Premio Racconti nella Rete 2013 “Il Cecchino e la Meretrice” di Nadia Meriggio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013I caldi raggi del sole rischiaravano il bosco. Le foglie erano dolcemente accarezzate dal vento e gli scoiattoli danzavano sui rami di un castagno. Un cinghiale mi passò davanti allontanandosi nervosamente tra la vegetazione. Nell’aria c’era un odore strano, un misto tra una crostata carbonizzata e un impasto di miele d’acacia e formaggio erborinato.
A un tratto lo vidi. Fiero e imponente, Cecchino Alato, puntava il suo arco d’oro nella mia direzione. Mi guardai intorno e l’odore cattivo divenne più persistente, Meretrice Frigida si stava avvicinando. Era giorno di caccia, per loro due.
Un tempo, quando ancora esisteva l’Amore, era sufficiente che Cecchino Alato scagliasse una freccia qua e una là e la dolcezza che sprigionava inondava il cuore dei due prescelti. L’Amore era diventato cosa rara e sempre più spesso capitava che, prima che Cecchino Alato riuscisse a scagliare la seconda freccia, Meretrice Frigida si avventasse sul soggetto appena colpito e gli alitasse sul collo. A questo punto la freccia dorata perdeva tutta la sua efficacia, l’Amore era bandito per sempre da quel cuore.
Cecchino Alato mi fissava con determinazione. Non c’era nessun altro nel bosco, non potevo permettergli di giocarsi così stupidamente il mio cuore e cominciai a correre. In quel momento il bosco mi sembrava cattivo come l’odore persistente di Meretrice Frigida. Era lì, nascosta tra i cespugli, pronta a saltarmi addosso non appena la freccia mi avesse colpita. Una nube oscurò il sole e il vento prese a soffiare più forte. I crampi iniziarono a tormentarmi la gamba destra ma io continuai la mia corsa disperata. Ancora poche centinaia di metri e sarei stata al sicuro.
Il bosco finì e attraversai il ponte che conduceva alla Fortezza. Sembrava che i miei inseguitori avessero desistito ma, per sicurezza, oltrepassai la porta d’ingresso alla cittadella prima di voltarmi. Cecchino Alato non c’era più ma Meretrice Frigida mi fissava da lontano con sguardo cattivo. Prima o poi mi avrebbe presa ma finché potevo preferivo tenere ancora un po’ per me l’Amore che stava nascosto nel mio cuore.
Nella cittadella eravamo circa un centinaio di persone e, secondo lo Specchio dell’Amore, Meretrice Frigida aveva fatto un bel bottino di cuori ma gliene mancavano ancora due. Uno era il mio. L’altro nessuno sapeva chi fosse ma, se Cecchino Alato fosse riuscito a colpirci con le sue magiche frecce senza che Meretrice Frigida ci alitasse sul collo, tutti gli altri cuori sarebbero stati liberati dalla sua maledizione.
Arrivata nel centro della piazza principale mi fermai alla fontana. Mi sciacquai il viso con acqua fresca e bevvi. Poi osservai la cittadella animarsi intorno a me. Uomini fintamente motivati e con la ventiquattrore si avviavano speditamente verso il Centro Congressi. Donne senza vanità né sogni trasportavano le buste della spesa. Bambini non ce n’erano, essendosi praticamente estinto l’Amore non ne sarebbero più arrivati…
Mi avviai verso la Biblioteca, l’unico posto in cui potevo permettermi di essere più o meno me stessa. Attraversai una manciata di corsie e presi libri a caso. Raggiunsi il grande tavolo al centro della stanza e, trovato un computer libero, appoggiai davanti ad esso il mio carico di cultura, formando una barricata che mi isolasse dagli altri operatori.
Accesi il computer e digitai le mie credenziali. Il mio avatar virtuale mi sorrise. Ora ero semplicemente Esploratrice Speranzosa e potevo dedicarmi alla ricerca dell’altro cuore non contaminato dall’apatia. Una volta trovatolo sarebbe bastato accordarsi per farsi infilzare da Cecchino Alato e la maledizione si sarebbe dissolta.
La cittadella aveva un social network interno a cui eravamo tutti iscritti. Era il nostro unico mezzo di aggregazione. Era dotato di una quantità considerevole di applicazioni che facevano le veci di tutti gli antichi posti che una volta si frequentavano nel tempo libero: Cinema, Teatro, Palestra. Bastava indossare un paio d’occhialini o mettersi a saltellare sul posto per avere l’illusione di essere davvero da un’altra parte.
Attorno al tavolo, nelle varie postazioni multimediali, c’erano altri uomini e donne. Facce impassibili, abbigliamento anonimo, nessuna voglia di scambiarsi anche un semplice saluto. Di fronte a me c’era un uomo che vedevo spesso in Biblioteca. Era il più distaccato di tutti e, per non essere disturbato dalla presenza degli altri, si isolava indossando le cuffie. Lo imitai.
Benché nessuno fosse interessato a conoscere la vera faccia degli altri utenti con cui ci si scambiava informazioni sul social network io sapevo che lui si chiamava Cercatore Solitario. In rete esisteva un archivio che associava i nickname alle fotografie reali delle persone e io, per curiosità, l’avevo visitato. L’avevo fatto un’unica volta ma era bastata per capire che la Biblioteca poteva essere la chiave per liberarci dalla maledizione.
Al di fuori del mondo virtuale non si interagiva in alcun modo con gli altri e quindi sapere che lui era Cercatore Solitario ed era il mio vicino di casa non mi cambiava la vita. In realtà una minima utilità quest’informazione l’aveva perché potevo domandargli in chat un parere disinteressato su situazioni che avevamo vissuto entrambi.
La mia casella postale conteneva un messaggio di Cercatore Solitario: “Oltre ai due cuori ancora puri ne esiste uno immune cioè è stato preso dal Cecchino ma non è stato contaminato dalla Meretrice…”
“Quindi?” domandai visto che non trovavo la notizia affatto interessante.
“Anche quel cuore lì può spezzare la maledizione. Contiene Amore e il Cecchino può colpirlo ancora…”
“Sai come si chiama?” domanda sciocca ma magari Cercatore era riuscito a identificarlo.
“So anche chi è l’altro cuore puro…”
“Dimmi dimmi…”
“Trovatore Intrepido” mi fiondai subito nel database per vedere la sua faccia. Non male, non ci avevo mai chattato insieme ma avremmo avuto tempo di conoscerci con calma dopo aver liberato i nostri compaesani dalla maledizione.
“E ora che si fa?” domandai.
“Vi fisso un appuntamento nel bosco, sotto la vecchia quercia. Per sicurezza ci sarà anche il cuore immune…”
“Non mi hai detto chi è…”
“Lo scoprirete all’appuntamento. A presto.”
Spense il computer, ripose i libri sugli scaffali e uscì dalla stanza. Quel suo improvviso e inaspettato aiuto me lo faceva vedere sotto una luce diversa, come se quel distacco esagerato che ostentava fosse solo una maschera.
La mia casella postale conteneva un nuovo messaggio. Trovatore Intrepido accettava la “scommessa” e mi raccomandava la massima puntualità. Spensi tutto, riportai i libri dove li avevo presi e feci un salto a casa.
Mi avviai nuovamente nel bosco. Gli ultimi raggi di sole rischiaravano il mio cammino. Quell’odore cattivo di crostata carbonizzata mescolata a miele d’acacia e formaggio erborinato era impregnato ovunque: sulle foglie, sui tronchi, sui sassi. Più mi avvicinavo al luogo dell’appuntamento e più era persistente. Non avevo paura della Meretrice Frigida a meno che il Cecchino Alato non mi stesse puntando ovviamente.
Al centro del bosco c’era una radura con una vecchia quercia. Mi fermai in prossimità delle ultime piante per controllare la situazione. E non poteva essere peggiore.
Il Cecchino Alato era appostato su un ramo della quercia e la Meretrice Frigida camminava alla base dell’albero. Dall’altra parte del bosco c’era Trovatore Intrepido. Nascosto tra la vegetazione, a metà strada tra lui e me c’era un’altra persona ma non riuscivo a riconoscerla. Capii chi era quando partì di corsa alla volta della vecchia quercia.
Il cuore immune alla maledizione era Cercatore Solitario che, giunto al centro della radura, gridò: “Adesso!!!”
Trovatore Intrepido ed io partimmo contemporaneamente di corsa. Cecchino Alato si posizionò in piedi sul ramo e puntò l’arco nella zona in cui stavamo convergendo tutti. La Meretrice Frigida si piazzò in mezzo a noi tre.
Cecchino Alato colpì Cercatore Solitario e Meretrice Frigida gli alitò sul collo ma non successe niente perché era immune alla sua maledizione. La seconda freccia colpì Meretrice Frigida che la estrasse dal braccio in cui si era conficcata e la spezzò in due. L’orrida creatura si beccò anche la terza freccia mentre la quarta prese Cercatore Solitario. Il Cecchino Alato si stava esercitando e, da che mondo è mondo, non è mai stato un buon tiratore…
E fu così che la freccia mi prese proprio in mezzo agli occhi. Mi girava la testa e riuscii solo a vedere una freccia passarmi vicino e raggiungere Trovatore Intrepido che, repentinamente si buttò a terra e la freccia andò oltre. La Meretrice Frigida era a meno di un metro da me, avevamo fallito la missione. Chiusi gli occhi aspettando che il mio cuore s’incupisse ma non accadde. Riaprii le palpebre e Meretrice Frigida stava fuggendo terrorizzata. Mi guardai intorno e notai che l’ultima freccia aveva colpito Cercatore Solitario cancellando la maledizione. In quel momento Cecchino Alato, che si contraddistingueva per un sopraffino senso dell’umorismo, colpì anche Trovatore Intrepido e poi ripose l’arco e se ne andò.
Nella radura rimanemmo in tre. E fu così che, tornando alla cittadella in cui era nuovamente permesso amare, ritornammo agli antichi dilemmi che tormentavano l’umanità. E un’Esploratrice Speranzosa si ritrovò a domandarsi se tentare di conquistare un Cercatore Solitario o un Trovatore Intrepido. O se stare ad aspettare che uno dei due si facesse avanti da solo.
La bella storia, l’ambiente, il bosco con i suoi odori: descritto tutto molto bene, creano veramente un bel racconto. Complimenti!
Anche se non è prettamente il mio genere, lo trovo un racconto scritto bene e suggestivo, mai banale. Inoltre trovo che abbia proprio un’ottima scansione ritmica.
Molto bello complimenti!
Un racconto insolito che va dall’allegoria al virtuale. Non proprio il mio genere.
Ogni lettore ha gusti ed esperienze differenti che rendono comunque il suo giudizio interessante. Spero che, al di là del genere insolito scelto, il mio racconto trasmetta comunque il suo messaggio. Grazie per i commenti!
Un racconto fantasioso pieno di atmosfere cupe che ci mette in guardia dal rischio alienazione incombente su chi troppo si affida alla comunità virtuale diradando le proprie uscite in pubblico. Il bosco del racconto mi è sembrato un po’ la metafora della giungla di sentimenti in cui le persone si barcamenano alla ricerca di comprensione.
Molto bello e complimenti per la fantasia!!