Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Il Miracolo” di Bruno Satta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Tore fermò la macchina e accarezzò il pastore tedesco, seduto accanto sul sedile del passeggero. Ansimava con la lingua fuori e i suoi occhi, nocciola chiari, guardavano curiosi attraverso il vetro del finestrino.

Lo agganciò al guinzaglio corto e lo fece scendere. Il cane si guardò un pò in giro e incominciò ad annusare la strada, la recinzione e qualche cespuglio. Poi marcò il suo territorio, fermandosi ogni tanto.

Tore aprì il cancelletto della sua  nuova casa e lo fece entrare.

– Lei deve essere il nuovo proprietario. Che piacere che mi fa, avere un ragazzo così giovane che abiti affianco a me. E che bel giovane!-

– Anche a me fa piacere, anche se..-

– Che bel cane, scommetto che un cane così si chiama Fido o Buck, –

– Veramente si chiama solo Tell! –

– Tell, ma come è bello questo nome! E com’è bene educato. Ma si sa che i cani sono educati, se i padroni sono educati, non trova? E lei si vede subito che è una persona a modo. –

– Sicuramente, ma io non ho il piacere..-

– Che stupida! Io sono Caterina, signora Caterina e abito in questa villetta, proprio lì, dove vede il  mio Spazzolino, quell’amore di cagnolino, dentro la sua cuccia. Anzi, porti il suo Tell e così li facciamo conoscere. Sicuramente diventeranno grandi amici! –

– Vede signora, sono due maschi, forse non mi sembra il caso …-

– E’ il caso! E’ il caso! Figuriamoci! Sono due cagnetti intelligenti. Vedrà che dopo il primo momento diventeranno amici inseparabili. E poi bisogna credere alla Provvidenza. Lei ci crede alla Provvidenza? No! Non ci crede, è troppo giovane e presuntuoso. Vedrà che quando sarà arrivato alla  mia veneranda età, ci crederà. Ah! Se ci crederà! Mi segua, giovanotto, mi segua!– Si avviò verso casa sua.

Tore rivolse un’occhiata al cielo e seguì da vicino signora Caterina. Camminava con un incedere lento, facendo dei passetti vicini, vicini. Aveva una corporatura massiccia, con un soprabito in lana e la cinta stretta nei fianchi. In testa, un berretto da cui uscivano i capelli ondulati, tinti di un rosso poco credibile.

Tell, percependo l’odore dell’altro cagnolino, divenne guardingo e rallentò l’andatura. Abbassò la testa a livello delle spalle e guardò fisso in avanti. Il suo pelo si drizzò e il passo diventò felpato.

– Tell! Non farmi fare brutte figure, se aggredisci quel cane ti mollo quattro calci nel sedere.- Gli disse, quasi sussurrando le parole, per non farsi sentire.

I due animali percepirono la reciproca mascolinità e partirono come cavalli al galoppo, abbaiando e ringhiando. Dopo qualche minuto, gli animali furono distanziati e si calmarono.

– Che brutto carattere! Tell, tu sei più grosso di Spazzolino! Non lo puoi aggredire così. Abbaia abbaia, ma non fa del male a nessuno. –

– Veramente signora Caterina, a me è sembrato che sia stato il suo Spazzolino a partire per primo!-

– Voi giovani siete tutti uguali! Avete la ragione in tasca. E va bene! Gli parlerò io e vedrà che comunque diventeranno grandi amici. E tu, birbantello, fatti insegnare dal tuo padrone un po’ di educazione! –

Tore alzò le sopraciglia e salutò signora Caterina. Porca vacca. Accidenti a lei e a quello sgorbio di cane tutto pelo!

Dopo qualche giorno di lavoro sfaticante si stabilì definitivamente. Si sdraiò sulla poltrona per godersi un attimo di relax. La sua mano accarezzò Tell, raschiandogli il pelo con le dita a rastrello. Improvvisamente il cane si sollevò  e andò vicino alla porta d’ingresso, fissando un punto sul pavimento, su quella lingua di luce che penetrava da sotto il serramento. Ringhiò pericolosamente. Dopo un attimo, sentì suonare. Tore guardò dentro lo spioncino. Ancora! Che rompiscatole!

– Oh, signora Caterina, che piacere! Come mai da queste parti?- Disse mentre apriva la porta.

– Lei è un giovane così gentile! Senta, caro, forse sono stata troppo brusca con il suo cane. Allora gli ho portato un regalino, un osso da parte di Spazzolino!-

Tell delicatamente lo prese con la bocca.

– Hai visto? Lui già lo capisce che è Spazzolino che glielo manda. Vede, caro giovanotto, anche i cani hanno un’anima come i cristiani. Io credo che per loro ci sia un paradiso, magari fatto di ossi e prati verdi. Lei non crede?-

– Beh, ad essere proprio sincero sincero.. –

– Eh no, caro lei, il paradiso esiste solo per i cani fedeli e buoni. Mica per tutti. Esiste una giustizia divina anche per loro. Ma tanto voi giovani non ci credete. Avete sempre ragione voi! –

Aveva un modo di parlare carico di contagiosi entusiasmi giovanili. D’altronde Signora Caterina era una bambina di ottantacinque anni, sorpresa troppo rapidamente dall’età.

Tore si assentò per due settimane e quando ritornò, corse dritto verso la villetta con Tell. Si distese nella sua poltrona. Solo per un attimo, giusto il tempo di riprendere le forze. Si svegliò l’indomani mattina, con la bocca spalancata e piena di saliva rinsecchita agli angoli della bocca. Dal basso Tell lo guardava, come se i suoi occhi gli richiedessero uno spazio di tempo tutto per lui. Lo agganciò al moschettone del guinzaglio e

lo portò in un terreno vicino, confinante con le casette a schiera. Un leggero alito di vento portava dentro di sé progetti di primavera imminente. Anche il cane sembrava volesse partecipare all’euforia di odori. Apriva le narici e dava degli strappi al guinzaglio, quasi volesse correre libero in quel grande appezzamento di terreno, ancora intatto. Slacciò il guinzaglio. Il cane corse come un fulmine. Ritornò indietro, sempre correndo. Non si fermò, ma girò intorno a Tore, in un gioco conosciuto solo a lui.

Poi si fermò di scatto, vicino ad una grossa macchia di lentischio. Annusò piano. Schiacciò la testa in mezzo alle scapole e avanzò guardingo. Fece alcuni passi vellutati. La sua linea che curvava verso le zampe posteriori era perfetta, da manuale. La coda rigida, cristallizzata dall’evento. La testa leggermente protesa in avanti. Le zampe separate fra loro. La sagoma più bassa del solito. Capì che era pronto per l’attacco.

Gridò inutilmente. Il cane, da predatore, si concentrò solo su un punto e si avventò di scatto, dentro il cespuglio. Entrò fino alla metà del suo stesso corpo. Poi si sentirono solo i suoi latrati Tore corse veloce. Deve aver beccato qualche gatto. Poi si fermò. Il cane gli stava portando in bocca il frutto della sua caccia. La testa di un piccolo essere penzolava dalla sua bocca. Poi l’immagine s’ingrandì; i dettagli furono più chiari. Si distinsero i colori del pelo e la fisionomia dell’animale.

          Porca vacca! Non può essere. Quello è Spazzolino. Tell lo hai ucciso! Maledetto cane bastardo!    Finalmente ci sei riuscito! –

Il cane sentì le urla del padrone e si demoralizzò. Si accucciò e mise il fardello ai suoi piedi. Tore raccolse l’animale e a passi veloci, si diresse verso casa. Camminava e pensava ad una soluzione. Poi ebbe la folgorazione.

Furtivamente, si avvicinò alla casa di signora Caterina. Tutto era spento. Saltò la bassa recinzione e mise spazzolino dentro la sua cuccia, con la testa in mezzo alle zampe. Controllò se fossero visibili le tracce dei denti di Tell. Pettinò il pelo, con il ciuffo sugli occhi e pian piano se ne andò verso casa sua, girandosi ogni tanto.

Entrò in casa e si mise a ordinare. Ignorò Tell, che se ne stava in un angolo. Il muso appoggiato sul pavimento. Con gli occhi seguiva il padrone. Le orecchie erano indipendenti e seguivano la fonte del rumore. Dopo alcune ore, Tell scattò in piedi e si avvicinò alla porta, guardando il pavimento. Tore trattenne il fiato e si appoggiò al muro di cucina. Porca vacca, questa è lei. Suonò il campanello d’ingresso.

           Buongiorno, signora Caterina, ma che piacere, come mai da queste parti?- Aveva aperto senza

accorgersene, ripetendo la frase di rito.

         Signor Tore! Signor Tore! Che dispiacere, non riesco a crederci!-

         Cosa è successo, perché é in questo stato? – Disse Tore, mentendo spudoratamente.

         Il mio Spazzolino! E lei che non crede ai miracoli. Signor Tore, ieri notte il mio Spazzolino è stato male. L’ho assistito tutta la notte. Verso le quattro è spirato!-

Ogni tanto si fermava per prendere aria con la bocca aperta, in completo debito d’ossigeno.

         Allora ho deciso di portarlo nel campo. L’ho messo dentro un grosso cespuglio. Sa, a lui piaceva molto correre e ho pensato, magari nel mondo dove è adesso, gli farà piacere avere prati da annusare. Stamattina ho sentito una voce dentro di me che mi chiamava. Mi capisce, ho sentito la sua voce che mi chiamava. Allora sono andata fuori e l’ho visto nella sua cuccia, con le zampette fuori e la testa che sembrava mi guardasse. Pensi che aveva il pelo tutto ordinato. Capisce? Spazzolino è voluto tornare, per salutarmi un’ultima volta. E’ stato un miracolo, un miracolo autentico, e lei che non crede ai miracoli.-

         Non è vero, Signora Caterina! Da oggi ci credo anch’io ai miracoli. Ma il miracolato sono io, pensò Tore.. – Le rispose asciugandosi il sudore dalla fronte, colma di goccioline e forse di qualche lacrima dalla volontà indipendente. Si chinò verso il suo cane e l’abbracciò forte.

 

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