Premio Racconti nella Rete 2013 “L’amore vince con la propria sconfitta” di Raffaele Balsano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Non ci sei più qui con me e il cielo sembra vuoto senza le sue nuvole, bianche o grigio pallido, stanche di giocare e fare le capriole .
Il sole appare e scompare, dipende dai momenti.
La primavera ha le…sue cose e tarda ad arrivare, mentre l’inverno sembra non voler finire mai, quasi a prolungare il dolore che sento dentro di me, non continuo, ma intervallato da fitte lancinanti che si acquietano solo dopo avermi procurato una gran sofferenza, come le onde che dopo aver superato con forza prorompente i sassi posti a protezione, si adagiano a fatica sull’arenile.
Non ci sei più ed io che pensavo di vivere tutta la mia vita con te!!!
Il nostro amore era pieno di premure, emozioni, magie, scoperte e sogni, in un attimo svaniti, portati via da un vento gelido che non proveniva dall’est, ma direttamente da te, da quando un giorno hai deciso di non voler dividere più la tua esistenza con me.
Mentre la primavera tardava, tu invece non saresti più tornata.
Paola eri la mia vita.
Con Raffaella conosciuta una sera, mentre guardavo una vetrina di biancheria intima, in cui lei faceva la commessa, tutto fini’, dopo una cena romantica e la notte in un motel per scoprire quel suo intimo molto succinto che ricopriva uno splendido corpo.
Paola speravo di vivere i miei giorni con te.
Con Federica, amica di vecchia data, si era pensato di andare oltre l’amicizia, ma dopo l’amore in auto alla periferia della città, entrambi avevamo capito che si era trattato di un errore.
Era meglio rimanere amici.
Paolo volevo vivere la mia storia d’amore con te.
Ho sempre pensato a te, come ad una persona che s’incontra solo quando la vita decide di farti un regalo.
Con Loretta, dopo una cena di lavoro, era iniziata una fitta corrispondenza via sms, alcuni anche hard, ma poi nei fatti, tutto si concluse una sera, quando capii che aveva bisogno di un’avventura erotica perché stanca del suo ménage con il marito.
La mia vita era iniziata con te, cancellando queste e altre storie d’amore prive di qualsiasi valore.
Sentivo il bisogno, ogni giorno, di innamorarmi di una vera donna.
Fin dall’inizio eri la donna che desideravo avere al mio fianco…senza sapere che ti stavo sognando.
Molte volte avevi giurato che ero io l’uomo della tua vita.
Invece quella sera…
Come tutte le sere provavo il desiderio, appena aperta la porta e prima di cenare di fare l’amore con te.
Mi piaceva accarezzare i tuoi seni, il tuo lasciarsi andare, sentirti su di me con l’invito ad entrare nel tuo corpo, toccando l’infinito vestito del tuo sorriso.
Invece quella sera pioveva…
Era pur vero che avevo notato nell’ultimo periodo, quando stringendoti forte dicevo di sentirti mia, una certa riluttanza da parte tua nel rispondermi ‘for ever’.
Non potevi proprio farne a meno del fatto che, insegnando inglese in una scuola privata, era difficile per te, dimenticare il lavoro.
Pensavo che si trattasse di un tuo momento così , come possono capitare nella vita di chiunque:
– qualcosa non va?
– sai il lavoro, sono un po’ stanca
– prendiamoci una vacanza
– forse è meglio in primavera
La primavera sarebbe arrivata, ma tu…
Invece quella sera pioveva a dirotto, tutto bagnato fradicio, entrai nel portone di casa, dove l’ascensore, come spesso accadeva, era bloccato e incominciai a salire quei quattro piani ridendo, perché ripensavo alla sera in cui per la prima volta c’eravamo trovati di fronte a quelle scale e non riuscimmo ad aspettare.
Appena dopo il primo piano lasciammo per terra le nostre giacche, al secondo ero arrivato a toglierti la gonna, mentre il reggiseno e lo slip trovarono posto al terzo, per entrare poi nudi nel mio appartamento e continuare a fare l’amore appena dopo la porta d’ingresso.
Il mio corpo avvolto e perduto nei tuoi capelli, fra le tue braccia, nella tua intimità non violata ma regalata per un momento di estasi sublime e indimenticabile per tutto il resto della mia vita.
Qualcosa che ti rimane impresso e non va più via e, pur nel tempo perdendo di intensità acquisisce un valore indelebile che rivedi e rivivi mentalmente ogni volta che ti ritrovi a pensare a quel momento, anche perché portavo sempre con me la catenina d’oro che tu mi regalasti la mattina dopo dicendomi:
– ho fatto l’amore per la prima volta ed è stato bellissimo farlo con te
Ma le gocce di pioggia sul viso si confusero presto con quelle vere del cuore quando, dopo aver insistentemente suonato, pensando che ti saresti presentata con la solita maglia lunga che lasciava scoperte le gambe e con ai piedi il doppio paia di calze, la porta non venne aperta.
Con le mani bagnate presi le chiavi di casa, una volta aperto girai tutte le stanze chiamandoti.
Il silenzio fu l’unica risposta e trovai una cosa che mai avrei voluto trovare, un biglietto attaccato alla porta del frigorifero, freddo come tutto il suo contenuto.
il colore lampone faceva da contrasto con le confezioni di yogurt e qualche insalata pronta all’uso, abbandonate frettolosamente sopra il tavolo bianco.
Le parole erano scritte con una calligrafia elegante e con inchiostro viola, quale segno di un amore che sta per finire:
‘Grazie mi hai dato tanto, ma non quello che avrei voluto avere’
Bagnato dalle lacrime che scendevano copiosamente e incredulo, mi lasciai cadere per terra, con la schiena appoggiata ai ripiani del frigorifero aperti, i gomiti puntati sulle ginocchia e i pugni sotto al mento.
Dovevo ancorarmi per non cadere svenuto.
Cercavo di non pensare e invece, la mia mente, il mio sangue, la mia barba, la camicia tutta stropicciata, la cravatta da buttare, la borsa documenti che fradicia dalla pioggia, aveva cambiato colore, mi portavano a leggere ripetutamente il tuo messaggio d’addio.
In quel momento quelle poche parole mi sembrarono le uniche cose da te lasciate nell’appartamento.
Mi alzai e girando per le stanze notai che avevi portato via tutto, come a voler cancellare ogni segno della tua presenza passata, come se tu non fossi mai esistita, come se non avessi mai visto le tue nudità, come se il tuo cuore non fosse mai appartenuto al mio.
Tutto cancellato come un violento uragano che arriva all’improvviso.
L’armadio sembrava quasi disperato perché conteneva solo le mie camicie, i miei vestiti, mentre questi prima si confondevano tra i tuoi.
Era bello vedere l’abito blu confuso tra le tue camicette, i miei pantaloni con le tue gonne.
Avevamo sempre pensato, sin da quando eri venuta a vivere con me, di comprarne uno più grande che potesse contenere tutta la nostra esistenza, ma non l’avevamo mai fatto perché poi in fondo ci piaceva quella confusione, era come se anche loro si unissero, come facevano i nostri corpi, le nostre anime.
Avevi una camicia celeste, quasi uguale alla mia e ricordo ancora quando un giorno l’ho confusa con la mia e una volta in ufficio, accorgendomi dell’errore per via del collo con le punte all’insù e perché un po’ stretta, cercavo continuamente di confondere le idee ai colleghi intorno a me, aggiustandomi la cravatta.
E tutti a chiedermi la marca del profumo che avevo usato quel giorno.
Non avrei certo potuto rivelare che era quello della tua camicetta.
I cassetti contenevano solo il mio intimo e per l’altra metà vuoti, anzi no, nella fretta avevi dimenticato un tuo slip con i cuori e riportante sulla parte davanti la frase rossa ‘sono tua’.
Che grande bugia! Non lo eri più o forse non lo eri mai stata.
La mia prima reazione fu subito quella di cancellare la frase o meglio distruggerla.
Con una forbice tagliai lettera per lettera, quasi a prolungare l’agonia, prima la s poi la o e così via, alla fine rimase solo un gran buco, come quello che all’improvviso si era aperto dentro di me.
I cassetti dell’armadietto in bagno anch’essi vuoti e desolanti, c’erano solo le mie lamette usa e getta e il dopobarba che mi avevi regalato tu perché quello che usavo da una vita non ti piaceva, era troppo forte e ora avrei dovuto ricomprarmelo perché per superare il tuo addio, avevo bisogno di qualcosa di forte che lentamente diventasse qualcosa in cui rifugiarmi.
Nel bicchiere in bilico sul lavandino, c’era solo uno spazzolino di colore blu il mio, mentre il tuo, uguale nella forma ma di colore rosa non c’era più e si notava la tua fretta nello scappare, di andartene via da me, perché il bicchiere non era più integro ma i pezzi erano sparsi un po’ all’intero del lavandino e un po’ per terra.
Appena fuori dal bagno vidi in un angolo il tuo barattolo di crema per la notte.
Non andavi a letto se prima non te ne cospargevi di uno strato la pelle vellutata del tuo viso e mi avevi convinto, dopo tanto insistere che la usassi anch’io, dicevi che avrei avuto dei benefici e mi sarei raso più facilmente.
Dopo averlo raccolto mi sedetti dietro la porta di casa, riempiendolo di li’ a poco di lacrime, sperando che tu da un momento all’altro suonassi il campanello perché ti saresti ricordata di averlo lasciato a casa e quindi allora io avrei potuto riabbracciarti, implorandoti di non andare via e di restare con me.
Lentamente mi accasciai addormentandomi, la stanchezza e le lacrime, alla fine, avevano avuto il sopravvento sul mio fisico ormai distrutto.
Il persistente suono del campanello mi svegliò con un sorriso.
Eri tornata…pensai.
Non sapevi come fare, ma poi ti era venuto in mente che avevi lasciato il barattolo di crema, un buon pretesto per riabbracciarmi e baciarmi sul naso, un modo come un altro per chiedermi scusa per essertene andata via e capovolgere la frase scritta sul bigliettino:
‘Grazie, mi hai dato più di quello che mi aspettavo’
Dai raggi di sole di colore intenso che entravano dalla porta finestra, capii che era pomeriggio inoltrato.
Aspettai ad aprire, volevo gustarmi quel momento, vivere l’attesa come un dono d’amore che riempie in modo splendido una giornata da passare insieme.
Mi alzai, stringendo forte al cuore il tuo barattolo di crema che profumava ancora di te, ma non eri tu, e grande fu la delusione, i miei sogni svanirono in un attimo, il mio mondo crollo’ e cessai di respirare perché non avevo più ossigeno, il cuore batte’ solo per qualche attimo ancora poi sembrò fermarsi.
– Marco ti sei dimenticato che stamane avevamo un appuntamento importante con Roversi per il progetto fotovoltaico da installare nella sua sua villa in montagna. Ho dovuto inventarmi mille scuse per giustificare la tua assenza, il tuo cellulare risultava spento. Ma cosa ti è successo? Sembra ti sia passato sopra un ”tir’…
Non trovai la forza per rispondere, non avevo più fiato, non avevo più voce, non avevo più nulla.
Nulla di quello che era mio mi apparteneva più in quel momento, tutto era andato via con il tuo sorriso, i tuoi occhi, i tuoi capelli, con te.
Non riuscii a trovare le parole per rispondergli, perché in quel momento, in quel preciso momento, realizzai che tutto era proprio vero, eri andata via e conoscendoti nulla poteva farti ritornare da me.
Mi limitai a porgere al mio amico il biglietto che avevi lasciato.
L’ultimo tuo regalo, quello per me inutile, ma per te di grande importanza, vista anche la velocità con cui eri sparita, come a volerti liberare di un peso, di qualcosa di cui farne a meno, da buttare nel cestino, al vento e non pensarci più.
Ero infelice perché quello che mi circondava non era più mio, non mi apparteneva più, dipendeva da te e tu ormai non c’eri più.
– che cosa vuol dire questa frase, cosa significa?
Già cosa significava?!
Durante tutte quelle ore di agonia me l’ero chiesto ripetutamente, senza trovare risposta alcuna, ma poi mi ricordai di quella volta…
– Marco stasera ti passò a prendere, vado in ospedale a trovare una mia amica che ha appena partorito una bellissima bimba
– non puoi andare da sola? Dovrei finire un disegno importante
– no, voglio andarci con te, ti passò a prendere dopo
Senza aspettare la mia risposta, mettesti fine alla comunicazione facendomi in questo modo capire, che avevi bisogno di me, volevi vivere questo momento importante con me.
Che illusione.
All’uscita dall’ospedale andammo al bar a bere un aperitivo e notai che mi guardavi con un sorriso diverso dal solito.
Una volta a casa, senza neanche chiedermelo mi preparasti il risotto ai frutti di mare, il mio piatto preferito, bagnato con un ottimo vino bianco di nome ‘Passerina’, fresco al punto giusto, per concludere con delle fragole al gelato.
Vedevo in te una strana eccitazione e non capivo.
Subito dopo cena, mano nella mano, andammo in camera da letto e pensai che volevi fare l’amore con me.
Avevo sempre voglia di fare l’amore.
Mi piaceva terribilmente sentire il mio cuore battere forte ogni volta che avevo tra le mani le tue nudità, come se partecipasse anche la mia anima.
Ma tu ti togliesti le ciabatte e completamente vestita, sedendoti sul letto, con la schiena appoggiata al capezzale morbido, tirando su le gambe al petto e con una guancia sulle ginocchia, mi dicesti, mentre prendevi tra le tue, la mia mano:
– Marco hai visto che bella quella bambina? Certo i figli sono un grande regalo della vita e vorrei averne uno anch’io
– Paola non mi sento pronto, ho paura del mondo in cui viviamo e poi e’ poco tempo che stiamo insieme
– cosa dici, e’ più di un anno e credo di amarti abbastanza. Io voglio un figlio, facciamolo stasera, desidero donati tutta me stessa
– puoi farlo anche senza un figlio, non lo ritengo ancora importante. Paola noi viviamo bene così, noi due soli.
In quel momento avvertii subito un grande gelo da parte tua nei miei confronti.
Solo per un attimo però perché tu da grande attrice, pur rimanendo in silenzio , incominciasti a baciarmi e ad accarezzarmi, riuscendo perfino a fingere l’orgasmo.
Forse quella sera iniziò la nostra fine, perché dopo, vidi le lacrime rigare il tuo viso per la prima volta, ma tu facendo finta di nulla, ti stringesti forte a me, non dandomi quindi, in questo modo, la possibilità di chiederti il motivo di tanta tristezza, anche se preso dal senso di rilassamento non capii che era tutto collegato al breve dialogo avuto prima e che avrebbe avuto come epilogo il tuo addio.
Se quella sera mettevi fine alla nostra storia, lo avrei capito e forse anche giustificato.
Ma avevi intuito che non era ancora arrivato il momento di farla finita con me, perché non eri preparata e il distacco ti avrebbe procurato un dolore infinito. Volevi essere tu a decidere come e quando.
Si trattava di scegliere ed eri fermamente intenzionata a portare avanti il tuo progetto che non includeva me, come persona, solo perché non avevo aderito. Mi ero deliberatamente rifiutato di farne parte.
Non potrò più fare l’amore perché per farlo ho bisogno di sentire l’odore del tuo corpo, ma tu ormai non ci sei più.
Il tuo addio non mi darà la forza di vivere…
Il tuo addio mi darà la forza di vivere perché ti cercherò ancora e in mezzo alla gente avrò l’ansia di incontrarti come la prima volta che ti ho vista e l’ultima che ti ho persa.
Non ti ho saputo stare vicino e non ti ho mai capito davvero, ho sempre creduto che tutto dipendesse da noi, quello che proviamo, quello che ci succede, che si poteva decidere di stare bene o male, di essere contenti o scontenti, felici o infelici.
Io mi ero sempre protetto, decidendo di volermi bene, anche quando questo voleva dire chiudere gli occhi, schivare un problema, evitare un dubbio o un dolore.
Non avevo accettato la tua proposta perché non avevo capito il tuo dolore e pensavo che esistessero solo le cose giuste e quelle sbagliate, invece non era così.
Da quando mi hai lasciato molte notti mi sono trovato a fare i conti di una vita che non tornano mai e durante il giorno devo combattere contro la superficialità che soffoca i miei giorni ed ecco che diventa quindi molto importante far luce dentro di me.
Mi sono perso perché convinto che non mi sarebbe mai capitato, trovandomi quindi prigioniero della mia passione.
Mi sono sentito tradito, ma sono io ad aver tradito la mia esistenza.
Noi non siamo ciò che siamo, siamo ciò che diveniamo con il passare del tempo, come viviamo i nostri giorni, le nostre passioni, le nostre speranze.
Ma ho ancora la possibilità di diventare verso ciò in cui vado, se vado verso l’amore divento a mia volta amore e devo quindi lasciare spazio alla vita, all’amore.
Il dolore che ho sentito nel momento del tuo addio e’ stato da me accolto, ascoltato e combattuto e il mio cuore si è dilatato pronto ad accogliere l’amore e farne dono a te.
Mi hai mostrato il colore del rimorso, della pena, la gioia di averti, i miei limiti.
Si dice che c’è un momento nella vita in cui ti accorgi di amare veramente una persona, a me è successo quando sei andata via.
Il destino esiste: il nostro ci ha uniti, separati e allora io ti cercherò nei prati fioriti o tra le onde del mare, nei miei sogni migliori, nell’alba di un giorno che nasce o nell’immensità di un tramonto, sotto la pioggia che cade lentamente o tra le neve in montagna, nei vicoli bui illuminati dai tuoi occhi o in cima al ‘Sass Pordoi’, ti cercherò tra le nuvole che hanno ripreso a giocare o tra le stelle che cadono la notte di San Lorenzo, tra il profumo del mare o nella forza del vento che asciuga le mie lacrime, in un borgo di pescatori o nel caos metropolitano, nella locanda dei poeti o su di un’isola e con il mio animo poetico ti troverò per vivere ancora.
Saro’ felice di realizzare il tuo che diventerà il nostro, desiderio di avere un figlio.
Vivro’ con te perché per molti e anche per me, fino al tuo addio, amare significava possederti e non mi rendevo conto che in questo mondo amavo solo me stesso e che con il passare del tempo ti avrei persa.
Ho capito invece che bisogna lasciarsi andare piacevolmente all’amore, dimenticando se stessi e dire ‘si’ senza ‘ma’
Non è facile amare veramente.
L’amore vero, quello reale è fatto di impegno ed è bello per questo, perché va costruito in ogni attimo, presentantosi quotidianamente, come una conquista.
L’amore vince con la propria sconfitta, l’egoismo perde con la sua vittoria.
L’amore non vince schiacciando, possedendo o nel farsi servire, vince perdendo invece il proprio egoismo e donandosi senza limiti. Quindi la mia gioia di essere padre dovrà essere più forte delle mie paure, perché in ogni istante ci sarai tu che mi dirai con un sorriso ‘for ever’, per sempre e le mie lacrime versate in quel tuo bicchiere di crema, diventeranno lacrime di gioia quando per la prima volta, mi porgerai, per abbracciarlo, nostro figlio e lui sarà la grande realizzazione del nostro sogno d’amore.
Com’e difficile amare…
Non sempre tutto scorre come il fiume, a volte bisogna accettare compromessi, delusioni e fatiche e non esiste un amore solo semplice e gioioso. Quello vero, reale è fatto d’impegno ma è bello per questo, con qualcosa da saper dividere e che nello stesso tempo lega sempre di più, bisogna quindi avere la forza di dare un’impronta di eternità a quello che chiamiamo amore terreno.
Si, l’amore oltre a vincere con la propria sconfitta è l’unica realtà indelebile che il tempo non potrà mai cancellare e allora c’è una sola conclusione possibile, amarti fino alla fine dei miei giorni.
Talmente bruciante l’assenza qui descritta, tanto da far pensare ad una esperienza davvero vissuta. Belle metafore e “animismi” cedute agli oggetti che si fanno simboli dei rottami di un sentimento, tagliente la concretezza della scia che si lascia dietro chi abbandona e che colorerà l’immunità che non spetta a chi resta e ne resta crocefisso. Questo è ciò che cede a pelle, consiglierei però una maggiore attenzione a piegare tutto ad una forma più “universale”, così da far partecipe il lettore che vedrebbe forgiato in scrittura il disagio che da personale diviene collettivo, e così di conforto e interpretazione.
Grazie per il tuo commento. Hai racchiuso in poche righe il significato del racconto, scritto con il cuore e per evidenziare il vero significato, secondo me, dell’amore.
Molte volte ci sentiamo delusi, persi, traditi, senza renderci conto che abbiamo tradito noi stessi e l’amore.
Si arriva addirittura a pensare all”altra persona come ad una cosa che ci appartiene e quando si ha la sensazione di averla persa si arriva ad uccidere. È’ proprio di ieri
l’ultimo fatto di cronaca purtroppo ancora una volta contro una donna.
Sono d’accordo con te sul fatto che poteva avere una valenza più ampia al fine di fare entrare, negli stati d’animo descritti, ogni personalità, anche se questo forse potrebbe essere sviluppato in un libro.
Grazie ancora e auguri per un Natale sereno.
Bravo Raffaele, hai colto in modo esemplare l’egoistico amore che porta a non capire l’altra persona.
E quando ci si accorge dell’errore e’ troppo tardi, perche’ si puo’ cercare nelle stelle o nel mare, ma si e’ comunque persa la possibilita’ di amare senza egoismo
E’ vero amare e’ molto difficile……
Ma tu sei sempre bravissimo a scrivere ed e’ un piacere leggere it uoi racconti e i tuoi libri, perche’ sai leggere nel cuore delle persone.
Complimenti Raffaele, per questo soffertissimo racconto-verità. La vita è questa…sacrificio, compromessi, dolore, corse, affanni ma…è anche gioia, costruzione di qualcosa di profondo e vero. Il tempo ci aiuta soprattutto se riusciamo a crescere insieme alla persona che abbiamo accanto. Le difficoltà rinforzano, con il dialogo, le trame difficili che la vita ci prospetta. I tempi non sono facili, è vero, ma sono comunque belli da vivere perchè dobbiamo combattere e con noi la generazione futura. Auguri al protagonista affinchè possa ritrovare la sua donna. Buone Feste!!
Grazie di cuore.
Mi è’ molto piaciuta la tua frase ‘il tempo ci aiuta soprattutto se riusciamo a crescere insieme alla persona che abbiamo accanto’
Quanta verità e forza c’è nella tua frase.
È’ bello, vivere acanto alla persona che si ama e anche le difficoltà quotidiane diventano superabili, specialmente in questo periodo in cui forse è’ arrivato il momento di scoprire sentimenti forti e che in fondo danno un vero significato alla nostra esistenza.
Auguri sinceri di Buon Natale
Complimenti Raffaele, i tuoi racconti sono sempre molto appassionati ed intensi.
In questo caso si aprono diversi spunti di riflessione su quello che è il sentimento più potente…l’amore. Spesso si parla di amore con molta superficialità, spesso l’egoismo individuale non permette di soffermarsi ad ascoltare i desideri dell’altro, spesso in un rapporto di coppia si danno molte cose per scontate e per opportunismo si preferisce non cogliere certi segnali.
Allora mi chiedo se l’amore può bastare solo a se stesso o ha bisogno di un progetto comune e condiviso per poter vivere nel tempo.
Carissimi auguri di Buon Natale a te e alla tua bella famiglia.
p.s. per quanto riguarda la stesura del testo mi è piaciuto l’utilizzo di frasi brevi e ad effetto dopo ogni paragrafo, trovo che abbiano donato una nota poetica e ritmata al brano.
Grazie Francesca per il tuo commento che ho molto gradito.
Hai perfettamente ragione quando parli dell’amore.
L’amore e’ troppo grande, variegato e imprevedibile perché si possa in qualche modo riassumerlo, oppure esprimere dei concetti assoluti.
Chiunque tratta l’argomento può solo elencare una serie di esperienze e sarà per questo che se ne continua a scrivere, e un tentativo per cercare una verità assoluta sarebbe destinato al fallimento.
Ognuno di noi e’ depositario di una concezione dell’amore che può solo somigliare a quella di un altro mai coincidere e potremo dire che noi tutti siamo, insieme, l’amore, come dei pezzi che se incastrati formano un’immagine significativa.
Mi sono chiesto, scrivendo questo racconto se l’amore sia un’emergenza. Lo è’ nel senso di necessario. Lo cerchiamo, fingiamo di averlo capito e di saperlo dominare.
Lo diventa quando manca, quando non sappiamo amare, quando ci sentiamo soli o disperati, quando il nostro orgoglio, come succede al protagonista, ci impedisce di aprirci e donarci e allora lo rincorriamo con affanno perché ci sentiamo persi.
Per quanto riguarda il tuo dubbio, io credo che dopo la fase di ‘innamoramento’ in cui basta uno sguardo, un profumo, una frase, un incontro fortuito per far nascere un amore, successivamente occorre un progetto comune e condiviso, con la persona che si ama.
Ungaretti diceva che ‘il vero amore e’ una quiete accesa’ e tutto può succedere quando ci mettiamo in gioco e ci affidiamo al nostro cuore.
Se amiamo veramente, la nostra esistenza diventa speciale e troviamo in essa un significato che va oltre le nostre necessità.
Tanti cari Auguri di Buon Natale a te e a tutti i tuoi cari.
Raffaele
Secondo me la prima parte del racconto e’ troppo incentrata
sulla descrizione degli oggetti che mancano dopo l’addio.
La seconda e’ invece e’ un insieme di pensieri sull’amore che in parte
posso anche condividere.
Una frase mi trova pienamente d’accordo: NON E’ FACILE AMARE
Dopo, si dicono tanti ..SE…. Dopo ci si chiede tanti ….MA…. E’ vero solo che l’amore si da solo lasciando LIbERO chi si ama. Dopo e’ troppo tardi… L’amore e’ lSISTANTE che si vive. Solo quello e’ importante per ricordarlo anche quando non c’e’ pi?’. Grazie raffy. Averlo letto mi rimanda indietro nel tempo!!! Continua a smuovere il cuore di chi ti legge!!!!…
È vero quello che dici sulla ‘libertà di amare’
L’amore non deve mai essere un obbligo, ma un valore aggiunto al nostro vivere.
E’ bello vivere in modo libero l’amore come un regalo che la vita in un certo momento decide di farti.
Io amo una donna da più di 25 anni e ogni volta che penso a lei il mio cuore fa l’amore con lei.
Grazie per aver letto il mio racconto e per le tue belle parole.
Ti voglio bene.
Molto bello, Raffaele. Davvero complimenti!
Grazie Alessandro. Credimi sono veramente contento che ti sia piaciuto.
Una persona lo scrive ma poi quello che conta e’ il giudizio di chi lo legge.
L’ho scritto cercando di capire e spiegare il grande significato dell’amore.
Un sentimento che fa parte del nostro vivere quotidiano.
hai cercato di spiegare il grande significato dell’amore??? la primavera ha le sue cose??? l’amore è una realtà indelebile che il tempo non potrà mai cancellare????? non è facile amare??????ma io rompo il PC a testate! il racconto è – a mio parere, libera opinione in libero forum – di una mediocrità sconcertante. qui non torno più. meglio crepare in miniera. 🙂 emilio michele fairendelli
Questo tuo lavoro, scritto in forma di diario, ha suscitato in me sensazioni diverse. All’inizio mi è piaciuta molto l’alternanza tra le storie passate avute dall’io narrante e Paola, come fosse una canzone. Però la scena dei due che si spogliano lungo le scale dello stabile, stile film americano, per entrare nudi nell’appartamento, è esagerata, tanto più che Paola è vergine, o no? Poi è arrivata la scena della camicia di Paola indossata da lui al lavoro, che risulta molto inverosimile, a meno che Paola non sia un donnone. Quando poi l’io scopre il biglietto , piange incredulo calde lacrime. Ma, nel flash back che segue, non dice che vedeva Paola piangere di nascosto? E allora, perché tanta sorpresa dell’abbandono? La parte finale sul senso dell’amore è, per i miei gusti, un po’ lunga ed è quella che mi è piaciuta meno. Comunque scrivi bene e il mio commento rimarrà sicuramente voce isolata tra tanti elogi. In bocca al lupo per il concorso.
Fairendelli, se tu crepi in miniera, come farà ad andare avanti questo forum senza di te?
Commento per Utente Fairendelli:
Per carità un racconto può piacere o meno, ma definirlo di una ‘mediocrità sconcertante’ rivela un’analisi da parte di chi lo ha letto banale e superficiale .
Le frasi citate, se estrapolate dalla narrazione hanno un significato diverso da quello che si ricava se valutate nel contesto del racconto.
Quelle frasi sono state scritte per descrivere il dramma di una persona che all’improvviso perde quello che riteneva suo e senza il quale non può vivere ma il protagonista, invece di rompere il computer o andare in miniera, incomincia un’analisi seria sul proprio vivere rendendosi conto di avere sbagliato.
Per capire questo occorre una grande maturità che purtroppo non tutti hanno.
Non sono presuntuoso al punto da voler difendere il mio racconto a tutti i costi, ma vorrei solo che venisse letto da persone che che con animo sereno hanno la capacità di andare oltre le frasi e il vivere quotidiano e chiedersi che valore ha nella nostra esistenza l’amore.
Il mio racconto e’ attuale perché ogni giorno si ascolta o si legge di persone che ammazzano il proprio partner solo perché la ritengono una cosa loro, come se fosse un oggetto e che invece all’improvviso, perdono.
Solo chi non ha mai vissuto esperienze drammatiche può banalizzare tutto.
Io avendo una figlia di 23 anni, ogni giorno vivo il dramma derivante dalle delusioni amorose delle sue amiche e che al di la delle frasi usate, rivelano uno stato d’animo drammatico.
Scrivo da tanti anni e ho pubblicato libri e racconti, accettando sia i tanti elogi evidenti anche nei commenti su questo racconto da parte di altri lettori, sia la Sua critica.
Mi permetto solo di evidenziare la leggerezza con cui è’ stata scritta, basata ripeto sulle frasi e non sul contenuto.
Leggo tanti libri e di frasi banali, anche di autori che vendono milioni di copie ne trovo tante, ma io faccio sempre un’analisi costruttiva del racconto cercando di capire il messaggio che il racconto vuole darmi.
Se invece vuole banalizzare sempre e comunque sono d’accordo con lei. Non torni più su questi racconti e vada in miniera. Evidentemente non ha bisogno della luce del sole o di quella dell’anima per vivere.
In conclusione, forse Le sembrerà strano ma La ringrazio veramente perché non credo che Lei abbia letto tutti i racconti pubblicati, anche per la poca luce che c’è in miniera
Fra i tanti ha scelto di leggere il mio e questo, nonostante tutto, rimane per me un motivo di orgoglio.
Per Utente Bertino Giovanna
Grazie per aver letto il mio racconto e per gli auguri.
La scena del sesso sulle scale e’ stata vissuta realmente.
Non è’ scritto che il protagonista era di stazza enorme, quindi poteva benissimo indossare la camicia di Paola.
Le lacrime di Paola non significavano necessariamente un addio, anche perché in quel momento non erano state valutate in quel senso.
Un abbraccio sincero.
Quando si dice: la realtà supera la fantasia! Complimenti allora, perché mi pare di capire che sia stata una tua esperienza. Accipicchia che passione ardente.
Il racconto, nel suo insieme, è molto gradevole, vi sono alcune descrizioni di stati d’animo e situazioni descritte molto bene, altre un pochino prolisse, forse, ma è solo un mio modestissimo parere, il tema trattato esige una racconto di una lunghezza inferiore, poiché a metà lettura, almeno per quanto riguarda me, vi è stato un attimo di stanchezza. Tuttavia mi ha rilasciato qualcosa e credo sia questa la cosa più importante, non far rimanere indifferente chi legge. Complimenti comunque e un in bocca al lupo!
Grazie Caterina.
Non sai che piacere mi ha fatto leggere ‘mi ha rilasciato qualcosa’.
Era questo lo scopo del mio racconto.
Come scrivevo prima, leggo tanti libri anche di autori che vendono milioni, ma sono pochi quelli che mi ladciano qualcosa.
E’ stato difficile parlare dell’amore non in termimi lieti da baci perugina, ma prima in senso drattico e poi cercando di dare una risposta ai nostri tormenti.
Noi oggi viviamo il sentimento dell’amore non in maniera completa, a volte lo diamo per scontato. Invece la grandezza diella persona che ci vive vicino bisogna scoprirla ogni giorno.
Bertino: non lo so come farete ad andare avanti, credo resterò. Anche se in miniera è una lotteria, sopravvivere.
Raffaele: la mia maturità è quella di un bambino di 10 anni. Continuo a credere che l’amore come lo intendi e descrivi tu sia cosa di cui non occorre parlare. Occorre dire e capire dell’Amore di cui quello tra le persone è riflesso e bagliore. Leggi i miei racconti Jutta Vos o Bissula o Eugenia Tajka: eccolo lì, l’Amore!!! Non è più bello? Comunque mi piace che non ti sei incazzato troppo, facciamo pace e sottoponimi un altro pezzo. In miniera ho trovato un angolo tranquillo – non faccio una madonna, mi difenderanno i sindacati o se no fa niente – e con la lampada ad acetilene leggo di tutto, anche certe rivistine con le figure di donnine per tirarmi su il morale. 🙂 CEMF