Premio Racconti nella Rete 2013 “Il fascino dei vecchi film” di Giuliana Vercesi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Il fascino dei vecchi film. ( liberamente tratto dalla canzone fotogrammi di Emanuele Scataglini e Barbara Rosenberg)
E’ piacevole, nei pomeriggi estivi, a Milano, trovare frescura in una grande libreria e intanto gironzolare senza impegno fra cose belle e interessanti come libri, CD, DVD.
Quel sabato indossavo una camicetta di seta colorata, la gonna lunga come usava qualche anno fa. Mi sentivo bella. Era straordinario che, dopo tanto soffrire, mi sentissi ancora attraente, pronta alla vita. La treccia scura annodata sulla nuca conferiva delicatezza al mio viso il viso senza trucco, eccetto il rossetto rosa al quale sono talmente abituata da non poterne fare a meno. La libreria di corso Vercelli è confortevole: le poltroncine di pelle color mattone invitano a sostare per leggere o sfogliare un libro, una rivista, vicino c’è il bar dove è possibile parlare con gli amici, scambiarsi opinioni, fare conoscenze. Il ragazzo che avevo visto la settimana scorsa, e anche quella prima, anche questa volta era solo. Non molto alto, con folti capelli castani ricci , il viso un po’ irregolare, illuminato da occhi chiari, sfogliava i libri con interesse, voltandoli per leggere le brevi critiche scritte sul retro della copertina. Poi li riponeva. Oggi, ero decisa a parlargli e intanto volevo sapere che tipo di letteratura lo interessava, così, mentre lui si avviava al reparto dei DVD, mi accostai allo scaffale dove lui era sostato poco prima. Si trattava di letteratura classica. Mi avvicinai a lui “Questo film è molto interessante”, affermai indicando un dvd,che teneva in mano “ Si’- disse lui- ma io l’ho già visto parecchie volte. Questo, piuttosto, lo conosci, me lo consigli? Domandò indicandomi “ I 400 colpi “ Era diventato rosso.
“ Se ti piace il film francese anni sessanta -risposi decisa- questo è bellissimo, mi meraviglia che tu non lo conosca…”Mi chiese con un certo tono stupito perchè mi meravigliasse. Mi guardò attendendo la risposta.
Ora fui io ad essere imbarazzata. Poi dissi, tutto in un fiato, “ Mi pareva che ti piacesse un certo tipo di letteratura, e un certo tipo di film. Questo film di Truffaul è molto famoso”. Truffauld ha avuto un’infanzia da disperato, e l’ha raccontata in questo film. Questo film parla della libertà”.
“Sei proprio simpatica- mi disse lui- oltre che bella. Sai, ti ho già vista qui domenica scorsa. Piacere, io mi chiamo Lorenzo.Mi porse la mano, tenendo nell’altra il dvd.
“ Io sono Anna.”. “Usciamo a mangiare un gelato?- mi propose- Ora fa meno caldo”
Accettai, naturalmente.
Camminammo a lungo per via Dante leccando il gelato, e intanto si parlava, si discuteva di film e di libri. Io gli chiesi qual’era il regista che gli piaceva di più e Lorenzo rispose che era Charlie Chaplin.
“ Fra tutti i film di Chaplin preferisco Luci della città”. Non so perchè, mi piaceva che gli piacesse Charlie Chaplin e “ Luci della città “
Dall’asfalto sembrava salire aria calda e il cielo era azzurro, solo svagate nuvolette bianche si rincorrevano liete e a me sembrava la fine del mondo per la felicità di essere viva, di essere ancora bella, nonostante tutto. Parlammo moltissimo, arrivammo fino al parco, mangiammo una pizza in un bel ristorante con giardino vicino al Teatro Dal Verme. Lorenzo mi disse “Io abito in foro Bonaparte, qui vicino. I miei genitori sono al mare, in Sardegna. Vuoi venire a casa mia a vedere il film?”
Fu un amore diviso fra fotogrammi e lenzuola, mentre dalla finestra spalancata si vedeva una luna enorme e rossiccia. Quando l’alter ego di Truffault, Antoine, corse verso il mare, in quel lunghissimo, famoso piano sequenza, Lorenzo lo incitò “ Corri, ragazzo, corri,” e quando la macchina da presa si fermò sul suo viso dall’espressione indecifrabile come doveva essere il suo animo, Lorenzo mi abbracciò forte, emozionato e disse che mi amava, e tante altre cose.
Il sole inondava di luce la camera quando mi svegliai. Lorenzo entrò sorridendo con il caffè, sedette al mio fianco. “ I miei genitori non torneranno fino a domani, e tu, hai impegni?”
Gli dissi di sì, ma non era vero. Cominciai a vestirmi con la camera inondata di luce, sotto lo sguardo di Lorenzo. Ma io ero spensierata, non temevo giudizi: sono una bella donna, e non dimostro la mia età.
“ Mi devi raccontare la strana storia di Jules e Jim” disse Lorenzo. Io gli promisi che la nostra storia avrebbe avuto un finale aperto.
Non mi è piaciuto, troppo risolutivo e frettoloso. Troppo semplice. Due si incontrano, si piacciono e finiscono a letto. Tra l’altro lui è già innamorato follemente. Non so, non riesce a convincermi e mi ricorda troppo un famosissimo The Dreamers.
Cara Sara Maria Serfini, ache se il mio rccontino non ti è piaciuto, ti ringrazio di averlo letto e sprattutto di aver espresso la tua opinione. Evvettivamente non è un un bel racconto. Unica cosa: The Dreamers non l’ho mai visto.Andrò a vedere si GOOGLe. Ti ringrazio, Giuliana Vercesi.
Invece secondo me non è male come racconto. Devi solo lavorarlo un po’. Dai un passato ai personaggi. Fai capire chi sono, da dove vengono, magari aggiungi un po’ di mistero. Descrivi di più i luoghi, in modo che facciano meglio da sfondo alla storia – ho visto che ti riesce bene, ma ci hai solo provato di sfuggita! – Mi piace il finale, l’idea dell’amore mischiato con i fotogrammi del film, ma devi farlo vivere di più al lettore, renderlo più partecipe. Secondo me può venire fuori qualcosa di buono. Hai un bel fraseggio, un modo di scrivere piacevole: DACCI DENTRO!!!! 🙂
Sì, anche a me il racconto ha dato l’impressione di essere troppo frettoloso in certi passaggi. Scusa, sono dotata di poca immaginazione, ma non ho capito come mai la protagonista non rimane quando il ragazzo belloccio e fascinoso la invita a restare “tanto i suoi non sarebbero tornati fino al giorno seguente” . Eppure è un amore sbocciato, “diviso tra fonogrammi e lenzuola”. Perché quest’ansia di fuggire via? Perché lei è molto più anziana di lui? Non mi viene in mente altro.