Premio Racconti per Corti 2013 “I mobili” di Lorenzo Mercatanti
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013
PERSONAGGI:
LUI
LEI
Il proprietario della villetta
-1-
Una macchina.
Un lungomare deserto con poche case sparse.
La macchina lo percorre con dentro LUI e LEI.
LEI: “niente.” (Guardando fuori del finestrino)
LUI: “è un posto tranquillo.”
LEI: “mi è andato via anche l’appetito.”
LUI: “è vero. Sarebbe anche ora di pranzo.”
LEI: “qui non ci sono più case. Figuriamoci dove troviamo da dormire.
LUI: “lo sai da te, siamo arrivati fin qui a furia di sentirci dire E’ TUTTO PIENO.”
LEI: “qui non ce lo dicono.”
LUI: “almeno quello.”
LEI: “non mi consola più di tanto, non mi piacciono questi posti con una casa ogni tanto, mi è passata la fame, a te no, non abbiamo dove dormire, e io dovrei stare a guardarti mentre mangi, in attesa che il cameriere ci porti 2-3 stanze con servizi servite su un bel vassoio.”
LUI: “non importa se non mangiamo.”
LEI: “io non ho fame comunque.”
-2-
La macchina ferma, loro due fuori, accaldati, LEI seduta su una panchina, LUI cammina sul posto.
Passa qualcuno in bicicletta.
Il proprietario della villetta: “buongiorno.”
LUI e LEI: “buongiorno.”
Il proprietario: “penso di avere quello che cercate.”
LUI o LEI: “sembra impossibile.”
Il proprietario: “qualcuno ha visto la nostra macchina, ha fatto 1+1 e mi ha chiamato, io ho una villetta sfitta.”
LUI o LEI: “a quanto pare le macchine che passano di qua cercano tutte la stessa cosa.”
Il proprietario: “ne passano talmente poche. Se non fossimo ottimisti…”
-3-
Sulla spiaggia.
LUI e LEI.
LEI: “è stata una fortuna.” (Appisolandosi)
LUI: “è stata una fortuna doppia.” (Alzando il tono di voce)
LEI: “non sarà troppo isolata…” (Provando a scuotersi dall’intorpidimen-
-to)
LUI: “qui sono tutte isolate.”
LEI: “bene che fosse già libera per questo week end, non lo so, starci questi due giorni prima di stabilirci per tutto il mese, non lo so, mi sembra bene così.”
LUI: “si, lo credo anch’io… che ne dici di un bagno…”
LEI: “no, no, vai pure te.”
LUI: “non importa.”
LEI: “dai, vai pure, mi stavo appisolando.”
LUI: “ok, è tutto ok… vero…”
LEI (la voce di nuovo stanca): “non l’avevano ancora affittata, tra solo una settimana comincia la stagione estiva.”
LUI: “si vede non gli interessava più di tanto.”
LEI: “sicuramente.” (La voce sempre più stanca)
LUI: “sicuramente un bel bagno.” (Tirandola per un braccio)
LEI: “non ne ho voglia, davvero.”
LUI si alza, s’incammina verso la battigia.
-4-
Notte.
Rientrano in casa.
I postumi di una serata fuori.
LUI l’abbraccia e LEI si scosta.
LEI: “dai, va bene così.”
LUI: “si, bene così.”
LEI: “ecco, così,” sorridendo, “sai, ho fame.”
LUI: “oramai è tutto chiuso. E se ci fosse qualcosa di aperto sarebbe lontanissimo da qui.”
LEI: “appunto.”
LUI: “la conferma gliela diamo domani sera, siamo sempre a tempo.”
LEI: “il caffè c’è, l’ho visto prima. Faccio il caffè.”
LUI: “ok.”
LEI: “dai, accompagnami.”
LUI si alza dalla poltrona dove si era messo e gli va dietro.
-5-
Una delle finestre della casa.
Sentono picchiare al vetro.
LEI: “perché non dalla porta!” (Con apprensione)
LUI: “apro.”
LEI: “perché non dalla porta!”
Aprono.
Il proprietario della villetta.
Il proprietario: “ho bisogno di star qui.” (secco)
LUI: “certo, tutto bene.”
Il proprietario: “dobbiamo stare più sicuri, dobbiamo barricarci qua dentro.”
LEI (impaurita): “la polizia.”
Il proprietario: “i mobili.” (Secco)
LUI: “la polizia, è meglio.”
Il proprietario: “e cosa gli raccontiamo secondo voi, eh?”
LUI: “lei non c’ha detto niente.”
La caffettiera sul fornello acceso.
Nessun rumore di caffè che sale.
Il proprietario: “caffè.”
LUI: “sì, caffè.”
Il proprietario: “bene il caffè.”
LEI: “lo vuole?”
Il proprietario: “sì, ma prima barrichiamoci. Giù le serrande. E i mobili, i mobili contro le porte.”
Il rumore di una serranda tirata giù di scatto.
Il proprietario: “no-oooo.” (Sconsolato)
LUI: “scusate.”
Il proprietario: “sono bloccato fino a domani mattina. Basta solo barricarsi. Là fuori chi deve capire non ha bisogno d’altre dimostrazioni. Non occorrerà chiamare la polizia. Non c’è pericolo. E potrò sparire.”
-6-
Loro tre che prendono il caffè.
I mobili accatastati contro le porte.
Il rumore di una serranda che viene giù di colpo.
Il proprietario (rivolgendosi a LUI, sgomento): “l’aveva lasciata a metà.”
LUI: “mi pareva di no.”
Il proprietario: “fa così se viene lasciata a metà quella serranda.”
LEI: “scusateci.” (Impaurita)
Il proprietario: “avete paura. Avete lasciato tutto a casa voi. Io no, io abito qui, eccoli i miei mobili…” i mobili accatastati contro le porte… “e non mi sento per niente tranquillo.”
LUI: “non vi preoccupate, non succederà niente, avete detto…”
Il proprietario: “a voi. E forse anche a me. Ho bisogno di stare con voi.”
LUI: “certo.”
LEI: “scusateci per la serranda.” (Impaurita)
-7-
Loro tre.
I mobili accatastati contro le porte.
Il proprietario: “non posso dirvi nulla. E tra una settimana tornerete qui per le vacanze.”
LUI: “cosa possiamo fare?”
Il proprietario: “le luci, può bastare la luce dell’abat-jour.”
LEI: “certo, ci penso io.”
LUI e Il proprietario seduti. La luce che viene meno fino a restare solo quella dell’abat-jour.
Il proprietario: “andate pure a dormire.”
LUI e LEI: “buonanotte.”
LUI e LEI di scatto verso la camera da letto.
LEI si ferma a metà strada.
LEI: “e voi… c’è solo una camera.”
Il proprietario: “mi arrangerò qui.”
LEI: “ci dispiace.”
Il proprietario: “va bene qui, ma… scusate, quelle serrande… io non sono troppo sicure che siano tutte chiuse.”
LUI: “controllo subito… ecco, ce n’è una aperta in effetti.”
La tira giù rumorosamente.
LEI: “scusateci scusateci.” (Impaurita)
Il proprietario: “andate a dormire, per favore.”
LUI e LEI: “buonanotte.”
-8-
LUI e LEI.
Seduti sul letto.
LUI: “non è casa nostra.”
LEI: “abbiamo pagato la caparra, non lo ricordi te che parli di confermare domani, ma non vuol dire niente nemmeno questo… eravamo contenti di aver trovato questa casa, e poi… non mi va di far finta di niente.”
LUI: “non è far finta di niente. Potevamo scappare.
LEI: “non ce lo avrebbe permesso.”
LUI: “non lo sappiamo.”
LEI: “ci vuole qui con lui, per barricarsi con i mobili.”
LUI: “non è far finta di niente, siamo la sua assicurazione contro ciò che lo minaccia.”
LEI: “sarebbe stato meglio lasciarlo tutta la notte contro i vetri della finestra.”
LUI: “il padrone di casa, che poi…”
LEI: “no! Lui non se la sente più questa casa, è braccato. Si vedeva anche lì al vetro.”
LUI: “Sarebbe rimasto lì tutta la notte.”
LEI: “pensi sia un pazzo?”
LUI: “avrebbe continuato a picchiettare sui vetri tutta la notte.”
LEI: “è pazzo! E aveva la casa sfitta ad una settimana dalle vacanze.”
LUI: “e noi cercavamo una casa sfitta ad una settimana dalle vacanze.”
LEI: “dovremmo buttarlo fuori.”
LUI: “non è casa nostra.”
-9-
LUI e LEI a letto.
LUI: “di cosa dovremmo aver paura se non ce lo dice… se non…”
LEI: “lui è di là e la casa è barricata.”
LUI: “dobbiamo solo arrivare a domani e decidere se confermare oppure no.”
LEI: “ancora… lasciamo stare. Comunque siamo al sicuro giusto perché non sappiamo niente.”
LUI: “non dobbiamo farci coinvolgere, anche se siamo in questa situazione.”
LEI: “potrebbe metterci al corrente, così, per gusto.”
LUI: “pure lui è al sicuro finchè non sappiamo niente. Si suiciderebbe.”
LEI: “appunto.”
LUI: “non scherzare.”
LEI: “e non avrebbe più bisogno di affittare case.”
LUI: “giusto per questo si ammazzerebbe.”
LEI: “no! Per il rumore delle serrande che gli rimbomba nella testa. Per non sentirlo più.”
-10-
Il volto di LEI.
LEI: “tra poco non ce la farà più a star solo di là, non si sentirà più tanto sicuro là in soggiorno, verrà qui, ci farà barricare la camera, si metterà a dormire sulla poltrona, lì, ma non basta, non si sentirà sicuro nemmeno lì, vorrà venire nel letto, dormire in mezzo a noi, quelli che non sanno nulla, che non sono coinvolti, in mezzo a quelli che mangerebbero la merda pur di non sapere nulla, e a quel punto, prima di addormentarsi, dirà con sollievo: ORA MI SENTO VERAMENTE TRANQUILLO!”
-11-
Il volto di LEI.
LEI: “l’altra sera mi sono svegliata, stavo in macchina con un’amica, non la conosci, lei mi scuoteva, C’HAI SOLDI DEVO PAGARE LA BENZINA, mi diceva ridendomi in faccia, io mi riprendevo, eravamo in un autogrill, DAI SCENDI, mi faceva, fuori di macchina c’era un gran puzzo di merda, CI DICONO CHE DOBBIAMO SERVIRCI DA NOI PER LA BENZINA, mi diceva, e rideva, io gli chiedevo se ce ne aveva lei di soldi. Era fastidioso. Non sapevo come uscirne.”
-12-
LUI: “perché piangi, stavi sognando qualcosa?”
LEI: “mi spii nel sonno…”
LUI: “ci mancherebbe.”
-13-
Il braccio rigido di LEI.
LUI: “non c’è niente da piangere.”
Il braccio rigido di LEI.
LUI lo afferra con delicatezza.
LUI: “piega il braccio… su piega il braccio, su… piega il braccio…” le appoggia l’altra mano sulla spalla, “piega il braccio.
Piega il braccio.
Piega il braccio.
Piegalo.”
La lascia stare.
-14-
Il volto di LEI.
LEI: “l’altro pomeriggio mi sei apparso come in sogno, eri con quella mia amica, come un sogno, in cui mi apparivi che stavi insieme a lei, e lei la mia amica, stava con te, mi stavate davanti con un parlottare affiatato tutto vostro… e non provavo niente… non mi sentivo abbandonata… da te… o dall’amicizia di lei… solo sconforto, come prima con le serrande… lo stesso sconforto.”
-15-
Il volto di LEI.
LEI: “c’era un gran puzzo di merda a quell’autogrill, chiusi i finestrini, avevo paura che qualcosa di schifoso entrasse in macchina, poi senza portafoglio, e mi dicono che devo servirmi da me, e la mia amica che ride… sai quell’istante in cui ti trovi tutte queste cose addosso…”
LUI: “se ne esce male.”
LEI: “io ne sono uscita! TRIONFANTE!”
LUI: “ti ha prestato i soldi la tua amica.”
LEI: “sì… dicevo l’istante…”
-16-
LUI: “l’istante è passato.”
LEI: “adesso invece…”
LUI: “prova a domire.”
LEI: “te non dormi.”
LUI: “è meglio se dormi.”
LEI: “buonanotte.”
-17-
Mattina.
La serranda tirata su: la finestra della camera da letto e la luce che entra dentro: la camera da letto rimessa in ordine.
Il soggiorno.
Le serrande tirate su e la luce che entra in casa.
LUI sul divano. Si alza… i mobili al loro posto: sedie e tavoli e quant’altro, al loro posto… s’incammina verso la cucina… le porte sgombre dai mobili.
La cucina.
Le serrande tirate su e la luce che entra in casa.
LEI che si muove per la cucina.
La caffettiera sul fornello acceso.
LEI apre un mobiletto, tira fuori quel che gli occorre, lo sistema sul tavolo.
Due piattini.
Due cucchiaini.
Due tazzine.
Il rumore del caffè che sale.
FINE
Questo corto ricorda un po’ il teatro dell’assurdo. Assurda la situazione in cui i due sprovveduti si trovano a vivere e assurdi i dialoghi. Ormai ho capito che questo è il tuo stile, caro amico, e quindi non sono sorpresa. Forse avresti voluto che lo fossi?