Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “La prima seduta” di Cecilia Testa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

– Perché proprio me? Una psicanalista lacaniana , intendo?
– Ho letto questa cosa di Lacan , che l’analisi è la verità nella parola , e ho pensato che andasse bene per me.
– – E perché proprio per te?
– Perché scrivo. Narrativa. Insomma: ci provo. Comunque, mi hanno pubblicato un paio di racconti.
– Quanti anni hai?
– Trentuno – quasi trentadue.
– Sembri più piccola. Tutta sorrisi, sguardi e gesti larghi… Ma ora perché ti sei chiusa così – a scatto? Cosa ho detto? Che sembri piccola?
– – Sì, ed è vero. Me lo dicono in continuazione. E dicono pure un’altra cosa…
– – Quale?
– Che è perché non ho figli.
– E tu ne vorresti?
– No: voglio solo scrivere, io. E nient’altro.
– -E allora perché adesso ti viene da piangere, se sei così decisa?
– Negli ultimi tempi mi sembra di incontrare solo donne con una forma nel ventre, e…
– Dylan Thomas? Le donne con una forma nel ventre, dico. È Dylan Thomas, no?
– Sì, brava! Insomma: volevo dire: sì , proprio Dylan Thomas.
– E cosa succede quando vedi delle donne che aspettano un bambino? Cosa provi?
– Una specie di nostalgia. Nostalgia per una cosa mai avvenuta , poi.
Un poco come se desiderassi riabitare una casa che ricordo ma che non ho visto mai. Una sensazione simile.
– E allora cosa fai, quando provi questa nostalgia?
– Scrivo. Poesie. Brutte e dolorosissime.
– Te ne ricordi una? Me la vuoi dire?
– Va bene, ecco:
Qui, nella tasca del marsupio vuoto,
lascia cadere
una parola sorridente.
L’assumerò come mia,
obolo
per l’assurdità di un’anatomia.
– Un poco passiva, questa donna. Una tasca vuota che necessita dell’obolo di una parola per giustificare la propria esistenza.
Però c’è anche questa idea di adottare una parola sorridente, farla propria. Crescerla, quasi.
Insomma: sei proprio convinta che le parole salvino le persone. È così?
– Sì, assolutamente! O, almeno, hanno salvato me. Eccome!
– E in quale maniera?
– Sino ai vent’anni non ho fatto altro che sbattere contro i bordi – su, giù; destra, sinistra… La pallina d’un flipper un poco matto. Poi ho cominciato a scrivere ed è arrivata la quiete.
– I bordi, hai detto? Capisco. Senti, e come sono i rapporti
con i tuoi genitori?
– Con il padre, quasi inesistenti. Sono separati da trent’anni. Di lui so che ogni otto dieci anni cambia città, continente a volte. Ramifica in nuove donne, figli e filiali. Ho il padre online, io. Ogni tanto apro queste bustine elettroniche spedite da una poltrona paterna in qualche angolo del globo terracqueo. Il padre non ama scrivere del luogo geografico, no. Piuttosto: del proprio ingegno multiforme – è architetto e musicista insieme. Oppure: del polimorfe ingegno e precocissimo degli altri figli che ha. Cinque lingue a testa.
– Cinque lingue a testa?
– Sì, parlano cinque lingue, questi bambini.
– Da come l’hai detto ho pensato a un mostro tentacolare. Bene.
Senti, e tua madre?
– Mia madre si alza al mattino di buon’ora e comincia soffrire. Di tutto un po’ – ma soprattutto per gli animali e per i defunti. Animali defunti: la perfezione. I vivi non meritano la sua sofferenza perché
hanno questo difetto.
– Quale difetto?
– Di essere ancora vivi. Poi si vedrà.
– Certo. E cos’altro fa tua madre?
– È assai affezionata a uno stato depressivo che impedisce di rimpiazzare i denti caduti. Questo le dona un sorriso raro – agghiacciante e gengivale. Da melagrana spaccata.
– E nei tuoi confronti com’è, tua madre?
– Tutte le volte che ho avuto un problema ben grande, mia madre ha messo direttamente la cosa nelle mani del Signore, in maniera rapida ed economica. E se il problema non veniva risolto, pazienza. Evidentemente, non doveva. Chi meglio di Lui.
– Capisco. E tu, invece, cosa pensi di Dio?
– Mi sa che è uno bravo. Conosce tutti i linguaggi e tutti i suoni, accidenti!
– Conosce tutti i linguaggi. Questo, è importante davvero. Riprenderemo da qui la prossima volta.
– Bene.

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1 commento »

  1. Ciao ho letto anche questo secondo tuo racconto.
    Mi sembra bella l’idea ma non c’è l’entusiasmo narrativo della prima
    La seduta è depressa proprio nel dialogo che non si eleva e non avvince il lettore, anche qui ho l’impressione, qui sicuramente più diffusa, di un freno che impedisce alla tua voglia descritiva ed espressiva di esprimersi
    Probabilmente sbaglio
    ma la mia lettura mi suggerisce questo, mi fa rilevare questo
    ciao ed auguri

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