla ragazza promettendole di comportarsi bene, purtroppo è a casa con la febbre e non uscirà stasera. Suonano il clacson fuori in strada, segnale d’arrivo degli amici. S’infila velocemente il giubbotto di pelle nero e saluta i genitori in cucina. La madre ed il padre gli raccomandano di non rientrare troppo tardi e di stare attento.
– Ciao mamma, ciao papà state tranquilli farò il bravo e tanto lo sapete che non bevo! – Risponde il figlio.
Sta per andarsene quando rammenta di non aver salutato la sorella e torna indietro. Non entra mai nella stanza senza aver prima bussato, Vittoria sta crescendo ha tredici anni e ricordandosi il suo fastidio cinque anni prima a quell’età, le chiede dolcemente : – Si può?-
La ragazzina nell’udire la voce del fratello ride. – Certo che puoi entrare sciocco!-
La trova seduta alla scrivania, davanti al computer. – Ciao principessa ci vediamo domani. – Le dice dandole un buffetto alla guancia e tirandole scherzosamente una ciocca dei capelli ricci dorati.
– Ciao campione. – Gli risponde di rimando la ragazzina.
Domenica 25 aprile. Ore 2, 40. Squilla il telefono a casa di Luisa. Ancora assonnata, accende la luce della stanza ed infilandosi pigramente le pantofole tranquillizza il marito ormai sveglio:
– Dormi pure tesoro, sarà Filippo per avvisare che dormirà da Andrea. – Dirigendosi verso l’apparecchio in corridoio, le cade però lo sguardo sull’orologio fissato al muro e la tarda ora la incupisce.
– Pronto?- Risponde agitatamente.
Dall’altra parte della cornetta, silenzio e poi una voce stanca maschile, accompagnata da un sospiro le chiede : -Signora Berri?-
-Sì, sono io chi è lei?- Una sensazione di malessere invade il corpo della donna e le gambe tremano per l’attesa e terrore di udire ciò che ogni genitore non vorrebbe mai sentire.
-Agente Poletti Francesco, comando polizia stradale. Mi spiace, suo figlio Filippo ha avuto un incidente lungo la statale 494……- Le parole che seguirono spezzarono l’anima di Luisa, come si spezzò la vita del ragazzo in quel percorso di strada.
Il cuore di Filippo smise di battere prima che i genitori potessero raggiungere l’ospedale; grida e pianti accompagnarono la sua famiglia all’arrivo in reparto, ferendo profondamente infermieri e medici del pronto soccorso. Secondo gli accertamenti dei dottori e delle autorità, il ragazzo era sdraiato nei sedili posteriori dell’autovettura addormentato; sfortunatamente la trascuratezza del gesto, non gli fece rendere conto della perdita di controllo dell’autovettura da parte di Andrea, nell’evitare un autocarro che ad elevata velocità invase loro la corsia. Michele, pure lui caro amico, seduto di fianco all’autista sbadatamente o forse, volontariamente non s’allacciò la cintura di sicurezza e l’impatto fu anche per egli mortale. L’unico sopravvissuto alla tragedia fu Andrea che aveva accortamente allacciato la cintura e poté aggrapparsi al volante con la sola conseguenza di qualche costola rotta. Beffa del destino fu che i tre amici risultarono negativi a qualsiasi esame tossicologico e non venne rilevato un livello alto nel sangue di alcol, al contrario dell’altro conducente positivo alla cocaina.
I genitori di Veronica stettero molto vicino a Luisa e al marito, interessandosi di ogni aspetto burocratico ed a organizzare il funerale. Quel giorno la fidanzata disperata, nell’istante che la bara venne chiusa, le si buttò sopra, urlando l’ingiustizia contro il cielo ed il padre e la madre dovettero allontanarla con forza, dilaniati anche loro dalla perdita di lui e dal tormento di lei. I compagni di classe, accompagnati dal preside, insegnanti e bandiera dell’istituto, lo salutarono piangendo e la squadra insieme all’allenatore distrutti, ne ricordarono la forza e la grinta. Luisa e Pietro abbracciati, lacerati nella loro angoscia si sorreggevano reciprocamente, saturi di tranquillanti con la piccola Vittoria assente, la quale non versò alcuna lacrima per poi crollare a terra alla fine della cerimonia, fuori dalla chiesa.
Lacrime rigano adesso il volto di Luisa che accarezza quello della figlia e la maglietta da calcio di Filippo tra le sue braccia, rimasta la domenica successiva all’incidente sul termosifone, anziché indossata nella partita mai giocata. Si scosta dalla ragazzina attenta a non svegliarla per dirigersi verso la camera a fianco, ma entrandoci non accende la luce, avviandosi direttamente nel letto; sdraiandosi sopra, avvicina a sé il cuscino, alla ricerca del profumo del figlio e non appena ritrovato chiude gli occhi, nella speranza di poterlo rincontrare almeno in sogno.
Nove anni dopo. Percorrendo la SS494, un bambino di circa otto anni seduto sul sedile posteriore dell’auto che lo trasporta, chiede incuriosito al guidatore:
– Zio Andrea perché ci sono quei fiori sulla strada? Li ho notati anche in altre parti, per chi sono?-
Il giovane sorride nell’udire il grado di parentela, acquisito per la forte amicizia che lo legava al padre. Infatti la fatalità infierì ulteriormente su Veronica, facendole scoprire di essere incinta qualche giorno dopo l’incidente, benché la vita della creatura dentro di lei le diede la forza di affrontare tutto ciò che la travolse.
Guardando con malinconia i capelli corvini e gli occhi azzurri del piccolo dallo specchietto retrovisore, pensando al dolore ancora vivo nel cuore dell’amica, gli risponde:
– Filippo la mamma non te ne ha mai parlato? Sono i fiori per gli angeli della strada. Sai ho avuto la fortuna di conoscerne due, uno di loro era anche il mio migliore amico e tu me lo ricordi molto .-
Molto toccante… mi sono commossa. Ispirata a troppe storie vere oltretutto
Prima commovente, poi straziante e poi di nuovo commovente. Complimenti.
Cinzia e Silvia vi ringrazio e sono contenta di avervi emozionato.
Il racconto tratta un argomento purtroppo molto attuale e straziante e, per questo, merita un plauso particolare. La narrazione però è, per me, troppo spiegata, quando cioè il narratore, con dovizia di particolari, scrive del giovane che il lettore già intuisce scomparso. Inoltre, l’uso del passato remoto interrompe il ritmo narrativo al presente troppo bruscamente. Comunque questo è un argomento di cui si parla troppo poco e perciò ben vengano racconti come questo.
Grazie Giovanna di avermi commentato, questo è lo scopo del concorso ed è per questo che mi sono iscritta! E’ da poco che ho iniziato a scrivere ed ho bisogno di confronti . Gli argomenti che tratto nei miei racconti riguardano gli adolescenti e sono proprio loro che vorrei sensibilizzare su certi temi. La narrazione troppo spiegata è il mio modo di descrivere, ho capito perfettamente il confronto dei tempi e ti ringrazio per il consiglio!
Bellissimo, mi ha colpito… riesci con la scrittura a esprimere emozioni toccando l’animo del lettore. Ho 17 anni è trovo molto attuale il tema che hai trattato, davvero brava! Mi piacerebbe, se ti va, un parere su i miei racconti:
http://www.raccontinellarete.it/?p=14533
http://www.raccontinellarete.it/?p=14530
Le tue parole hanno colpito me invece, grazie di cuore Domenico!
….straziante racconto e purtroppo così attuale scritto magistralmente che commuovo fin nel profondo. Complimenti Linda .Auguri per il concorso!
Grazie Eleonora sei gentilissima!Auguri anche a te!
Attuale come l’asprezza del vivere odierno, dove anche la morte non rispetta il pensiero. Dolcemente aspro come i ricordi di una persona che sai in viaggio senza ritorno. Timidamente interiore come un pensiero quasi inconfessabile. Miscellanea di sensazioni che lasciano qualcosa oltre la lettura. Brunello
Che dire Brunello…io rimango sempre affascinata quando leggo qualcosa di tuo. Ti ringrazio vivamente di averlo letto e commentato con parole che racchiudono tutto ciò che volevo trasmettere scrivendolo.
Inizialmente sono stata attratta dal titolo che porta il lettore ad immaginare la tragica vicenda. Ero pronta quindi…ma questa storia, così tristemente simile ad altre, è comunque unica. Forte e toccante. E in questo caso alla fine c’è la vita che continua negli occhi di un bambino, vero balsamo per il dolore di chi resta. Dopo il magnifico commento di Brunello, questo mio impallidisce, ma tenevo tanto a farti sapere quanta emozione mi hai trasmesso. In bocca al lupo!
Dolcissima Marcella, il tuo commento mi rende felice perché è questo quello che volevo trasmettere e ti è arrivato. Grazie.
E’ un bel racconto, che attinge la sua trama da episodi di cronaca purtroppo frequenti.
Il lettore viene abilmente condotto nel vivo della storia, di cui descrivi molto bene il senso di devastazione psicologica che fa seguito alla tragedia.
Lo stile narrativo è coinvolgente e mi è piaciuto, però devo dirti che credo ci siano margini di miglioramento.
A tratti effettivamente la narrazione è troppo didascalica.
Ti faccio due esempi: la parte scritta in corsivo, riferita all’incidente di Filippo, inizia al presente e finisce al passato remoto.
Quella parte narrata al passato remoto viene percepita dal lettore come spiegata e non narrata.
Ma non c’è alcuna necessità di cambiare tempo: prova a riscriverla tutta al presente. Si capirà lo stesso che ti stai riferendo a quell’evento, ma il racconto ci guadagnerà in tensione narrativa e non verrà percepito quel salto temporale ingiustificato.
Nel finale, quelle due righe che spiegano di chi è la paternità del figlio di Veronica sono forse pleonastiche, il lettore può capirlo ugualmente.
Ma in ogni caso, piuttosto che spiegarlo, sarebbe meglio, mostrarlo.
Solo per farti un esempio, sarebbe sufficiente descrivere una scena in cui Veronica, alcune settimane dopo l’incidente di Filippo, si accarezza con tenerezza la pelvi. Narrare in due righe una scena come questa, ti consentirebbe di non dovere ricorrere a una spiegazione.
Scusami se sono entrato così nel dettaglio del tuo racconto, ma mi sono permesso di farlo soltanto perché credo che tu possa migliorare ulteriormente uno stile narrativo che già adesso mi sembra davvero buono.
In ogni caso il racconto merita e ti auguro di poterlo leggere tra i venticinque.
Per ringraziare Marcella e Maurizio dei loro commenti per un mio racconto ho detto loro che speravo di trovare il tempo di leggere i loro e poi l’ho trovato e l’ho fatto.
Poi già che c’ero ho letto questo e …..
…e l’ho fatto raccolta in un silenzio contrito su questi passi.
L’ orma chiara di un passaggio avvenuto troppo in fretta lasciando troppi sospesi.
Volti in una maschera tracciata di rughe ogni giorno tracciate con più fatica, in una ricerca e non in un attesa, di una qualsiasi cosa dove ritrovare.
In contatto con il dolore senza fine che se scema non scompare e che riaffiora in ogni cosa così.
Gioacchino non ti devi scusare di niente! Ti ringrazio moltissimo invece, le tue considerazioni mi hanno fatto riflettere parecchio e sono state per me costruttive. Desidero molto migliorare ulteriormente ed il tuo commento mi ha stimolato a volerlo fare ancora di più.
Emanuela ti ringrazio di aver letto anche il mio racconto e di averlo commentato con un pensiero così profondo.
Brava Linda, mi sono commosso e, da padre di un giovane e di una ragazza, mi auguro di non vivere una simile tragedia. Ci sono tante lapidi e tante croci lungo le strade a ricordarci le molte vite spezzate negli incidenti stradali. Già in altri commenti dei Racconti nella Rete, non ricordo quali purtroppo, ho letto dei figli morti prima dei genitori, e ritengo che queste sciagure lasciano nei genitori una grande sofferenza.e tanti interrogativi: se avessi fatto… se gli avessi detto… se non lo lasciavo andare …se….se..
Dice il poeta Kahlil Gibran:
I vostri figli non sono i vostri figli:
Sono i figli e le figlie dello scorrere inevitabile
della vita.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi,
E non vi appartengono banchè viviate insieme.
……
Scusami Linda se mi sono preso questo spazio e concludo mettendo in risalto la critica costruttiva di alcuni commenti.
Bravi.
Emanuele.
Grazie Emanuele di aver letto e commentato il mio racconto. Angeli della strada è nato nella mia mente in memoria di tutte quelle lapidi e croci lungo le strade, per tutte quelle vite cessate bruscamente e per le famiglie devastate da questo immenso dolore. La mia storia è un abbraccio per tutti loro. Fin da bambina e tuttora, quei fiori sulla strada lasciano in me una forte amarezza. Chiunque dovrebbe usare accortezza alla guida e vorrei molto sensibilizzare, come ho scritto in un altro commento, i ragazzi che saranno adulti in futuro.
Complimenti Linda! Tu e gli angeli della strada avete vinto! In onore a tutte quelle croci e a quei fiori ai margini di tutte le strade del mondo. Brava davvero.
Silvia
Grazie Silvia!!! Complimenti anche a te per il tuo meraviglioso racconto non vedo l’ora d’incontrarti! A presto.Linda
Che onore, qui ero stata io la prima a commentare! 🙂 Ho riletto impegnandomi a non piangere, ma il passo che parla della ragazzina con la maglietta e del suo rapporto con il fratello è davvero struggente, oltre che (secondo me ovviamente!) la parte più bella di tutto il racconto Complimenti ancora e arrivederci a Lucca 🙂
Linda ho letto solo ora, me ne dolgo molto, il tuo racconto e lo trovo di una bellezza incredibile, nel suo raccontare con semplicità un distacco così doloroso, la protagonista è riuscita a farmi venire gli occhi lucidi. COMPLIMENTI VIVISSIMI!!!!
Sì, sei stata la prima Cinzia e mi si riempì il cuore a leggere un primo commento al mio racconto. Ti ringrazio ancora oggi per questo e non vedo l’ora di vederti a Lucca!
Grazie Caterina! Mi fai arrossire e diventare a me gli occhi lucidi con i tuoi complimenti! I racconti sono tantissimi e molto belli ed effettivamente ci vuole un po’ di tempo per leggerli tutti, comunque mi sono promessa di farlo al più presto!
Complimenti, è un bellissimo racconto! Ho apprezzato molto anche la citazione a Memento, e poi il finale… quel “Nove anni dopo”, dove c’è come un ritorno, una chiusura di un cerchio, un nuovo inizio. Bello. Complimenti Linda!
Grazie Alessandro! Memento è un film stupendo che consiglio di vedere, è tra i miei preferiti, diretto magnificamente da Christopher Nolan. La parola memento in latino vuol dire “ricordati”, in inglese indica qualsiasi oggetto utilizzato per ricordarsi. Il protagonista in una scena cita quello che io ho scritto ricordando la moglie morta. Figurati che il finale nella mia mente è stata la prima immagine che ho visto prima di sviluppare tutto il racconto…hai centrato quindi pienamente il tutto descrivendolo come la chiusura di un cerchio!
Linda, non ti ho fatto i complimenti a casa tua!
Voglio che rimangano qui, nero su bianco, in “Angeli”.
Sai quanto mi hai commosso e quanto brava ti reputo, te lo ribadisco!
Aggiungo al mio primo commento che lo scandire dei giorni, le ore, minuti, credo persino i secondi… è quello che accade da QUEL MOMENTO, un attimo dilatato, un’attesa infinita di ricongiungimento…tu l’hai reso benissimo e sei stata premiata!
Ciao Linda cara.
Grazie Marcella sei dolcissima come sempre! Sì il tempo…ogni ora, ogni minuto diventano importanti e tu hai capito perché l’ho voluto evidenziare. Un abbraccio Linda
Cara Linda, lo avevo già lasciato un commento al tuo meraviglioso racconto e ricordavo bene la sensazione che stava in me mentre lo leggevo ed un pensiero anche ai ragazzi o agli uomini o ai bambini o alle persone, troppe, che si perdono, per strada.
Ho trovato dentro ad ogni frase una carezza per loro, un sussurro buono, un dolce pensiero a stare con loro e noi ancora qua per poter solo con ogni immensità nostra ricordare.
Irene è una bellissima ragazza che oggi sarebbe stata una bellissima donna e che ha perso la vita per strada e io adesso avevo voglia di ricordarla nel tuo racconto che come vedi così come del resto è così che dev’essere, diventa anche mio, nostro, loro…..
Grazie Linda
Un abbraccio
Bravissima
Grazie a te Emanuela sei una persona stupenda di una sensibilità notevole. Il mio Angeli è per tutti loro e scrivendomi questo mi hai fatto commuovere. Ogni mia parola, ogni particolare raccontato è stato fatto in memoria di tutte quelle vite cessate troppo presto, ho apprezzato questo tuo commento moltissimo. Non vedo l’ora di conoscerti e di abbracciarti di persona!
Io anche Linda..io anche!
Mi sono permessa di nominare Irene perchè ho pensatoanche a lei mentre leggevo….Irene aveva solo 16 anni e gli occhi di mare!
Bellissima!
Penso in continuazione a quanto questo concorso sia veramente meraviglioso perché mi ha dato la possibilità di confrontarmi con persone fantastiche e tu sei per me una di quelle. A presto cara Emanuela
Grazie Linda sei dolcissima!
Felice di averti conosciuta ….è vero, è molto bello!