Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Luglio” di Dario Silenzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Le lame di luce calda del primo pomeriggio filtravano dai piccoli rettangoli dalle tapparelle abbassate e si allargavano mano a mano mentre si dirigevano verso il pavimento, riempiendosi di corpuscoli in lento movimento. La terrazza all ’ esterno era rovente, era rovente anche il divano ricoperto da un lenzuolo ormai umido e stropicciato. Cristina tentava di tenere gli occhi aperti. In reggiseno e mutandine tentava anche di studiare, sdraiata con la testa appoggiata sul bracciolo. La casa era vuota come erano vuoti il condominio e la strada. Sembrava che anche Roma si fosse svuotata, era di luglio ed eravamo nel 1980. Era l’ultimo esame della sessione. Archeologia Classica: Giovanni Becatti “l’Età Classica” ed. Sansoni. Ormai il libro era tutto sottolineato con la matita blu e rossa, le palpebre si abbassavano lentamente mentre i due colori si confondevano e il nero della stampa diventava sempre più grigio.

–  GNAUUUUU!

Silvi, il gatto nero, tornato dal solito giro mattutino, la fece sobbalzare mentre un sottile rivolo di bava le colava dal lato sinistro della bocca e alcune gocce di sudore si infilavano nella confluenza del seno. Rimase così mentre tentava di aprire gli occhi, inebetita e confusa mentre il libro le segnava la pelle sulla pancia.

– GNAUUUUU!

Più forte e violento il gatto si fece sentire di nuovo. Con il gomito destro Cristina si appoggiò alla seduta del divano tentando di alzare prima  la testa, poi il busto. Si mise seduta e posò il libro chiuso sul tavolino di cristallo.

 

–  GNAUUUUUUUUU!

Si scatenò il putiferio. I gatti arano due, litigavano e non avevano intenzione di spostare le loro azioni verso altri cortili o terrazze. Lentamente, barcollando Cristina si alzò e a piedi scalzi si diresse verso la tapparella. Nella penombra trovò la cinghia. La mano fece fatica a stringersi sul nastro di tela e tutto il corpo fu  scosso da un fremito quando lo sforzo dell’ avambraccio prima e poi, in sequenza, del bicipite, del pettorale destro, del deltoide e così via fino alla caviglia. Tirò verso di se e poi verso il basso. La pesante serranda di legno della porta finestra si aprì per metà: la luce violenta e un vampa calda investirono il corpo seminudo di Cristina.

 

Silvi era pronto a scattare verso un gatto grigio distante un paio di metri. Il pelo nero e lucido era irto e la bocca semiaperta nel miagolio di sfida mostrava i canini gialli e possenti. Silvi non era un gatto castrato. Era una pantera con sindrome assassina quando era fuori casa ma quando era sul divano si abbandonava a effusioni e strofinamenti.

 

–        Silvi, maledetto! Che ti succede?Lasciami studiare e vattene!

Il gatto per nulla intimorito, senza scomporsi, continuava a sfidare l’avversario. Ripresa la vista accecata della luce abbagliante e, messe a fuoco le mattonelle del terrazzo, vide l’oggetto della contesa. Un collo di pollo arrosto rinsecchito che qualche sbadato inquilino del palazzo aveva lasciato cadere  sulla terrazza, scuotendo la tovaglia dai piani superiori.

 

Così per mettere fine alla storia si abbassò, passò sotto la tapparella raggiunse l’osso e lo getto oltre il davanzale. Come al comando di un domatore le due bestie si separarono: l’antagonista fuggi dalla parte del giardino, Silvi come un fulmine si getto all’ inseguimento dell’osso di pollo saltando il parapetto.

 

Lo vide per l’ultima volta mentre con un balzo furioso, sospeso a mezz’aria piombava verso la strada sottostante.

 

Peppuccio il tossico tornava a casa sul suo Califfone scassato. Un velo nero gli calò sugli occhi e crollò sull’asfalto prima e sul cassonetto di metallo, poi.

Al Pertini si risvegliò con l’agocannula della flebo infilata sul dorso della mano, nelle braccia non c’era rimasto molto spazio.

–        Cofa è fucceffo?

Chiese all’infermiere.

–        Profilassi antitetanica, profilassi antirabbica…Spiegacelo te!

Disse mentre leggeva il referto.

–         T’avemo ricucito tutto, te so’ cascati tre denti, te sei rotto’n piede, e c’iai la faccia che pare carne trita. Ma quando la fai finita co’ ‘ sta mmerda che te spari ‘n vena?

Peppuccio giurò in quel momento all’infermiere che non si sarebbe fatto più. E così fece. Cominciò anche a frequentare assiduamente  la parrocchia.

Silvi invece sparì.

 

 

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10 commenti »

  1. A metà racconto stavo chiedendomi dove volesse arrivare l’autore, come fosse luglio e come fosse primo mattino mi è calata la palpebra per un principio di noia che stava arrivando in me, sono andata ugualmente avanti nella lettura e…..bellissimoooo il finaleeee!!!!!! Inoltre il pezzo è scritto molto bene, dal punto di vista grammaticale, unica cosa, ma parlo solo per me ovviamente,, avrei voluto avere destata l’attenzione già all’inizio della lettura, caricando di più qualche personaggio, comunque……..BRAVO, nell’insieme un bel lavoro.

  2. Ti ringrazio per la fiducia accordata e la pazienza di essere arrivata alla fine.

  3. Il racconto mi pare diviso in due parti: la parte della studentessa Cristina che deve studiare nonostante la calura di luglio e che possiede un gatto-pantera di nome Silvi, e la parte del tossico Peppuccio che si salva da una overdose. Cosa lega le due storie?Il gatto Silvi che piombamdo dall’alto fa sbandare il cassone di Peppuccio? Non ne sono sicura, ma se fosse così sarebbe proprio una bella trovata. Un appunto tecnico: a parte le ripetizioni (tentate, tentare – 1° paragrafo e mentre, mentre 2° paragrafo) e qualche accento che manca ai passati remoti e su “se”, scrivi che la stanza di Cristina è in penombra. Ma allora, come fa la poveretta a leggere il volume che “le segnava la pelle sulla pancia”, anche se trovasse le forze per farlo?

  4. Ho visualizzato il gatto Silvi con il pelo nero, lucido, irto e la bocca semiaperta, pronto a trasformarsi in una sorta di pantera per assicurarsi l’osso di pollo prima del gatto rivale. Buona l’idea che il gatto Silvi abbia pure contribuito a far tornare Peppuccio sulla retta via.

  5. Le due parti del racconto sembrano distinte:la prima descrittiva e la seconda…. finale a sorpresa.Mi piace!!

  6. Il miracolo della redenzione compiuto da un angelo felino.Un classico colpo di scena per un racconto ben strutturato e piacevole… Complimenti!

  7. Grazie a tutti voi lettori. Anche se siete quattro spero di presto di raggiungere il numero cinque. Numero importante. Farò mio ogni suggerimento o critica. Spero presto di tenervi compagnia con altre storie.

  8. Ecco il quinto lettore. Il racconto è scritto bene, la storia è molto carina. L’interruzione improvvisa, anche se non l’ho presa subito, ci sta proprio, è un contrasto giusto.

  9. Grazie,quinta lettrice. Come vedi si è aggiunto anche un sesto autorevole lettore.

  10. Il racconto è scritto bene ma non mi piace il fatto che i personaggi siano collegati così debolmente.. Se proprio si voleva lavorare sulla coincidenza: ragazza che studia ma si addormenta, sente i gatti, lancia il pollo e il tizio fa l’incidente…lo si poteva fare con più attenzione secondo me.. Magari presentando i personaggi inquadrandoli entrambi nelle loro vite e dando al lettore il suggerimento di qualcosa di “fatale e inevitabile” che sta per accadere. Così sembrano troppo due pezzi distinti.

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