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24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2013 “Poter vedere il mare” di Stefano Massetani

Categoria: Premio Racconti per Corti 2013

La sua vita era trascorsa in fretta, troppo in fretta, sempre in solitudine tra il verde delle montagne pistoiesi.

Essa lo aveva avviluppato in una morsa fatta di stenti e di fatiche che hanno conosciuto quelli che hanno vissuto la guerra.

L’infanzia da pastore, sempre sui pascoli con le pecore.

Poi venne la guerra e quattro anni di paura, di violenza che non capiva, di prigionia in Germania.

Poi il ritorno a casa, la vita che riprendeva di nuovo i suoi lenti ritmi, che solo la gente di montagna ormai conosce.

Adelmo, questo era il suo nome, non aveva mai preso moglie e da solo aveva da sempre badato a se stesso.

Anagraficamente non era poi così vecchio, ma la durezza della vita lo aveva segnato nel fisico, dotandolo di una postura curva che gli permetteva

di sollevare il capo soltanto sorreggendosi al suo inseparabile bastone.

La sua esistenza quindi, si era dipanata tra le fatiche quotidiane e le nulle aspettative che la sua condizione gli permetteva di avere.

Ma ogni essere umano degno di questo nome, ha comunque un sogno che non lo abbandona mai e che gli permette almeno di addolcire quelle

giornate in cui la vita, sembra prenderti a schiaffi per il gusto di lasciarti il segno sulle guance.

Lui, uomo di montagna, aveva avuto nella sua vita, un solo desiderio, quello di vedere il mare, almeno una volta prima di morire.

Adelmo non poteva esserne certo, ma sentiva che doveva sbrigarsi.

Fu così che un giorno radunò le sue poche cose e appoggiandosi al suo bastone, si incamminò verso la pianura.

Man mano che camminava nella sua testa si sbizzarriva l’immaginazione.

L’idea di come sarebbe stato veramente il mare, lo assorbiva completamente, ma non lo distoglieva da ciò che lo circondava.

Adelmo infatti capiva, che il mare non era l’unica cosa che mancava alla sua esperienza di uomo e tante erano le cose anche semplici, che si era perso.

Ma non aveva rimpianti perché di lì a poco avrebbe finalmente visto il mare e il suo sogno avverato.

Non sapeva quanto tempo avesse camminato, con difficoltà appoggiandosi al bastone, ma finalmente stava per arrivare.

Adelmo lo capiva dall’odore nuovo che sentiva spandersi nell’aria portato dal vento.

Un vento caldo e umido a cui non era abituato, ma questo non lo disturbava, anzi, scioglieva libera la felicità del suo cuore.

A un tratto una strana sensazione quasi di fastidio gli provenne dai piedi.

La sabbia era entrata nelle scarpe e gli stava facendo il solletico, frizionandosi alla sua callosa pianta del piede.

Si tolse le scarpe e le capovolse, osservando un fiotto di sabbia, fine e argentata, cadere a terra senza rumore.

Ormai il sole baciava la linea dell’orizzonte e Adelmo appoggiandosi al bastone, sollevò la testa, in alto come da tempo non riusciva a fare.

Così vide il mare.

Da prima quasi non ci credeva, poi quando ebbe finalmente raggiunto la battigia, l’acqua spinta da una piccola onda gli bagnò i piedi.

Fu così che prese coscienza che il suo sogno, grazie alla sua perseveranza si era avverato.

Esausto si distese sulla sabbia vicino alla riva, abbandonandosi all’immagine del sole che tramontava, e che per lui era come si era sempre immaginato, un grande biscotto rosso che siinzuppava nel mare.

Adelmo si addormentò sulla riva di quel mare che tanto aveva sognato e che ora lo avrebbe cullato con il rumore del frangersi delle onde sulla battigia.

L’alba lo colse addormentato, con il sorriso disegnato ancora sul viso con la felicità di chi finalmente, è riuscito a esaudire l’unico, ma irrinunciabile desiderio della vita.

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6 commenti »

  1. Tutto prima o poi finisce nel mare e nella sua corrente universale. L’acqua di fiume e di torrente, l’acqua stagnante, le terre che prima o poi vi torneranno. Che approdo magnifico e spaventoso, forse inelluttabile. E chi non l’ha visto a volte passa tutta la vita a desiderarlo, come il montanaro Adelmo che ne ha fatto lo scopo della sua vita,fin dalla prigionia in Germania. Racconto poetico ed evocativo.

  2. Stefano, posso solo dirti che anche questa volta hai fatto centro! La storia è triste ma molto realista, breve e intensa. Si vede che sei un bravo poeta e che riesci a concentrare il tutto in poche righe! Un affettuoso saluto, Tiziano

  3. Gran bel racconto!

  4. Un uomo, la solitudine, la bellezza delle sue montagne e degli animali, una natura viva e accogliente, una madre che protegge i suoi figli e mai li abbandona. Poi il distacco dal nido d’infanzia, la guerra, il cambio di rotta del destino, le sofferenze che segnano il protagonista in profondità, senza tuttavia scalfire la sua forza d’animo, il suo amore per la vita. E proprio il mare come metafora della vita, l’elemento acqua come fonte universale da cui ogni cosa si origina, lo chiama a sé, negli ultimi istanti della sua esistenza, per ricambiare il suo amore e dargli la possibilità di purificare il suo cuore da ogni dolore, anche solo per pochi istanti, prima di addormentarsi dinanzi al tramonto…bravo Stefano, spero che il mio commento ti sia cosa gradita, così come è stato per me leggere le tue parole…

  5. Ciao Stefano voglio dirti che il tuo stile mi piace per l’ immediatezza delle immagini e dei sentimenti e per il suo scorrere fluido, come quello di un fiume usando le parole di Giusy. Questo mare, oggetto di grande e ultimo desiderio di un uomo che ha tanto sofferto, è la serenità che ci pervade solo quando siamo consapevoli di aver raggiunto uno scopo e una metà nella vita. E la serenità ci deve essere compagna nel viaggio verso l’eternità.
    Complimenti, ciao.
    Emanuele.

  6. Grazie a tutti per le vostre parole…speriamo bene 😉

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