Premio Racconti per Corti 2013 “Un ago nel pagliaio” di Roberto Giorni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2013Antonello e Rebecca, seduti l’uno a fianco dell’altra, guardano la cartolina di un paese appoggiata sulla scrivania. Antonello sfiora la cartolina con la punta di un ago indicando l’edificio dove egli frequentò le scuole medie per tre anni. Antonello guarda il viso di Rebecca, le accarezza il naso, le guance, la bocca muovendo le grosse dita con delicata lentezza. Antonello inizia a parlare dei propri compagni di scuola. Paola era una spilungona secca dai capelli neri lisci, le piaceva immensamente studiare storia, materia in cui otteneva i voti migliori di tutta la classe. Gianluca sfoggiava dei capelli rasati, una corporatura atletica, un animo ben disposto a litigare. La professoressa di matematica lo fece sospendere venti giorni quando lui tirò alcuni gavettoni pieni d’acqua a due compagne di classe che non volevano farsi toccare il sedere. Laura aveva il naso a punta, le trecce da indiana, la faccia ovale. Alla prima occasione iniziava a ridere ad alto volume, soltanto il professore di musica riusciva a farla tornare seria tirandole una pantofola già pronta nel cassetto della cattedra. Stefano era un trippone da ottanta chili, metteva troppo entusiasmo nel masticare con gusto panini, patatine, cioccolatini e roba simile.
La mano di Rebecca entra in azione muovendosi dolce ad accarezzare il viso di un Antonello che accenna un sorriso compiaciuto.
Sergio aveva gli occhiali con la montatura a trapezio, i capelli apparivano unti e pieni di forfora. Lui si divertiva un mondo ad imitare la grandine tirando i gessi contro i vetri della finestra. Il pestifero Alessandro negli intervalli organizzava strane gare atletiche. Fra queste vi era lo spiccare il volo da sopra un banco atterrando sul pavimento alla maggiore distanza possibile. Unica gara questa in cui Antonello riuscì a vincere più di una volta. Francesca era una bassotta castana tutta riccia, aveva labbra carnose, camminava ancheggiando molto e sorrideva altezzosa quando i compagni le fischiavano in segno di ammirazione.
Rebecca e Antonello si avvicinano toccandosi alcuni secondi naso con naso.
Le immagini del passato questa volta ci mostrano i venti alunni che fanno colazione e giocano con spensieratezza.
Rebecca fa un sorriso a bocca chiusa, smuove il polso sinistro, sono scaduti i trenta minuti, si discosta da Antonello, lui chiude gli occhi e digrigna i denti. I due si alzano, la tshirt di Rebecca non nasconde più una giarrettiera agganciata a dei collant scuri con disegno a rete. Antonello è totalmente vestito, con lentezza tira fuori dalla tasca dei pantaloni una banconota da cento euro, la consegna a Rebecca, lei sbadiglia, poi sorride tranquilla. Antonello prende la cartolina e l’ago, quindi va via a testa china subito dopo aver baciato la mano di Rebecca. Più tardi nel giardino di un convento, una Rebecca abbigliata con maglietta e calzoncini attillati incontra sua sorella minore Elena, questa è vestita da suora e ascolta con aria seccata le parole di Rebecca. Ti ripeto Elena, smetti di fare la testarda. Tu devi tornare a casa, devi farlo con Antonello, io me ne intendo, è perfetto, è un ago nel pagliaio! Lui viene a trovarmi una volta al mese, porta con se una cartolina, un ago, mi parla soltanto del suo vissuto fanciullesco, mi accarezza il viso, i capelli, fa il baciamano quando arriva e quando parte, inoltre non vuole mai fare sesso! Elena risponde a voce alta:
La mia scelta è rimanere in convento tutta la vita! Arrenditi!
Chiedo scusa, ammetto la mia ignoranza in materia di corti, una domanda mi viene però spontanea: dato che i tre quarti del racconto è imperniato sulla descrizione degli ex compagni di scuola, al momento della realizzazione, come si fa a tener desta l’attenzione di chi guarda semplicemente accennando a poche caratteristiche che vengono qui descritte per ognuno di loro?
Ipotizziamo che la voce narrante di Antonello introduce di volta in volta un suo compagno di classe descrivendone le caratteristiche peculiari con poche parole dette
in fuoricampo. Subito dopo le immagini del passato ci mostrano per circa trenta secondi un particolare episodio in cui le caratteristiche del compagno in questione
vengono maggiormente a galla.
Ho ipotizzato la descrizione di sette compagni che possono anche essere quelli rimasti più impressi nella mente di Antonello. Comunque la parte fondamentale del racconto si
dipana quando Antonello si ritrova dinnanzi a una Rebecca che smuove il polso sinistro. Rebecca probabilmente vede Antonello come uno spaesato che vive troppo nel passato,
un uomo d’altri tempi, forse però buono per farlo avvicinare in qualche modo a sua sorella Elena, colei che ha fatto una scelta di vita molto diversa da Rebecca.
Un saluto a Caterina Silvia.
Ti ringrazio per la spiegazione, Roberto, ma il difficile sta proprio in questo, immagino,( e qui chiedo tua conferma), cioè, COME tener desta l’attenzione ma soprattutto PERCHE’ dovrebbe, lo spettatore, aver interesse nel vedere caratteristiche di personaggi del passato che comunque non portano del materiale su cui riflettere ai fini della conclusione del corto…..ma è un mio limite, sicuramente, faccio fatica a trovare il nesso tra tutti i vari personaggi.
In fase di sceneggiatura, un modo per mantenere desta l’attenzione dello spettatore fra la descrizione di un compagno di scuola e l’altro, può essere il collocarvi alcuni secondi l’immagine delle dita di Antonello che proseguono caute nell’accarezzare il viso di Rebecca, magari anche gli occhi di lei di volta in volta possono cambiare espressione. Ma soprattutto penso che dal momento in cui Rebecca ricorda ad Antonello che i trenta minuti sono scaduti, si rende necessario un dialogo secco fra Rebecca e questo suo cliente particolare, probabilmente l’unico che in pratica paga soltanto per raccontare il proprio vissuto pre adolescenziale. Un cliente che lascia per certi versi meravigliata una Rebecca incline pure a fare qualche sbadiglione pensando a lui. Ma stai a vedere che proprio lui sia l’uomo giusto per convincere la sorellina Elena a tornare sui propri passi, a condurla finalmente ad uno stile di vita meno distante da quello della sorellona Rebecca? In fase di sceneggiatura secondo me si possono mettere in giusto risalto questi aspetti. Un saluto a Caterina Silvia.
Strano corto, che in tutta sincerità, mi sembra a corto d’idee. Povera Elena, che la sorella mignotta vuole accompagnare ad un uomo noioso. Meglio, molto meglio il convento!
Strano è una definizione su cui concordo. Per quanto riguarda il resto del quinto commento dico semplicemente che una chiave di lettura alternativa consiste nel notare che dal comportamento di Rebecca traspare la sua voglia di comandare sulla vita della sorella minore. Se poi Elena si dovesse ritrovare a vivere con un uomo tanto noioso, a quel punto Rebecca si sarebbe vendicata di una sorellina che voleva fare troppo la casta. Naturalmente questa chiave di lettura da me proposta può scaturire con una sceneggiatura appropriata, io sono portato a pensare che il soggetto propone, poi la sceneggiatura aggiusta e dispone.
Condivido la difficoltà realizzativa del soggetto. Ho prodotto due corti con alcuni amici ed è complicato gestire tutti quei tagli che la sceneggiatura richiederebbe. Il soggetto e la svolta finale sono comunque intriganti, bravo
Questo mio soggetto, in percentuale, prevede molte scene incentrate dentro l’aula in cui Antonello e i suoi compagni si avvicinavano “abbastanza allegramente” ai quattordici anni. Come dice Fabio la concatenazione della storia porterebbe a molte inquadrature, ma credo che in questa maniera può risultare più evidente l’esagerato attaccamento di Antonello al proprio passato. Poi una volta diventato “adulto” egli si ritrova ad ignorare che la propria “confidente a pagamento” Rebecca, cerca di piazzarlo come un futuro fidanzato della sorellina Elena, colei che finora ha fatto ben altra scelta di vita. Un grande saluto a Fabio.
Ciao Roberto, riprendo i commenti e credo che con la sceneggiatura potrai fare tutte le concatenazioni necessarie. Voglio dirti ora che, come spettatore del Corto, mi trovi meravigliato nel vedere che Antonello ad un certo punto si alza ed, irritato, dà 100 euro alla ragazza, ritenuta da me la fidanzata. Qui allora mi farai capire che Antonello si trova in una casa di appuntamenti? Oppure mi lasci nella convinzione che Rebecca sia la fidanzata? Quali passaggi farai per sorprenderci ancora con il Corto per farci capire che quell’incontro era finalizzato a trovare un fidanzato alla sorella? Trovo difficile che possano essere più incontri a quelle condizioni. Concludere è difficile! Forse dovresti tenere gli spettatori sulla corda e fare scoprire che Rebecca è una prostituta e che Elena ha preso o prende i voti solo alla fine. Con la sequenza di Rebecca su una macchina sportiva che fissa l’incontro con un cliente mentre Elena, scesa dalla vettura, varca un portone su cui l’inquadratura finale fa capire che si tratta di un convento.
Può darsi.
Emanuele.
Ciao Emanuele, ti ringrazio per il tuo commento che mi da l’opportunità di fare alcune considerazioni. Si, Antonello ad un certo punto si alza un po’ adirato per il tempo tiranno, egli si lascia fin troppo piacevolmente andare ai ricordi del passato, e dover tornare a fare i conti con il tempo attuale della “sua vita adulta” lo porta a digrignare i denti per qualche attimo, cioè come una transizione necessaria a “risintonizzarsi sul presente” per quanto a lui possa veramente riuscire. Antonello non si trova in una casa di appuntamenti, lui è uno dei clienti che Rebecca riceve nel proprio appartamento. Lei è una donna giovane eppur esperta nel mettere a proprio agio gli uomini che riceve. Rebecca dopo i primi due incontri con Antonello ha intuito che lui potrebbe essere l’uomo perfetto da proporre alla sorellina che da circa due anni ha preso i voti. Rebecca non ha mai digerito la scelta di vita della sorellina, vuole provare a scardinarne le convinzioni. Antonello serve a Rebecca per dimostrare a lei stessa di poter avere tantissimo potere sulla vita della sorellina Elena, come quando erano fanciulle. In fase di sceneggiatura penso che il finale migiore può essere quello in cui, durante l’incontro che avviene in convento fra le due sorelle, Rebecca parla e “straparla” svelandosi per quella che è. Nel contempo Elena ascolta senza voglia, controbatte dicendo poche parole, ma sono parole dure e ferme nel pretendere di non ricevere ulteriori intromissioni nelle propria vita da parte della sorella nata prima.