Racconti nella Rete 2009 “Quel piccolo segno sconosciuto” di Imma Di Nardo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Aveva ricominciato a piovere.Era un inizio di primavera mesto e fluviale. Proprio come lei, pensa Bruna, tendendo per la dodicesima volta in venticinque minuti, il collo nello spazio compreso tra la finestra malandata – responsabile di spifferi micidiali – e l’orologio a muro dell’Ikea, in versione basic .
Ancora una volta il movimento le procura un leggero capogiro che, agitando le lunghe gambe ed imprecando per la sua ottusità, la fa ripiombare nuovamente sul divano, che è tutto tranne che comodo. E’ lì che si è accasciata senza più muoversi, reprimendo sete e urgenze corporali, subito dopo aver consumato di malavoglia, a pranzo, mezzo panino al formaggio.
– E meno male che non hanno ancora spento il riscaldamento centralizzato – cerca di consolarsi, virando sul bicchiere mezzo pieno. Certo che a trentadue anni una cervicale come la sua è un affare mica comune. Se ci aggiungiamo l’infame lavoro alla cooperativa sociale – pre e post scuola con accompagnamento in scuola bus di un’orda di terrificanti enfants frignants – e la pila di bollette inevase che la guardano con rassegnato rimprovero dal portabiscotti sbreccato in cui le ha ficcate a viva forza, il quadro è veramente completo.
Almeno Ivan fosse arrivato in tempo! Un po’ di sollievo, o almeno un succo di frutta dal frigo pure poteva darglielo!
O forse no – subdola si insinua una voce che ormai non ha più la forza di zittire. O forse no – le rimanda il letto che intravede dalla porta aperta che dà sul soggiorno. Il loro esagerato lettone, un mammouth nella stanzetta risicata ed umida, un tempo sempre allegramente sfatto – ah! quelle incursioni appassionate e continue – ed ora…ora tristemente all’aria per mancanza di tempo e dedizione.
E la cucina, allora ? – implacabile incalza la voce – Avrai mica dimenticato i mangerini deliziosi e sempre nuovi che il tuo Ivan , da bravo maschio dei suoi tempi , ti dedicava nel suo amoroso slancio? – La cappa aspirante funzionava a manetta e la finestra a ghigliottina a malapena scambiava aria fresca con mangerecci afrori, mentre lui, chinandosi ai tuoi piedi, ti offriva sul cuscino di chinz di zia Chiara, un diadema di saint Honorè che nemmeno Tiffany, per te…
Per un po’ Bruna resta smarrita, inseguendo l’immagine di Ivan che, cuscino in mano, percorre con lo sguardo “ le gambe più belle di Milano” in quel momento esibite in calzoncini inguinali. Poi, cercando di non scuotere la testa e l’impalcatura di neri ricci che la sormonta, mentalmente annuisce in direzione del caro lettone da tempo obliato. Spesso l’ossuto, lungo corpo di Ivan ha impresso la sua forma proprio sullo stesso divano su cui adesso è distesa lei.
Realizza tutto questo mentre i passi ben noti, stasera ancora più strascicati, si avvicinano alla porta e Ivan, – Gesù, ma è il suo Ivan – esitante – ormai ogni volta l’accoglienza è una lotteria – infila la chiave nella toppa.
Con la testa leggera per la cervicale, che la rende improvvisamente lucida e fiduciosa, Bruna esamina le due stanze che costituiscono il loro mondo e prova a rassicurarle.
– Non ci avranno…chi ha detto che tutto non possa ritornare come prima? Chi ha detto che queste ristrettezze feroci che ci perseguitano, che tutto hanno cominciato a corrompere e mutar di segno, debbano continuare all’infinito…Chi?…Chi…?-
– Io no di certo – le sembra risponda, con la sua voce profonda, la loro ingombrante alcova – figurarsi io – interviene con risate argentine la piccola cucina attualmente ignorata .
Lo sguardo stupito del suo ritrovato amore, lì sulla soglia della porta, umiliato nel suo fascino emaciato dal neon agonizzante, senza capire sembra anche lui concordare.
– Voglio cambiar segno alle cose …voglio che sia un giorno perfetto… voglio provarci ancora – E, con tutta la cautela necessaria nell’alzarsi senza soccombere alle vertigini, Bruna si avvicina ad Ivan. Rispolverando quel sorriso pieno di promesse dei vecchi giorni, in questa incantata sera degli odori ritrovati, gli indica senza esitazioni il PC portatile che langue, anche lui inutilizzato da giorni , sulla mensola più bassa della libreria.
“ E se provassimo ancora…e se provassimo adesso?”
Mano nella mano, occhi negli occhi, appellandosi ad uno stoicismo che non sapevano di possedere, cautamente si accostano al computer di casa.
“Vai tu che conosci il codice a memoria” – esorta lui –
“ Sì, ma tu non interrompere il contatto, tienimi la mano sulla spalla” – risponde lei. Il solito tempo, mai così infinito, per
l’ attivazione dell’ antivirus ed infine sono catapultati nella pagina richiesta, la loro pagina. -“ Allora, vado” – “ Vai, bisogna pure… – la sostiene Ivan , virilmente determinato.
Ed ecco che i due, già da tanto rassegnati al peggio – troppe volte ci hanno provato e troppe volte, con malagrazia, le loro speranze sono state rispedite al mittente – sono di fronte al loro destino : la schermata, beffarda ma sobria nella sua veste grafica istituzionale, li sfida a tentare, ancora una volta, la sorte.
Esitante, vinto, combattuto il dito di Bruna preme il tasto fatidico ed ecco che …ecco che anche per loro l’ invocata epifania è alfine giunta .
Con una trepidazione mai così intensa, forse solo il loro primo incontro può starle alla pari, con i sensi rimescolati che invocano il letto vicino, mai così a lungo negletto, i due, ritornati a tenersi le mani, ormai due povere cose stritolate dalla tensione, fissano affascinati lo schermo che comunica ad entrambi la stessa lieta novella : dopo diciassette mesi, sei giorni ed un imprecisato numero di ore, sebbene provvisoriamente – per pochi giorni o settimane che importa! – sono con assoluta certezza, usciti dal rosso!
Il sostanzioso bonifico di lui , da tempo immemorabile atteso, è infine arrivato e Bruna ed Ivan possono contemplare, con un’ emozione che non è di questo mondo, il piccolo segno + questo sconosciuto, svettare ancora una volta, trionfante, davanti al saldo del loro conto corrente.
Ciao. Mi permetto di lasciare un commento. Mi piace tantissimo l’ironia del tuo racconto. Non mi piace molto come è scritto, qualche volta mi sono dovuto fermare a rileggere, l’editing è da rivedere, però mi sono fatto una bella risata alla fine. Dopo tre righe già tremavo al pensiero del solito racconto patetico sulle tragedie delle coppie, poi ecco spuntare la sfida al rosso bancario! Eccezionale!
Resta secondo me che dovresti rileggerlo quattro o cinque volte e ripubblicarlo meglio. Secondo me se glielo chiedi agli organizzatori te lo permettono.
Ciao
Simone
Ciao Simone,
Grazie per l’attenzione ed il tempo dedicati al mio racconto e felice di essere riuscita a trasmettere l’ironia e lo spiazzamento della ” final agnizione”.
Credo che nei racconti così brevi debba esserci un’idea forte e possibilmente un ribaltamento finale a sorreggerli ed a dar loro struttura. I racconti intimistico/sentimental/patetico ( di coppia o meno) decisamente non mi apparteggono.
Mi spiace invece di non essere riuscita a renderti che l’effetto depistaggio, il ricorso ad un linguaggio che rimanda ad altri tipi di racconti era un effetto ricercato, per arrivare impreparati al ribaltamento finale. Questo almeno nelle mie intenzioni.
Domani, invece ho proprio voglia di rileggermi con calma il tuobel racconto e darti qualche parere ragionato ( anche nelmio caso,per quel che può valere).
Buona notte, Imma
ciao imma,seguendo le orme di simone-che è stato il primo che ho letto e commentato- ti lascio il mio pensierino notturno. La storia è divertente e raccontata con sapiente ironia che considero un dono, soprattutto se è una donna che scrive,l’agnizione finale secondo me è ben riuscita,forse potevi protrarre la “suspence” un altro pò e con altre azioni,sono perplessa sul fatto che i personaggi non si vedano troppo bene,cioè un pochino vedo lei ma lui è avvolto nella nebbia e poichè la storia lo coinvolge mi piacerebbe che tu lo avessi maggiormente definito.Per il tono ironico,inoltre, io avrei preferito un racconto tutto in prima persona,soprattutto nella scoperta finale,secondo me raccontata da lei avrebbe più effetto.Perfettamente in sintonia sul fatto che nei brevi bisogna colpire il bersaglio con pochi ma efficaci fatti sorretti da un’idea forte.Riprova,magari solo per te, a riscriverlo facendo maggiore attenzione ai tempi dei verbi e con il punto di vista solo della protagonista, secondo me è più forte.Un abbraccio e in bocca al lupo
francesca
Si, carino. sono le 7 di mattina e non sono molto loquace a quest’ora ma mi è piaciuto. Ciao.
Dai Roberto, alle 7 del mattino te la cavi ancora bene, io sono molto peggio!
Contenta che ti sia piaciuto, segue un mio commento al tuo racconto.
Ciao
Ciao Imma,
il tuo racconto è davvero divertente. Penso però che ci siano due pecche, non nella storia ma nella forma: una certa difficoltà nella lettura a causa, credo, di qualche problema di punteggiatura; i due personaggi potevano forse essere maggiormente caratterizzati e la resa sarebbe stata migliore e il racconto, nell’insieme, più coinvolgente.
Per il resto è tutto molto bello ed il finale davvero sorpendente.
Complimenti ed in bocca al lupo.
Alessandro Colosimo (ZENONE)