Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Timmy e la volpe” di Catia Cigolini (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

C’era una volta un coniglietto di nome Timmy e di cognome Coniglio che era molto vispo e furbo e tutti i giorni combinava una marachella. Aveva il pelo morbido e nero a chiazze bianche e bianca era una striscia che scorreva nel mezzo del suo bel musetto. Un ciuffetto sbarazzino nero gli spuntava sul capo tra le orecchie ed i suoi occhietti azzurri, che sprigionavano furbizia, al buio diventavano rossi.

Un giorno il coniglietto si stava divertendo nella sua stanza con i suoi giochi che erano moltissimi: Spiderman, Batman con la sua enorme auto nera, Zorro, Superman, la moto di Valentino Rossi, la pista con le macchinine, la fattoria con tanti animali, trattori, e chi più ne ha più ne metta. Nel frattempo il Signor Coniglio, papà di Timmy, stava leggendo il giornale in salotto e la mamma, la Signora Coniglio, era affaccendata in cucina: preparava un buon pranzetto a base di carote che al suo bimbo piacevano tanto.

Ad un certo punto Timmy si ricordò che aveva promesso ai suoi amici Tim e Tom di andare a giocare con loro e chiese al suo papà: ”Papà, posso andare a giocare con Tim e Tom?” ma questo rispose: ”No, Timmy, ormai è quasi ora di pranzo, è troppo tardi. Giocherai un’altra volta.”

Timmy allora si arrabbiò moltissimo, scoppiò in un pianto molto scenografico senza lacrime, si gettò a terra in preda a finte convulsioni, ma a nulla servì tutto questo disperarsi perché il papà gli disse: ”Se non smetti di fare i capricci, ti chiudo in cantina e non guardi più la televisione per una settimana!”

Il bimbo capì che suo padre faceva sul serio e tornò a giocare tranquillo. Ma era una calma apparente la sua. Infatti, mentre papà Coniglio era ripiombato nella sua lettura, il coniglietto furbetto sgattaiolò fuori senza che nessuno lo vedesse per raggiungere i suoi amici.

            Purtroppo, davanti alla porta della sua casa, una brutta sorpresa lo aspettava: la volpe era in agguato! “Eccoti qui, brutto coniglio disobbediente! Hai voluto scappare, senza ascoltare i tuoi genitori e così sei rimasto fregato! Adesso vieni con me a casa mia che ti faccio arrosto per mangiarti a pranzo!” disse la volpe. Timmy iniziò a piangere e urlare implorandola di lasciarlo andare, ma niente. La cattivona lo prese per le orecchie e lo trascinò con sé. Arrivati nella tana buia e profonda lo legò su di una sedia con una lunga corda e gli disse: ”Adesso ti lascio qui e vado a comprare una grossa padella per cucinarti e quando torno mi preparerò un buon pranzetto!” e si allontanò lasciandolo solo.

            Intanto la mamma aveva finito di cucinare e chiamò il Signor Coniglio dicendogli: “Il pranzo è pronto, chiama Timmy.” Ma Timmy non si trovava. Lo cercarono ovunque: nella sua cameretta, nella stanza dei suoi genitori, in cantina, in solaio, in garage, in cortile, ma non ne trovarono traccia. La mamma scoppiò a piangere. “Il mio Timmy, il mio Timmy!” singhiozzava, “E se lo prende la volpe? Ce lo mangia!” Allora il papà cercando di rincuorarla le disse: “Stai tranquilla, non piangere. Esco a cercarlo. Tu intanto resta qui, potrebbe tornare e non troverebbe nessuno ad aspettarlo.” Detto questo uscì e andò subito a casa di Tim e Tom, gli amichetti di suo figlio. Suonò il campanello e venne ad aprirgli il papà dei bimbi, il Signor Poldo. “Sono venuto a cercare mio figlio Timmy: è qui?” Tim e Tom, interpellati dal loro papà, risposero: “No, doveva venire per giocare, ma non l’abbiamo visto.” Allora il Signor Coniglio disse: “Non so dove cercarlo, è sparito!”, “Prova a chiedere a Comare Lepre”, rispose il Signor Poldo, “Lei sa sempre tutto.” Il Signor Coniglio accettò il suggerimento e salutò.

            Comare Lepre era molto anziana, portava un grande paio di occhiali ed un fazzoletto rosa annodato sotto il mento. Una lunga sciarpa rossa le circondava il collo anche d’estate, quando faceva caldo. Era ormai piena di acciacchi e camminava con l’aiuto di un bastone, non poteva più correre velocemente come una volta quando faceva le gare con i suoi amici ed arrivava sempre per prima (diceva lei). Data la sua età ora si accontentava di sedere davanti alla sua casa ad osservare tutti i movimenti e le avventure degli altri abitanti del bosco.

Il Signor Coniglio bussò alla porta della lepre e le chiese se avesse visto suo figlio ma questa rispose: “L’ho visto uscire da casa vostra e poi è sparito. Non vorrei l’avesse rapito la volpe perché era qui che si aggirava nei paraggi curiosando in un modo strano. Prova a cercarlo a casa sua.”

“Mi sapete dire dove abita?”.

“Certo: vai sempre diritto fino a raggiungere il lago, poi gira a destra, cammina ancora un po’ fino a che non vedi un mucchio di rami e sterpi: lì sotto c’è la sua tana.” Coniglio ringraziò e corse via disperato.

            Intanto Timmy era riuscito a liberarsi e si era nascosto dietro ad un cespuglio per paura di incontrare la volpe cattiva per la strada: il suo piano era di lasciarla entrare in casa e poi di fuggire senza essere visto. La bestiaccia arrivò, entrò in casa e “Ah!” urlò, “Quel manigoldo è scappato!” infatti a terra vide le corde che il coniglietto aveva sciolto. Corse subito fuori urlando: ”Dove sei? Esci fuori!” e cercando affannosamente tra un cespuglio e l’altro trovò il povero coniglietto tremante di paura che la guardava con aria supplichevole.

“Ah! Ti ho trovato! Visto che hai cercato di fare il furbo adesso ti sistemo per le feste! Vieni qui che ti mangio subito!”

Ma un vocione profondo da dietro le sue spalle tuonò: ”Tu non mangi nessuno!”

Era il papà di Timmy che era venuto a salvare il suo figlioletto indifeso.

“Adesso ti prendo, ti do una randellata in testa con questo bastone e poi ti butto nel lago! Così impari a fare del male al mio Timmy!”

La volpe, arrabbiatissima per la minaccia ricevuta, rispose: “Tu, microbo! Non ti permettere di rivolgerti a me con questo tono!” e balzò verso il signor Coniglio per aggredirlo.

“Prova ad acchiapparmi! Tanto non ci riesci, io sono più veloce di te-e!” ribattè questi in tono di scherno, e molto astutamente, prese a correre tenendo un bastone in mano. Si diresse verso una parte della foresta piuttosto buia e poco frequentata dagli animali poiché, disseminata di trappole dai cacciatori, questa zona era diventata molto pericolosa. Coniglio conosceva bene la dislocazione delle buche e per questo condusse la volpe dritto dritto verso la prima per farvela precipitare. Nonostante fosse ricoperta da erba e foglie ciò non bastò ad ingannare lo scaltro animale che, conoscendo benissimo i trabocchetti degli umani, riuscì a scansarla.

Timmy seguiva la scena da lontano, ancora spaventato.

Fallito il tentativo di intrappolare la cattiva, Coniglio ci riprovò arrampicandosi velocemente su di un albero tenendo il suo bastone ben saldo tra i denti ed appena giunto in cima glielo scagliò sul capo. La malcapitata non aveva previsto il fulmineo attacco e cadde tramortita nella fossa sottostante. Si riebbe subito appena toccò il fondo ed iniziò ad urlare disperata: “Aiuto, tiratemi fuori da qui!”

Proprio in quel momento passarono due cacciatori che vennero attirati dalle urla. “Guarda Giovanni! Una volpe nella trappola! Prendiamola e portiamola allo zoo!” E così fecero: la misero in una gabbia e si avviarono verso il giardino zoologico accompagnati dai mugugni e dai borbottii dell’animale arrabbiato ed affamato. Ormai non avrebbe più fatto male a nessuno.

            Papà Coniglio corse felice verso il suo Timmy e stringendolo a sé gli disse: “E’ tutto finito. Torniamo a casa, ora. La mamma ti aspetta.”

            Quando la mamma li vide tornare corse a prendere il suo coniglietto per stringerlo tra le braccia scoppiando a piangere dalla felicità.

Entrati in casa la Signora Coniglio si sedette sul divano con il bimbo in braccio e gli disse: “Hai visto cosa ti è successo per essere scappato? Lo farai ancora?” “No, piagnucolò Timmy, prometto che non lo farò più e sarò sempre ubbidiente.”

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