Premio Racconti nella Rete 2013 “Il pescatore” di Pietropaolo Pighini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013“Perché hai cercato di farlo?”
Il giovane se ne stava sdraiato sulla sabbia tremolante. Gli abiti erano fradici, mentre i capelli biondi gli coprivano quasi completamente gli occhi. Un anello mandò un riflesso dorato dall’anulare della mano sinistra.
“Cosa vuoi da me?”
“Niente!” rispose l’anziano dalla barba incolta: “Ho fatto quello che ritenevo opportuno, mi sono tuffato per salvarti!”
“Avresti dovuto lasciarmi annegare!” esclamò il ragazzo.
Il vecchio scrollò la testa: “Ti senti bene? Credi di aver bisogno di cure?”
“Sto benissimo!”
Un leggero soffio di vento alzò una manciata di sabbia, mentre in lontananza il sole si tingeva di rosso nascondendosi fra le onde.
“Io abito là, faccio il pescatore.” disse l’anziano indicando una piccola casa in pietra poco lontana “Sarà meglio che vieni con me, fino a quando non ti sarai ristabilito.”
I due uomini si alzarono sostenendosi a vicenda, il loro passo lasciò un leggero solco sulla sabbia asciutta, mentre si dirigevano verso la piccola abitazione.
“Ecco qua!” disse il vecchio versando in una scodella un mestolo di zuppa fumante “Un pasto caldo e una buona dormita ti rimetteranno in forze!” poi gli allungò un grosso pane scuro.
“Quello è il letto, non è un granché, ma in mancanza di meglio… io dormirò nell’altra stanza, se hai bisogno di qualcosa chiamami !”
Stette alcuni secondi in silenzio in attesa di una risposta, poi concluse:
“Bene…. allora buonanotte!”
—
Il pescatore dalla folta barba alzò la schiena di scatto, si stropicciò gli occhi, poi mandò un lungo sospiro: “Non riesci a dormire?”
In piedi davanti alla finestra si distingueva la figura del ragazzo che osservava la luna specchiarsi sul mare.
“No!” rispose con un filo di voce, poi il suo tono si fece forte: “Non vuoi sapere la mia storia? Mi hai aiutato senza neanche chiedermi chi sono o perché sono qui!”
“Non sarebbe meglio parlarne domani? Hai bisogno di riposo!”
“Non riesco…ho bisogno di raccontare a qualcuno…”
Il vecchio fece un cenno di assenso, poi si mise a sedere sul letto coprendosi le spalle con una coperta.
“Mi chiamo Paul, ho 25 anni. Sono nato in Scozia nel 1895 ma abito in Italia da quando ero bambino. La mia famiglia si trasferì agli inizi del secolo, i miei genitori forti dell’esperienza maturata nella loro terra aprirono un’azienda di filati.”
Il giovane tamburellò il dito con l’anello sopra il davanzale della finestra.
“La mia vita fino a pochi giorni fa è stata felice: avevo un lavoro sicuro e già avviato e stavo per sposarmi con Laura…si chiamava Laura.”
“Perché parli al passato?”
“Perché è morta!” rispose il giovane
“Mi dispiace…”
“Ci siamo conosciuti là, su quella spiaggia dove mi hai salvato ieri. Era un giorno di sole di Luglio di tre anni fa. Venivamo spesso qui: è su quello scoglio rossastro allungato che, davanti al mare, ci siamo giurati eterno amore e scambiati la nostra promessa di matrimonio!”
Il vecchio rimase a guardare il ragazzo che ora sembrava aver interrotto il suo racconto.
“Cos’è successo?” chiese
“Pochi mesi fa si è gravemente ammalata, poi si è spenta. Il destino ha voluto che morisse proprio il giorno nel quale avremmo dovuto sposarci! Capisci?” continuò il ragazzo “Volevo vivere con lei per tutta la vita! Questa…” continuò “…questa è la fede del mio matrimonio, l’altra è al dito di Laura: il mio dolore non sarà placato fino a che non saranno riunite nell’altra vita!”
Il pescatore aveva ascoltato in silenzio il ragazzo che ora si era seduto quasi avesse perso tutte le forze durante la sua narrazione: “Solo in quel mare davanti quello scoglio rossastro la ritroverò! Hai capito ora perché non dovevi salvarmi?”
L’ultima parola echeggiò nelle orecchie dell’anziano per alcuni secondi.
I suoi occhi non lasciarono trasparire nessuna emozione.
Si alzò dal letto, aprì un cassetto e poco dopo si mise a sedere vicino al giovane con una grossa pipa scura fumante: “Un giorno di metà settembre di dieci anni fa, io e mio figlio decidemmo di fare un’uscita in barca: vivevamo di pesca. Era ancora molto caldo e avevamo pensato di sfruttare quel giorno buono che la fine dell’estate ci offriva. Il mare era calmo e il vento soffiava appena, così ci allontammo molto da riva in una zona che sapevamo abbondare di branzini e orate. Era un posto sconosciuto a molti, ma che si rivelava sempre parecchio fruttuoso. Fu così anche quel pomeriggio: la barca era completamente piena quando decidemmo di far ritorno. Eravamo soddisfatti, avremmo venduto tutto per molti soldi. Purtroppo le cose non vanno sempre come vorremmo e quel giorno…”
Il giovane che era rimasto con lo sguardo assente, sembrava ora ascoltare con attenzione il racconto del pescatore che fra una tirata e l’altra di pipa continuò: “Era quasi tramontato il sole che un forte vento cominciò a soffiare e in cielo comparvero all’improvviso nubi nere cariche di pioggia. La nostra barca fu di colpo sbalzata da una parte all’altra come un guscio di noce ed in un attimo fu colma di acqua. Tentavamo invano di svuotarla, ma un’onda più alta delle altre…”
L’uomo fece un lungo sospiro poi riprese: “Il resto puoi immaginarlo: sono rimasto solo. Mia moglie morì dal dispiacere poco tempo dopo, mentre io so che devo passare ancora molto tempo nella sofferenza del ricordo: da anni mi sveglio nel cuore della notte credendo di essere in mezzo a quel mare scuro ad urlare il nome di mio figlio. Non posso dimenticare i suoi occhi impauriti né le sue grida che si perdevano nell’oscurità!”
L’uomo tossi pesantemente una boccata di fumo con gli occhi gonfi di lacrime: “Sono un padre che non ha fatto il suo dovere…” disse con voce flebile.
“Mi dispiace! Non dovresti sentirti in colpa!”
“Nella vita spesso siamo costretti ad affrontare degli ostacoli che sembrano invalicabili. Io non sono né tuo padre né il tuo migliore amico, solo uno che ha già percorso una parte del cammino prima di te. Tu sei giovane e riuscirai a sopportare il dolore: troverai un nuovo amore che risarcirà la ferita.”
“Non ho la forza…” mormorò il ragazzo
“Lo so! Ma ce la puoi fare, credimi! Tu sei qui per andare avanti nel tuo cammino. Anch’io credevo di non avere più uno scopo nella vita, ma spesso ho pensato che posso ancora fare cose buone per me stesso e per gli altri: oggi ho salvato te, domani posso aiutare qualcun altro, accarezzare un cane abbandonato, stare in compagnia di un tramonto o respirare l’odore del mare. Torna alla tua casa e dai tuoi genitori, frequenta i tuoi amici, immergiti nel lavoro: continua il viaggio della tua esistenza! Non abbatterti e ricorda spesso a te stesso che tu sei qui!”
—
Il pescatore dalla folta barba si strofinò gli occhi: “Cosa succede?”
Poi vide la luce del sole entrare dalla porta socchiusa.
“Ragazzo!” pensò.
Si tirò la coperta sulle spalle e si diresse a piedi scalzi verso la spiaggia.
Il cielo era limpido e il mare calmo.
Il vecchio guardò lo scoglio rossastro allungato, raggiunse la sua punta più estrema poi si mise a sedere.
“Non ce l’ho fatta!” disse fra sé.
“Il mio racconto non è stato abbastanza convincente: la voce mi ha tradito. Non sono mai stato un buon bugiardo e neanche uno bravo ad inventare storie!”
Un gruppo di gabbiani tagliò il cielo, mentre una barca scomparve all’orizzonte.
Il vecchio strinse un sasso con forza, poi lo lanciò lontano.
“Povero giovane!”
Si alzò in piedi e con le lacrime che gli scendevano sul viso esplose la sua rabbia in un grido di dolore verso il mare: “Paauuuul!”
Scoppiò in un pianto disperato poco prima di sentire una mano appoggiarsi sulla sua spalla sinistra. Fu allora che riconobbe l’anello dorato e la voce calda del ragazzo sussurrare: “Sono qui!”
Poi lo abbracciò.
Una storia certamente ben scritta ma con alcuni punti interrogativi. Innanzitutto l’ambientazione nel passato ( da qui forse il forte spirito romantico ) e la provenienza scozzese di Paul, i genitori che producono filati, sono corretti, ma meritavano in seguito più considerazione per rispondere alla curiosità del lettore. Nel finale il vecchio prima ride e poi piange disperatamente pochi attimi dopo. Interessante la figura del vecchio pescatore, mi aspettavo un assassino come nella canzone di De Andrè e invece hai tracciato un percorso diverso. Mi pare comunque un intreccio ben orchestrato con descrizioni e dialoghi di qualità.
Andrea
Ti ringrazio. Nei racconti mi piacciono le cose dette a metà dove il lettore (o lo spettatore nel caso di film) danno un’interpretazione propria alle tessere del puzzle mancanti.
Ti dirò che ero partito con un’idea del tutto diversa, poi la penna mi ha diretto verso questo finale.
Ti ringrazio ancora tantissimo.
Pietropaolo
Certo, sono scelte stilistiche legittime. Credo che il confronto con altri sia il mezzo migliore di saggiare la riuscita di ogni testo. Se hai voglia scrivi le tue impressioni sul racconto che ho presentato, lo trovi poco sopra. Anche se sono critiche mi sarebbe comunque utile.
Si si! Lo farò al più presto!