Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “L’orco” di Greta Garbo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Quel giorno ho visto tutto, ma non ho potuto raccontarlo a nessuno.

Come ogni mattina, la piccola Sofia mi lasciò vicino alla finestra. Sapeva che quando non c’era mi annoiavo terribilmente, così sperava che guardare il mondo fuori dei vetri potesse consolarmi fino al suo ritorno. La strada davanti casa  era sempre poco trafficata, spesso soltanto i bambini la affollavano di grida e di colori giocando a pallone. Quel giorno però non c’era proprio nessuno in giro. Stavo per rassegnarmi alla monotonia, quando sentii arrivare un’auto che non avevo mai visto prima, una vecchia Chevrolet grigio topo.

M’inquietò fin da subito; pareva un gigante in attesa, un predatore pronto a scattare non appena individuata la preda. La sua presenza nel deserto del primo pomeriggio era tanto opprimente da dare l’impressione di occupare l’intera strada. La osservai incollata alla finestra per i lunghi minuti che seguirono la sua entrata in scena. Ero nascosta dietro i vetri quando ne vidi scendere un uomo alto, massiccio sotto la giacca consunta di pelle marrone. La sua mole mi ricordava quella di un orco. Ogni favola che si rispetti ne ha uno. Nello stesso istante in cui l’uomo con passo svelto uscì dal mio campo visivo, sentii suonare il campanello di casa.

La cameriera che andò ad aprire la porta aveva la voce stridula di Guendalina: “Buongiorno, desidera?”. Le rispose un borbottio troppo lontano per risultarmi comprensibile.

“Mi dispiace, ma i padroni non sono in casa in questo momento”, le sentì rispondere.

“Guenda, chi c’è alla porta?”. Era Sofia, che si faceva facilmente distrarre dall’oneroso dovere di fare i compiti nella stanza di fianco all’ingresso.

Il silenzio che precedette le grida fu assordante. Dai rumori che riuscii a percepire intuii la lotta furibonda che stava avendo luogo. Fu un colpo di pistola a rimettere ordine nel caos.

Mi maledissi per non poter scendere a difendere la piccola.

La vidi uscire esanime fra le braccia muscolose dell’uomo e, quando l’auto si allontanò sgommando, ebbi l’opprimente sensazione d’aver visto Sofia per l’ultima volta.

Seppi cos’era successo grazie alle parole sussurrate dalle domestiche che passavano nel corridoio. L’orco aveva ucciso la povera Guendalina. Nessuno degli altri dipendenti era in casa quel pomeriggio, così nessuno aveva potuto aiutare la polizia ad individuare l’aggressore.

La stessa mattina in cui il corpo di Sofia venne ritrovato, qualche settimana dopo, la madre fece chiudere a chiave per sempre la cameretta della bambina.

Sotto la polvere, che continua a depositarsi inesorabile giorno dopo giorno, sono ridiventata una delle tante bambole di pezza di Sofia.

Quel giorno ho visto tutto, ma non ho potuto raccontarlo a nessuno.

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4 commenti »

  1. ????Qualche incongruenza “temporale” all’inizio di questo pezzo: Sofia lascia quella che poi il lettore scoprirà essere una bambola, da sola davanti alla finestra, quando lei non è in casa, ma dopo qualche minuto la stessa Sofia(,che il lettore deduce essere fuori casa), chiede a Guendalina “chi è alla porta”????
    Secondo punto: PERCHE’?
    Perchè quest’uomo grande e grosso compie questo gesto efferato???? Manca lo sviluppo di una trama, a mio parere, mi spiace ma anche se scritto bene questo racconto manca di un’ossatura che lo deve tenere in piedi. In bocca al lupo per il concorso.

  2. Grazie per i tuoi commenti, vorrei risponderti:
    – Sofia lascia la bambola vicino alla finestra tutte le volte che non può stare con lei, quindi anche quando deve fare i compiti in un’altra stanza per non essere distratta dai suoi giochi.
    – il punto di vista è volutamente parziale e, se vogliamo, incompleto, perchè rappresenta la storia vista attraverso gli occhi della bambola che non può conoscere determinati dettagli

  3. Questo racconto mi ha fatto venire in mente tutti quei crimini che non hanno risposta, per lo più commessi per chiedere un riscatto, ma anche per vendetta o perversione. In questo caso, giacché Sofia sembra ricchissima visto il numero dei domestici per casa, ho pensato ad un rapimento per denaro che sfocia in tragedia. Ma non è questo il punto. Trovo l’ idea della bambola, testimone impotente del crimine, originale e convincente, ed è straziante l’idea che non possa fare nulla perché non ha voce, ma occhi e orecchie, sì. Bella la prima frase che è anche l’ultima. Un unico appunto: avrei preferito una forma più scorrevole e qualche passaggio più chiaro. Auguri per il concorso

  4. Grazie per la spiegazione, ora mi è più chiaro!

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