Premio Racconti nella Rete 2013 “Follia Cosmica” di Daniele Manetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Il cielo di piombo, il vento che sconquassava gli alberi, la pioggia
fredda e battente erano gli elementi che al risveglio Geremia si trovò
ad affrontare,la solitudine e la malinconia ,oltre al tempo, contribuivano
a renderlo di pessimo umore.
“Basta !”, urlò ancora una volta.
Si alzò di scatto ed in un impeto d’ira infilò di nuovo tutto il mondo
in quel dannato buco nero.
Il cielo azzurro, bestie che mangiavano erba e una leggera brezza che
portava il profumo dei fiori fin sotto il suo naso erano diventati la sua
nuova realtà.
Quest’immagine troppo bucolica e l’assenza di uomini, un mondo
popolato solo di fiori ed animali lo rendevano nervoso,voleva lottare
con gli altri umani, imporre la sua volontà; nell’arco di pochi secondi
rigettò anche questo pianeta nel vorticoso buco nero.
Nero nero nero, solo nero. Non vedeva. Buio buio solo buio. Riusciva a
muoversi in un mondo senza ostacoli e senza luce, non c’era
assolutamente niente. Si mise a correre e neanche l’aria sfiorava il suo
corpo. Galleggiava , fluttuava, forse sarebbe rimasto per sempre in
quella strana situazione: il buco nero era li’, da qualche parte; doveva
trovarlo, rinfilarcisi dentro e fuggire .
Era finito in un limbo stranissimo: tra i mondi visitati e rifiutati questo
era il più irreale di tutti.
La mancanza di ostacoli , di suoni e di qualsiasi contatto con altre
forme di vita lo faceva impazzire. Gli unici suoni che riusciva a
percepire provenivano dal suo corpo: il battito del suo cuore, un
sibilo dentro gli orecchi, l’affanno del suo respiro.
Forse era finito in quel posto che gli uomini chiamano inferno,
popolato si’ da tante persone defunte in altri mondi, ma condannate
a vivere in eterno solo con se stesse e nient’altro. Terribile !!!
La paura divorava il suo cervello, ma il buco nero all’improvviso lo
risucchiò.
Mura bianche,inferriate alle finestre, uomini assenti e tremanti erano
i suoi nuovi compagni, un manicomio la sua nuova dimora.
Corse di nuovo e velocemente verso il suo buco nero, ma un inferriata
gli impediva di raggiungerlo.
Supplicando, come tanti dei suoi compagni dementi,chiese di uscire
e di raggiungere quel turbine circolare che era nel piazzale di fronte,
prima in modo concitato e poi sempre più incazzato e stravolto.
I robusti guardiani lo riempirono di botte e poi di sedativi; era
diventato una larva umana.
I suoi amici di sventura gli spiegarono che anche loro avevano il
proprio buco nero che gli aspettava fuori da lungo tempo, ma nessuno
era riuscito più a raggiungerlo.
La schiera di quegli uomini si allungava di giorno in giorno; avevano
provato a vivere in tante realtà e ora si trovavano isolati e non creduti
in un manicomio. La follia s’impadroniva delle loro menti e intorbidiva
i ricordi, la memoria abbandonava lentamente quei corpi e per ultima
anche la fantasia che fino ad allora li aveva aiutati a sopravvivere,
usciva dal loro cervello: non c’era più ragione di esistere.
Per quegli uomini non era più possibile fantasticare e prendere a pugni la grandine per proteggere il proprio fiore preferito o mettere i desideri nelle bolle di sapone e farli volare via , tutto andava di nuovo concentrato in piccoli microscopici puntini , che alla velocità della luce si sarebbero persi nuovamente ,fra le pieghe dell’universo , in cerca di nuovi e fantasiosi proseliti .
Sconcertante e cosmicamente folle! Se la tua idea era quella di far entrare il lettore in una confusione cosmica….con me ci sei riuscito. Farei fatica a continuare a leggere, credo che la lunghezza del testo sia quella giusta. Il tuo finale sembra staccarsi dal resto e cercare protezione o comprensione per chi vive nel “buco nero”. Una storia molto particolare.