Premio Racconti della Rete 2013 “Una stola magnifica”di Laura Muscara (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013C’era una volta il borgo di Lindopinto che, come tutti i borghi del tempo che fu, si spiegava ordinato attorno a un castello imponente, dotato di torri merlate, passaggi segreti e del più classico dei ponti levatoi.
Ebbene, in questo borgo la vita scorreva tranquilla, per non dire monotona.
I marciapiedi erano puliti fino all’inverosimile, le facciate delle case lustre, addirittura. Lungo la via, i concittadini procedevano composti scambiandosi, di quando in quando, brevi opinioni sul tempo metereologico.
Non volava mosca che il Barone di Settecalze, signore del castello, non avesse autorizzato.
Si può dunque immaginare quale scompiglio portò in città l’arrivo d’un povero vecchio straccione: faceva ribrezzo solo a guardarlo, tanto era cencioso. Al suo passaggio, le dame si scansavano inorridite e, da più parti, si levavano commenti pieni d’indignazione. Insomma, se si fosse trattato d’un cane, mettiamo anche randagio e di razza ibrida, l’accoglienza sarebbe stata migliore ché qualche osso l’avrebbe rimediato.
Il vecchio, dal canto suo, pareva non crucciarsi troppo di tanta ostilità e, a dispetto dell’aria derelitta, conservava gli occhi vispi e brillanti di chi sa dove andare a parare. Era abituato a trascorrere la notte all’aperto e il cielo stellato gli ispirava solitamente sonni beati e profondissimi, cosicché si sistemò a suo agio nella volta di un sottopasso.
Trascorse una settimana. Nessuno, in questo frattempo, gli aprì mai la porta di casa né si azzardò ad offrirgli un piatto di zuppa.
Fino a che, un mattino, due guardie nerborute si presentarono al suo cospetto.
“Raccogli i tuoi stracci”, gli intimarono a brutto muso; dopodiché lo condussero al castello, ove venne rinchiuso in una cella umida e buia.
Il perfido Barone di Settecalze, infatti, era insofferente a qualsiasi forma di sudiciume: la presenza di un miserabile rappresentava un grave affronto per il decoro cittadino tanto più che, il giorno seguente, sarebbe giunta in visita Sua maestà la regina Semprinposa.
Quando gli occhi si furono abituati alla penombra sinistra della cella, il poveruomo s’accorse di non essere solo.
Insieme a lui, nelle prigioni sotterranee, vi erano almeno altri dieci, ma che dico, venti vecchi magri e ricurvi. A giudicare dalla lunghezza di barbe e capelli, dovevano essere rinchiusi da tempo immemore.
“Non che qui sia un bel vivere” gli fece un uomo dall’età indefinita. “Ad ogni modo, benvenuto tra noi!”. Dopodiché spiegò che il Barone organizzava sistematicamente delle Battute di pulizia, come lui le definiva, per eliminare una volta e per sempre le cose vecchie, brutte e inutili, quali erano fra l’altro, ai suoi occhi spietati, tutti gli anziani di Lindopinto.
“Se non fosse per Rosina saremmo già morti di stenti”, aggiunse poi un anziano col volto rigato da una ragnatela di rughe.
Rosina era una giovane servetta che prestava sevizio nelle cucine del castello: ogni sera, eludendo la sorveglianza delle guardie, portava ai prigionieri gli avanzi delle opulente cene del Barone e qualche volta anche un libro, per passare il tempo.
“A quanto mi dite” esordì il nuovo arrivato,“questa Rosina è una ragazza semplice, ma intraprendente. Ho in mente un piano e, se tutto va come deve, domani rivedrete la luce del sole. Forza” aggiunse poi, estraendo una lametta dalla tasca,”diamoci un taglio!”
Così fu che barbe, basette, baffi e capelli furono sfoltiti ben bene ed intrecciati a regola d’arte in una magnifica stola setolosa.
L’indomani, nella sala delle udienze, tutta la servitù si schierò per omaggiare la regina Semprinposa la cui vanità, come dice il nome stesso, era proverbiale; tuttavia, fatta eccezione per questa debolezza, ella aveva fama di essere donna assai magnanima.
Anche la piccola Rosina si dispose a riverire la sovrana, avvolta nella candida stola intessuta nella notte. Come previsto, non passò inosservata.
“Che magnifica pelliccia!” esclamò la regina. “Sono certa di non averne mai vista una simile. Trattasi forse di lince dei Pirenei? O di scoiattolo di Bulgaria?”
“Ne l’uno, ne l’altro, mia regina” replicò Rosina sottovoce, per paura di sembrare sfacciata. “E’ un prodotto locale, frutto del lavoro sapiente dei maestri conciatori”.
”Ne voglio una uguale!”asserì la regina, in tono imperativo.
A nulla valsero i tentativi di distoglierla messi in atto dal Barone che, compreso l’inganno, era diventato viola dalla rabbia: la regina Semprinposa volle seguire Rosina nei sotterranei del Castello. Una volta nella prigione, la sovrana apprese la verità e fece immediatamente destituire il Barone dal suo incarico, spedendolo a spaccare pietre in miniera.
E la buona Rosina? Fu insignita del titolo di duchessa e governò il borgo di LindoPinto per molti anni, consigliata con saggezza dagli anziani che aveva salvato.
le favole mi garbano parecchio. E poi c’è anche la metafora ben consolidata nel finale. Brava. 🙂
Grazie Simone. Il tema della vecchiaia da intendersi come valore mi sta molto, molto a cuore!
Bella favola, scritta molto bene e divertente. Complimentissimi.
Scrivere per i bambini trovo che sia molto difficile e invece tu se riuscita a scrivere una bella favola tradizionale e moderna al tempo stesso. Brava
Grazie Giovanna!
Scrivere per i piccoli è difficilissimo. Ma, secondo me, hai colpito nel segno! La favola è divertente, i nomi della regina e del barone sono deliziosi, il racconto avvince e prende fino alla fine. Ma soprattutto quel sommesso inno alla vecchiezza è tenero, bellissimo, vero! Scrivere per i piccoli perchè anche i grandi intendano… soprattutto coloro che distruggono memoria e valori e altri ne creano (di pseudovalori) in questa società che, quando non può più sfruttare la vecchiaia, la relega nel dimenticatoio. Anche la mia barba più che brizzolata avrebbe fatto la sua figura, intrecciata in quella magnifica stola!
Grazie Paolo delle belle parole e del commento dettagliato. Hai ragione, è difficile dire con parole semplici cose profonde: in questo Gianni Rodari è, a mio avviso, maestro insuperato. Dopodichè, pensa, per me sarebbe difficile abbandonare il registro della fiaba per uno stile più realistico! La fantasia è il motore di ogni mia creazione.
Spesso l’anziano è visto come un soggetto che non ha più nulla da dire e da dare, proiettato nel passato e dissociato dal presente. Con questa fiaba volevo ribadire l’assoluto valore dell’esperienza di cui gli anziani sono depositari ma in una prospettiva “attiva”, che li renda cioè protagonisti del presente in un fruttuoso scambio intergenerazionale.
Grazie Patrizia, finalmente ti visualizzo…Sì, è vero, la fiaba ha un impianto tradizionale (protagonista, antagonista, una servetta furba quale deus ex machina, l’immancabile lieto fine, etc); la sua modernità sta invece nel fatto che gli anziani – uno su tutti – ne sono i protagonisti indiscussi e, nel salvare se stessi, rendono un servizio alla collettività liberando il paese di LindoPinto dalla tirannia e inaugurando un nuovo corso fatto di “buon governo”.
A te in bocca al lupo!
Bella favola, mi è piaciuta! Nomi originali e divertenti dei “nobili”, stile adatto a una favola ma anche molto curato e scorrevole. E poi c’è il bel messaggio su cui, se permetti, vorrei fare un’osservazione: è vero, gli anziani qui sono gli indiscussi protagonisti ed è vero anche che sono depositari del grande valore dell’esperienza, tuttavia c’è dell’altro secondo me; il loro agire passa per le mani di una giovane, ed è proprio questo che mi ha colpito molto della tua storia: il fatto che, per una volta, anziani e giovani puntino assieme verso un’unica direzione, direzione che si basa su un’ottima morale di fondo e che è in aperto contrasto con quella dei (per così dire) “potenti.” Bel racconto complimenti!
È una bella storia, ben scritta e che sicuramente piace ai bambini, i primi ad avere subito in antipatia personaggi come il barone settecalze “insofferente a qualsiasi forma di sudiciume”. Peccato che poi, crescendo, tanti bambini si abituano al “solo pulito” e qualcuno diventa un “settecalze”. Ma ci saranno sempre delle Rosine a vegliare in ogni Lindopinto! Molto brava!
Grazie Laura, un racconto delizioso. La complicità tra quel “manipolo di vecchi derelitti” e la giovane e intraprendente Rosina vale mille prediche
Cara Silvia, vorrei che nella nostra società potesse davvero esserci spazio per tutti al di là di quello che si è o che si ha…E riallacciandomi ad un’immagine del tuo racconto dico: “W i bambini che mettono le dita nella terra!”
“C’era una volta”… un racconto per bambini che mi è piaciuto proprio tanto. Linguaggio perfetto per parlare ai piccoli, scorrevolezza, caratteri ben riconoscibili e, naturalmente, il messaggio che non può mancare. Il tutto sapientemente dosato. Brava!
Io l’ho letto più volte e posso quindi affermare a ragion veduta che è troppo tempo che non si parla di questo racconto fantasioso, ben scritto… stupendo.
MINI SPOT:
– è consigliata la lettura a tutti i bimbi in circolazione
– leggere con una certa frequenza e regolarità
e comunque sempre al bisogno
– non presenta effetti collaterali
– nessuna controindicazione
– adatto anche ad un pubblico adulto
Nessun compenso è stato versato per questa Pubblicità Progresso.
E’ un’iniziativa della Cassisi’s Communications & Ad.
CIAO LAURA!!!!
IN BOCCA AL LUPO!
Grazie Marcella,
sei troppo gentile!
Mi fa piacere che tu abbia cara la mia piccola fiaba e, in effetti, la promozione della vecchiaia attiva dovrebbe davvero essere oggetto di “Pubblicità progresso” oltre che di azioni positive da parte dei nostri amministratori.
Un abbraccio (il lupo me lo sono mangiato….)
mi congratulo per il riconoscimento
il barone meglio se si chiama MELODIA (scandire bene)
così ha la risposta pronta quando si presenta il commissario DOLANO (scandire anche qui).
memo: cambiare nome commissario da Dolano in Delano mantenendo uguale analisi fonetica. riconoscere la decima del mio prossimo raccolto dei campi a garuccio per la segnalazione. il tutto avrebbe comportato non pochi problemi alla pubblicazione. saluti. 🙂 CEMF
ci troviamo un attimino su fairendelli 83?
ringrazio il sig. Garuccio e lascio agli interessati la contesa sul nome del Commissario
contento che l’analisi nominale non sia spiaciuta. temevo il contrario. con fairendelli 83 mi riferivo all’amico garuccio. si tratta del commento n° 83 a “L’uomo nel coro”, un video di una decina di minuti di JSB (una direzione assolutamente unica di Richter) dedicato ai protagonisti del racconto, alla Veggente e alla Luce. una cosa bella e intensa. dicevo di trovarci lì un attimo per esistere e commuoverci. si può fare in qualunque momento, eh?:-) CEMF
Bella favola, scritta molto bene.
Ti ringrazio Silvia, non appena disporrò nuovamente del pc leggerò senz’altro qualcuno dei tuoi racconti. Piuttosto, complimenti tardivi per l’anno passato!