Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Mamma vende voce” di Cecilia Testa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Tema:  Descrivi il lavoro dei tuoi genitori.

 

Per prima cosa, c’è tutto quel periodo in cui Mamma ancora non era una mamma. Voleva recitare in teatro, allora. Studiava all’ Accademia. E lì ha conosciuto Papà , che studiava anche lui. Insomma : io sono nata così.

D’ un colpo e senza sforzo la studentessa di recitazione s’è trasformata in tre cose nuove tutte assieme : mamma-moglie-lavoratrice.

Era giovane, allora. E lo è abbastanza anche adesso. C’è solo questo fatto : nelle fotografie recenti lo sguardo di mamma tende a dimostrare qualcosa – durezza, fermezza? E invece nelle foto da studentessa, no.

 C’è una ragazza che un po’ promette, un po’ chiede , in quelle immagini.  Quando tutto era ancora bianca possibilità.

Ho proprio l’impressione che quest’ altra trasformazione di Mamma si sia compiuta quattro anni fa.

 Già da parecchio Papà tendeva a farsi vedere poco. All’ uscita dall’asilo, trovavo sempre Mamma – un po’ sorridente , un po’ trafelata per la corsa tutta pazzesca in mezzo al traffico.

Un giorno Papà le ha detto : – Il fatto è che non mi sento sposato, – e ha cominciato a scrivere una lista lunga lunga. Tutti gli oggetti che aveva comprato lui solo. Prima di sposarsi, insomma.

Così la lampada blu, il tavolinetto a forma di luna ,  parecchi libri pesanti e un mucchio di altre cose hanno lasciato le superfici su cui erano sempre state per finire tutte dentro ad alcuni scatoloni. Poi i vestiti di Papà dall’ armadio sono passati nelle valigie. Dopo pochi giorni, non c’erano più né scatoloni né valigie né Papà.

Da allora spesso dormo nel lettone con Mamma, il che è assai pratico perché quando ho un incubo Mamma mi sveglia subito. – Non è niente, Costanza, è solo un sogno, – dice. E mi dà un bacino sulla fronte. E se è lei ad avere un incubo, io la sveglio subito: – Non è niente, Mamma, è solo un sogno, – dico. E le do un bacino sulla guancia.

Così ci riaddormentiamo vicine e la mattina dopo, alle sette, siamo di nuovo in piedi per docciarci, colazionarci, vestirci e silurarci fuori nel mondo : io a scuola, lei al lavoro.

 

Mamma vende voce ad aziende. O società . O ditte. Queste la registrano, e poi tutti , ovunque si trovino – a casa,  in ufficio o in automobile – tutti ascoltano quello che dice Mamma da dentro al dischetto registrato.

Quando sto con Erica la baby-sitter, spesso lo ascolto, uno di questi CD di Mamma .

S’ intitola : CD PULITORE DELLA LENTE LASER CON VOCE GUIDA.

Premo il tasto PLAY e Mamma fa : – Selezioni, prego, la traccia numero 5 dopo il segnale acustico.

Quindi la seleziono, questa traccia numero 5, e Mamma dice : – La pulizia è stata completata, il disco si ferma automaticamente.

E infatti poi, “ automaticamente “, non si sente più nulla. Silenzio.

Allora ripremo PLAY : voglio proprio capire com’ è che risulta così congelata la voce di Mamma, non la riconosco.

– Selezioni, prego, la traccia numero 5 dopo il segnale acustico.

Tra “selezioni” e “ prego “ c’è una pausetta breve sospesa. Come una  virgola d’ aria. Poi , dopo “ la traccia numero 5 “ , la voce di Mamma si fa uniforme sino ad “ automaticamente” . È un poco come quando la mattina mi prepara la fetta di pane con la Nutella : ricopre la superficie intera intera, senza lasciare scontento nessun angolino di pane.

 

         Negli ultimi tempi, una società le ha proposto una cosa diversa : il telelavoro. Lavorare da casa, insomma. Lei ha accettato subito, ma l’ ha fatto solo per me – per starmi vicina, per  non lasciarmi con la baby-sitter.

Le amiche-colleghe le mancano, eccome. Due chiacchiere pettegole , una sigaretta durante la pausa. Cose così.

         Comunque, sono venuti a casa due tecnici pelati come biglie e hanno installato qualcosa di grigio e assai tecnologico. Sono cose che io ho il divieto di toccare perché si rompono con facilità.

Da allora viene spesso un trillo, dall’ apparecchiatura. E Mamma risponde nel microfono : – Sono Stefania, in cosa posso esserle utile? – poi ascolta attenta attenta. Tiene gli occhi bassi, mentre ascolta.

          Sicuramente cerca d’ intuire non solo la richiesta del cliente ma anche il suo stile. Questo per rispondergli nella sua stessa lingua. Al corso che la società le ha fatto seguire le hanno insegnato che si fa così , me lo ha raccontato.

         Innanzitutto distinguere il cliente “ analitico“ da quello“assertivo”,

che è tutto un altro tipo di cliente.

         La voce di Mamma deve essere “impostata ma naturale”. “Perfetto il ritmo e l’ accento delle parole”.

         Ogni tanto, mentre ascolta il cliente, Mamma si volta verso di me.

Mi controlla un attimo : se sto facendo i compiti, se gioco con la Barbie o cos’ altro sto facendo. Quindi si rassicura , va tutto bene, mi sorride, io le sorrido in risposta, e lei si volta di nuovo : risponde al cliente.

 

         Al corso le hanno insegnato anche che bisogna sorridere al cliente,  mentre gli si parla, perché pare che , in qualche maniera, lui ,il cliente, lo percepisca , questo sorriso via cavo.

         Mamma è assai professionale, ma questo proprio non riesce a farlo, no.  Il suo sorriso non si compra : è solo per me.

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2 commenti »

  1. Ciao CECILIA, ho letto il tuo racconto e mi sento di scrivere qualcosa
    Il racconto più che bello ed oltre che bello è interessante….
    sicuramente lo specchio di qualcosa di vissuto o di percepito o di sentito in maniera forte
    Questo ha reso la prosa molto fluida, pulita, giovane ed il lettore viene preso gradevolmente per mano e portato avanti con grande facilità. Pochi tratti descrivono un momento come quello della mamma che si sposa e cambia abitus o del papà che va via con le sue cose…..
    Il finale mi pare che perde velocemente e decisamente tutta la forza del racconto.
    Forse c’è più testa che pancia o cuore negli ultimi 4 righi e questo fa perdere qualcosa…..
    Complimenti ed auguri.
    Guglielmo

  2. Salve Cecilia.
    Credo che Rispoli, nel suo commento, abbia colto l’amarezza (rabbia?) del lettore. E’ davvero un bellissimo racconto ma proprio quando dovevi affondare la penna nelle carni trepidanti di chi, come me, ha letto in apnea le tue coinvolgenti righe, lo hai sfiorato appena con quel dolcissimo sorriso materno che non poteva che essere per sua figlia. Rimane la lieve e meravigliosa descrizione del papà che sceglie nuove strade, lieve perché riesce a nascondere il rancore che ci deve essere in una figlia che vede allontanarsi il padre e meravigliosa perché lascia aperta la speranza che la figlia riesca a non soffrire troppo.
    Grazie dell’emozione. Complimenti ed in bocca al lupo

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