Premio Racconti per Corti 2013 “Il barbone e la cassiera” di Donatella Mecucci
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013Davanti alle vetrine di un supermercato c’è una panchina. Sulla panchina è seduto un barbone. Ha capelli e barba lunghi e bianchi. Veste con abiti logori e sporchi, originariamente di colore nero. Per camminare si aiuta con una stampella, dal lato destro. Davanti ai piedi, a terra, uno di quei vassoi di polistirolo bianco che si utilizzano per confezionare la carne. Serve per raccogliere l’elemosina dei passanti. Clienti entrano ed escono dal supermercato. La telecamera segue una signora mentre gira tra le corsie del supermercato, sceglie gli articoli dagli scaffali e li mette nel carrello. Contemporaneamente il barbone si alza dalla panchina, recupera gli spiccioli che ha accumulato, se li mette in tasca ed entra anche lui nel supermercato. Ora la telecamera segue il suo percorso. Si ferma un attimo davanti all’espositore del pane, ma non prende nulla. Poi si dirige verso il reparto dei vini. Scorre le bottiglie sugli espositori, ne solleva qualcuna, confronta i prezzi. Alla fine opta per delle confezioni di vino bianco in tetrapack. Intanto la signora inquadrata prima ha preso tutto ciò che le occorreva e si dirige alle casse. Si trova davanti il barbone e un’altra signora. Si sente cattivo odore, ma nessuno dice niente. Solo la signora che la precede si mantiene un po’ indietro rispetto al barbone. Il barbone depone sul nastro scorrevole della cassa quello che ha preso : quattro cartoni di vino bianco. La cassiera li passa davanti al lettore di codici a barre e presenta il conto : cinque euro e settanta. Il barbone fruga nelle sue tasche ed estrae una manciata di monete, con la mano vistosamente sporca, e le deposita nell’apposito spazio per i pagamenti. A questo punto , la cassiera estrae da sotto alla cassa una bomboletta di deodorante per ambienti alla lavanda e la scarica addosso al barbone con accanimento, manco stesse spruzzando dell’insetticida addosso a uno scarafaggio. Ha proprio quella faccia lì, la faccia di chi vuole finirti perchè gli fai proprio schifo. Non è solo la necessità di uccidere, per quello sarebbe bastata anche una quantità minore di prodotto, ma proprio il bisogno di cancellare il senso di ribrezzo che certe creature suscitano. I clienti in fila continuano a non dire niente, assistono allibiti alla scena. Solo che cominciano a tossire e ad avere difficoltà a respirare, avvolti come sono in quella nube di lavanda. La cassiera dunque afferma :”Scusatemi, ma è meglio sentire questo”. Intanto conta i soldi del barbone e incassa quanto serve per pagare il vino. Pure il barbone non dice niente, ci sarà abituato. Però alza lo sguardo e lo punta in quello della cassiera. Non c’è vergogna, né umiliazione nei suoi occhi. Sembra quasi sorridere sotto i baffi e volerle dire “Vabbè, pure oggi tocca a me”. La cassiera, non paga, estrae di nuovo la bomboletta e ricomincia a spruzzare all’indirizzo del malcapitato. Il clochard recupera la sua spesa, lo scontrino e esce dal supermercato. La fila di quella cassa riprende a scorrere. La cassiera finisce il suo turno e una telecamera la segue fuori dal negozio. Si ferma ad un tabaccaio, acquista un giornale e delle sigarette. Passeggia un po’ per le vie della città prima di ritirarsi a casa, guarda un po’ le vetrine. Ora la vediamo all’interno del suo appartamento. Canticchia una canzone, si reca in bagno e apre l’acqua calda della doccia. Da una mensola sceglie shampoo e bagnoschiuma. Prende da un mobiletto degli asciugamani puliti e da un appendiabiti l’accappatoio candido. Canta sotto la doccia. Ne esce avvolta nell’accappatoio e con un asciugamano si avvolge i capelli, a mo’ di turbante. Infila la divisa a lavare, nella lavatrice.Si reca in cucina. Apre il frigo e sceglie cosa prepararsi per cena. Cena guardando la tv, poi si alza e va a sdraiarsi sul divano per fare un po’ di zapping. Lei.
L’idea mi piace – il colpo di testa della cassiera non troppo sensibile – e se ci metti qualche dettaglio che animi un po’ la scena e la routine sarebbe perfetto. Volevo farti una domanda sul finale: a me è sembrato che volessi paragonare la solitudine del barbone a quella della cassiera, come se lei fosse un po’ frustrata e volesse sfogarsi col malcapitato: è una mia interpretazione o ci avevi pensato dall’inizio?
Non ho mai scritto soggetti da rappresentare, quindi sicuramente mi manca l’esperienza. Non so se sono riuscita a trasmettere quello che volevo. Forse, come dici tu, in fondo si tratta di due solitudini (seppur molto diverse). Forse i personaggi sono poco approfonditi e mancano dei dialoghi chiarificatori, ma la semplice descrizione di una sequenza di fatti voleva solo rappresentare un episodio di intolleranza e l’indifferenza che spesso ci caratterizza nei confronti di chi sta peggio di noi. Quello che fa parte della nostra quotidianità e che ci appare normale, come avere un frigo da aprire o una doccia calda purtroppo non è un beneficio di cui tutti dispongono.
Solitudini diverse e ignorate. Mi fa pensare molto a questo. Il clochard forse per circostante di vita o per scelta si aggrappa al cartone di vino scadente. La cassiera al telecomando consumando una cena davanti una tv. In fondo non sono diversi. Anzi. Sono simili. Li differenzia solo l’incapacità e la supponenza di LEI a capirlo. Mentre il clochard dietro il suo silenzio sembra averlo capito. Bellissimo…brava.
Ca poi si u pigghiava e su purtava a casa, u lavava u stirava e u profumava (ma no cu ddt) po essiri ca si maritavano, al limite s’addivirtivano :)) Spesso sono entrambe delle scelte, più spesso scelte della vita. Comunque sia quando non si tollera il “diverso” perchè non capiamo o non vogliamo capire diventiamo razzisti. Cummà mi piaciu, ma u cuntu ru mischineddu a prossima vota faccillu pagari a cassiera :))))
Ehila’! Ciao Anto, i tuoi commenti mi strappano sempre un sorriso 🙂
Grazie!
Solitudine e indifferenza, disperazione e prepotenza.. specchio dei tempi..! Complimenti! ^_^
Io sto dalla parte della cassiera che fa un lavoro da schiava e riceve molte umiliazioni quotidiane mentre il barbone si crogiola nella sua tenera e pigra indolenza e fugge nell’alcol.
Bel Corto, che lascia una Lunga scia di riflessioni. Io, a differenza del lettore precedente, credo che la cassiera sia da ricovero, e mi meraviglio che nessuno della fila reagisca a difesa dell’emarginato.Le farei ingoiare la bomboletta del deodorante! Proprio una brutta persona. Spero che questo Corto non sia il frutto di un fatto reale, anche se purtroppo so che succede anche di peggio. Bel lavoro.
Purtroppo è un episodio realmente accaduto.
Tempi brutti questi. Ci si meraviglia della realtà raccontata. Dura realtà ben raccontata in questo estratto di vita. Saluti.
Idea interessante e originale. In un corto mi piacerebbe che si cogliesse il senso di “due” solitudini. Magari quella del barbone (vittima iniziale) “voluta”, mentre quella della cassiera tutta precisina e pulita “non voluta”.. è solo una visione tutta personale del tuo bel racconto.