Premio Racconti per Corti 2013 “Three Points” di Michael Gaddini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013La città viene svegliata bruscamente dalle urla strazianti di un giovane; “Voglio un lavoroooo.. Voglio un lavoroooo.. Voglio un lavoroooo..” Si tratta di un ragazzo, sulla trentina, disoccupato, che arrampicatosi su di un albero in piazza Grande, urla a squarciagola: “Voglio un lavoroooo.. Voglio un lavoroooo.. Voglio un lavoroooo..” I più curiosi accorrono intorno all’albero ma nessuno chiede al giovane di scendere. Commentando, quasi divertiti, il suo gesto disperato. Tra la folla c’è anche Maurizio, venticinque anni, anch’egli disoccupato, che guarda sbigottito questo atto di protesta da parte di un suo compaesano. Il ragazzo non si trattiene troppo allungo. Guarda l’ora al cellulare dopodiché prende dalla tasta del giacchetto un taglia-sigari. Un piccolo porta fortuna che si porta sempre dietro. Pian piano si allontana mentre giochicchia col taglia-sigari aprendolo e chiudendolo ripetutamente. La mattinata non è iniziata con i migliori auspici ma si spera vada meglio anche perché il giovane deve fare un importante colloquio di lavoro. Durante il tragitto il ragazzo ripensa a qualche giorno fa quando davanti al computer tentava di migliorare, per l’ennesima volta, il suo curriculum.
Fu durante una piccola pausa che tra gli annunci sul web trovò quello di una certa azienda di nome Holographic Printing alla ricerca di ben 4 stagisti per ricoprire il ruolo di grafico. Lo stage era retribuito, ma soprattutto, mirato all’assunzione. Oramai disoccupato da diverso tempo Maurizio si era dovuto accontentare dei lavori più umili per cercare di guadagnare quelle 80-100 euro a settimana; Cameriere, addetto alle pulizie, vendemmie, mercatini dell’usato, ect… ma il lavoro ambito era quello di grafico e/o web design essendo il settore oggetto dei suoi studi. In conclusiva l’annuncio della Holographic Printing era quello che stava cercando da diverso tempo, anche se, su internet non risultava esserci il sito. Solo l’indirizzo e il numero da contattare per il colloquio.
I pensieri del giovane vengono interrotti da una chiamata del padre che gli fa gli auguri per il colloquio. Chiusa la conversazione ripensa ai sacrifici che suo padre aveva fatto per farlo studiare; Doppi turni in fabbrica, straordinari, risparmi. Tutto per farlo studiare anche dopo gli studi liceali. Ma solo quando sale sul treno e parte per Firenze che i ricordi si fanno sempre più vivaci.
“Ripenso al tempo che ho dedicato allo studio, i week end trascorsi immerso tra i libri sognando il mio lavoro futuro; ripenso agli anni spensierati del liceo; ripenso al sorriso di mio padre quando gli comunicai il voto della laurea, un bel trenta! Poi la musata che presi quando mi scontrai con la realtà di dover fare il cameriere part time in un ristorante dove andavo sempre a mangiare la pizza con gli amici, di colpo era dall’altra parte, e la pizza non aveva più lo stesso sapore. Ricordo le pulizie due ore al giorno a casa di mia nonna, alle vendemmie a Montecarlo con mio zio, ma soprattutto, ricordo i ritardi nel pagamento, il dover lavorare per forza a nero rischiando così di non vedere mai un soldo oppure vederli a pezzi e bocconi. Ricordo le notti insonni chino sul mio pc portatile mentre correggevo per l’ennesima volta il mio curriculum, il tempo che passava e i miei sogni diventavano illusioni; ripenso a tutto questo e mi chiedo: Sarà la volta buona?“
Il viaggio in treno è trascorso in un lampo. Un tragitto di un’ora circa era diventato un’odissea d’immagini del passato.
Maurizio spera con tutto il cuore che questo sia il colloquio definitivo che lo premierà di tutti i sascrifici fatti sin ora.
La sede è poco distante dalla stazione e Maurizio la raggiunge senza troppe difficoltà.
Dalla tensione tira fuori il suo taglia-sigari ed inizia ad aprire e chiudere le lame. Oltre ad essere un porta fortuna funge anche da anti-stress. Nota il numero civico del palazzo ma non l’insegna della Holographic Printing, comunque sia, entra dal portone principale. Dopo un lungo corridoio vede altri ragazzi prima di lui che stanno attendendo il loro turno. Cinque ragazzi e quattro ragazze. Maurizio si munisce di pazienza sedendosi aspettando il suo momento.
I minuti passano molto lentamente. Nell’attesa Maurizio si gingilla di nuovo con il suo taglia-sigari. In quel momento esce un altro ragazzo dall’ufficio del direttore. Maurizio nota il viso affranto del giovane e intuisce che il colloquio non è andato bene. L’attesa si infittisce mentre i ragazzi si mangiano le budella.
Finalmente, dopo quasi un ora, arriva il turno di Maurizio. Il ragazzo entra nell’ufficio del direttore e subito nota nell’arredamento uno stile naif che lo rassicura mettendolo a suo agio, anche se, il direttore, un uomo sui quaranta, vestito bene ma sciupato in volto, a pelle non è molto simpatico. Sulla scrivania ci sono un sacco di oggetti da collezione tipo tagliacarte in acciaio, pipe artigianali, oggetti in ceramica, etc…
Maurizio stringe la mano all’uomo che sembra parecchio sbrigativo.
Direttore: “Diamo un’occhiata al tuo curriculum!”
Il ragazzo è molto teso. A passato l’intera notte per creare un nuovo curriculum. Purtroppo all’uomo non gliele frega niente. Gli dedica neanche cinque secondi dopodiché lo aggiunge alla pila di scartoffie sulla scrivania. Direttore: “Raccontami un po’ di te! Che cosa ti aspetti da questo colloquio?”
Maurizio: “Come avrete letto dal mio cv ho un diploma artistico e una laurea in design, in più, ho fatto un corso intensivo come…” Improvvisamente viene brutalmente interrotto dal direttore. Direttore: “Mmh… certo, certo! Ma tu in realtà cosa vuoi fare?”
Maurizio non capisce l’atteggiamento altezzoso dell’uomo.
Direttore: “Perché vedi noi stiamo cercando delle figure responsabili, professionali e dinamiche. In te devono risiedere i Three Points.”
Maurizio: “Prego?!”
Direttore: “Three Points! Responsabilità! Professionalità! Dinamicità!”
Maurizio è completamente disorientato. Il colloquio non sta andando come egli si immaginava.
Direttore: “Quello di cui abbiamo bisogno sono giovani “vulcani” pronti ad eruttare. Oggi giorno chi fa arte rimane un poveraccio ma chi decide di vendere arte fa soldi e di certo se vuoi un futuro devi avere per forza uno stipendio che si aggiri sulle 2000 euro, non trovi? Altrimenti come fai con l’affitto, le bollette, l’auto, devi essere padrone di te stesso.”
Maurizio rimane basito di fronte all’omelia dell’uomo che ancora non ha parlato della mansione scritta nell’annuncio.
Direttore: “Noi plasmiamo persone che siano disposte a lottare con il coltello tra i denti, gente motivata, che rispecchi la figura dalla nostra azienda!”
Il colloquio prosegue e il giovane Maurizio è sempre più convinto di aver preso un’altra fregatura. La situazione è surreale!
Finalmente il colloquio volge al termine. I due si salutano. Maurizio è deluso! L’annuncio su internet era solamente uno specchio per le allodole.
In passato aveva già accettato lavori da rappresentante ma alla fine non era mai stato pagato. Ciò lo aveva spinto a rifiutare a priori mansioni simili. Ma questa volta per giunta era stato ingannato sin dall’inizio.
Maurizio è accecato dalla rabbia. La vista gli si appanna e con sguardo omicida decide di tornare dentro l’ufficio per chiarire alcuni punti col direttore.
Entra spalancando la porta. Il direttore, che non si aspettava il suo ritorno, rimane completamente spiazzato. Maurizio blocca la porta con una sedia. Dopodiché si dirige minaccioso verso il direttore che intanto cerca di chiamare la sicurezza dal telefono sulla scrivania dando così le spalle al ragazzo. Nel frattempo Maurizio si toglie la cravatta con la quale imbavaglia l’uomo. Quest’ultimo si dimena cercando di liberarsi dalla presa del giovane che lo obbliga a sedersi. L’uomo in preda al panico fa resistenza afferrando la scrivania con la mano destra. Maurizio prende il tagliacarte d’acciaio li vicino e infilza la mano dell’uomo all’estremità della scrivania. Il direttore tira un urlo agghiacciante mentre Maurizio gli afferra l’altra mano.
Maurizio: “Adesso se non le dispiace analizziamo i miei punti!” Maurizio tira fuori il suo taglia-sigari.
“Punto primo!” Maurizio infila il pollice dell’uomo nella fessura tra le due lame. “Mi ritengo una persona molto impulsiva infatti tendo ha perdere facilmente la ragione soprattutto quando vengo esplicitamente preso per il culo!”
ZAC!!! Con un colpo mozza il pollice del direttore che inutilmente si dimena.
“Punto secondo!” Maurizio infila l’indice dell’uomo nella fessura tra le due lame. “Se leggo un annuncio dove cercate un grafico ritengo sia opportuno offrirmi un lavoro come grafico! Lei cosa ne pensa?”
ZAC!!! Via anche l’indice. Dopodiché si passa al dito medio che viene inserito nella fessura tra le due lame.
“Punto terzo! Adesso faccia molta attenzione perché mi rimangono altri 7 punti!”
ZAC!!!
un racconto con toni alla Bonanno, tipo “gioia armata”; anche se lì si va parecchio oltre e in altre zone
È un racconto che non ho ben capito. Al giovane disoccupato e disperato Maurizio viene offerto un lavoro per vendere arte, ma il giovane si indigna, anche a fronte di uno stipendio di € 2000 . Forse avresti dovuto spiegare meglio, a me anima innocente, in cosa consisteva il lavoro. Mi sembra strana tutta questa rabbia, che sfocia in tortura. Piuttosto ci sono vari errori nella forma che io metterei a punto.
Ti ringrazio Marco dell’accostamento a “Gioia Armata” , anche se, come hai detto, lì si va parecchio oltre…
Giovanna! La tortura finale è un atto di pura follia, la così detta “goccia che fa traboccare il vaso” che ti spinge ad agire senza ragionare!
Il ragazzo legge un annuncio per grafico e invide gli offrono un lavoro come rappresentante poi a fronte di uno stipendio di 2000 euro per un lavoro
che non hanno voluto specificare sin dall’inizio. E nemmeno dopo lo fanno! Sicuramente c’è sotto qualcosa! E poi diciamocelo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!
Anche a me tempo fa mi offrirono un lavoro ben retribuito, che accettai, ma attualmente sto aspettando ancora i soldi!
Che ti devo dire?! Questo è solamente un racconto di un giovane disperato che arriva a fare ciò che nessuno farebbe, almeno, spero!
Credo che l’esasperazione possa essere un sentimento giustificabile e rispettabile ,soprattutto quando sottende, oltre alla frustrazione, la negazione di diritti o di bisogni importanti. Da dover rivedere però, a mio avviso, insieme a qualche errore già notato da altri prima di me, l’uso della forza, utilizzata per esprimere un messaggio molto chiaro,ma che doveva però essere contenuta entro il limite massimo possibile. Un mio parere. Grazie
Ho voluto puntare tutto su di un gesto estremo! Che va al di la della follia! Comunque sia grazie per la tua critica che ho trovato molto costruttiva.
molto anni novanta, tra four rooms di tarantino (il finale del film col dito tagliato con l’accetta) e un racconto scritto di getto.
nota di servizio, correggi “giovare” con “giovane” (credo sia quelo che volevi dire con ” il giovare è completamente spaesato”).