Premio Racconti nella Rete 2013 “Una cena memorabile” di Gioacchino De Padova
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Il mattino dopo quella memorabile cena mi alzai completamente distrutto. Come avessi il fuoco di Sant’Antonio, il gomito del tennista, il ginocchio della lavandaia e il colpo della strega. Tutti insieme. Con l’aggravante che non avevo mai giocato a tennis in vita mia, avevo la lavatrice in casa e con i santi non avevo un buon rapporto.
Rimaneva soltanto la strega. Ma non me la sentivo di dare a lei tutta la colpa dei miei acciacchi.
Tutto era nato qualche settimana prima, con la lettura della bozza del suo romanzo.
– Se indovini l’assassino ti pago una cena – mi aveva scritto.
– E per il dopo cena? – le avevo chiesto sfrontato.
– Per quello vedremo – mi aveva risposto con la faccina gialla sorridente.
L’assassino l’avevo indovinato e quella sera ci eravamo dati appuntamento al ristorante.
Dopo un’attesa di venti minuti me la ritrovai davanti. Capelli color rame, occhi verdi e quel bel davanzale, che spesso metteva in bella mostra, gonfiando il petto. Su quei dodici centimetri di tacco, fasciata in quella minigonna rossa, faceva la sua figura. Una vera star. A metà tra la reginetta della riviera e la coniglietta di Playboy.
Era arrivata da poco in Italia dall’America, dove aveva studiato per alcuni anni, ospite in casa di una sua cugina. La cugina americana, così la chiamava. Una che a diciotto anni si era già ripassata la squadra di football del liceo in tutte le posizioni. E non è che fosse una ‘poco seria’, aveva aggiunto, ma là erano tutte così.
Pura e semplice verità che a Lory, diciottenne, vergine, appena arrivata dall’Italia negli States, all’epoca sembrava fantascienza.
La cameriera del ristorante aveva appena preso le ordinazioni e si stava allontanando dal nostro tavolo, mentre Lory iniziò a raccontarmi la sua precedente esperienza con un agente letterario.
Un mandato che le era costato duemila euro, interrotto alla soglia della firma di un importante contratto editoriale.
Ma, dopo avere intascato i soldi, il suo agente aveva scelto una strada alternativa: era scappato in India per seguire un corso di meditazione trascendentale. Portandosi dietro il denaro di Lory e di tutti gli altri assistiti.
A dispetto di quell’aria strafottente e sbarazzina, era chiaro che lei ci era rimasta male. E non solo per i soldi, quanto per i suoi sogni infranti. A stento riuscii a reprimere un moto di tenerezza, di fronte alla sua ingenuità violata e decisi di cambiare argomento, prima che me lo potesse leggere negli occhi.
– Così sei arrivata da poco dagli States? – le chiesi.
– Sì, mi sono laureata là. Ci ho vissuto per sei anni, insieme a mia cugina.
– Quella appassionata di football? – le chiesi sorridendo.
– Sì, proprio quella – rispose lei, ricambiando il mio sorriso malizioso – Ma tra poco la conoscerai anche tu. Si trova in Italia per qualche giorno, ospite a casa mia e siamo d’accordo che la chiamerò dopo cena. E magari si passa un po’ di tempo tutti e tre insieme, che dici? – aggiunse, dandosi una sistemata alle tette.
Per poco non mi andò per traverso il caciucco che stavo mangiando. Iniziai a tossire in modo convulso.
– Guarda l’uccellino, guarda l’uccellino – mi ripeteva Lory battendomi delicatamente una mano sulla schiena. Mi ripresi lentamente, all’idea che finalmente avrei conosciuto questa famosa cugina. E per un attimo mi lasciai trasportare dalla fantasia. Mi ero figurato uno splendido dopo cena con Lory. E ora stavo scoprendo che rischiavo di averne uno, non solo con lei, ma pure con sua cugina.
Il pensiero mi rendeva eccitato, ma allo stesso tempo anche un po’ timoroso. Due donne in una volta sola. Mi era capitata una situazione simile, ma all’epoca avevo vent’anni. Ne erano passati quasi trenta. Tanti, troppi.
Tuttavia, l’ansia da prestazione durò meno di un minuto. Mentre fissavo il davanzale di Lory, pensai che, in mezzo a quattro tette come quelle, ci avrei sguazzato come un topo rimasto chiuso dentro al tagliere dei formaggi.
E poi, dopo essere riuscito a calcolare la seconda rata dell’IMU, ormai mi sentivo capace di tutto.
– Allora, che mi dici del romanzo? – mi chiese Lory, gettandomi negli occhi il suo sguardo color smeraldo.
– Sì, mi piace. Tu scrivi molto bene. Però … – non feci in tempo a finire la frase che già vidi un’aria cupa dipingersi sul suo volto.
– C’è qualcosa che potresti migliorare. A tratti sembra che tu voglia ubriacare il lettore con un linguaggio ridondante, ma poco spontaneo. Quei periodi troppo lunghi si leggono con fatica. Il lettore non deve fare un corso di apnea per poterli leggere. E poi i personaggi. La figura del commissario è troppo stereotipata. Un tipo duro, scontroso, sciupafemmine. Non ti pare sia un po’ inflazionata?
– E questo cosa significa?
– Credo che il lettore voglia leggere qualcosa di più originale. Conoscere un personaggio più genuino. Che ne so, invece di tutti quei riferimenti alle scopate che si era fatto, ci potresti mettere qualcosa che lo caratterizzi di più. Qualcosa che lo abbia segnato, magari un’esperienza del passato, che possa suscitare qualche emozione nel lettore.
– Quindi mi stai dicendo che fa schifo.
– No, non ho detto questo. E’ scritto piuttosto bene, con disinvoltura e una buona padronanza narrativa. Soltanto che sei rimasta in superficie. Il lettore deve sentire le pagine ridere, piangere, sanguinare se necessario. Invece i tuoi personaggi sembrano fatti di cartone, non hanno un’anima, sono freddi e distanti. E chi legge non può sentirsi coinvolto da personaggi che non sembrano reali. Ricordati: identificarsi mai, ma immedesimarsi sempre.
Non ricordavo più da chi avessi sentito quell’ultima frase, però mi aveva colpito e ce la buttai dentro di getto.
Appena finito di parlare, vidi comparire sul volto di Lory un’espressione delusa e due lacrimoni che le gonfiavano gli occhi. Iniziai a sentirmi un verme. Ma lei mi aveva chiesto sincerità e io ero stato sincero.
La discussione ci stava portando proprio dove speravo non arrivassimo. Me lo sentivo che sarebbe finita così. Addio serata romantica. Addio dopo cena. Addio pure alla cugina americana.
D’un tratto Lory girò la sedia, si voltò e mi diede le spalle, offesa e risentita per quello che le avevo appena detto.
E io, proprio in quel momento, iniziai a sentire piuttosto impellente il bisogno di andare in bagno. La prostata. Maledetta. Già da qualche mese aveva iniziato a darmi segni molesti.
Mi alzai, mentre Lory era ancora girata di spalle.
Sembrava proprio una bambina a cui avessero appena strappato il vestito della sua bambola preferita.
– Scusa, torno subito – le dissi, passandole accanto.
Qualche minuto più tardi tornai a sedere a tavola. E la trovai ancora girata di spalle. Era proprio incazzata. Per fortuna, nella saletta del ristorante c’era solo una famigliola – marito, moglie e figli – a qualche tavolo di distanza. Ogni tanto i due bambini si voltavano verso di noi e ridevano.
– Dai, su, non fare così. Ti ho detto che è un buon romanzo, è scritto bene, soltanto che devi lavorarci ancora un po’ – le dissi con un tono della voce conciliante.
Allungai la testa di lato, guardandola da sotto in su con la faccia da cocker. Speravo di indurla al sorriso, ma lei, ancora girata di spalle, era seria seria. Glaciale come una sfinge.
– Credo che nessuno mi abbia mai offesa come hai fatto tu! – esclamò, col tono duro della voce.
– Non ti ho offesa, ho soltanto espresso qualche perplessità.
– No, tu mi hai proprio offesa! – insistette lei.
– Non ti sembra di esagerare, solo per qualche critica che ti ho fatto?
– Le tue non sono critiche. Per me le critiche sono sempre bene accette, ma devono essere costruttive. E l’agente che avevo prima non mi criticava così. Anzi, lui aveva esaltato le mie caratteristiche.
– L’agente che avevi prima se ne fotteva di te e del tuo modo di scrivere. Ha soltanto trovato un modo per spillarti un bel po’ di denaro e adesso con i tuoi soldi ha portato le sue chiappe a fare meditazione trascendentale in India – le dissi, sperando si potesse chiudere lì quella parentesi.
Ma, in quel preciso momento, lei iniziò a bombardarmi con una raffica di insulti in lingua inglese.
Se l’avessi vissuta solo da spettatore, quella sarebbe stata una scena esilarante: era incazzata come un sergente della Gestapo e inveiva contro di me in inglese. Pareva il sonoro di un film sulla guerra del 40-45, in cui avessero fatto un gigantesco errore di doppiaggio.
– Addio – mi disse – buona fortuna.
Si alzò dalla sedia e se ne andò, sculettando dentro la minigonna, sopra a quei tacchi a spillo.
Mettermi davanti agli occhi il suo culo bello sodo e basculante: al momento pensai che quello fosse il suo modo di vendicarsi.
Ma purtroppo mi dovetti ricredere. Perché la sua vendetta era stata ben altra.
Appena arrivato a casa, incominciai a piegarmi in due dal dolore. Rimasi in preda a dolori atroci per tutta la notte. E, come vi ho detto prima, anche il mattino seguente mi alzai completamente distrutto. Come avessi fuoco di Sant’Antonio, gomito del tennista, ginocchio della lavandaia e colpo della strega, tutti insieme.
Ma soprattutto, quella che stava imperversando senza pietà era la diarrea del viaggiatore. O vendetta di Montezuma.
Solo che non ero andato da nessuna parte. Soltanto al ristorante con Lory. E questo Montezuma manco lo conoscevo.
Mentre ero ancora seduto sul cesso, mi ricordai di quel momento della serata in cui la prostata mi aveva costretto ad andare in bagno. Lory era rimasta seduta a tavola, da sola. Doveva avermi messo qualcosa nel vino. E, quando ero tornato a sedermi, io avevo finito di scolarmi il bicchiere senza accorgermi di nulla.
Brutta stronza! Per poco non ci lasciavo le penne.
Da allora è passato un po’ di tempo, ma ogni tanto ci penso ancora a lei. Chissà se scrive ancora, non lo so. Certo era bravina, però.
Forse non lo ha mai saputo, ma lei è stata la mia prima e unica assistita. Sì, perché dopo quella sera, ho deciso che non avrei mai più fatto l’agente letterario.
Ho sofferto troppo quella notte a causa sua. Conservo ancora un terribile ricordo di quella frenetica peristalsi. E non voglio rischiare ancora qualcosa di simile.
Ho capito che il mestiere dell’agente letterario non fa per me.
E poi, diciamola tutta, non è che io avessi tutta questa esperienza.
Così ho deciso di tornare al lavoro che facevo prima.
Ho ancora il garage pieno di tappeti.
Sì, avete capito bene, facevo il venditore di tappeti.
Ed è quello che ricomincerò a fare.
Mi ha già contattato una cliente. E’ interessata a vedere il mio campionario . – Voglio vederlo tutto – mi ha scritto.
Ci siamo scambiati una foto. E’ giovane, capelli color rame, occhi verdi. E americana. Si trova in Italia ospite di una sua cugina. La cugina italiana.
Appena le ho sentito pronunciare quelle parole, ho rivisto nella mente Lory. Il suo romanzo, il suo bel davanzale, la nostra cena, lei offesa che mi gira le spalle, lei che mi insulta, lei che se ne va, il suo culo che bascula.
Tanto che mi si sono drizzati i capelli.
E non solo quelli, maledetto testosterone!
Divertente e scritto molto bene. Mi è piaciuto molto.
Carico di autoironia, molto gradevole, una lettura scorrevolissima…..bravo.
Racconto che si legge con vero piacere
Silvia, ti ringrazio molto.
Sono lieto che il mio racconto ti sia piaciuto.
Io ricordo piacevolmente i tuoi. In particolare, quello, molto bello, con cui hai vinto lo scorso anno.
Ciao
Caterina, grazie.
Sono davvero contento che tu abbia usato questi aggettivi per commentare il mio racconto.
L’ironia e, ancor di più, l’autoironia, sono qualità importanti. Per scrivere e, soprattutto, per vivere.
A volte non è facile esserlo, altre volte invece ci si riesce, ma l’importante è provarci sempre.
Quello dell’ironia è un sorriso complice, magari un po’ discolo, ma privo di malizia.
Ciao
Ciao Giovanna, scusa, avevo dato l’invio al mio commento, senza accorgermi del tuo.
Ti ringrazio molto.
Un racconto che si legge con piacere è la prova, per chi lo ha scritto, che ne è valsa la pena. Nonostante Montezuma.
Grazie, ciao.
Allegro, giocoso, un simpatico divertissement letterario, con pochi personaggi, ma tratteggiati in modo interessante. Li avrei visti bene in un racconto piu’ lungo. Complimenti.
Il lettore, a disagio, vorrebbe vedere almeno qualche figura. Inoltre ho notato che molti tra gli ultimi contributi postati toccano temi erotici. Vi invito a non pensare sempre alla patonza (chiedo scusa ma il termine gettato nell’area linguistica da un noto politico è oramai colloquiale). L’ultima parola sul vero Amore ‘ho detta io nei racconti Jutta Vos o del vero Amore, Bissula. Eugenia Tajka e Il figlio dell’uomo. L’espressione “culo sodo e basculante” è orrenda, meccanicistica. 🙂 CEMF
Cavaliere, la ringrazio molto per il suo simpatico commento.
Le dirò che ero indeciso se inserire o meno anche delle figure, ma proprio per l’universalità del tema trattato, ovvero la patonza, ho ritenuto sarebbero state pleonastiche.
Ad ogni modo la ringrazio dei consigli.
Ha ragione, l’espressione “culo sodo e basculante” è sicuramente meccanicistica. Però ha un non so che di suggestivo e non credo sia tanto male. Vedrà che tra i suoi colleghi che lavorano con lei in miniera, ne troverà qualcuno a cui non dispiacerà.
A questo proposito, però, Cavaliere mi consenta: al mattino, prima di iniziare la sua dura giornata di lavoro, si ricordi di scendere da cavallo.
Per carità, non entri in miniera pure col cavallo!
Ciao
Si scherza, Gioacchì. Ma confermo la sostanza. I colleghi in miniera sono quello che sono: qui vanno forte le tette di Pamela Andersono (è ancora viva?). Il tuo racconto spopolerebbe. Cavallo? Io prendo il bus per raggiungere la miniera e i miei capelli unti di stanchezza e disgusto sporcano il vetro cui mi appoggio indormentato. In questo contesto, e con orgoglio, rivendico di avere detto la parola definitiva sul vero Amore nei tre racconti succitati. 🙂 CEMF ps credi mi inseriranno nei 25? eh?
Fairendelli, sarà mia premura ricordarmi di te nelle mie preghiere, mattina e sera, affinchè il tuo inserimento tra i 25 sia cosa certa.
Ciao, con simpatia.
Gianandrea, scusa, mi era sfuggito il tuo commento. Grazie e complimenti anche a te.
Ciao
Grazie Gioacchì, lascia la patonza per la Luce. Preghiere ok, ti raccomando i Salmi 12 e 50 da recitarsi a voce alta pensando a me almeno una ventina di volte al giorno. Anche in uffficio o mentre conosci una donna nei tuoi dopocena. Saluti 🙂 CEMF
Tranquillo, è cosa fatta: considerati già tra i 25.
Però, tu, mi raccomando, tratta bene il cavallo!
Ciao
Chiedo cortesemente l’attenzione di tutti i partecipanti al premio, per comunicare loro una notizia della massima gravità e urgenza.
Fonti attendibili sostengono che il cavallo del Cav. Fairendelli sia scappato.
Alle origini del gesto del quadrupede, pare vi sia la reiterata tendenza del Fairendelli a fracassargli gli zebedei con la seguente domanda: “Ce la farò a rientrare tra i 25?”.
Il povero cavallo, invece, voleva soltanto sentirsi dire paroline dolci quali: “Furia cavallo del west che beve solo caffè … yeah yeah yeah yeah”.
Il quadrupede è facilmente riconoscibile, perché si porta in groppa tutti i computer che il Fairendelli aveva lesionato a testate, nei momenti di sconforto, ovvero quelli in cui disperava di poter rientrare tra i 25.
Al fine di procedere con il premio letterario nella massima regolarità, chi dovesse avvistare il cavallo è pregato di darne tempestiva comunicazione alla segreteria. Grazie.
confermo tutto. al cavallo dicevo: evolvi il tuo livello di coscienza. guardati. non lavori non fai una madonna. cultura zero. e la percezione, di per sè sola, ti rende tetro da bestie. è scappato. ma io entrerò nei 25. ho la profezia della bertino. 🙂 CEMF
Naturalmente rivolgo a tutti l’invito di stringerci con un abbraccio virtuale attorno al simpatico Fairedelli, in questo momento per lui delicato.
A te, Fairendelli, va invece il mio personale invito di snocciolare ad alta voce tutti i salmi, uno in fila all’altro, battendoti la mano sul petto.
E di sperare nel perdono del cavallo.
Come succede spesso in questi casi, incominciano a diffondersi le prime segnalazioni mendaci, volte soltanto a intralciare le indagini.
Sono sciacalli !!!
Speculare in questo modo, sulla fuga di un cavallo!
Al momento, però, si pone un bel problema anche per questo premio letterario.
Siccome i racconti sono firmati Cav. Fairendelli, si deve intendere che pure il cavallo figuri ufficialmente, in qualche modo, come autore dei racconti.
Nell’eventualità, di cui sono certo, che almeno uno dei tre brani rientri tra i 25 premiati e pubblicati, si pone pertanto un bel problema, poiché la pubblicazione richiede la firma di una liberatoria.
Ma chi la firma la liberatoria del cavallo?
E i diritti d’autore del quadrupede? Chi li riscuote al posto suo?
Pertanto, sensibilizzo tutti voi: troviamo al più presto il cavallo di Fairendelli.
Nel caso malaugurato non venisse ritrovato in tempi brevi, propongo l’immediata sospensione del premio.
Fino al suo ritrovamento.
per calmare gli animi e alleggerire la tensione della tenzone letteraria, proporrei una cena memorabile a base di pesce, offerta dal nostro gentile Gioacchino. Non siamo poi così tanti!
se mi perdo il premio per la mancata firma di quel pirla del mio cavallo farò un macello. quello è capace di qualsiasi cosa anche di essere nell’est europeo a girare dei porno d’autore. credo comunque avesse un tutore e bisognerà convincere pure quello a firmare. bene per la cena offerta da gioacchì. a patto che bertino non incominci a criticare la posizione delle posate e dei bicchieri. lei, la bertino, avrebbe ruotato di 2 o tre gradi il coltello rispetto al piatto e avrebbe visto una tovaglia dal colore più tenue. come è difficile stare al mondo… 🙂 CEMF
Ciao Giovanna, vada per la cena memorabile. Certo che, con tutto l’impegno che stiamo profondendo per recuperagli il cavallo, potrebbe almeno pagarla Fairendelli.
Vabbè va … se lui farà il tirchio, vorrà dire che ci farò un pensiero a pagarla io.
Ciao Fairendelli, il rischio che paventi è piuttosto reale.
Vedi, nelle competizioni dove cavallo e cavaliere gareggiano insieme è già successo che sia il cavallo a tagliare il traguardo da solo.
Ma non si è mai visto il cavaliere vincere da solo senza il suo cavallo.
Mi duole perciò dirti che, se fossi tu l’irreperebile, la faccenda, per quanto spiacevole, sarebbe più semplice.
Invece è proprio la scomparsa del cavallo che crea il disagio maggiore.
E poi pensa alla premiazione, a quelli del pubblico.
Che siano 25 autori o 24 o 23, diciamo la verità, a loro non gliene frega un cazzo.
Ma vuoi mettere il cavallo? Vederlo che entra trionfante nel Palazzo Ducale!
Ma di cavallo uno soltanto ce n’era!!!
E tu lo hai fatto scappare!!!
Vabbe’ va … comunque, anche se non lo meriteresti per come l’hai trattato, ci siamo mobilitati tutti per recuperarlo, così che tu possa rientrare tra i 25.
A questo proposito, desidero informare tutti i partecipanti al premio che la segreteria sta lavorando alacremente per raccogliere ogni informazione utile per recuperare il quadrupede, scongiurando il rischio di una sospensione della tenzone letteraria.
Stanno arrivando decine di segnalazioni.
Ma, in mezzo a queste, bisogna distinguere quelle mendaci da quelle che possono apportare benefici alle indagini.
A breve verà istituita una centrale operativa e un numero verde attivo 24 ore su 24.
Naturalmente i costi dell’intera operazione saranno addebitati al proprietario del cavallo.
Ciao a tutti.
gioacchì sono già scosso da mille cose non sparate sull’ambulanza caduta nel fosso. la cena la paghi tu. le ricerche del cavallo, la collettività. io sto dando tantissimo e mi chiedo se il vecchio cipollone gliela farà, da qui a maggio, con tutti gli stress che mi state dando. CEMF
Io ho un cane S Bernardo, un po’ anzianotto. Potrebbe servire nel caso il cavallo si fosse dato definitivamente alla macchia?
il cane non sostituisce il cavallo. ma può darmi il contenuto della fiaschetta che ha al collo. ok, bertino? madonna tu e gioacchino e la fiore e la tamarri…mi fate morire… e quell’altro von kaspiterina lui NON PIEGA i ginocchi ai protagonisti dei miei racconti! ma come diavolo finiremo così???? CEMF
E se non troviamo il cavallo, vada per il San Bernardo.
Magari ce lo ritrova lui Furia … disperso in mezzo alla neve.
Una scrittura scorrevole, snella e divertente. Una bella fabula. Hai catalizzato la mia attenzione sullo schermo, bravo!
Ciao Riccardo, sono contento che il racconto ti sia piaciuto. E ti ringrazio molto per il commento generoso.
Commento costruttivamente. Prosa esperta, fluente, ma a mio parere troppo vitale. Se Gioacchino me lo consente dico che l’orizzonte della patonza è troppo limitato. Incombono tempi tremendi e la scrittura lo deve registrare. Stilisticamente, in tono e ok. Saluti. CEMF
Consento e ringrazio. Condivido anche le note critiche, almeno in parte.
E’ vero: l’orizzonte della narrativa dovrebbe tendere pure a rappresentare i tempi cupi e la realtà circostante.
Ma indurre qualche sorriso, senza per questo cercare ostinatamente la comicità a tutti i costi, non è un risultato trascurabile.
Finchè non si trascende dal buon gusto, la vitalità, nella prosa come nella vita, non è mai troppa. Compresa la patonza e anche molte altre cose.
Hasta la vista.
stupefacente, dopo il devastante risultato elettorale di ieri che dimostra cosa è davvero il paese e cosa siamo noi (sì anche come scrittori) come nessuno posti più nulla. ritorno al racconto di gioacchino, allora. almeno qui c’è il corpo della donna e tanta vitalità e sto bene. in fondo è la mia vera natura. l’anno scorso a milano fui allontanato dal corso di meditazione oggettuale (contemplativa) del mio maestro, rabbi isidore kaplan. per indegnità. altri, per meditare, avevano portato un cristallo di rocca o una rosa. io una scarpa a tacco alto di stuart weitzman. 🙂 CEMF
Ciao fairendelli.
Risultato elettorale devastante? No no, affatto. Anche se, certamente, imprevisto.
Però il prossimo parlamento mi ispira maggiore fiducia di quello uscente e chissà che possa riservare qualche bella sorpresa …
Piuttosto i mezzi di informazione hanno glissato, colpevolmente, sull’unico vero voto di protesta, oltre che autentica rivelazione di questa tornata elettorale: migliaia di schede nulle riportavano questa scritta: “il Cavallo di Fairendelli for President”.
Hasta la vista.
PS: Mi spiace molto per il tuo allontanamento dal corso di meditazione contemplativa.
Ma portarti dietro la scarpa col tacco alto non è stata una grande pensata.
Per rimediare, avresti dovuto essere persuasivo e convincere il rabbino che la patonza ha pure un suo valore sociologico importante, ancora di più in tempo di crisi.
sì la scarpa non è stata una grande idea, soprattutto l’oggetto porta frutti ben diversi che meditare, che so, su una lettera ebraica. in ogni caso continuano a prendermi per il culo, quelli della classe. del cavallo non so nulla. lo davo ormai presente in spirito in tante polpette IKEA, ma deve avere mille vite. addirittura candidato premier? 🙂 CEMF
Il cavallo non era candidato premier, perchè non era riuscito a raccogliere le firme.
Tuttavia, siccome si votava col “porcellum”, molti elettori hanno espresso una preferenza anche per l’equino.
Racconto divertente e scritto in modo scorrevole, ha catturato la mia attenzione dal principio e l’ho letto tutto d’un fiato.Complimenti
Ciao Francesca, grazie.
Di solito scrivo racconti di genere differente, gialli /noir, ma ogni tanto mi piace variare.
In questo caso, ho cercato solo di fare un po’ d’ironia su un tema piuttosto reale: la presenza attorno allo scrittore/scrittrice non affermato di figure al limite tra l’improvvisazione e la malafede. Ricordano quelle del gatto e la volpe di Franco e Ciccio nel Pinocchio secondo me più riuscito, quello in cui Nino Manfredi faceva Geppetto.
Poi ho cercato di caratterizzare i due personaggi, infierendo bonariamente sui loro difetti.
Sono contento che ti abbia divertito e che tu l’abbia gradito, ciao
Racconto molto divertente e scritto davvero bene! Ironia, tratteggio attento dei personaggi con una certa profondità di contenuti che non guasta affatto ….
Davvero bravo!! Complimenti!! 🙂
Grazie Laura.
Divertimento e qualche spunto di riflessione nel contenuto: era quello che speravo potesse suscitare al lettore questo racconto.
Una parodia di due personaggi che, seppur diversi, incarnano due modi di essere piuttosto rappresentati, nell’intricato sottobosco della letteratura emergente, fatta di aspiranti scrittori e di (pseudo) agenti letterari.
Da una parte una scrittrice bravina, ma che ha la presunzione di poter sfruttare a suo beneficio ogni tipo di situazione.
In realtà, però, si rivela piuttosto ingenua, oltre che terribilmente permalosa.
Tanto da rimanere vittima del suo ego ipertrofico e di una dose davvero eccessiva di autostima, che la trasformano nella caricatura di se stessa.
Dall’altra parte un improvvisato agente letterario, molto più sensibile alle doti estetiche e femminili della ragazza che a quelle letterarie.
Ma, nonostante lo abbia ingentilito con una certa propensione alll’ironia, anche lui non riscuote la mia simpatia.
Si rivelerà un imbroglione piuttosto maldestro. Anche se gli ho riconosciuto l’attenuante della sincerità.
E per me, abituato a scrivere di morti ammazzati, questa è stata la sua salvezza, dato che se l’è cavata soltanto con una enterite da farmaco.
Grazie, ciao
Bello! Scritto molto bene, divertente e diretto, grazie per la bella lettura 🙂 ti invito a leggere i miei racconti mi piacerebbe conoscere il tuo parere:
http://www.raccontinellarete.it/?p=14533
http://www.raccontinellarete.it/?p=14530
Confesso che è la prima volta che faccio una recensione ai commenti di una storia…
Davvero notevoli e divertenti, siete un spasso!!!
P.S. appena possibile, prometto che darò un’occhiata anche al racconto…
…ops! “uno spasso”
Ciao Maurizio, grazie.
Mi fa piacere che i commenti ti abbiano fatto sorridere.
E’ un po’ come la pubblicità all’interno dei film: magari il film fa schifo, però la pubblicità è bellissima. Meglio che niente.
Vabbè, però a ‘sto punto speriamo che ti piaccia pure il racconto.
ciao
Ironico e pungente. E con un’anima.
Non delude. Bravo!
Oscar anche per la serie infinita di post.
Ciao. M
Prediligi il giallo?
Allora immagino che tu conosca anche
“Carabinìeri in giallo”…
Un gioiellino di racconto!! Mi piace lo stile rapido, veloce e soprattutto ironico! Bello!!
Ciao Matteo, ti ringrazio molto, per l’apprezzamento e le belle parole di commento.
A presto, ciao
Ciao Maurizio, mi è andata bene pure col racconto e ne sono molto contento.
Grazie per le belle parole.
E’ vero, il giallo, ma ancora di più il noir, sono i generi a cui mi dedico in prevalenza. E conosco bene il premio di cui parli. Quest’anno ci ho partecipato con un racconto, ma bisognerà aspettare ancora parecchio per sapere com’è andata.
A presto, ciao
Attratto dagli innumerevoli commenti, non sono certo rimasto deluso.. Notevolmente raro.. Complimenti
Ciao Domenico, ti ringrazio per l’attenzione e il gradito commento. Accetterò il tuo invito e leggerò presto i tuoi racconti.
Grazie, ciao.
Ciao Matteo, ringrazio molto anche te, per le belle parole di commento.
Grazie, ciao
Ho iniziato a ridere dalle prima riga ed ho terminato con l’ultima. Bravo Gioacchino!
Lettura scorrevolissima e piacevole, botta e risposta ben alternati.
Avrei sostituito qualche parola colorita con altre meno esplicite ma altrettanto evocative.
Finale che mi ha lasciato un po’ perplesso.
Ciao Linda.
Il tuo giudizio mi fa molto piacere.
Contento che il racconto ti sia piaciuto e ti abbia divertito.
Grazie, ciao
Ciao Marco.
Grazie per l’attenzione e il gradimento espresso.
Peccato per le parole colorite e il finale, ma ci sta che possano non piacere a tutti.
Se ti va, ho appena postato il mio ultimo racconto che comparirà in questa sezione.
Molto diverso da questo, finale compreso. E magari ti garba di più.
Grazie, ciao
Ciao Gioacchino, ho letto il tuo racconto e mi sono divertito. Mi piace il tuo modo di scrivere, scorrevole ed ironico.
Simpatiche le schermaglie che accompagnano i commenti, complimenti a tutti.
A te un “Bravissimo”.
Emanuele
Ciao Emanuele, grazie.
Il tuo gradimento dei miei scritti mi fa davvero tanto piacere.
In effetti quest’anno ci sono molti racconti di valore, a cui fanno spesso seguito numerosi commenti altrettanto interessanti.
A volte si tratta di schermaglie divertenti, come in questo caso.
Altre volte si tratta di discussioni e scambi di opinioni su temi più profondi, come nel caso del tuo racconto per corti, che considero di grande valore.
In entrambi i casi, questi scambi sono segno di vivacità intellettuale.
E mi piace l’idea di condividere i tuoi complimenti con tutti quelli che hanno lasciato qui un commento.
Grazie, ciao