Premio Racconti nella Rete 2013 “Dentro a un altro disegno” di Emanuela Fagnani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Gli occhi volano via, insieme al mio bambino, lui va lontano, assente da me, mi lascia a terra, dove la speranza si trasforma troppo spesso nel suo contrario: disperazione. Un bambino difettoso, difettato, un disegno che non è stato dentro ai bordi, che è da rifare. Si! Perché quando nasce un bambino che è altro dall’immaginario, un genitore deve rifare il disegno. Un bambino si pensa. Alcuni di loro prima del loro essere , alcuni da quella scoperta in poi, poi durante, e durante tutto questo è dapprima solo un bambino nella nostra fantasia, poi diventa anche cose che si fanno, mentre, per lui, nella cura della sua attesa, e in tutto questo, lui é già reale. Nella mente e nel cuore di quei giorni indimenticabili di attendere, io, Marta, tua madre, ti ho pensato e senza difetto, e così adesso, rifare il tuo disegno, il nostro, significa anche fare i conti con il senso di colpa che rimane dentro a quella sana illusione di giorni spensierati, che dalla memoria non si stacca come staccare in un attimo un disegno appiccicato al frigo. Li attacco al frigo i tuoi scarabocchi, dove l’ovale dei cerchi che disegni in seriale, ripetuta successione, adesi l’uno all’altro, quasi imbrigliati, incastrati, mi incastra a credere che siano mamma, mamma, mamma, e ancora mamma, perché l’ovale è l’utero materno nel disegno infantile e dunque sono io, e dunque se sono io allora tu mi chiami, tu mi vuoi, tu dici il mio nome. Tu non mi chiami mamma. Io sento solo troppe, troppe poche volte la tua voce. Incomprensibili vocalizzi quando perduto dove io non riesco a raggiungerti, tu rimani a guardare qualcosa che io non conosco e che ogni volta chiedo con tutta la mia preghiera, che non ti faccia troppa paura, perché là tu sei da solo e nessuno riesce a difenderti. Nemmeno io. Nemmeno io posso. Piango. Spesso piango in quei momenti ed è un pianto muto, come te. Anche io sono sola e sono persa in quel mio pianto impotente, ed esattamente come te, niente e nessuno riesce a difendermi dalla mia paura. Niente poi mi consola. Tremo. Piango e tremo spesso. Provo anche la rabbia che non si placa anche quando si placa per una tregua, perchè poi ritorna sempre, anche lei seriale, a ricordarmi che forse mi terrà sempre imbrigliata, incastrata. Anche quando fa pausa, lavora. A ricordarmi che io ci dovrò sempre lavorare, senza chiusure. Perché è così, io non ti volevo differente, perché non mi volevo differente, perché volevo giornate uguali a quelle di tante altre mamme e per te uguali a quelle dei tanti tuoi compagni. Quel giorno di marzo andai prima del solito all’ uscita da scuola, parcheggiai la macchina volutamente ben distante dal cancello, perché volevo poter fare una passeggiata a piedi da sola, esperienza più che eccezionale per una madre come me. Ogni passo lo appoggiavo al suolo con il gusto che si prova ad assaporare un biscotto dopo una lunga dieta selettiva, si sente tutto il suo sapore come se fosse la prima volta! Con una sensazione di maggiore leggerezza dentro ai miei tanti vuoti pesanti, giunsi davanti al cancello della scuola ma era ancora troppo presto per il suono della campanella. Non c’era infatti nessun’ altra persona oltre me ad aspettare. La strada davanti a scuola è una strada a senso unico, a fondo chiuso, posta parallelamente più rientrata rispetto alle altre, più vicine alla provinciale e transitate più velocemente. Non vi circolano che poche auto e vi si concentra un po’ più’ di silenzio e vi si raccoglie minore frastuono. Quel giorno era inoltre una buona giornata meteorologicamente parlando, un tiepido sole si appoggiava sul muretto di cinta del giardinetto antistante la parte dell’edificio scolastico di più recente costruzione, che datato, era stato oggetto di ristrutturazione solo qualche anno prima che entrasse mio figlio alle elementari. Mi appoggiai volentieri al muretto imbevuto di sole e mi lasciai infiltrare dal suo calore. Piacevole. Chiusi gli occhi. Aprendoli in quel punto, si può vedere bene , segnare l’intonaco chiaro, il contorno scuro del portone grande in vetro, alto e largo, che, quando i bimbi escono dalle classi e passando dal lungo corridoio vi si avvicinano, li riflette e li incornicia, in una vivace fotografia, colorata dai loro mille colori e illuminata dalla loro splendida luce. A fuoco, perché i bimbi sono sempre mossi ma sempre fermi, a guardarci e ad aspettare che gli diciamo chi sono. Mi sospesi su questa istantanea. Circoscritta. Fui separata da tutto quello che ero e che avevo vissuto. Che avrei voluto essere, che avrei voluto fosse. Mi sentii certamente in un respiro nuovo, profondamente diverso, speciale, anche lui, come noi. Anche lui altro da tutti gli altri suoi simili. Aria nuova, un’altra aria, che circolando apriva tutte le porte. Dentro a quel respiro, intensamente in contatto con me stessa, a porte aperte, riuscii a sentire solo in quel momento me e lui, davvero. Il nostro profumo. Quelli eravamo noi! Pensai al mio bimbo agitato. Al mio bimbo mosso e fermo. Al mio bimbo ad aspettare che io gli dica chi è! Dall’istantanea di quel giorno, mentre il cortile si era gremito di tanti altri volti ed altri corpi, senza che io mi accorgessi, io con il mio corpo appoggiato al muretto infiltrato di calore, davanti ai miei occhi, vidi arrivare gli occhi di Giorgio, il mio Giorgio. Con tutto il calore del mio corpo infiltrato di calore lo abbracciai, per infonderglielo. Lui si lasciò anche abbracciare quel giorno, non è sempre così scontato, non è sempre lui così incline ad un estremo contatto fisico. Casualità provvidenziale, ne avevo così bisogno io quel giorno di abbracciarlo! Presi il suo viso tra le mie mani e i suoi occhi furono ben dritti dentro ai miei. Fermi ad aspettare. Ci guardammo. Gli dissi, ferma anche io veramente : – Chi sei tu? Chi sei? Sei proprio tu il mio bambino bellissimo! – Mi sorrise, sorrisi. Sorridemmo. A volte il disegno va rifatto, per riuscire a farne uno molto più grande! Giorgio è il mio bambino.
Questo racconto è bellissimo. E’ una voce di madre che arriva dritta al cuore. L’immagine di un bambino che è un disegno fuori dai bordi, da rifare, è una delle cose più belle che io abbia mai letto nella mia vita. (Non ho cento anni 🙂 , ma ho letto davvero tanto!)… E si, la mamma è proprio un cerchio, come lo è l’amore. Senza inizio, nè fine.
Bellissimo.
limpido puro bello. in una parola fagnanesco. 🙂 CEMF
Cara Sara Maria ti ringrazio tanto e ricambio i complimenti per lo stile ed i contenuti che hai affrontato …… Ti auguro una buona giornata. Emanuela
Bello e intimo questo tuo racconto, cara Emauela, che per l’argomento affrontato tocca il cuore del lettore. Proprio nel tuo stile. Un unico appunto però: si potrebbero togliere le due sviste che sciupano la lettura? Mi riferisco agli apostrofi di “Un’altro” del titolo e “Un’estremo” nelle ultime righe.
Ti faccio tanti auguri per il concorso
Mi sembra un modo di scrivere più vicino alla poesia che alla prosa: un insieme di sensazioni molto belle e toccanti che ha una mamma nei confronti del suo bambino. Forse dovresti “drammatizzarli” un po’ di più per renderli un racconto vero e proprio,far “succedere qualcosa”, inserire una trama. Oppure potresti virare più decisamente verso la poesia. Così la mia impressione è che rimanga un po’ ibrido.
Emanuela……alla fine della lettura mi sono sorpresa ad asciugare le lacrime che scendevano sul mio viso……non vi sono commenti da fare, per me…..no è un pezzo da commentare….solo da leggere e che ognuno si tenga dentro qualunque osservazione, perché è una parte di un diario molto intimo che non può e non deve essere commentato.
è bello, soprattutto in potenza. fagnani ha reagito alle sberle prese da me sul suo primo racconto di amore producendo questo ottimo testo. onore. CEMF
Bello, poetico, commovente, coinvolgente. Complimenti.
brava tamarri. prima della fine del concorso la voglio peró su “I suoi capelli d’oro”. E non alla Bertino ( che fa così apposta: mi vuole in ospedale dalla rabbia per poi venirmi a trovare). puo fare su questo mio
pezzo un bel e “buon” commento? o vogliamo che stia male aggiungendomi a tutti gli altri? CEMF
PER SILVIA TAMARRI
cara SILVIA le sue parole sono un onore per cui grazie veramente di cuore! Emanuela
Si avverte nel flusso di coscienza, nelle lunghe frasi zoppe, quasi un respiro affannoso della voce narrante che corre all’incontro, un’ansia che poi si stempera nella consapevolezza di un rapporto unico e nell’abbraccio finale.
Molto bello, dal titolo in poi.
Andrea
La ringrazio molto per il suo commento e per il cenno al titolo. Devo ringraziare molto anche Giovanna, Bertino, per i suggerimenti che, come vedrà, ho seguito…. correggendo quella ” svista” ! Grazie a entrambi! E complimenti a voi!
Mi scuso, ma nel rispondere non ho detto a chi. Ho risposto nel mio precedente ad AMASO per ringraziare del suo commento e ringraziato Giovanna…
Grazie
P.S. con “zoppe”, intendevo una andatura irregolare, mi scuso se l’aggettivo non è gradevole. E’ solo il ritmo sincopato di chi riflette, un pensiero rapido che si va facendo.
Emanuela, mi hai fatto commuovere. Ti scrivo col cuore ancora in gola perché il tuo racconto e’ un’emozione vera. I miei più sentiti complimenti
Emanuela,
senza fiato.
Senza parole.
Ho letto senza riuscire a smettere, senza un secondo senza un a pausa senza riuscire a respirare, quasi.
Splendido.
Un flusso di coscienza che parte dalla pancia e colpisce dritto dentro al cuore.
Pura poesia, a tratti – più spesso che no.
Una mamma, un bambino difettoso – per un po’ ho pensato che parlassi di un bambino mai nato, oppure di uno venuto alla luce per chiudere gli occhi poco dopo.
Magnifico come conduci il lettore sino al finale.
Giorgio c’è. Giorgio esiste.
E’ un bambino fuori dal bordo. Difettato.
Proprio per questo, bellissimo. Amato come mai, prima, nessuno.
Adoro tutto – dall’immediatezza del linguaggio al ritmo, singhiozzato (zoppo, come dice Amaso; sincopato, direi io), ad accrescere la drammaticità del vissuto.
Bravissima, Emanuela.
BravaBravaBrava.
Applausi.
Una cosa così merita buona – buonissimissima – fortuna.
Ti dirò di più: sinceramente, dal profondo del cuore, mi auguro che tu ce l’abbia.
Non lo dico per piaggeria, credi, né per reciprocare i tuoi complimenti ai miei brani: è che lo meriti.
Mi stupirei davvero molto – infinitamente, a dirla tutta – se non dovessi leggere questo tuo racconto nell’antologia del prossimo anno.
Auguri,
Monica (questo tuo merita tutta la sincerità del mondo, a cominciare dal nome).
Per MONICA:
La sincerità …..cosa volere di più? Da lei ci passa tutto il meglio!
E noi, lo vogliamo! No?
Cara Monica, non so davvero come ringraziarti per le cose scritte per il mio racconto e per me e per Giorgio.
Giorgio, come ogni bambino, e bambini tutti quanti un po’ lo restiamo, ad attendere di avere un nome con uno sguardo!
Chi siamo se non ce lo dicono, se nessuno ci riconosce?
Qualcuno rimane bambino per sempre in attesa di una piena identità, di una chiara collocazione, di un posto dove stare, oppure dove sentirsi, se non gli accade di stare veramente nel cuore di qualcuno!
NEL CUORE DI QUALCUNO.
Solo lì ci ritroviamo!
Se pensiamo all’incontro tra una bambino adottivo e la sua seconda e prima madre non è questo che accade?
L’incontro che avviene tra un bambino, che avanza piano e tanto diffidente quanto desideroso, da un troppo lungo e largo corridoio, freddo di marmo ed asettico, verso, tremante ed impaurito per un altro rifiuto od un nuovo abbandono, e una figura,due figure, immagini che non conosce e che non sa da dove provenire, ma che gli avanzano incontro con lo stesso passo, con lo stesso tremore, con la stessa paura, con la stessa voglia, e con la stessa emozione, che arresta quasi il respiro, per intendersi e parlarsi in una concentrazione a cui nulla sfugge e in cui tutto rimane e può rimanere per sempre …..e solo in essa e in quello spazio ci si può prendere la mano e poi trovarsi anche abbracciati e intrecciati …..
Giorgio e la sua mamma si trovano un po’ così e da quel momento tutto il loro intreccio diviene trama e tessuto…..che ripara ….
Ogni incontro può essere intreccio oppure no e se tesse o non tesse……dipende tutto da ciò che vi si concentra!
Grazie Monica e felice di averti incontrata qua!
Emanuela
Tu commenti i racconti degli altri, con partecipazione e passione, tanto che oltre ad un grazie ho fatto fatica a dire, ma tu scrivi dritto al cuore. Sai esprimenere situazioni e senzazioni in modo tale che viene colmata la sete di anima di cui si ha bisogno. Grazie.
L’amore di una madre per il suo bambino è un disegno perfetto.Racconto che tocca il cuore,bellissimo.
….ed è quando ci si ama anche nelle imperfezioni che allora può essere davvero amore !
E’ la terza volta che rileggo l tuo racconto, Emanuela, difficilmente lo faccio con altri racconti, lo rileggo perché mi ha talmente emozionato che ho sentito tutte le volte la spinta a tornarci sopra con i miei occhi ma, soprattutto, con il mio cuore. Ti auguro veramente di essere una tra i vincitori del concorso Emanuela perché è davvero meritevole questo pezzo. Un abbraccio.
Intenso e pieno di grazia, più che un racconto, un affresco dell’amore di una madre per un figlio, che credo sia l’amore più grande del mondo
La rabbia che “Anche quando fa pausa, lavora.” però per fortuna “A volte il disegno va rifatto, per riuscire a farne uno molto più grande!” . Brava tra questi due pensieri una storia commovente e forte. Complimenti.
Il mio cuore batteva sempre più forte e mi sono resa conto di aver smesso di respirare solo quando ho ricominciato a farlo… alla fine, quando ho visto Giorgio. Sì perché sono “entrata” in Marta… ho provato le sue sensazioni, ho visto con i suoi occhi, ho abbracciato con la sua pelle… straordinario! E sei tu che hai permesso ciò. Sono senza parole, hai un dono eccezionale. Sono certa che già lo sai grazie ai magnifici complimenti che hai ricevuto. Ma non potevo non unirmi agli applausi. Non era mai capitato che mi accadesse un’esperienza simile in assenza di azione… non c’era paura, non era passione… era il cuore di Marta. Grazie perché custodirò cara questa “visione” per sempre. Ovviamente, infiniti auguri.
Notevole.
Ho rischiato di perdermelo
e sarebbe stato un peccato.
Grazie ad altri commenti,
come in altre occasioni,
ho avuto la fortuna di scovarlo
e di leggere di sensazioni descritte
in modo quasi poetico.
A presto.
M
Cara Marcella grazie per il tuo sincero, sentito, spontaneo commento, che mi è arrivato con l’entusiasmo con cui l’hai scritto e sauto trasferire e con cui altrettanto ricambio, porgendoti anche un mio caro saluto e tanti tanti tanti auguri per tutto!
Emanuela
Grazie anche a te Maurizio e spero di riuscire presto a leggere i vostri racconti !
In bocca al lupo!
Racconto da far leggere a quelle madri avide di cercare la perfezione nei propri figli sani. Auguri per il concorso.
Grazie Linda… vero!
Auguri e un caro saluto!
E’ impossibile non emozionarsi fino alle lacrime nel leggere questo bellissimo racconto! Ogni bambino è semplicemente, un dono. Solo una mamma può capirlo.
In bocca al lupo per il Concorso!
Paola (“In viaggio”).
Grazie Paola, tanti tanti auguri anche a te per tutto!
Emanuela
Toccante e intenso, si legge tutto d’un fiato.
Bellissimo e commovente. Per tutte le mamme e coloro che vorranno diventarlo.
E io commento ancora il tuo meraviglioso fagnanesco Disegno!
Non me ne voglia il Cav. se utilizzo il neologismo da lui coniato per definire l’Autrice, la sua scrittura, il suo mondo… termine che presto diverrà di uso comune, secondo quanto mi mostra la mia sfera di cristallo. Ma anzi se ne compiaccia il Cav., che tanto ammiro, se mi avvalgo del suo gergo. Deve esserne lusingato. Grazie, CEMF.
Emanuela cara, sappi che siamo arrivati al punto che ti cito nei miei commenti (vedi “Tea bambina stralunata”) e senza versarti i diritti. Ma dove andremo a finire di questo passo?!
Grazie Marcella per il nuovo commento al racconto e per la citazione del neologismo Fairendelliano il Cavaliere sarà sicuramente compiaciuto e non te ne vorrà.
Grazie ad entrambi ed auguri ….Emanuela
il fagnanesimo cosa è: un mondo in cui gli altri fanno a te cio che desideri. guarda che è un mondo metaviglioso. 🙂 CRMF
Il dramma di Marta è il dramma di molte mamme:” disperazione. Un bambino difettoso, difettato, un disegno che non è stato dentro ai bordi, che è da rifare.”
Hai descritto poi i pensieri più reconditi di una mamma che è consapevole della vita che l’attende per l’amore di suo figlio. Quei pochi momenti, quei brevi attimi colti nella grandezza di mamma però bastano ad illuminare l’esistenza di Marta.
“Sei proprio tu il mio bambino bellissimo! – Mi sorrise, sorrisi. Sorridemmo. A volte il disegno va rifatto, per riuscire a farne uno molto più grande! Giorgio è il mio bambino.”
Non possiamo abbandonare queste mamme nè i loro figli. ABBRACCI, ABBRACCI, ABBRACCI.
Emanuele.
Grazie ad Emanuele per questo tuo commento al mio racconto e per le considerazioni …tanti auguri a te.
Complimenti Emanuela!!!
🙂
Complimenti Emanuela il tuo successo era preannunciato dai commenti positivi.Il tuo racconto mi aveva particolarmente colpito e così lo è stato per la giuria!
Complimenti Emanuela, cara, hai visto che ce l’hai fatta!!!!
Incantevole Emanuela,
incantata ti leggo, ti ammiro, ti approvo e sono certa che
l’Incanto non finirà mai.
COMPLIMENTI!
La mia sfera di cristallo diceva il vero…
…carissima e dolce Emanuela…ce l’hai fatta!!! COMPLIMENTI VIVISSIMI..del resto un racconto così delicato e struggente non poteva non colpire! :*
Grazie Eleonora …sei davvero tanto cara ! Un abbraccio grande
<3 🙂
Sei davvero riuscita a fare “un disegno molto più grande”! ti rinnovo ancora i miei complimenti. Brava Emanuela, il tuo racconto merita davvero il premio.
Silvia
Leggo ora questo racconto. Magnifico: coinvolgente, toccante, dolce, appassionato… vivo!!
Complimenti a te Emanuela per averlo scritto!
Molto bello, intenso e puro. Colpisce per il suo stile serrato, è come una corsa disperata ma straordinaria, intima e coinvolgente. Almeno io la vedo così! Complimenti per la vittoria!
Questo racconto non è un racconto. E’ un flusso di emozioni che dal cuore si trasformano in parole. Un flusso che tu, Emanuela, sei riuscita perfettamente a mantenere limpido nella trasformazione, cosicché le tue emozioni, spesso così difficili da far intuire e comprendere a chi non le prova direttamente, riescono ad arrivare forti al lettore. Che altro dire? I miei complimenti!
Emanuelina!
E per fortuna che sono UNICA!
Ti immagini le marcellinate in giro per il mondo?!
…zitta zitta Marcellina non ci posso nemmeno pensare!
Sei forte dai!!!!
😉
Cara Emanuela, anch’io sto leggendo poco per volta i racconti, che per mancanza di tempo e continui problemi ho dovuto tralasciare.
Il tuo è un bel racconto: hai saputo descrivere qualcosa di importante che avrebbe potuto scadere nel melenso e invece sei riuscita a mantenere la difficile, difficilissima capacità di “dire” senza pietismi. Mandando comunque un messaggio che racchiude i sentimenti di una madre che deve imparare giorno per giorno il suo bambino. Molto belle certe immagini, come quella di paragonarlo a un disegno un po’ fuori dai bordi. Ma che importa. Il disegno-bambino rappresenta sempre qualcosa di affascinante e importante, anche se come in questo caso, un po’ più difficile. Giusta la considerazione che tutti i bambini aspettano dai genitori o comunque dagli adulti di sapere chi sono. Sei stata molto brava, gabriella
Grande Emanuela! Con un pò di ritardo, ma ci sono arrivato anch’io al tuo splendido racconto. Dopo ben 53 commenti ci sarebbe davvero poco da aggiungere… ma ti volevo ringraziare per averci donato una pagina intensa, dolce, carica di poesia e d’amore. E’ la “bellezza” che si fa strada, anche davanti a qualcosa o qualcuno che la gente comune ritiene difettoso, quella bellezza che non teme niente e nessuno, quella bellezza che salverà il mondo!