Premio Racconti nella Rete 2013 “Porretta Bologna seconda classe” di Giorgio Patrignani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013E’ da poco che siamo arrivati, dopo aver mangiato in una casereccia pensione ristorante, in centro. Siamo arrivati sotto una pioggia insistente e fastidiosa, coperti a malapena da due ombrelli piuttosto sfuggiti.
Siamo in stazione, una graziosa stazione, a metà di campagna e di paese, una di quelle che sempre più ormai, si vedono solo nei film. Due manifesti in stile retrò, appesi alle pareti, che ci invitano a beneficiare delle salutari terme di Porretta: nella stagione più bella, o forse più calda, fanno da ingresso ai pochi e caratteristici binari. Il nostro treno è stato appena annunciato. Il suono della campanella indicata con la scritta “BO”, benchè consueto, è ancora abbastanza turbante per la quiete della campagna circostante.
Poco dopo, un nugolo di persone, la maggior parte studenti e studentesse, invadono il bordo del binario uno; un fischio lontano, richiama l’attenzione di tutti, che si mettono in allerta, quasi in sincronia, sicuramente per paura di fare il viaggio in piedi. Due fari sempre più accesi si avvicinano prepotentemente a noi: è il treno che invade sfacciatamente la stazione. Appena fermo viene assalito dai futuri e abituali viaggiatori. La preoccupazione del posto, ha ormai coinvolto anche noi: che tra i primi a salire ci tuffiamo sulle prime tre poltrone libere. Sono le tredici e ventidue quando il treno si sfrena e tenta di riprendere la marcia verso la grande città.
Una debole pioggia, appena illuminata dagli umidi raggi di sole, appena riusciti a sfondare, il cielo ormai sempre meno coperto, scivola sui vetri lavati del treno, rigandoli disturba di molto la visuale, rendendo tutt’intorno fuori, rovinosamente sfocato. L’atmosfera all’interno è abbastanza rilassata, resa a tratti addormentata, da qualcuno come Giovanna la nostra compagna di viaggio, forse stanchi, forse annoiati, comunque ormai abbandonati sulle grandi poltrone. Lo sguardo forte e quasi involontariamente insistente, benchè parsialmente coperto, dai morbidi e lunghi capelli scuri, della giovane alla porta, pronta a scendere alla prossima stazione, mi distoglie piacevolmente dal mio nuovo block-notes; appena comprato e ormai abbastanza coperto, dai miei quasi scarabocchi. Uno sguardo che faccio in tempo appena ad afferrare, quando ormai inevitabilmente intimidita, mi volge le spalle. Toccherà alla tranquilla e caratteristica stazioncina di “Silla”, allegerire il treno dai passeggeri dal viaggio più corto. Sono le tredici e venticinque quando il treno fa la prima breve sosta, il tempo di scendere e poi saranno “Riola”, “Corbana”, “Vergato”, “Pioppe di Solvaro” e le altre ultime: tutte ben ordinate e curate, non molto grandi, a misura di paese, a riportare a casa altri viaggiatori. Sono le tredici e quarantasette, quando ripartiamo da” Pioppe di Solvaro”. Fuori sta piovendo svogliatamente. Stiamo viaggiando su un treno regionale, piuttosto alla buona, benchè abbastanza moderno, rispetto all’ambiente circostante, senz’altro con qualche cigolio di troppo. La ferrovia sulla quale scorre, scende l’appennino nelle vicinanze del fiume Reno.
La campagna vigorosa tutt’intorno, è rinfrescata da un’umidità quasi autunnale, con qualche spicchio di sole più vigoroso, che ci riporta in mente la bella stagione primaverile. Col passare dei minuti, sta passando anche l’incanto: l’incanto del verde della campagna, del fiume Reno, che scorre silenziosamente, delle piccole stazioncine a misura, della bella giovane alla porta; l’incanto di Porretta, che svanisce definitivamente all’ultima piccola stazione: “Casalecchio di Reno”, alle quattordici e tredici; quando in un attimo, viene tutto oscurato e confuso, dai freddi palazzoni di Bologna borgo Panigale, aggrediti e coperti da un grigio e violento acquazzone.
Ormai il treno di molto alleggerito, entra spedito in stazione centrale. Di Porretta e la sua campagna, rimane solo il piacevole ricordo: ancora molto forte e i miei quasi scarabocchi, da ricopiare in bella copia e rileggere bene, ai primi sintomi di nostalgia. ” Uscita per Bologna centrale al primo binario!”
Devo dire che poco mi è rimasto di Porretta e la sua campagna. Ricordo invece una lista di stazioni ferroviarie e la descrizione di un treno silenzioso, nonostante il “nugolo di studenti e studentesse all’arrembaggio” Di solito c’è un chiasso infernale, quando si viaggia con un concentrato di gioventù. E poi , Bologna è così bella! Probabilmente ho perso qualcosa, leggendo questo racconto. Questa è la mia primissima impressione. Chissà.
Devo chiedere all’autore se la punteggiatura, rispetto al suo scritto originario, è stata trasferita qui (magari con il copia e incolla qualche volta accade) in un modo differente oppure è usata proprio così. Essendo il racconto abbastanza “noiosetto”, la mia attenzione si è focalizzata, purtroppo, sulla punteggiatura e le virgole in molti casi le trovo messe là dove non dovrebbero essere, impedendo la costruzione, a volte, di un pensiero. Non me ne voglia l’autore.
a volte ringrazio Dio di non essere il marito di Fiore o Bertino. purtroppo hanno anche ragione perchè (parte costruttiva del mio commento) il racconto è di una noia mortale. tale da chiedersi cosa intendesse dire l’autore o da pensare si tratti di un pezzo situazionista. comunque abbracciamoci, vogliamoci bene. 🙂 CEMF
Ho viaggiato diversi anni lungo questa linea malandata, su treni in ritardo e pendolari seccati che tirano accicdenti, altro che visioni bucoliche! Tuttavia il racconto ha espressioni paradossali, quasi provocatorie, come una pagina copincollata nel Traduttore automatico. Cosa dire degli “ombrelli sfuggiti”, dei fari “sempre più accesi”, del treno che “si sfrena”, fino ai “caratteristici binari”. Che siano diversi dagli altri? O stai scherzando con noi?
si tratta, amaso, di un racconto situazionista. come di chi descriva i cartelli segnaletici percorrendo, diciamo per una mezzoretta buona, la provinciale. genialata e io – costruttivamente – voto per questo racconto. 🙂 CEMF
naturalmente mi coordineró con bertino. CEMF
CEMF, situazionista o costruttivista ? “Le strade siano i nostri pennelli” come disse Mayahovskij, che, appunto, nacque a Porretta Terme.
i costruttivisti erano giocatori con il lego. artisticamente meno di zero. l’autore in questione è un situazionista. del tipo leggo per 48 ore le posologie di farmaci e i dati sulle svatole dei biscotti. CEMF
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