Premio Racconti nella Rete 2013 “Karma” di Viviana Gasparella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Ci sono, in mezzo a noi, che ce ne andiamo indaffarati a lavorare o a incontrarci per un aperitivo, a far spese o a portare a spasso il cane, ci sono in tutte le città delle presenze trasparenti, che ci rifiutiamo di registrare nel nostro immaginario per la maggior parte, che fingiamo di non vedere per non essere costretti a pensare a come potremmo finire anche noi, se la sorte per capriccio ci voltasse le spalle.
In una cittadina veneta, un venerdì sera vicino alle feste natalizie, alle undici e mezza di sera Giovanna se ne andava alla macchina dopo aver svolto uno dei tanti lavori che le toccava incastrare come pezzettini di puzzle nel suo collage settimanale per sbarcare il lunario. Studia, studia, le avevano sempre detto, e così aveva fatto, con la promessa di un futuro stabile come quello dei suoi genitori.
Quella sera in particolare Giovanna aveva la mente oberata dai pensieri: la precarietà produce riflessioni circolari, impedisce lo sviluppo lineare del percorso vitale di una persona e ne rende sincopato, a tratti, anche il respiro.
Trentasei anni. Laurea e specializzazione. Abilitazioni e corsi di aggiornamento. Figli zero: come avrebbe potuto azzardarsi a mettere al mondo un disgraziato cui non sarebbe stata probabilmente in grado di offrire un’infanzia serena? Casa in affitto, ovviamente. Carta prepagata, per non spendere i soldi di un conto corrente, tanto, il tetto, non lo sforava mai. E una valanga di contratti, quando le andava bene, a ritenuta d’acconto, a progetto, a chiamata, a tempo determinato, a collaborazione continuativa per due ore la settimana. Più spesso il nero che più nero non si può e ringraziare, pure, per la gentile concessione. Coi contributi versati fino a quel momento all’Inps poteva bersi al massimo qualche caffè. Erano anni ormai che passava giornate in cui ricopriva quattro ruoli diversi nell’arco di poche ore, lei che da sempre si era adattata a ogni tipo di lavoro, convinta che la dignità umana risieda altrove.
Pensieri circolari, arrabbiati, delusione palpabile. Ansia. “Domani è un altro giorno” non aveva per lei il significato speranzoso che aveva in “Via col vento”, per Giovanna significava “Che cacchio farò, ora?”.
Camminava svelta, la giovane (ma non troppo ormai), con le mani ben ficcate in tasca, faceva un freddo lupo quella sera, quando giunse in prossimità del solito angolo nel quale ogni venerdì, tornando dal lavoro, vedeva spuntare tra i cartoni e le coperte a volte una nuca o una mano paonazza, altre volte ancora la suola della scarpa di un signore che aveva deciso che quell’angolo un po’ riparato sarebbe diventato la sua dimora, il suo asilo notturno. Erano almeno tre anni che la ragazza intuiva sotto quel cumulo la presenza di un uomo ma non aveva mai potuto vederlo in faccia: era sempre voltato dall’altra parte, verso il muro che lo proteggeva, e portava un pesante cappello di lana.
Chissà chi era, chissà come mai si era trovato a dormire in pieno inverno all’aperto, che storia di vita aveva. Ogni tanto lei si era azzardata ad avvicinarsi per lasciargli qualche sigaretta da fumare quando comprava il pacchetto e non il tabacco da rollare, ma si era sempre riproposta di non svegliarlo: in quel gelo, pensava, quando riesci a prendere sonno è un miracolo, magari arrivi, con un po’ di fortuna, a dormire per qualche ora filata, senza interruzioni, dopo il rumoroso passaggio della nettezza urbana. Così camminava in punta di piedi e se ne andava lesta.
Quella sera però l’uomo era girato dalla parte giusta, ed ella lo vide: poteva avere sessant’anni o giù di lì ma avrebbe potuto anche essere molto più giovane, non si può facilmente intuire che età abbia una persona che si busca le intemperie. Il suo naso era rosso come un pomodoro d’agosto.
Giovanna esitò un attimo nel suo procedere per guardarlo, poi proseguì, per non fare la figura che si fa allo zoo quando si fotografano gli animali ingabbiati, finchè il muro del palazzo gliene nascose la prospettiva. Si fermò a riflettere; era Natale, dopotutto, anche se lei odiava le feste comandate nelle quali tutti s’illudono comprando e spendendo d’essere più buoni. Quell’anno poi aveva avvertito tutti gli amici di astenersi dal farle regali costosi che non avrebbe potuto contraccambiare, considerato il lungo periodo di disoccupazione che l’avrebbe aspettata con l’arrivo dell’anno nuovo.
Rovistò nella borsa (ah, le borse delle donne!) alla ricerca del portafoglio: in mezzo a scontrini e tessere ricordava di avere dieci Euro, da qualche parte. Dieci in più o in meno non fanno certo la differenza. Li trovò.
Sarebbe stato quello, decise, il suo unico regalo di Natale, un obolo simbolico a una persona che ne avesse veramente bisogno, uno più precario di lei, che avrebbe potuto sempre tornare a casa di mammà quando le cose fossero volte al peggio; non erano tanti soldi ma quel signore avrebbe potuto spenderli come voleva, magari anche solo per comprarsi una bottiglia di rosso buono, per una volta.
“Buon Natale”, disse porgendo la banconota all’uomo esterrefatto: non chiedeva mai niente a nessuno, lui, e non si sa quante volte la ringraziò. Aveva un forte accento slavo e sorrideva smisuratamente esibendo i pochi denti che gli erano rimasti. Quando Giovanna gli chiese perché non andasse al dormitorio, almeno nei mesi invernali, si mise a ridere e tastò con orgoglio il sacco a pelo da alpino che gli avvolgeva il torso. Si salutarono stringendosi le mani intirizzite e la ragazza se ne andò contenta, sollevata: il suo Natale, almeno per quell’anno, avrebbe avuto un senso.
Arrivò così, dopo due o tre giorni, la vigilia. Giovanna era stata invitata ad un cenone a casa di un’amica d’infanzia e di sua madre Mara, donna bellissima e vitale, un’amica vera anch’ella la quale, pur non essendo più una teenager, veniva ancora corteggiata da uomini che cercavano in ogni modo di farsi considerare da lei: quell’anno toccava ad un signore sulla sessantina evidentemente molto facoltoso che aveva fatto più di tutti gli altri per convincerla a farlo entrare nelle sue grazie. Aveva organizzato lui tutta la cena, portando fior fiore di primizie e vini da capogiro, aveva regalato a Mara una collana con un diamante e non solo, con l’evidente intento di impressionare la donna, aveva portato un presente a tutti i suoi invitati, che erano tanti e non l’avevano mai visto prima: nel momento dello scambio dei regali mise in mano a tutti una busta rossa con il nome di ciascuno stampato sopra.
Giovanna aprì la sua. Dentro c’era, come per tutti gli altri, un Gratta e Vinci. Grattò insieme agli altri, che a poco a poco dichiaravano di aver vinto chi un Euro, chi due, ma quella sera fu lei, che non aveva mai vinto neanche un Boero, a vincere la cifra più alta.
Dieci Euro.
Un racconto sulla Divina Provvidenza. Non mi piace. E nemmeno una foto di Mara a corredo del testo. I veri professionisti del Karma, in India, ammoniscono a non dare mai elemosine, per ovvie ragioni. Poi non sopporto più i raccontini sociologici. Meritiamo forse condizioni migliori? Comincio a postare racconti sulla tremenda mia vita in miniera, le malattie polmonari, lo stipendio da fame, i pericoli continui? Vivere da precario, senza mezzi nè prospettive dovrebbe consentire una GRANDE scrittura tornati a casa la sera, dopo cena o prima di coricarsi. Ok? 🙂 Emilio Michele Fairendelli ps chiedo scusa per il commento ma mi sono impegnato (con caterina silvia fiore e con la sig.ra rotolo) ad apporre solo commenti negativi da qui in poi.
Gentile Cav. Fairendelli, devo dirLe purtroppo che si tratta solo del racconto di una storia vera che mi ha colpito. Non è stato scritto in prima persona perché condivido con a Lei l’inopportunità dell’elemosina intesa nella maniera comunemente interpretata (scaricarsi la coscienza, sentirsi “migliori”, etc.) e perché non volevo che questo piccolissimo gesto, che ha trovato forma scritta solo per via di ciò che è accaduto successivamente, si svilisse in uno squallido autoincensarsi (e qui penso a “Il potere dei più buoni” di Gaber), data la sua natura del tutto disinteressata e dettata da moto dell’animo in particolarecircostanza. Ognuno ha le proprie storie da raccontare, sa, che esse siano d’invenzione o meno e il suo commento, del quale pur considero la consistenza (anche se associare la parola “Karma” alla parola “Professionisti” mi fa venire un po’ di brividi lungo la schiena), mi è parso offensivo nel contenuto non solo nei miei confronti: Mara esiste ed è una persona eccezionale dalla doti umane non comuni. Si possono (e forse si devono) chiaramente dare le proprie opinioni ad uno scritto reso pubblico ancorché esse risultino molto negative ma nel far ciò non si dovrebbe mai perdere l’eleganza del rispetto per l’altro. La Sua decisione, poi, di postare esclusivamente commenti negativi, se essi si debbano esprimere in questi termini sottilmente denigratori (e qui mi riferisco unicamente a Lei, non alle persone che, ciascuna con le proprie personali motivazioni, condividono la Sua scelta), mi pare figlia di un livore che non giova a coloro che, come me, si stanno accingendo a praticare una nuova strada per esclusiva volontà di condivisione. Io non mi pongo limiti di questo genere e Le posso dire sinceramente che, come ovvio, sono andata a cercare i suoi racconti e li ho letti con piacere, anche se vi ho riscontrato, a mio umile parere, un forte bisogno di esibire la propria ( sicuramente vasta) cultura. Buon pro le faccia. In finale, non si tratta assolutamente di un racconto sulla divina provvidenza, nella quale non ho mai creduto: anche Lei, forse non spesso, può sbagliare.
si scherza, figliuola, soprattutto sui professionisti del karma. si scherza, si scherza. lo sa che ogni giorno alle 7,30 entro in miniera? lo sa che qui siamo appesi a un filo, che non si sa chi pubblicheranno? sa quanto questo mina la mia salute già cagionevole? il bisogno di esibirsi è tipico (ma che cultura, la mia è esotericamente raffazzonata…) degli scrittori: tali sono solo coloro che aprono la pancia con le mani – ha presente i chirurghi filippini – davanti al lettore. vedrò di fare qualcosa sui commenti negativi. penso comincerò a dare i voti a tutti gli autori, me incluso. e mi assegno sempre voti bassi. 🙂 EMF
Ha presente “Ridere DI qualcuno” e non “Ridere CON qualcuno”? E’ questa la differenza neanche troppo sottile. Ed io sono solo al mio terzo racconto, con tanta strada davanti e tanto da imparare. Da tutti. Guardi che apprezzo molto la Sincerità, io, anche la Sua, quindi non me ne avrò a male. Desidererei inoltre, se Le è possibile, che mi spiegasse la metafora sulla miniera, se di metafora si tratta. Cordialità. VG
P.s. Voti? Non condivido la sua scelta, pur ( o forse proprio) essendo un’insegnante (precaria, s’intende): più elegante in fatto di condivisione sarebbe invece limitarsi, come ho intenzione di fare io, ad esprimere giudizi positivi quando uno scritto ci colpisce, ed astenersi o dare attenti consigli su come migliorare la stesura quando qualcosa al contrario stona o semplicemente non colpisce nei contenuti. Questo per la crescita personale di ciascuno. La pubblicazione cartacea in questo c’entra poco o nulla. Nuove cordialità. VG
vedrà dalla pagella scrittori di qui che sto preparando quanto io rida di me. la miniera? i cantieri, tra malte, chiodi, misure ecc. l’orrido lavoro dell’architetto! può un uomo, uno scrittore no anzi di nuovo un uomo del mio calibro lavorare in quelle condizioni, nel puramente yantrico? mi comprenda. 🙂 EMF
non mi tolga l’idea della pagella
Ecco adesso così sembra che , dal numero di commenti, il mio racconto sia stato letto da un sacco di persone! Ci vedo una certa ironia. Non si lamenti del suo lavoro da architetto, molti la farebbero fuori pur di prendere il suo posto. L’idea della pagella invece gliela vorrei togliere dalla testa perché proprio non mi piace, anzi, mi sto ultimamente facendo una certa scultura sulle scuole libertarie che in primis non si avvalgono dello strumento competitivo e classista del voto. Ma forse, semplicemente, abbiamo idee divergenti. Le spiego la mia: condivisione e crescita interiore, Bellezza dovrebbero essere le finalità delle Arti tutte, non pagelle da prima elementare che riducono tutto a un numeretto, anche le persone (che tutte, almeno su questo converrà, mettono nei loro scritti qualcosa di sé stesse). Lasciamo la Serie A e la serie B al calcio, per favore. Perdoni la schiettezza ma mi ha toccato in qualcosa in cui credo molto, utopisticamente parlando s’intende. Se vuole, legga anche gli altri miei due racconti e provi a fare l’esercizio di darmi un consiglio attento e cooperativo su come migliorarmi. lo apprezzerei molto. Grazie. VG
P.s.: io non rido dei suoi scritti, perché dovrei farlo? Non lo faccia neppure Lei: o si tratta di autolesionismo oppure di falsa modestia e nessuna delle due cose le giova. 🙂
Fairendelli: voto 4. Racconti sempre uguali con (consueto?) pistolotto spiritualista finale. Cultura esoterica messa insieme a pezzi, sconclusionatamente. Patetica la sua agitazione circa gli esiti del concorso letterario e la sua pretesa di scrivere aiutato da una Veggente (!). Incommentabili i suoi commenti. Viviana G: voto 5. Atteggiamento antimeritocratico come usava nei licei milanesi fine anni ’70. Ignora che la crescita interiore tramite condivisione avviene – si fa per dire – solo nei “ragazzi” di Don Giussani e nella Corea del Nord. Con esiti micidiali. Può fare motissimo, poichè la sua scrittura non è male se comprende che si cresce solo soffrendo e scegliendosi un Maestro. Bertino Giovanna, Silvia Tamarri ecc… questo intendo per pagelle, così ci divertiremo e diremo tante verità. salutoni 🙂 EMF
Sa che penso che non ci capiamo proprio? E poi, come mai dal “basso” del suo 4 si permette di commentare il mio 5? Non è molto di più ma pur sempre “superiore” è! E non è affar mio se CL si ruba sempre tutte le parole per stravolgerle. Io le uso col significato che credo. Chi le ha detto, poi, che io ritenga la crescita interiore collegata alla condivisione?
Finale: io un Maestro, uno vivente, me l’ero scelto ed è stata la più grande delusione umana della mia vita. Da allora in poi ho eletto a miei Maestri solo autorevoli estinti.
Ad maiora! VG 🙂
Il 4 lo si dà agli asini, alle bestie. Il 5 è alle soglie dell’ok. credo sia il voto massimo che si becca qualcuno, qui. scrive bene la Codogno ma è principalmente mestiere. circa i Maestri è l’unica cosa che conta nella vita. Estinti vanno benissimo, i viventi tendono a essere dei gran cazzoni. Lei ha detto condivisione e crescita interiore. Soffra, soffra molto e la scrittura migliorerà. saluti 🙂 EMF
crede verrò inserito nella lista dei 25? eh? 🙂
non come immagina lei. deve soffrire molto di più. come ho fatto io. ora posso scrivere e i miei racconti ci sono. e aprono mondi. 🙂 EMF
Ma come fa a sapere lei quanto soffrono gli altri e paragonarlo a quanto soffre lei? Ma come si fa a fare questo tipo di paragoni? La sua mail privata è scritta nei messaggi che arrivano nella mia e finisce con ..net.it? Se vuole approfondire la strana giornata che in qualche modo stiamo passando insieme continuiamo lì, ormai si esula dal discorso pubblico. Ed io non mollo certo l’osso. Mi sappia dire.
era retorico, no? per dirle: soffra tanto cara gasparella e scriverà meglio. 🙂 sì mi scriva pure e mi dica se vede nel futuro il mio inserimento nella lista dei 25. EMF
Le ho già scritto.
Di fronte a cotanto senno il mio parere vale quanto il due di coppe quando la briscola e’ a mazze, ma devo dire che pur nella sua semplicita’ il racconto qualche piccolo sussulto lo crea. E’ reale anche se non realistico e si vede che la scrittrice parla di qualcosa che ha visto o vissuto personalmente. Un buon inizio che deve servire da rampa di lancio e non da fine del viaggio. Se posso consigliare, per il futuro, una maggiore empatia con i personaggi, almeno in questo tipo di racconti. Niente voti, non siamo a scuola.
La ringrazio Sig. doncamillo2001, ci proverò! Buona giornata 🙂
Condivido con doncamillo, infine la maggior parte di noi può essere coadiuvato (almeno in principio) da ciò che ha vissuto (direttamente o indirettamente), per poi proseguire con nuove invenzioni originali. Racconto semplice e bello, mi è piaciuto proprio perchè è una parentesi reale!
La ringrazio, Sig. Alessandro, facendo tesoro dei vostri consigli e sto provando ad evolvermi. Buona gironata
aggiunga “sto” dopo la seconda virgola!