Premio Racconti nella Rete 2013 “In viaggio con Hannah” di Brunello Gentile
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Decine di mercantili e incrociatori militari alla fonda nella leggera foschia, quasi una scenografia costruita per la lentezza della nave nell’entrare in porto.
Per lunghe ore notturne avevo osservato le coste a nord di Ashdod: miriadi di riflessi luminosi sulla marina oltre le spiagge continue. Infine Haifa, sul promontorio.
Torpedoni allineati in attesa dello sbarco dei crocieristi per dirigere in colonna verso Nazareht, Tiberiade e le colline del Golan.
“Hannah voleva annegare nel Giordano: sarebbe stato quello il giorno del suo ultimo respiro? Com’era possibile che avesse scelto di organizzare un viaggio per darsi la morte?”
Mi angosciava di non potere nulla per farle cambiare idea.
Ricordavo la prima sera della crociera quando, dopo la partenza da Savona, al tavolo da otto con tre coppie di Stoccarda, da solo come sempre, cercavo di rinfrescare il mio tedesco scolastico.
Al tavolo accanto sedeva una donna sola di media età, di sobria eleganza, alla quale i camerieri si rivolgevano in italiano. Mi alzai per proporle di sedersi accanto a me.
– La ringrazio, signore, ma i suoi commensali parlano un idioma che non capisco.
– Parlo la sua lingua e conosco il tedesco. Mi permetta di insistere.
– Intendevo altro dicendo che non capisco quell’idioma.
– Preferisce che mi trasferisca io al suo tavolo?
– Avevo chiesto di rimanere sola, ma cambio idea di fronte alla sua gentilezza.
Iniziava così il nostro incontro che non avrei mai dimenticato: occhi verde-chiaro ed un filo di voce che confessavano l’inimmaginabile fissando un orizzonte quasi a voler interpretare l’irreale.
– Non le sono simpatici i tedeschi?
– Sono ebrea.
– La guerra è lontana, penso che lei sia troppo giovane per poter ricordare di persona.
– Infatti mi riferisco a mia madre: poco più che bambina è stata internata ad Auschwitz con i genitori. Loro sono morti, lei si è salvata per miracolo marchiata da un ossessionante ricordo, la cui angoscia ha trasmesso anche a me. Poche ore prima che morisse le ho strappato un sorriso dimostrandole che mi ero fatta tatuare lo stesso numero che aveva al braccio.
– Un passaggio di testimone non dovuto!
– Un passaggio di memoria per dimostrare amore…
Hannah aveva una cabina interna.
Non riusciva a dormire più di qualche ora.
Mi confessò che ogni notte alle 04.00 saliva su un ponte ad aspettare l’alba fissando in piedi l’oscurità.
La mia cabina aveva un gran balcone, balaustra di cristallo, sedie e tavolo. Le proposi di usarlo a piacimento, per rimanere più comoda e al riparo dall’umidità.
– Se sta tentando di trovare compagnia dovrebbe cercare altrove.
– Alle 04.00 sono già vestito e aspetto l’alba esattamente come lei. Non deve temere nulla. Tutto quello che può accadere è un dialogo di sguardi fra due solitari con una tazza di caffè da un termo che mi faccio preparare ogni sera.
Due notti aveva bussato alla mia porta.
Due notti di luna piena, senza vento… Volute di correnti marine pennellate con raggi d’argento, mosaici di grigio scomposti lentamente da una mano invisibile, chiarore senza luce sul buio dell’infinito: ore di bonaccia notturna che inquietano il navigante perché mancano le stelle a farti riconoscere la galassia di sempre.
Dal balcone Hannah fissava lontano. Il suo profilo appena stagliato nell’oscurità ripeteva sugli occhi lo stesso riflesso dell’onda e mi parve d’aver visto una lacrima.
– La sua è una cabina molto confortevole; denota una certa disponibilità economica. Viaggia solo, non è sposato?
– Lo sono stato, mi è spirata fra le braccia molti anni fa.
– Mio marito viaggiava spesso per lavoro. Una sera, rientrando in albergo, è stato ucciso da un abitante del luogo che guidava ubriaco: è successo in Danimarca il 25 febbraio del 1999 appena sei mesi dopo mia madre. Da quel momento mi è più difficile vivere.
Non capivo ancora quale vero significato Hannah volesse dare a quel viaggio.
La seconda notte, spontaneamente, le porsi la mano mantenendola con il palmo all’insù.
– Vede le mie dita aperte? Ci infili le sue e stringa forte, senza paura di farmi male, mentre risponde alla mia domanda… Perché ha scelto questa crociera?
Non dimostrò eccessiva sorpresa. Infilò le dita ma non strinse affatto.
– Mia madre, dopo la guerra, sognava di raggiungere Israele su una nave. Diceva che avrebbe voluto concludere i suoi giorni sulle rive del Giordano… Questa crociera è l’occasione di raggiungere via mare le coste più vicine alla Galilea. Farò l’escursione a Tiberiade e spero che l’Onnipotente mi aiuti a chiudere il mio discorso. Racconterò a mia madre che mi sono fermata sulle rive del suo fiume.
– Ritiene che anche sua madre volesse suicidarsi?
– No, lei non lo avrebbe mai fatto. Non era sola, aveva me a cui pensare. Io non ho più niente e nessuno che mi afferri la mano. Anche il lavoro è stato saltuario perché qualcuno aveva sempre bisogno di trovarmi vicina.
Le sue dita cominciarono a stringere più forte le mie.
– Una mano l’ha trovata, al centro del Mediterraneo, a centinaia di miglia da qualsiasi costa… Vorrei che rivedesse il suo proposito.
– La prego, signore… Ho gradito le sue attenzioni, ma non mi costringa a ritornare ancora sola sul ponte. La mia è una scelta già decisa. Posso confessarle che mi sento serena, se questo la può consolare.
Per tutti i giorni successivi di quella crociera non l’avevo mai vista lasciarsi andare ad un sorriso aperto, salvo a Betlemme quando, nella chiesa della Natività, l’intera comitiva era stata bloccata dai frati ortodossi per una funzione non cattolica in corso.
Mi presentai con lei davanti ad un frate con barba folta dichiarando di essere una coppia di rito ortodosso.
Ricevemmo l’autorizzazione ad entrare ovunque ci piacesse.
– Dovrà confessarsi per la bugia che ha detto! – aveva commentato sorridendo.
– Dovranno confessarsi prima i frati che ammassano centinaia di persone di ogni età solo per un rito religioso diverso dal loro!
Durante l’escursione a Gerusalemme Hannah mi era stata sempre vicina; avevamo condiviso ogni momento, dividendoci obbligatoriamente solo davanti al Muro del Pianto.
Anche in quell’occasione le avevo strappato un mezzo sorriso facendole vedere che mi avevano imposto la kippah e me l’ero tenuta per ricordo.
– Ha depositato il suo foglietto?
– No. Sono ateo…
La sera prima, mentre gli altoparlanti continuavano a proporre ogni genere di svago per la vacanza dei crocieristi, salutandomi solo con gli occhi, mi aveva annunciato che durante il tour della Galilea preferiva rimanere sola.
In ogni momento della giornata avevo pensato a lei e, durante la sosta al luogo del battesimo nelle acque del Giordano, l’ho cercata ovunque.
Mi sentivo in colpa per non aver insistito nel convincerla a desistere dal suo gesto.
Avrei dovuto gridarle che non era giusto ciò che aveva in mente di fare, che la vita non va mai gettata al vento, che nemmeno sua madre sarebbe stata d’accordo.
Mi ero trattenuto per rispettare la sua volontà…
Il viaggio di ritorno del mio gruppo ad Haifa, con sosta forzata in un negozio di souvenir, mi parve durare un’eternità.
A bordo tra i primi seguivo dal balcone con il fiato sospeso i rientri degli altri attraverso le tre passerelle.
Arrivò anche l’ultimo pullman.
Con emozione vidi Hannah allontanarsi lentamente lungo la banchina.
Mi precipitai verso la passerella di poppa, che sapevo l’ultima ad essere recuperata. Gridai di aspettare e mentre degli uomini a terra afferravano le maniglie di sollevamento transitai di corsa costringendoli a fermarsi.
– Stiamo per partire! Non può scendere senza nemmeno avvisare! – mi gridarono.
– La donna laggiù è una passeggera che si è persa! – lanciai di rimando.
Duecento metri di corsa non mi dettero nemmeno il fiato per gridarle che si fermasse.
Si voltò quando le afferrai un braccio. Aveva il viso bagnato di lacrime.
– Cosa ti sta succedendo?
– Non ho avuto la forza, ma la troverò!
– Vieni a bordo, Iddio ti ha già fatto morire!
– Cosa dici!?
– Dammi il fazzoletto.
Nell’aiuola vicina scavai una piccola buca con le mani, le asciugai il viso e deposi nella cavità il fazzoletto ricoprendolo di terra.
– Le lacrime di Hannah sul punto di morire rimarranno qui per sempre, ora devi far rinascere il sorriso di tua madre quand’era bambina.
Un grosso automezzo con gru proveniente dalla poppa della nave si fermò.
– Mi hanno raccomandato di dirvi che stanno per chiudere ogni risalita a bordo!
Ho fissato i suoi occhi chiari.
– Te la senti di correre trascinandomi per mano? Da solo non ce la farei mai.
Una storia difficile e triste per il tema trattato e per tutto ciò che rievoca, ma sento una buona capacità di raccontare. Bella l’idea finale di capovolgere l’aiutata in aiutante; che sia il preludio di un seguito positivo?
Grazie Silvia per aver letto il mio racconto. Ti invierò anche una mail personale in segno di stima. Brunello
Gran bella storia d’amore e di rinascita. Uniti nella diversità in un momento di solitudine ma che apre le porte alla speranza. Questo è un racconto che mi ha commossa e che ho seguito come in un film. Bravo Brunello. Auguri per il concorso!
Ti sono grato, Eleonora, per le delicate parole che hai usato nel commentare il mio racconto. Ho apprezzato molto il richiamo ad una scenografia cinematografica perchè in fondo è vero che ho prelevato molto da mie passate esperienze amatoriali di regia teatrale. Ricambio l’augurio di successo anche per Te. Brunello
Ammiro il tuo modo elegante di raccontare e di trattare i contenuti delicati che emergono dalla storia. Complimenti!
Ossequi, Linda, alla Tua ammirazione per quello che definisci il ‘mio modo elegante di raccontare’. E’ uno dei complimenti più originali che abbia ricevuto e mi lusinga molto. Con stima, Brunello
Una vicenda drammatica si sviluppa durante una crociera nel Mediterraneo che da sempre è considerata un momento dedito alla spensieratezza ed al divertimento. La storia personale della protagonista discende dalla Grande Storia, dove morte e disperazione sono stati il frutto della follia degli uomini e dove i sopravissuti portano le ciccatrici perenni nelle carni e nelle menti e cedono in eredità ai loro figli questa dipendenza. Ed il suicidio è cercato come unico mezzo per spezzare questa schiavitù.
Un uomo salva Hannah dandole amore e speranza. Sempre sostenuto è il dialogo tra i protagonisti puntuale ed intrigante. La creatività dell’uomo nella chiesa ortodossa e presso il muro del pianto me lo rende simpatico. Significative sono le scene finali, trovo grande quella del fazzoletto, usato per asciugare le lacrime di Hannah e messo in una cavità e ricoperto di terra.
Complimenti e ciao.
Emanuele.
Grazie Emanuele per la Tua prolungata disquisizione sul mio racconto, dimostrando un’accurata attenzione allo stesso. Onorato per tutto ciò che di positivo hai espresso, scena finale in particolare. Ti invierò a parte una mail più personalizzata. Con stima, Brunello
Brunello,
da qualche tempo, ogni giorno almeno un racconto.
M’impegno; talvolta rimango delusa. Molte altre no.
Come questa volta.
Da far venire i brividi.
Argomento dai molteplici elementi drammatici: la determinazione di farla finita, il passato solitario dei due protagonisti che s’intuisce, nonostante le vicende di vita appena accennate; sopra a tutto, la cappa di tristezza – opprimente, e assieme portatrice di leggerezza – della consapevolezza di una fine che si avvicina e che sembra di poterla toccare con mano.
Tutto ottimamente miscelato, con i tempi e le battute giuste.
Non si prova alcuna commiserazione nei confronti dei protagonisti; piuttosto, fiotti di sincera empatia.
Hai saputo creare atmosfere dalla spiccata forza evocativa abbellendole con immagini da filmografia d’antan (neorealismo alla Ingmar Bergman, per intenderci 🙂 con eleganza tutta naturale.
Chiara e forte, arriva la sensazione che tu non sia un neofita della scrittura, e neanche di filmografia (noto dai tuoi commenti che non sono in errore).
Non mi stupirebbe che tu fossi regista (dalla tua penna esce una visione d’insieme della scena tipica dei registi) e assieme sceneggiatore dei tuoi pezzi.
Davvero bello, Brunello.
Ben trovato. Sarei onorata tu mi facessi visita.
Cordialità,
Nikki
Un racconto forte dove il passato e il presente sembrano unirsi e invece si allontanano sempre più. Scrittura efficace, trama avvincente. Davvero notevole.
Commosso, Nikki, dal Tuo commento, soprattutto dal Tuo richiamo a Ingmar Bergman, che ho adorato fin dalla mia gioventù e al quale, lo confesso, mi sono spesso ispirato nelle mie descrizioni. Qualcosa evidentemente è emerso anche in questo breve profilo d’incontro tra due persone particolari. Prometto di restituirTi la visita e Ti scriverò anche una mail personale. Con gratitudine, Brunello
Grazie matteo.bassoni, per le Tue poche ma efficacissime parole che hai dedicato alla lettura che mi riguarda. Ottima l’osservazione tra passato e presente che hai espresso. Con stima, Brunello
Buongiorno Brunello,
il tuo racconto mi ha commosso.
Ma, lacrime a parte, trovo molto potente questo tema che ho sentito presente:la redenzione del passato è possibile; si può compiere con le generazioni che vengono e verranno. E che un modo importante di ricordare i propri morti non è la sola sopravvivenza (o la vita), ma è anche la possibilità di ritrovare quel seme buono che da qualche parte era stato gettato, che aveva fatto felici quelli che ci hanno preceduto – anche solo per una frazione.
Sono stata in Israele per un’estate: è stata un’esperienza densa. Ogni persona che ho conosciuto era strati e strati di storie, paesi, lingue, incroci, fughe.
Un caro saluto
Ciao Elena,
mi hai commosso Tu con l’intima immediatezza del Tuo commento. Ho letto qualcosa di più del senso che hai voluto dare alle parole e se anche non mi riconosco grande merito come scrittore, sono pago di aver trasmesso comunque un messaggio come quello che Tu hai sapientemente colto. Con gratitudine e sentimento di stima profonda, Brunello
Davvero bello, bravo.
Scrivi bene, trasmetti tanto.
A presto. Maurizio
Mi fa piacere il Tuo commento, Maurizio, quanto mai lusinghiero e gradito. Brunello
La descrizione del porto di notte, i riflessi luminosi sulla marina..molto suggestivo l’incipit, preludio ad una ricerca interiore che si realizzerà nella scoperta dell’altro..evocativi e ricchi di storia i luoghi descritti, più di un semplice sfondo per i fatti narrati..poi il viaggio in nave credo sia metafora del viaggio nella memoria della protagonista..le luci nella notte all’inizio, mi hanno fatto pensare alla Los Angeles vista di Blade Runner..non c’entra niente, ma quando leggo di riflessi luminosi nella notte mi viene subito da pnsare a quel film..complimenti anche per lo stile!!
Luci e riflessi, trasognati e melanconici, anche nel Tuo commento che ho apprezzato e del quale Ti ringrazio, Mattteo. Efficace e lusinghiero quel Tuo “luoghi descritti, piu’ di un semplice sfondo per i fatti”… Inorgoglito di averTi richiamato Blade Runner benché non centri del tutto, come Tu stesso affermi. Un saluto da amico, Brunello
Ho letto ora il tuo racconto su indicazione di Silvia. Hai trattato con tocco leggero temi difficili e per i quali spesso non si trovano le parole adatte e si rischia invece di cadere nella facile retorica. Riprova con il concorso. Hai le idee e anche lo stile.Non è poco.
molto molto bello. grazie. CEMF
Grazie “fairendelli” per il tuo commento telegrafico, ma lusinghiero. Brunello