Premio Racconti nella Rete 2013 “Il bacio” di Paola Viteritti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Immobile, fissa, tesa: mi sento bloccata dentro di me. Non voglio liberare le mie emozioni: ho troppa paura di esserne travolta, di non riuscire a contenermi, di non poter fermare tutte le lacrime che vorrei piangere. Osservo i tuoi lineamenti dolci, i capelli castani che ricadono leggeri sul collo bianco, le labbra viola. Il vestito sobrio e liscio nasconde le tue forme, i fianchi morbidi e le gambe lunghe. Non posso distogliere lo sguardo da te e, nonostante tutto, mi sembri bellissima. Sento la gola stringersi a nodo, il mio respiro aumentare e diventare più veloce. Gli occhi si riempiono di lacrime, ma ricaccio tutto indietro. Non voglio mostrare tutto questo, non davanti a così tante persone. La chiesa è colma di gente. Alcuni singhiozzano, altri bisbigliano frasi di conforto. Se solo sapessero, forse non ti farebbero nemmeno il funerale. Provo a non pensare, a tenere la mente libera, guardando fisso nel vuoto; a malapena sento le parole del prete. Ho l’impressione di vagare nel nulla, ma un attimo dopo sono travolta dai pensieri. Immagini compaiono di fronte a me, danzando come fiamme sotto un cielo d’estate: tu che mi prendi per mano, che ti avvicini lentamente, che mi sorridi un attimo prima di baciarmi. Allungo la mano tremante, come a sfiorarti. Mi sembra così reale, ma tutto svanisce. Non riesco a respirare e le pareti intorno a me cominciano a ruotare vertiginosamente. Non ce la faccio più, non m’importa di quello che potrebbero pensare. Mi volto e corro fuori; corro finché non riesco più a reggermi in piedi, fino a crollare per terra, distesa. Sono nel parco, nel nostro parco. Mi metto seduta e con lo sguardo cerco l’albero sotto il quale ci sedevamo spesso. Lo intravedo in lontananza, tra molti altri. A fatica mi rialzo e mi dirigo in quella direzione, poi mi siedo appoggiando la schiena alla corteccia ruvida. I ricordi iniziano a vorticare velocemente: penso che non riuscirò a fermarli, che sarò in loro balìa per chissà quanto tempo, ma non è così. La mia mente rievoca quel pomeriggio soleggiato, il cielo azzurro striato di nuvole che s’intravede appena sotto l’enorme chioma dell’albero.
<<Mi chiedo come tu faccia a leggere tanto>>. Sei distesa, le gambe leggermente piegate e la testa appoggiata sul mio ventre.
<<Scusa, vuoi che smetta?>> e dicendo questo abbasso il libro che ho in mano.
<<No, no! Solo non capisco come tu riesca a passare così tante ore di fila su un libro>> mi fissi con i tuoi profondi occhi verdi e sorridi.
<<Dipende. Ci sono libri che leggo poco alla volta, perché sono faticosi, anche se interessanti. Come quelli del lavoro. In altri potrei perdermi dei giorni, perché è come entrare in un altro mondo e vivere avventure fantastiche ed è intenso, emotivamente sconvolgente, irresistibile>>.
<<È che a me, invece, piace di più viverle veramente le cose. Non fraintendermi, non che tu poi non le viva, ma a volte… non so, sembri distante>>.
Io ti osservo mentre le tue dita nervose giocano con i fili d’erba.
<<Stiamo parlando in generale o c’è qualcosa a cui ti riferisci?>>.
Ti metti a sedere e ti giri verso di me.
<<È un po’ che ci penso, ma non sapevo come iniziare il discorso. Non vorrei che capissi male. Solo, mi sembra che tu non riesca ad esprimerti molto. Non ti ho mai sentita parlare della tua prima ragazza. Non che tu debba farlo per forza, ma ho come l’impressione che a volte tu sia con lei: hai lo sguardo lontano, sorridi fra te e te, eviti accuratamente l’argomento…>>.
A queste parole cade un lungo silenzio. Io appoggio il libro sull’erba, chiudo gli occhi e tiro un profondo respiro. Ricaccio indietro le lacrime e quando riapro le palpebre, sei accanto a me: con mano leggera mi accarezzi la schiena.
<<Scusami, non pensavo che toccare questo argomento ti avrebbe sconvolta così tanto. Davvero, perdonami>>.
Vorrei scaricare contro di te tutta la rabbia, la frustrazione, il dolore che le tue parole hanno risvegliato, solo per sfogarmi. Invece, parlo con un filo di voce.
<<Non è colpa tua. Sono io. Io che faccio di tutto per nascondermi, per controllare le emozioni che provo. Pensavo che sarei riuscita a farcela e sarei stata meglio, che dovevo fare da sola, che non potevo confidarmi con nessuno, soprattutto con te. Non volevo che ne rimanessi ferita>>.
Mi faccio coraggio e ti guardo negli occhi e quello che vedo è solo un’infinita dolcezza.
<<Lascia che sia io a decidere. Vorrei sentire la tua storia, se te la senti di raccontarla>>.
Io emetto lentamente un respiro e comincio con voce tremante a parlare.
<<Lei non è stata proprio la mia prima ragazza: era un’amica, la mia guida, il mio punto di riferimento, la persona con la quale abbia legato di più in tutta la mia vita. Ci siamo conosciute a scuola, tra i banchi del liceo e poco per volta abbiamo creato una relazione molto forte. Mi sembrava di vivere una di quelle amicizie che trovi raccontate solo nei libri. Parlavamo davvero di tutto e, ancora di più, di noi stesse, dei dubbi, dei problemi. Io non ne ero molto capace. È stata lei a insegnarmi a scendere nelle profondità dei miei pensieri, analizzarli, capirli e accettarli.
Poi, a distanza di anni, ho cominciato a sognarla e desiderarla. Non capivo cosa mi stesse accadendo, ma è così che ho scoperto un’altra parte di me.
Non sapevo cosa fare. A quell’epoca lei aveva un ragazzo, io, invece, ero sola. Ho pensato che parlarne con lei, sentirmi dire di no, mi avrebbe aiutata a superare questa cosa, ma ero spaventata, terrorizzata dall’idea che questo mio sentimento potesse distruggere la nostra amicizia.
Alla fine ho deciso di dichiararmi. Ricordo che era una sera, dopo essere uscite da un locale. Camminavamo per raggiungere il parcheggio. Quando le ho detto cosa provavo, lei ha fatto quel sorriso imbarazzato che le ho visto pochissime volte. Poi abbiamo parlato a lungo. Mi ha detto che lei non provava gli stessi sentimenti, che non si sentiva attratta dalle donne. Ha detto anche di non preoccuparmi, che non sarebbe cambiato niente. Dopo quella sera non ci siamo sentite per un po’ perché il giorno dopo lei è partita per le vacanze.
A distanza di un mese, effettivamente, le cose sembravano tornate alla normalità. Solo qualche momento di imbarazzo tra noi, ma nessun altro problema. Parlavamo come una volta e io pensavo a quanto lei fosse eccezionale. Intanto speravo che le mie emozioni verso di lei si calmassero, ma non è stato così. Questo sentimento, questo desiderio, ancora oggi irrompe in me, ogni tanto e io non riesco a gestirlo, a scacciarlo, a sopprimerlo>>.
La mia voce si spezza. Mi fermo e aspetto di calmarmi. Quando riprendo a parlare sono avvolta da un abbraccio caldo e rassicurante.
<<Una sera, io e alcune amiche ci siamo trovate a casa sua. Era in programma una notte di chiacchiere. Per diversi motivi, però, le altre non potevano fermarsi. Quando anche l’ultima ragazza è uscita dall’appartamento, salutandoci, ho preso le mie cose e ho fatto per andarmene anch’io. Lei mi ha chiesto, credo più per formalità, se volessi restare. A quel punto non so cosa mi sia successo: sarà che quella sera non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, sarà stato il suo profumo o la sensualità dei suoi movimenti, ma ho smesso di pensare a tutte le conseguenze e mi sono semplicemente lasciata andare. Mi sono avvicinata e guardandola le ho confessato che avrei voluto restare, che allontanarmi da lei era doloroso, che desideravo poterla sfiorare, baciare, accarezzare. Poi le ho girato la schiena e l’ho salutata. Pensavo che sarebbe rimasta lì senza dir niente, aspettando che uscissi da casa. Invece, mi ha afferrato la mano e mi ha fatta voltare. Poi mi ha baciata con un’intensità tale da lasciarmi senza fiato. Non ho resistito. Ho ricambiato il bacio e ho cominciato a spogliarla. Il resto puoi immaginarlo. Siamo andate avanti tutta la notte, finché sfinite ci siamo addormentate. Quando mi sono svegliata, lei era in doccia. Ho aspettato che uscisse e abbiamo fatto colazione. Era tutto così surreale che non riuscivo a capacitarmi di quanto fosse successo. Non abbiamo parlato molto durante la mattina: lei fuggiva il mio sguardo e lasciava cadere i discorsi. Ad un certo punto ha annunciato: <<Non l’ho ancora detto a nessuno, ma io e Max ci sposiamo>>. Il tono era tranquillo e sicuro, il viso sereno. In quel momento tutto è collassato. Credo di aver biascicato qualche augurio e poi di averla salutata.
Non abbiamo mai parlato di quello che è successo e da quel giorno il nostro rapporto si è raffreddato: non ci sentiamo più così tanto e non chiacchieriamo come una volta. Io non so cosa pensare. Perché l’ha fatto? Era un modo per capire se volesse veramente sposarsi? Mi ha usata? L’ha fatto per me? Voleva capire qualcosa di se stessa? Ho fatto mille congetture, ma non ho risposte certe. Lei ora è sposata e ha una bambina bellissima che ha i suoi stessi occhi neri. E io, io non riesco a scrollarmi di dosso tutto questo>>.
Finito di parlare, mi accorgo di avere le guance rigate da lacrime. Tu non dici nulla; ti metti a cavalcioni sopra di me, continuando a guardarmi con i tuoi occhi gentili. Poi mi baci a lungo, con dolcezza. È il bacio più bello che ricordi. E mentre mi baci, tutto diventa evanescente, sempre più impalpabile e l’unica cosa che ha importanza è il caldo tocco delle tue labbra sulle mie.
Lentamente ritorno alla realtà. La testa è meno pesante e sento che le gambe potrebbero reggermi. Mi alzo, raccolgo alcuni fiori e mi dirigo verso il cimitero. Deve essere trascorsa almeno un’ora: ormai la bara è stata interrata e non c’è quasi più nessuno. Aspetto che anche le ultime persone si allontanino, poi mi avvicino alla lapide. Il ricordo del parco fa nuovamente capolino in me. Per un attimo penso che rievocare l’esperienza con un’altra donna il giorno del tuo funerale mi renda una persona orribile. Poi capisco: raccontare a te quella storia è stato il nostro inizio, è stato con quel bacio che è cominciato tutto.
Non c’è più bisogno di trattenere le lacrime. Mentre le immagini, le voci, le parole di tutto quello che è stato tra noi prendono forma, le emozioni irrompono violente in me. Le lascio scorrere per così tanto tempo che non so più dire che ore siano.
Quando tutto termina, mi sento svuotata, vorrei solo dormire. Lancio i fiori raccolti nel parco sulla terra smossa, mi giro e torno a casa: nella mia mente, il ricordo di quel dolcissimo bacio.
Bel racconto!!! Argomento difficile, reso con la dolcezza e la serenità che merita. Solo un piccolo appunto, proprio per fare la guastafeste: Ho sentito troppo calcato l’inizio, troppo “lacrimoso”. Peccato, visto che il resto hai saputo renderlo con una semplicità mirabile. Brava!!!
Grazie!
Soprattutto per il commento relativo all’incipit; la “pesantezza” dell’inizio è voluta per contrasto con la parte successiva del racconto.
L’idea è che la dolcezza del ricordo lenisca il dolore (per certi aspetti così assoluto e “lacrimoso” nella sua solitudine) che la protagonista prova a causa della perdita della persona amata.
Ciao Paola,
Il fatto che tu non abbia avuto nessun altro commento oltre al mio mi lascia letteralmente basita. Il racconto non è certo brutto, anzi! E il fatto che dopo così tanto tempo nessuno abbia lasciato un commento non ha che una, ahimè tristissima, spiegazione… Giuro che non credevo fossimo ancora a tal punto, ma questo me lo dimostra in pieno, così come me lo dimostrano i problemi che incontrano proprio in questi giorni coloro che si battono per ottenere un’uguaglianza di diritti che è sacrosanta. Ma a quanto pare certe convinzioni ataviche, certi tabù sono davvero difficili da superare, nonostante l’attualità del tema, dato che il film ” La vie d’Adele” ha vinto la palma d’oro a Cannnes proprio in questi giorni. Ciò detto non mi resta che augurarti in bocca al lupo …
E’ un racconto bellissimo, intenso. Protagoniste sono la morte e l’amore, la nostalgia, i ricordi. E’ davvero toccante la descrizione del primo innamoramento, così come pure la relazione con la nuova compagna, la comprensione, la voglia di essere vicine, in una parola l’amore. Dolcissimo il ricordo del bacio che fa svanire il mondo, tutto il resto. Credo sia il vero amore che niente può spezzare, niente tranne che la morte..commovente!!