Premio Racconti nella Rete 2013 “La disavventura di Gladys” (sezione racconti per bambini) di Ivana Chiecchio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Il sole stava sorgendo dietro le colline e i suoi primi raggi illuminavano la piccola fattoria che sorgeva lungo il ruscello, al limitare del bosco. Annabella, una femmina di pastore scozzese, aprì gli occhi al nuovo giorno, annusò un po’ e sentì nell’aria un odore che conosceva bene: odore di guai…
Uscì nell’aia e stiracchiò le lunghe zampe. I suoi cuccioli dormivano ancora mentre la fattoria si stava lentamente svegliando e misto all’odore di guai Annabella sentì l’inconfondibile profumo dei biscotti al mais della sua migliore amica, la gallina Gladys.
Si diresse decisa verso il pollaio e vide che altri animali della fattoria avevano avuto la stessa idea. Gladys era molto generosa con i suoi biscotti…e non solo. Aveva da poco ricevuto in regalo una grossa somma di denaro da suo nonno, il vecchio gallo Cesarione, e si era ritrovata al centro delle attenzioni di molti conoscenti che le aprivano la loro porta di casa e le erano improvvisamente diventati amici nella speranza di ottenere qualcosa.
“Di questo passo farà in fretta a dilapidare tutto quanto”, pensò. Doveva fare qualcosa. Annabella voleva molto bene a Gladys, la conosceva da quando era solo un pulcino, e il suo istinto protettivo era molto forte nei confronti di quella vecchia amica tanto buona quanto ingenua. Voleva proteggerla. In fondo gli amici servono anche a questo.
Quando rimasero sole, di fronte ad una tazza di tè fumante, Annabella affrontò l’argomento. “Dovresti fare più attenzione a come spendi i tuoi soldi, Gladys”, le disse. “Ti sei riempita la casa di oggetti inutili, hai prestato soldi a tutti quelli che te ne hanno chiesti, finirai con lo scialacquare il regalo di tuo nonno. Dovresti tenere da parte qualcosa per i tempi duri, per quando potresti averne davvero bisogno”.
Gladys restò in silenzio per qualche istante, pensierosa. Sapeva che Annabella le parlava in quel modo solo per il suo bene, perché le legava un affetto profondo. “Hai ragione, sai? Ho davvero le zampe bucate” le disse. “E’ più forte di me. Non dovrei mai andare al mercato. Se vedo qualcosa che mi piace…non riesco a trattenermi. E poi come posso dire di no ai nostri amici, quando mi chiedono un prestito? Ho avuto la fortuna di ricevere in regalo dei soldi, mi sembra giusto dare una mano a chi ne ha bisogno”. “Lo capisco, Gladys”, le rispose Annabella “ma non tutti sono in buona fede, quando ti chiedono un aiuto. Purtroppo qualcuno approfitta di te e del tuo buon cuore.”
“Senti come possiamo fare…” propose la gallina.”…Metto tutti i soldi che mi restano in questa scatola, la chiudo a chiave, la ripongo nel cassetto della credenza e chiudo a chiave anche quello. Ora custodirai tu le due chiavi, così quando vorrò spendere dei soldi dovrò parlarne prima con te. Mi sembra una prova di buona volontà, non credi?”. “Sono fiera di te, Gladys!” le rispose l’amica.
“Ora sarà meglio che ci mettiamo al lavoro” disse Annabella, “non possiamo certo aspettarci sempre qualche vincita o regalo. Per mandare avanti la fattoria ci servono soldi, e i soldi bisogna guadagnarseli con il lavoro”.
“…e poi l’altro giorno al mercato ho visto un cappellino delizioso”, aggiunse Gladys, “… ma stai tranquilla, lo comprerò solo se prima riuscirò a vendere qualcuna delle mie torte!”. “Le tue torte sono così famose nei dintorni che non faticherai certo a venderle, Gladys” concluse Annabella.
Uscirono per dedicarsi alle loro faccende. Gladys voleva raccogliere frutti di bosco per preparare le sue famose crostate, Annabella doveva occuparsi del gregge. Andò verso l’ovile, chiamò le pecore e le accompagnò al vicino recinto, dove potevano brucare la colazione in tutta tranquillità. Poi andò a svegliare i suoi quattro cuccioli e si distese con loro nei pressi del gregge, per poterli allattare senza perdere d’occhio le pecore. Si stava godendo quel momento sereno e l’aria frizzante della mattina, quando sentì un urlo disperato provenire dall’aia. Tutti gli animali della fattoria si precipitarono sul posto e videro Gladys in piedi di fronte alla porta di casa sua, impietrita, i cestini rovesciati, i frutti di bosco sparsi per terra.
Annabella arrivò trafelata, si fermò sull’uscio e rimase a bocca aperta di fronte alla scena che le si presentò davanti. La cucina era a soqquadro, qualcuno aveva forzato il cassetto della credenza. La scatola con i soldi era sparita. Gladys piangendo continuava a ripetere: “Sono di nuovo povera, sono di nuovo povera…”
“addio cappellino nuovo…i soldi delle torte ora mi serviranno per cose più importanti” disse Gladys.
“FATE LARGO, FATEMI PASSARE… cosa è successo qui? Cos’è tutta questa confusione?”.
Era arrivato Annibale, il cane della fattoria nonché marito di Annabella. Ora avrebbe preso lui il comando della situazione. Si fece spiegare l’accaduto, poi alzò il naso all’aria, in cerca di una traccia. Si considerava un bravo segugio perché suo nonno Attilio era stato un valoroso cane poliziotto e se è vero che buon sangue non mente…doveva avere ereditato le sue notevoli qualità!
Annibale perlustrò la cucina, naso a terra, poi alzò il muso e ululò. Aveva fiutato una traccia. Si lanciò di corsa fuori dal pollaio attraverso una porticina che dava sul retro e si diresse deciso verso il bosco. Ad un certo punto il sentiero si biforcava. Annibale si fermò di colpo, annusò più volte il terreno, guaì perché non sapeva che direzione prendere. Destra o sinistra? Scegliere la strada giusta poteva permettergli di riuscire a raggiungere il ladro, sbagliare gli avrebbe fatto perdere tempo prezioso.
Annusò ancora una volta il terreno e poi decise: “Destra!”.
Il suo fiuto non si era sbagliato. Poco più avanti raggiunse un individuo che correva a perdifiato. Con un balzo gli fu addosso e lo bloccò a terra. Gli altri animali li raggiunsero trafelati e non si stupirono di vedere che il ladro era Valter la Faina.
Gladys si avvicinò e con voce addolorata gli chiese: “Perché hai rubato i miei soldi? Io non ti ho mai negato una fetta di torta o delle uova fresche quando me le chiedevi.”
Valter le rispose, con voce suadente: “Io non ho rubato i tuoi soldi…li ho presi per tenerli al sicuro, per non farteli sprecare inutilmente…perché io sono tuo amico…!”.
“…averli a portata di mano è una tentazione. Te li custodirò nella mia tana, così eviterai di spenderli o di prestarli a questi tuoi amici”, continuò lanciando occhiate maligne ai presenti.
“Non vorrai dare ascolto a questo imbroglione, vero, Gladys?”, disse Annabella infuriata.
“Perché no?” rispose Gladys con arroganza .”Non ha tutti i torti, in fondo. Da quando sono diventata ricca tutti mi assillate con i vostri problemi di soldi e le vostre richieste di aiuto. Sono in grado di decidere da sola cosa è meglio per me!”.
Poi prese sottobraccio Valter dicendo: “Vieni, andiamo a nascondere i miei soldi da te.”
Annabella e gli altri, esterrefatti, li guardarono allontanarsi, poi una voce li riscosse: “Mi allontano dalla fattoria per un po’ e cosa mi tocca vedere al mio ritorno? Galline e faine che passeggiano a braccetto nel bosco!”.
“Ernesto!”, urlarono all’unisono. Ernesto era un vecchio e saggio gufo che abitava al limitare del bosco ed era considerato parte della famiglia da tutti gli animali della fattoria. Era partito per un lungo viaggio, aveva sete di conoscenza e amava visitare sempre posti nuovi, e nessuno si aspettava di vederlo tornare così presto. Il suo rientro era una novità positiva per la vita della fattoria perché sicuramente li avrebbe aiutati a far rinsavire Gladys.
Il giorno dopo Gladys si presentò al lavoro con in testa un enorme cappello di paglia a tesa larga, addobbato con frutta finta e fiori, nastri e lustrini e una lunga piuma di pavone. Era così pesante che la gallina avanzava barcollando tra gli animali che a stento trattenevano le risate.
Gladys colse subito lo sguardo di disapprovazione di Annabella e anticipò i suoi rimproveri dicendo: “Beh? Lo sapevi già che volevo un cappellino nuovo. Ho deciso di togliermi lo sfizio. Una volta ogni tanto non fa neanche male coccolarsi un po’, me l’ha detto anche Valter la Faina. Lui sì che mi capisce!”.
Intanto Ernesto stava tenendo d’occhio la faina. Notò che c’era parecchio movimento nella sua tana e sbirciando da una finestra vide che Valter stava mettendo tutte le sue cose dentro enormi scatoloni. Vide anche che metteva la scatola con i soldi di Gladys dentro una borsa da viaggio.
Volò a chiamare il leprotto Arturo, che abitava lì vicino, perché aveva bisogno di una zampa per mettere in atto il piano che gli era venuto in mente.
Entrarono quatti quatti, si nascosero in un angolo dietro gli scatoloni e quando Valter scese in cantina in cerca di altre scatole da riempire aprirono la sua borsa da viaggio, scambiarono il denaro con delle foglie secche e tornarono a nascondersi tra i cespugli.
Poco dopo Valter caricò tutti i suoi bagagli su un furgone e partì. Il gufo e il leprotto non fecero in tempo a lasciare il loro nascondiglio che videro una stramba figura avanzare barcollando tra gli alberi. Era Gladys, con il suo enorme e stravagante cappello.
La gallina bussò più volte alla porta della tana e chiamò a gran voce la faina, ma non ottenne risposta.
Ernesto le si avvicinò. “Se n’è andato”, le disse. “Ha caricato su un furgone tutte le sue cose ed è partito”.
La gallina impallidì, si sentì svenire, si appoggiò ad un albero e poi si sedette sull’erba per riprendersi. Arturo arrivò lesto con un bicchiere d’acqua.
“Sono stata imbrogliata”, disse Gladys piangendo, “non ho dato ascolto ad Annabella e così ho perso tutti i miei soldi”.
Ernesto le rispose: “In effetti negli ultimi giorni sei stata…ehm…come dire, un po’ meno simpatica del solito, ma i tuoi veri amici non hanno smesso di vegliare su di te. Valter è partito con un mucchietto di foglie secche…”, tirò fuori il denaro dalla tasca e aggiunse: “Il tuo denaro è salvo, ma d’ora in poi cerca di farne buon uso!”.
Gladys, commossa e grata, abbracciò Ernesto ed Arturo e poi fecero insieme ritorno alla fattoria.
Alla fine il truffatore era rimasto truffato e Gladys…beh, speriamo che abbia finalmente imparato la lezione!
La tua favola mi ha fatto venire in mente la fattoria auto-gestita di “Animal Farm” di Orwell , però in versione per bambini. Apprezzabile l’intento didattico, come si addice alle favole tradizionali; tuttavia ci sono, secondo me, troppi animali che potrebbero confondere i giovani lettori. Buffa l’idea della faina alla guida di un furgone. D’altra parte anche le favole si evolvono e si motorizzano. In bocca al lupo per il concorso.
Crepi il lupo! O la faina? Grazie per il commento, i consigli e le critiche costruttive sono sempre ben accetti. Hai ragione, il numero dei personaggi probabilmente e’ troppo elevato per i bambini piccoli e ho pensato che anche le frasi avrebbero dovuto essere scritte in maniera piu’ semplice, se rivolte a piccoli lettori. In realtà, ho immaginato che a leggere fossero i piu’ grandicelli, e a loro mi sono rivolta. Sono lieta che tu abbia speso un po’ del tuo tempo per leggere la mia favola, perche’ quello che piu’ mi interessa, al di la’ del concorso perche’ so bene di essere meno di una dilettante, e’ conoscere l’opinione di altri e sapere se il mio lavoro e’ almeno da sufficienza…. In bocca al lupo anche a te!
Ho letto la tua favola con piacere!
Una favoletta simpatica, ad Esopo sarebbe piaciuta. Complimenti per avere antropomorfizzato in modo divertente tutti gli animali.
Grazie! Ho immaginato i miei personaggi come cartoni animati o fumetti. Ho bene in mente l’aspetto di ognuno di loro.
Racconto dolce che mi fa l’effetto di una pezza bagnata sulla fronte febbricitante. Semplice, incredibilmente semplice ma scritto bene. Una volta credevo che le donne – specialmente le newager in ampia gonna a fiori – fossero da temere come vagine dentate (come facevano i selvaggi) o da bruciare (come cercavano di fare i Padri inquisitori). Chiecchio mi fa ricredere. Vive forse anch’essa in una casa di marzapane? 🙂 CEMF
solo lieta che la mia favola ti sia piaciuta. non indosso ampie gonne a fiori ma mi vedrei bene in una casetta di marzapane (non nella parte della strega di Hansel e Gretel, pero!)
mio marito spesso mi rimprovera di vivere nel mondo delle fiabe. non è così, sono ben conscia del mondo in cui vivo, ma adoro le fiabe, il lieto fine, gli esseri fantastici, gli eroi e le eroine. cosa c’è di male nel credere a Babbo Natale o nella polvere magica?
Niente di male ma tanto Bene. suggerisco la lettura del mio breve testo “L’Elfo degli Erspameri.” Saluti CEMF
ma dove è Gioacchino????
Gioacchino è fuggito per non pagare la cena memorabile!
marrano! CEMF
addio bertino. mi autobanno. commenti costruttivi? ma il commento è SU qualcosa, o no? dove non c’è niente cosa commento anche volendo? CEMF
Il racconto, a mio parere, va ampiamente oltre la sufficienza che speravi. E’ decisamente un buon racconto. Nei vari animali vengono incarnate varie caratteristiche umane. L’opportunismo, la slealtà di chi si finge amico per perseguire solo i propri interessi e l’ingenuità, ma meglio sarebbe dire la stoltezza di chi è incapace di capirlo.
Nella tua favola, però, la gallina Gladys è stata molto fortunata, perchè, nel momento del bisogno, ha avuto vicino qualcuno che ha saputo ragionare anche per lei.
Mi permetto solo un piccolo suggerimento: la spiegazione del piano che avevano realizzato il gufo e il leprotto forse arriva troppo presto.
L’avrei vista meglio alla fine del racconto, dopo le parole di Ernesto.
Comunque molto brava.
PS: Fairendelli, Giovanna: tranquilli, tranquilli, sono qua. Della cena ne avevamo già parlato, ma non c’è bisogno che mi regaliate il braccialetto elettronico.
Allora inizio a dare commenti positivi e costruttivi. Ribadisco che il racconto è tremendamente semplice ma la prosa di Chiecchio è perfettamente in tono. Scorre, si abita. Mi fa l’effetto, come ho detto, di una pezza bagnata sulla fronte di febbre. Credo che Chiecchio non sia una persona che scrive abitualmente e ha potenzialità indubbie. Perchè non prova a caratterizzare in senso umano i personaggi animali (il cattivo, il traditore, la bella, ecc.) i bambini capiscono molto meglio di noi queste cose. Saluti. CEMF
La tua favola e’ molto carina, adatta ai bimbi sia per il linguaggio, sia per la caratterizzazione dei personaggi, sia per il messaggio chiaro, forte e positivo. Mi è piaciuta!
Grazie infinite, Nicoletta!