Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2013 “Un giorno capirai” di Gioacchino De Padova

Categoria: Premio Racconti per Corti 2013

Appena torno da scuola, entro nella vostra camera e ti vedo: stai infilando dentro la valigia le tue ultime cose. Tu senti addosso il mio sguardo e ti volti. Hai gli occhi lucidi e lo sguardo triste.Quando la mamma rientra a casa, la tua valigia ormai è pronta. Prima di uscire, ti fermi sulla porta, ti volti, mi guardi e, a bassa voce, dici: – Mi dispiace, ma un giorno capirai.

 

Da allora, per diversi mesi non ho voluto nemmeno parlarti. Ma una sera, a cena, la mamma si avvolge il volto tra le mani, mi guarda spaesata, dice che le cose di lavoro non ti sono andate bene e hai dovuto vendere anche la macchina. Lei non ti ama più, ma ancora soffre per te.

 

Da quel momento decido di mettere da parte risentimento e dolore, perché voglio capire. E per capire inizio anche a seguirti di nascosto: mi sembri spento, svuotato, le mani affondate nel giubbotto, la barba incolta e lo sguardo spaesato.Cammini, leggi i giornali, segni indirizzi e numeri di telefono. Però non passi mai davanti al posto dove hai lavorato per vent’anni, piuttosto fai il giro dell’isolato, ma da lì non ci vuoi più passare. Telefoni, incontri persone, parli, ti sforzi di essere convincente. Ma dopo ogni incontro, resti ancora più solo e sempre più triste.

 

Un giorno ti vedo entrare in chiesa. Proprio tu, che non ci entravi mai. Scosto la tenda e da uno spiraglio vedo che vai incontro a Don Franco. Lo guardi con uno sguardo smarrito, parli a fatica, sembri quasi vergognarti. Lui risponde di sì con un cenno della testa, ti abbraccia, poi ti appoggia la mano sulla spalla. Mentre stai per uscire, gli sento dirti che ti aspetta già da stasera. Esci da quella chiesa quasi piangendo e io ancora non capisco.

 

Quella sera stessa ti vedo entrare alla sua mensa. Sbircio dalla finestra: sei in fila dietro a una coppia di anziani e aspetti il tuo turno, con il vassoio tra le mani. Mangi veloce, poi ringrazi Don Franco ed esci. Affondi le mani nel giubbotto e ti allontani, senza nemmeno accorgerti che ti sto guardando da lontano.

 

Il giorno di Natale vieni a casa, per farci gli auguri e lasciarci un regalo. Sei emozionato, sorridi. Io mi accorgo subito di quei due sacchetti. Mentre li apriamo, sento già un groppo in gola: una camicetta per lei e quel completo da calcio per me. Poi corro in camera mia e mi chiudo a chiave, mentre tu e la mamma vi guardate stupiti. Qualche istante dopo mi sentite piangere e correte a bussare alla porta. Appena sto un po’ meglio vi apro.

– Va tutto bene, ero solo emozionato per la gioia: maglia giallorossa e calzoncini bianchi. Lo sai che li desideravo tanto – vi dico, mentendo, mentre nella mente ti rivedo ancora alla mensa col vassoio tra le mani.

 

A distanza di pochi giorni, ti vengo a cercare nella tua nuova casa: quella camera di venti metri quadri dove vivi da quando sei andato via da casa. Tu sei sorpreso di vedermi, anche imbarazzato, ma contento. Mi chiedi come mai sono lì e chi mi ha detto dove trovarti. Ti rispondo che l’ho chiesto a Don Franco. Gli ho detto che ti avevo già visto alla mensa e che lui, come prete, non poteva proprio mentirmi. E ora sono qui, per dirti che quel completo da calcio mi sta davvero bene. Ma non solo per questo. Prima di andare via, ti abbraccio e ti lascio un biglietto di auguri per l’anno che sta per iniziare. Ci ho scritto sopra due righe, per dirti quello che non riuscirei mai a dirti a voce: – Papà, sono ancora un ragazzo, ma ho già imparato tanto: la vita è più complicata di una partita di calcio. Non è come giocare per una squadra. E non è sempre facile capire se la partita l’hai vinta o l’hai perduta. So che l’anno che sta per finire è stato davvero brutto. E non solo per me. Ma non preoccuparti, il prossimo sarà migliore. Perché quel giorno di cui parlavi forse è già arrivato: tuo figlio ora sta iniziando a capire.

Appena lo hai letto, ti affacci alla finestra, mi sorridi e con gli occhi lucidi mi fai un cenno di saluto con la mano.

E questa volta ti sorrido anche io.

 

 

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41 commenti »

  1. Racconto commovente ed emozionante, anche i miei occhi sono diventati lucidi…

  2. Ciao Francesca, ti ringrazio molto.
    Contento che il racconto ti sia piaciuto e ti abbia emozionato.
    Il protagonista del mio racconto è un uomo in difficoltà, ma vuole ancora, con tutte le sue forze, continuare ad essere un padre per suo figlio.
    Purtroppo la situazione che ho narrato è molto presente nella realtà, perché molti padri vivono una situazione simile a questa.
    Non volevo cadere nel facile lieto fine, perché molto spesso il lieto fine non c’è.
    Però, ho voluto almeno che quest’uomo ritrovasse ciò che più gli mancava: l’affetto di suo figlio.
    E, per questo motivo, l’immagine finale è quella di un uomo contento di aver ritrovato almeno un briciolo di serenità.
    Grazie, ciao

  3. Gioacchino… GRAZIE!!
    Questo solo ho voglia di dirti a caldo, appena finito di leggere questo tuo toccante racconto, e questo solo ti dico: semplicemente, GRAZIE!

  4. Ciao Francesca, “La voce del silenzio” è il titolo del tuo bellissimo racconto dello scorso anno.
    In qualche modo, anche in questo racconto si sente forte la voce del silenzio.
    Un silenzio tra padre e figlio che esprime incomprensione, disagio, sofferenza.
    Il silenzio di un uomo che perde molte cose, le più importanti, in poco tempo.
    Io mi sono limitato a dare voce a questa sofferenza, quella di chi si trova nelle stesse condizioni del protagonista del racconto.
    Ho cercato di farlo meglio che ho potuto e le tue parole mi confortano in questo senso.
    Perciò sono io che ringrazio te. Molto.
    Ciao

  5. Davvero molto, molto bello!! Mi chiedo perchè non lo hai presentato nella sezione racconti. Secondo me avresti stravinto!!!
    Complimenti.

  6. Avendo letto i commenti entusiasti a questo tuo corto, avevo molte aspettative. Purtroppo sono rimasta un po’ delusa soprattutto per la prima parte: non ce lo vedo molto questo ragazzino che si mette a pedinare il padre con meticolosità, quasi “a tempo pieno”. Forse mi sarebbe piaciuto di più se lo avesse casualmente “beccato” a far la fila alla mensa dei poveri. Comunque la materia è tristemente attuale e molti padri, ahimè , dormono in macchina, altro che 20 mq! Auguri comunque per il concorso.

  7. Ciao Giovanna,
    prendo atto e accetto le tue critiche, alle quali desidero però rispondere.
    Il ragazzo del racconto può avere un’età sui sedici/diciassette anni.
    A quell’età, di fronte a una situazione difficile, ritengo sia verosimile arrivare anche al punto di seguire il proprio padre, per capire cosa sta succedendo.
    Che poi lo faccia “quasi a tempo pieno” è una deduzione tua, io nel racconto non ce l’ho mica scritto.
    Così come non ho specificato se lo segue perché lo incontra per caso o perché sa dove trovarlo. E’ un dettaglio che al momento non credo faccia la differenza.
    E’ vero che molti padri separati dormono in macchina.
    Ma è altrettanto vero che diverse istituzioni stanno mettendo a disposizione dei padri separati che sono in difficoltà economica dei mini alloggi. Se non mi credi, ti puoi documentare sull’argomento.
    Venti metri quadri ti sembrano troppi? Mah …
    Vabbè facciamo qualche metro in meno, diciamo sedici. Non sia mai che quei quattro metri di differenza possano costituire un lusso eccessivo.
    Ad ogni modo ti ringrazio per l’attenzione, la lettura e il commento. Ciao

  8. Caro Gioacchino, l’età del ragazzo la lasci al lettore. Ci dici che va a scuola e che riceve per Natale un completo da calcio. Io, non so perché , ho pensato ad un ragazzino delle medie max, anche se maturo. Comunque, essendo un Corto, lo puoi benissimo indicare in modo esplicito. Per quanto riguarda l’attività di pedinamento, ho avuto l’impressione che fosse intensa da ciò che il figlio osserva, come gli incontri, le persone che il padre vede ecc., che mi hanno fatto pensare a più giorni. 20 mq non sono molti, però alla lunga costano più di un’auto, almeno credo. Comunque: poveri padri!!

  9. PS Forse anche le parole del padre:”un giorno capirai”, che danno anche il titolo al Corto, mi hanno fatto pensare ad un figlio più giovane che, al momento, non è in grado di capire. Un quasi maggiorenne, forse, capisce benissimo, a meno che non sia accecato dal rancore. …mi sto arrampicando sugli specchi? Mah.

  10. Giovanna, a sedici/diciassette anni si va a scuola, di solito.
    Lasciami la battuta, la prossima volta ci scrivo non solo l’età ma pure quanto pesa, il numero di scarpa e com’è vestito.
    Gli alloggi messi a disposizione per i padri separati in difficoltà economica hanno un costo simile ai costi di mantenimento di una macchina, assicurazione e bollo compresi.
    E mi sembra una soluzione alla lunga più tollerabile che dormire in macchina. Molti di quelli che hanno iniziato a dormire in automobile, ora, per fortuna, vivono in questi mini alloggi.
    Un caro saluto, ciao

    Ciao Laura.
    Ho scelto la sezione corti perché credo che questo racconto possa essere un soggetto adatto alla trasposizione in immagini per diventare un cortometraggio.
    In genere, nell’altra sezione, preferisco partecipare con racconti che abbiano caratteristiche diverse: meno adatti alla rappresentazione per immagini, più lunghi e più “costruiti” da un punto di vista narrativo.
    E’ chiaro che partecipare significa sempre provare a vincere, ma è già molto importante sentire che il proprio lavoro è piaciuto.
    Ti ringrazio tanto per le belle parole e il commento molto gratificante, ciao

  11. Buonarera, vorrei riallacciarmi a quanto detto da GIOVANNA , cogliendo così anche l’occasione per salutarla, per dire che ho letto anch’io il suo corto, seguendo il flusso dei molteplici commenti , per curiosità oltre che interesse. Spero che lei, Sig.or Gioacchino non me ne vorrà, perchè esprimero’ questo mio pensiero cercando di essere sincera ma anche molto delicata, convinta come sono che il tatto sia una virtu’ da perseguire, sempre. Le eccezioni sono concesse, ma sempre accompagnate dal garbo sufficiente a non diventare oltremodo sgarbati.
    Mi spiace molto quando si leggono commenti contrari a quanto su detto, e spero sempre che non mi tocchino, come esattamente spero che non tocchino a chi commento con le mie stesse parole.
    Passaggio mentale essenziale, lei condividera!
    Mai dire agli altri ciò che non vorremmo sentire ma soprattutto mai nel modo in cui non vorremmo ce lo dicessero!
    Il suo racconto tocca un tema attuale e oggetto di crescita quasi dilagante.

    Per questo molto apprezzabile.

    La complessitò dei rapporti interpersonali all’interno di un quadro di non minore complessitò dal punto di vista socio-economico.

    Attualità!

    Avrei pertanto sottolineato molto di più il rapporto tra uomo e donna ( la donna rimane troppo da parte quando invece è protagonista o meglio coprotagonista), i passaggi e naturalmente, il conflitto di lealtà vissuto certamente dal figlio, adolescente.

    La figura del parroco l’avrei inserita ma avrei aggiunto anche la figura di un amico, oppure resa più evidente con la sua mancanza , la sempre più diffusa fragilità o incapacità di stringere relazioni significative.

    Insomma Gioacchino, secondo me si potevano fare più inquadrature! Avrebbero reso meglio il suo intento no?
    Peccato !

    Tutte queste, come riflessioni destate dalla lettura, che credo di aver fatto con molta attenzione.

    Spero di aver raggiunto il mio obiettivo !

  12. Buonasera signora Emanuela.
    Ho letto il suo intervento al quale cercherò di rispondere con lo stesso garbo.
    Condivido in pieno la prima parte.
    Mi limito però a sottolineare che LEALTA’ E RISPETTO sono valori importanti che vanno ricercati ed esibiti SEMPRE, DA TUTTI, NESSUNO ESCLUSO, e non a corrente alternata.
    Quanto alle sue osservazioni, le rispondo che possono avere tutte un certo fondamento.
    In particolare, condivido con lei che la figura femminile non rimane centrale come quella del padre e del ragazzo stesso.
    Ma io ho fatto questa scelta: quella di dare priorità, in questo contesto, al rapporto padre figlio.
    Inoltre, la presenza della madre non è così marginale come può sembrare.
    Leggendo con attenzione alcuni passaggi, emerge chiaramente che anche il modo di porsi della donna ha un peso determinante nel cambiamento dell’atteggiamento del ragazzo verso il padre, in senso più affettuoso, comprensivo e meno rancoroso.
    Le rammento però che c’era un limite di due cartelle.
    E tutto quello che lei mi suggerisce, avrebbe comportato l’inevitabile superamento di questi limiti.
    Al di là di un ragionevole margine tollerato dalla giuria, credo che rispettare le indicazioni del bando sia atto di rispetto prima di tutto verso gli altri partecipanti al premio, che magari hanno lavorato molto per mantenere la propria opera entro certi limiti, rinunciando magari anche a qualcosa che poteva essere apprezzabile.
    Rimaneva la possibilità di fare “un altro racconto”, diverso dal mio, seguendo le sue indicazioni e i suoi personaggi ed evidenziando quello che a suo parere io ho omesso.
    In due cartelle, mantenendo inalterata la mia storia e i miei personaggi, io non potevo farlo.
    Pertanto, se proprio ritiene fondamentali i passaggi e i personaggi che mi ha indicato, senza attingere niente da quelli miei, nulla le vieta di farlo lei, se ritiene di doverlo fare.
    E’ certamente possibile che alla fine il suo racconto risulti migliore del mio.
    La ringrazio per la lettura, l’attenzione e il commento, garbato e certamente gradito.
    Buona serata

  13. Ho letto questo pezzo, devo essere sincera, per la risonanza che ha avuto, molti commenti, quasi tutti positivi, mi hanno destato la curiosità di immergermi nella lettura e devo dire che ne è valsa la pena. Immediatamente la prima considerazione che mi è venuta da fare è stata : “Ma perchè un corto? Sarebbe stato interessante soprattutto come racconto, cambiando il tempo presente con cui è impostato il brano sin dall’inizio”…..evidentemente all’autore andava di realizzare un corto per cui….niente da eccepire. Argomento difficile, forse anche molto trito e ritrito, per creare uno scritto che “dica” veramente qualcosa di nuovo, qui quel qualcosa di diverso non l’ho notato ma è scritto talmente bene, con toni delicati, la lettura scivola via senza intoppi che alla fine la mia modestissima considerazione è che si tratti di un pezzo gradevole. In bocca al lupo per il concorso e complimenti per le alte sue opere!!!!

  14. Buongiorno Sig. Gioacchino, premetto l’invito a volerci un gran bene come compagni in questa avventura. Parliamoci con dolcezza. Vorrei entrare con un commento costruttivo nel pezzo. Concordo con Bertino e Fagnani. E’ gente che – e la cosa mi fa imbestialire – ci becca quasi sempre. Probabilmente hanno un che di streghe (sono serio). Giovanna sembra che morda le carni dell’autore quando commenta: a volte giochicchiando come uno degli animaletti delle sue favole a volte con decisione, poche altre mortalmente. Fagnani ha una prosa semplice e a punti esclamativi e il suo candore mi piace enormemente. Detto questo e scusandomi per l’inciso io credo che il vero problema sia che in genere l’occasione sociologica non genera buone idee o buona letteratura. Attentati, suicidi dovuti alla crisi, separazioni senza una lira, terremoti: l’aspetto giornalistico tende a prevalere e si finisce per discutere della quadratura dei miniappartamenti o per produrre immagini solo “affettive”. Il cuore lacrima ma è invece l’Anima che deve farlo e bisogna giungervi. Il suo pezzo per corti è scritto molto bene e ci sono alcune delicatezze psicologiche ma credo sconti questo limite. Che è inevitabile, si intenda. Credo che tutto il portato negativo di questa crisi, economica, psicologica, universale non sia purtroppo nulla rispetto a quanto ancora ci attende. Incombono, come umanità non come autori, grandi cambiamenti e i parti sono sempre molto dolorosi. In confronto le vicende di sofferenza individuale sembreranno carezze. L’Anima del lettore lo sa, in modo inconscio e profondo , e con questa perplessità legge, o meglio dovrebbe a mio parere leggere, il testo. Buona giornata e in bocca al lupo per il concorso. CEMF

  15. Signor Pierluigi De Stefano, in arte cavalier fairendelli, come lei stesso ha ammesso non contano i nomignoli ma il nome vero.
    Pertanto è col suo vero nome che la chiamerò.
    E in questo modo le comunico pure che la sua Veggente è una gran chiacchierona.
    Non avevo alcun dubbio che lei e le signore Bertino e Fagnani vi sarete trovati d’accordo.
    Per dirla tutta, mentre leggevo i loro interventi, ero già sicuro che presto sarebbe arrivato pure il suo.
    C’è però una differenza di fondo.
    Con le signore è stato possibile dialogare, entrando nel merito di questo racconto.
    Invece le sue osservazioni sono opinioni personali su quello che secondo lei produce buona letteratura.
    Opinioni rispettabili, che lei è solito esprimere spesso in modo autoreferenziale.
    Certamente il tono ieratico delle sue parole fa molta scena e rende il suo intervento simile a quello di un guru che concede le sue istruzioni al pubblico.
    Ma quelle a cui lei da l’enfasi della verità assoluta, per me restano soltanto sue opinioni personali.
    Nulla di più. Rispettabili quanto quelle mie. O di chiunque altro.
    Alle sue teorie su cosa produca buona letteratura, potrei opporre innumerevoli esempi in senso contrario, sia in ambito letterario che cinematografico.
    Ma credo sia meglio risparmiare agli altri utenti questa noia straziante.
    Mi limito a dire che non condivido una parola di quanto ha espresso nel suo intervento, pur ritenendo rispettabili le sue opinioni.
    Ad ogni modo la ringrazio per l’attenzione.
    Saluti

  16. Beh erano opinioni personali, certamente. Non si chiede mica di condividerle e le sue è facile siano migliori delle mie. Lo pseudonimo è un diritto sacro, se no con cosa restiamo? Con la carta d’identità in mano? 🙂 Avevo anche chiesto al Dott. Brandi se ok. Mettete pure il mio nome “vero”, no problem. Per nome vero, in verità intendevo quello che si può pronunciare alla fine di una vita, solamente allora. Il proprio nome vero. Lo può dire una donna poco prima che il suo uomo schiatti o nostra madre. Forse. Se va di culo. Io non lo conosco il mio, e per me puoi chiamarmi come preferisci. Ma la d è minuscola, siamo nobili sfigatissimi del casertano. Comunque direi di concentrarci sui testi e di volerci bene. E’ fondamentale. La Veggente è chiaccherona? Ma se non mette due parole in croce! Cultura modestissima e problemi che non ti dico. Un saluto e auguri. CEMF

  17. Ma per Veggente intendevi Lei davvero, Eugenia? Non parla con nessuno, mi sembra strano. Boh ma tutto è possibile… 🙂 CEMF

  18. “Non contano i nomignoli, ma conta il nome vero” lo ha detto lei. Perciò ho pensato di toglierle un peso.
    La Veggente è muta? Sarà trasmigrata. Oppure ha riacquistato la parola.

    Saluti e auguri, anche a te.

  19. ora la chiamo e verifico, mi stai agitando, tradisce pure quella dopo tutto quello che c’è stato la faccio finita. 🙂 comunque sai che noia qui se non ci fossero i miei (e tuoi) commenti, dai. resteremmo con i “reciproci positivi” e moriremmo. il nome vero è quello che ho detto, cazzarola! pierluigi de stefano è meno vero di fairendelli ci sei? un abbraccione. chiamami yoghi o iskander a me va bene. 🙂 CEMF

  20. Con te fa la muta.
    Ma con me parla.
    Eccome se parla!
    Ti chiamerò Fairy pure io.

  21. Fairy è dolcissima terminologia bertiniana mutuata poi dalla nikki simonetti. Non sono Veggenti loro, solo sapienti. 🙂 Comunque temo un warning di Brandi e torno al racconto: io non nego mica che ci siano stati grandi pezzi di letteratura che sono partiti dal sociologico, dico solo che ora è l’alba di tempi nuovi e bisogna cambiare registro. A ogni tempo la sua Parola. Parliamone in privato Bubi, ti spiace? non vorrei essere bannato. CEMF

  22. Bubi è il nome del cane del mio vicino.
    Ti farò parlare con lui. Però si intende di buona letteratura.
    Saluti

  23. 🙂

  24. A me sono venuti i brividi. Complimenti!

  25. Caterina Silvia, scusa, mi ero perso il tuo intervento.
    Grazie per la lettura e il commento.
    In bocca al lupo anche a te, ciao

    Laura, mi fa piacere essere riuscito a trasmetterti delle emozioni con il racconto.
    E ti ringrazio molto, per avere scelto di comunicarlo in modo così chiaro, ciao

  26. Mi piace la tua scrittura e ricordo di aver già letto i tuoi racconti. Anche questo è scritto molto bene e mi piace. Forse mi sarebbe piaciuto di più nella sezione racconti, magari con una maggiore descrizione di pensieri, emozioni…. Tratta un argomento molto attuale e sicuramente molto utilizzato. In effetti ho visto un film uscito nel 2012 che ha una trama molto simile alla tua proposta per cortometraggio. Non credo che questo rappresenti comunque un problema.

  27. Ciao Gioacchino, ho letto un bel libro “Cuore di padre” di A. Dinacci. Sedici racconti, sedici storie vere e a volte assurde di padri separati. Chi è stato dato per morto, chi denunciato come pedofilo perchè una volta ha abbracciato la figlia, chi, contadino, è stato accusato di voler allevare figli contadini. Forse lo conosci, altrimenti è davvero da leggere. A me il tuo soggetto è piaciuto, il fatto che sia di natura sociale non è certo un difetto anche se, in assoluto, non basta per fare una storia. Ma per un buon corto sì, soprattutto lo spiare continuo e il finale, immagino qui lo sgomento del figlio alla scoperta di uno spazio angusto e di una vita misera, credo che possano contribuire a sviluppare un filmato di qualità.

  28. Ciao Silvia, intanto ti ringrazio per la lettura e il commento.
    Ma ancora di più per le parole di apprezzamento e di stima, del tutto ricambiate da parte mia.
    Non mi fraintendere, capisco cosa intendevi dire e so che non era questo il senso del tuo intervento, tuttavia ritengo di dover spiegare l’origine di questo racconto.
    Io non ho visto il film a cui fai riferimento, ma posso garantire che, con altro titolo e in forma più lunga, io l’avevo pubblicato il 1 Maggio 2010, presso un sito di narrativa.
    Su internet la cosa non è verificabile, perché due anni fa ho ritirato il mio account da quel sito.
    Però possiedo ancora una copia digitale della pubblicazione, nella quale sono evidenti: logo del sito, titolo e testo del racconto e tutti i commenti che vi erano stati apposti dagli utenti.
    Posso anche esibirla nel caso fosse necessario.
    Dico questo soltanto per chiarire che l’idea di questo racconto risale a parecchio tempo fa, due anni prima del 2012, anche se le ultime modifiche (non sostanziali sulla trama) le ho apportate prima di inviarlo qui.
    E’ chiaro che, trattandosi di un tema di attualità – peraltro negli ultimi tempi sta assumendo proporzioni sempre più pesanti – non posso certo pensare di essere l’unico ad avere elaborato un’idea simile.
    Pur avendolo scritto nel 2010, non sarò stato nemmeno il primo.
    Ma credo che in ogni racconto o rappresentazione cinematografica si possano trovare temi già trattati da altri e quindi similitudini con qualcosa di già visto o letto.
    E se dovessimo prendere in esame uno per uno tutti i racconti inseriti in questo sito, in ognuno di loro di entrambe le sezioni, troveremmo somiglianze con qualcosa di già pubblicato o rappresentato.
    E’ molto difficile trovare qualcosa di assolutamente originale.
    Laddove si dovesse trovare, è chiaro che l’originalità è un valore che va premiato.
    Però, a mio parere, non può essere l’unico criterio di giudizio.
    Un racconto o un corto devono comunque significare qualcosa, emozionare, indurre momenti di commozione o dei sorrisi, lasciare uno spunto di riflessione al lettore, qualcosa che vada oltre il tempo della lettura o della rappresentazione.
    Anche un testo molto originale ma che non lasci nulla di tutto questo è, a mio parere, poca cosa.
    Ad ogni modo aspetteremo serenamente il giudizio della giuria.
    Vincere fa sempre piacere, ma come ho già detto, non è l’unica cosa che conta.
    Peraltro, ho già letto diversi racconti validi, che potrebbero diventare dei bei corti.
    Ti ringrazio per il tuo intervento, molto gradito, che mi ha anche dato anche la possibilità di spiegare quello che penso.
    Ciao

  29. Ciao Andrea, ti ringrazio molto per il commento e il gradimento che hai espresso.
    Non ho letto il libro che hai citato, ma lo leggerò senz’altro.
    In effetti la realtà, a volte, è ancora più dura di come io l’ho rappresentata.
    Nel mio racconto ci sono un padre e una madre che non si amano più, ma ancora si vogliono bene.
    La donna, in qualche modo, partecipa anche al riavvicinamento tra padre e figlio.
    A volte succede, ma non sempre.
    Ho preferito “essere sentimentale” e portare il racconto in questa direzione.
    Ma non è sempre così.
    A volte i figli vengono “usati” da entrambe le parti, per ripicche, dispetti, rivalse. Diventano “strumenti di guerra”.
    Questa è la cosa ancora più triste, che non dovrebbe mai accadere.
    Ti ringrazio ancora, tanto.
    ciao

  30. Sono immagini vivide, quasi da toccare. Molto immediato e commovente. Complimenti.

  31. Grazie Matteo, per l’apprezzamento e le belle parole di commento, ciao

  32. Buongiorno Gioacchino. Non credo di avere sufficienti competenze tecniche per commentare l’idoneità dello scritto alla traduzione in un Corto, ma così, di getto, la storia mi ha toccato e la ritengo sicuramente raccontabile. Quindi se di corto si tratta, chi ne ha la capacità, potrebbe fare gli adattamenti che crede migliori.
    Leggendola come un racconto, ne apprezzo il messaggio perchè non è scontato che situazioni simili, sicuramente attuali, vengano scritte e lette in maniera ottimista. Nella realtà infatti capita spesso che alla difficoltà della situazione si aggiungano immaturità , incapacità di autocritica e quasi sempre attacco (orgoglio ferito?). Nella storia i personaggi sono sicuramente più maturi di tanti soggetti reali (forse la donna è un po’ poco caratterizzata – è voluto?-), questo solo vale come buon soggetto per un corto; in un mondo dove le immagini valgono più delle parole, trovo una buona cosa veicolare messaggi costruttivi con un corto come questo . Auguri! Io ci credo.

  33. Buonasera Silvia, grazie per l’attenzione, gli auguri e il gradito commento, molto gratificante e carico di spunti di riflessione.
    Credo che nella realtà capitino vari tipi di situazione.
    Premesso che si tratta sempre di esperienze traumatiche da un punto di vista psicologico, esistono casi di ex che mantengono rapporti di civiltà, rispetto e affetto, riuscendo a gestire piuttosto bene anche le difficoltà relative al rapporto coi figli.
    Poi esistono situazioni che, per mille motivi, diventano molto spinose.
    Spesso subentrano rancori tanto profondi da dimenticare che i primi a soffrire per la volontà di continuare a darsi battaglia sono i figli.
    O, peggio ancora, sono proprio i figli a essere “usati come strumenti di guerra”.
    Io credo che le responsabilità non stiano mai tutte da una parte sola.
    Non so quale dei casi prevalga nella realtà, se quello della “guerra” o quello di rapporti più sereni (dettati se non altro dalla volontà di non fare ancora più male ai figli). Ma credo che siano entrambi ampiamente rappresentati.
    Nel mio racconto, ho preferito rappresentare quella parte di realtà maggiormente auspicabile: un padre e una madre che non si amano più, ma ancora si vogliono bene e non cercano di sottrarsi a vicenda il bene più grande: l’affetto del figlio.
    In questo senso, credo di avere dato molta importanza all’atteggiamento della donna, che non fa nulla per mettere il figlio contro al padre. Anzi, in qualche modo spinge il ragazzo a riavvicinarsi a lui.
    Il fatto che la sua figura sia meno caratterizzata e risulti meno centrale nel contesto del racconto è dovuta soltanto ad una scelta precisa: quella di mettere in primo piano le difficoltà nel rapporto padre figlio.
    Il motivo? In questi casi, di solito, quantomeno per ragioni legate all’affidamento, è il rapporto tra padre e figli a risultare, di gran lunga, quello messo più a rischio.
    Caratterizzare in modo più specifico la donna e/o approfondire il rapporto tra lei e il suo ex avrebbe reso il racconto molto più lungo.
    E, dal mio punto di vista, in questo contesto, sarebbe stato sleale nei confronti di chi partecipa al premio rispettando il limite imposto dal regolamento.
    Tuttavia , ritengo che di spunti di riflessione in queste due cartelle già ce ne siano.
    Non ho ritenuto fosse necessario aggiungerne degli altri.
    A mio parere, nella narrativa come nella vita, le situazioni che esprimono un disagio interiore che per qualcuno può essere vero, profondo e reale, non vanno mai caricate troppo.
    E qui, per fortuna, siamo a un premio per racconti / corti, non stiamo mica a “Carramba che sorpresa!”
    Infine, sono d’accordo sul fatto che situazioni come queste possano essere descritte meglio con le immagini che con le parole.
    Grazie, ciao

  34. …allora sei anche tu in questa sezione!
    Bravo, ti confermi un ottimo scrittore
    con talento ed inventiva.
    Sai passare dal racconto leggero ed ironico
    a quello più impegnativo e profondo.
    Spero tanto di leggerti anche su una raccolta importante
    con la copertina gialla, in uscita nel 2014.
    A presto. M

  35. Ciao Maurizio.
    I tuoi commenti sono per me attestati di stima di cui ti ringrazio profondamente.
    Stima del tutto ricambiata da parte mia.
    Per uno che scrive in prevalenza noir, come me, quella copertina gialla dà veramente stimoli infiniti.
    Tu l’hai raggiunta già per due volte.
    Io sto ancora inseguendo la prima, ma non demordo.
    Ti ringrazio tanto, sia per il commento che per gli auguri generosi, ciao.

  36. Non è la maturità degli anni che permette di cogliere il malessere di una famiglia, ma la grande sensibilità di chi lo vive e questo a mio parere non ha età. Mi è piaciuta molto l’idea di aver voluto affrontare questo disagio attraverso gli occhi di un ragazzino. Complimenti e auguri per il concorso!

  37. Ciao Linda, ti ringrazio per il bel commento, appropriato e carico di delicatezza.
    I ragazzi sono molto più sensibili di quanto gli adulti pensino e purtroppo sono i primi a soffrire nelle situazioni di disagio.
    Da qui la scelta di raccontare questa storia attraverso gli occhi e la voce del figlio.
    Ricambio i tuoi auguri: spero proprio di rileggere nell’antologia il tuo racconto, drammatico ma di rara dolcezza.
    Grazie, ciao

  38. Un racconto gentile, si legge con piacere e lascia qualcosa. Complimenti.

  39. Ti ringrazio, Matteo, per il gentile commento. Ciao

  40. Ho letto il tuo racconto, incuriosito del numero dei lettori, e mi è piaciuto e mi soono commosso. Non prendendo poi il dato come una statistica, ritengo che il testo piaccia a molti per l’attualità delle situazioni.
    Complimenti Gioacchino. Ciao.
    Emanuele.

  41. Ciao Emanuele, grazie per il commento e il gradimento espresso.
    A volte il numero di letture e commenti induce effettivamente a leggere un racconto e trascurarne altri, magari anche più validi.
    Non potendo leggere tutto, è naturale che sia così.
    Però qui devo aggiungere una cosa che esula dal tuo commento.
    Io credo che numero di letture e commenti abbiano un’importanza molto relativa.
    Prima di tutto, spero sia evidente a tutti che non influiscono sull’esito di questo premio.
    Ed è giusto che sia così, perché sarebbe davvero troppo facile pilotare sia letture che commenti in un senso o nell’altro.
    Solo per fare un esempio, basterebbe creare una cricca di quattro/cinque colleghi compiacenti, lasciarsi ogni tanto un commentino l’un con l’altro et voilà … il biscotto è servito.
    Naturalmente parlo per assurdo: non posso proprio credere che ci sia qualcuno capace di arrivare a tanto. No, no, non ci posso credere.
    E sarebbe comunque fatica sprecata, perché c’è una giuria a decidere.
    Però ti dirò che io, nell’impossibilità di leggere tutto, spesso vado a cercarmi proprio i racconti che non hanno ricevuto nessun commento. E a volte non rimango deluso dalla mia scelta.
    Detto questo, però, le dimostrazioni sincere di apprezzamento sono molto importanti, perché rappresentano per l’autore il segnale che il proprio lavoro è stato apprezzato.
    Perciò ti ringrazio davvero, per le belle parole che hai usato nel tuo commento.
    Ciao

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