Premio Racconti nella Rete 2013 “Un, due, tre … maestra giochi con me?” (sezione racconti per bambini) di Elisabetta Vezzani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Mi chiamo Caterina, ho sette anni e frequento la classe II B. Nel mio paese c’è solo una scuola elementare: fuori è tutta gialla e le aule sono verdi. Di solito vado a scuola abbastanza volentieri, soprattutto quando so che in classe troverò la mia maestra preferita, ma non succede tutti i giorni.
Ho cinque maestre e mi piacciono tutte, qualcuna un po’ di più, qualcuna meno, ma la mia preferita è la maestra Margherita. Quando arrivo a scuola e la vedo mi tranquillizzo. Margherita mi saluta sempre con un gran sorriso: è allegra e calma, al contrario dei suoi capelli che sono agitati, ricci e ribelli, sempre pronti a muoversi e saltare fuori dall’elastico che usa per tenerli stretti e in ordine. Quando le guardo tutti quei capelli, mi sembra che abbia in testa un cesto di insalata, ma non glielo dico perché ho paura che si arrabbi e mi dispiacerebbe, perché io le voglio molto bene. La mia maestra preferita è simpatica e non dice mai di no quando le chiedo di giocare con me.
Ogni giorno aspetto la campanella della ricreazione per potermi avvicinare alla cattedra e parlare con Margherita. Il lunedì le dico quello che ho fatto il fine settimana con la mia famiglia, il martedì le racconto la storia del libro che dovevo leggere durante la settimana, il mercoledì le faccio vedere quello che imparo a danza, il giovedì le regalo un disegno fatto da me e il venerdì l’aiuto a rimettere in ordine la cattedra. Margherita mi ascolta con attenzione, spesso mi dà un bacino sulla guancia e mi tiene seduta sulle sue gambe per ascoltarmi meglio; poi mi parla dei suoi figli e mi dice che mi assomigliano, anche loro hanno sempre tante cose da raccontare e amano stare in braccio. Durante queste chiacchierate mi sento come una regina seduta su un trono e non vorrei essere in nessun altro posto della terra. Spesso le chiedo di giocare un po’ e per questo ora, quando Margherita vede che mi avvicino alla cattedra mi dice: “Un, due, tre …” e io continuo: “Maestra giochi con me?”. E’ divertente! Durante i nostri giochi la maestra ascolta solo me!
Ieri mattina però è andato proprio tutto storto. Sono arrivata in classe e la maestra Margherita non c’era. Al suo posto è arrivata una maestra mora che insegna nelle classi quinte e non è tanto simpatica, quando la vedo a mensa urla spesso con i suoi alunni, perché parlano a voce troppo alta, mentre mangiano. Quando è entrata in aula ci ha detto che la maestra Margherita non sarebbe venuta. Che giornataccia! Senza neanche guardarci ha fatto l’appello e ci ha chiesto di prendere subito il quaderno per cominciare a lavorare. Io ho preso il mio quaderno rosso, quello di italiano, e ho scritto l’esercizio, copiandolo alla lavagna. Poi ho cominciato a pensare a come farlo, ma i miei pensieri sono tornati alla maestra Margherita.
Ieri ci ha insegnato una canzone allegra per farci imparare le note musicali. Prima l’abbiamo ascoltata, poi abbiamo cantato tutti insieme, infine la maestra ci ha diviso in gruppi e abbiamo fatto la gara a chi cantava meglio: ci siamo divertiti e la mia amica Giulia ha cantato benone!
“Ehi, bambina bionda accanto alla finestra, vuoi metterti a fare il compito, invece di stare con la testa per aria?”. “Sì, subito”, ho risposto. Questa maestra è proprio severa e ci osserva fissi, non si distrae mai, io invece non riesco a stare sempre attenta. Amo guardare fuori dalla finestra della mia classe. Vedo la piazza grande del paese con tanti negozi: la macelleria, l’edicola, il forno e la farmacia. Tutta la mattina è un continuo viavai di persone che fanno la spesa ed escono dai negozi con tante borse e si fermano a chiacchierare con gli altri passanti.
“Vuoi smetterla di stare con la testa fra le nuvole e finisci l’esercizio?”. Ecco, ci risiamo, la maestra mora ha alzato la voce e io non sopporto quando le maestre gridano, un po’ mi spaventano e poi non so mai quello che dire. Comunque soprattutto quando sono agitata (e se una maestra mi sgrida, divento molto agitata) io comincio a pensare alle cose che mi fanno stare bene. Mi piace immaginare cose allegre, scenette che mi fanno ridere; mi succede anche quando c’è la maestra Margherita. Lei però è così brava che, quando si accorge che con i miei pensieri sono da un’altra parte, perché magari non mi riesce l’esercizio che dovrei fare, viene vicino a me, si abbassa per parlarmi piano piano e mi domanda: ” A cosa stai pensando di così bello che ti fa sorridere?”, io glielo spiego e lei mi ascolta con interesse e qualche volta mi chiede di scrivere quello che ho raccontato e poi mi dà dei bei voti originali e mi dice che le mie storie mettono di buon umore. Poi mi chiede con un bel sorriso di fare l’esercizio e io ci provo con tutto il mio impegno anche se non sempre riesco a fare dei compiti perfetti come Lisa, la mia compagna di banco.
“Ma te l’ho detto cinque minuti fa, vuoi smetterla di stare con la testa fra le nuvole e finisci di fare l’esercizio?” Ops! Non posso più distrarmi, voglio fare bene questo compito così anche la maestra mora farà un sorriso …
DRIIIN! Finalmente è suonata la campanella della ricreazione, avevo proprio fame. Ho mangiato il panino, ho sistemato il banco e mi sono avvicinata alla cattedra. “Maestra giochi con me?”, ho chiesto alla maestra mora, ma lei mi ha risposto che non poteva, perché doveva sistemare le sue cose e che fra poco ci sarebbe stato il cambio dell’insegnante. Io lo sapevo già che non avrebbe giocato con me, perché tutte le maestre rispondono sempre che non hanno tempo, tutte tranne la mia maestra preferita.
Quando sono uscita da scuola, la mamma si è subito accorta che avevo una strana espressione e mi ha domandato: “Caterina, qualcosa non va?”, io le ho risposto che la giornata a scuola non era andata bene, perché la maestra Margherita non era potuta venire. “Non preoccuparti, domani vedrai che tornerà”, mi ha detto la mamma. Ma come facevo a non preoccuparmi? Non avevo voglia di passare un altro giorno a scuola senza la maestra Margherita. Nel pomeriggio a casa ho fatto i compiti controvoglia e poi mi sono rilassata guardando i cartoni animati alla TV. La sera prima di dormire ho detto alla mamma: “Domani non voglio andare a scuola”, “Perché tesoro?”, “Perché ho mal di pancia”. La mamma mi ha sorriso, mi ha accarezzato e mi ha detto: “Prova a dormire, vedrai che il mal di pancia scomparirà domattina, appena vedrai la maestra Margherita in classe.”
E’ andata proprio così, oggi a scuola la mia maestra preferita era già in aula quando sono arrivata e mi aspettava con un gran sorriso. “E’ andato tutto bene ieri bambini?” ci ha domandato e io non ho potuto stare zitta e le ho detto la verità, cioè che la scuola ieri non era stata divertente. Ho lavorato impegnandomi tutta la mattina e durante la ricreazione sono andata verso la cattedra e quando ero vicina la maestra Margherita mi ha detto: “Un, due, tre …”, “Maestra giochi con me?” ho concluso io. “Caterina mi sei mancata ieri” e io ho affermato: “Da grande voglio fare la maestra come te!” e ci siamo messe a ridere.
Bel racconto sulla perfetta maestra. Magari fosse così! Mi chiedo però come mai la maestra non incoraggi una maggiore socializzazione della piccola alunna. Comunque mi metto nei panni della maestra sorridente e riccioluta e mi dico che, con questa bambina sempre tra i piedi e senza tregua neanche per un caffettuccio, deve essere davvero una rotture di scatole. Meno male che non faccio la maestra!
Ciao Giovanna, ho provato a scrivere il racconto dal punto di vista dei bambini, di quello che loro vorrebbero, non di quello che la realtà spesso offre. Mi piacerebbe che il racconto letto da un bambino insieme a un adulto fosse il punto di inizio di una bella chiacchierata fra loro.
Ma questo l’avevo capito benissimo, era soilo per fare una battutta! Auguri per il concorso e per Pasqua!
Grazie e buona Pasqua anche a te!