Racconti nella Rete 2009 “Sistema alfanumerico” di Davide Morelli (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Un bel giorno scomparvero le parole. Si sentirono bistrattate, male utilizzate, talvolta strumentalizzate, talvolta incomprese, quasi sempre sottovalutate in un mondo ormai dove gli uomini davano importanza solo alle immagini e ai numeri. Gli uomini rimasero così senza linguaggio.
Provavano a parlare, ma la loro voce non riusciva più ad articolare parole. Solo suoni incomprensibili. Le parole di un colpo scomparvero anche dai libri. Scomparvero le raccolte di poesie, i romanzi, i saggi letterari e filosofici, i manuali di letteratura, i libri di storia dell’arte, gli articoli di giornale, le scritte sui muri, gli aforismi, i pettegolezzi, le bestemmie, le offese, le invettive . Fin qui molti furono contenti.
Ma scomparvero anche i vocabolari, le enciclopedie, le agiografie, le barzellette, i nomi delle piazze e delle strade, i nomi delle città, i nostri nomi di battesimo e i nostri cognomi. I bambini delle elementari non potevano più imparare le tabelline. Gli studenti delle scuole medie non potevano più imparare l’algebra. Quelli delle scuole superiori non potevano più imparare gli insiemi, le equazioni di primo e secondo grado, le funzioni, i limiti, le derivate, gli integrali, la trigonometria.
Anche gli studenti delle facoltà scientifiche non potevano più progredire nei loro studi. Nei loro libri di testo erano scomparse le parole (molte) e i loro professori non riuscivano più ad articolare parole, frasi, discorsi. La matematica infatti non era fatta solo di formule, equazioni, funzioni. Era fatta anche di assiomi e teoremi. Come potevano le maestre insegnare che cosa era il perimetro o l’area di un quadrato ? E il teorema di Pitagora ? Non esistevano più parole come “cateto”, “ipotenusa”, “quadrato”, “area”, “somma”.
Come potevano i professori spiegare ad esempio i concetti di infinito e numero primo ? Anche gli scienziati più scientisti, che fino ad allora avevano ritenuto che il linguaggio fosse qualcosa di inessenziale e decorativo, non sapevano come fare. Ad esempio gli astronomi non potevano più usare parole come “costellazione”, “nebulosa”, “galassia”, “pianeta”, “stella”, “radiazioni”, “supernova”, “Big Bang”, etc etc. Erano scomparse le parole. Erano scomparse le lettere dell’alfabeto, le sillabe, le desinenze, i suffissi, i complementi, gli aggettivi, gli articoli, le preposizioni, le figure retoriche. Erano scomparse la grammatica, la sintassi, l’ortografia, il lessico. Di conseguenza erano scomparse anche tutte le terminologie scientifiche.
Qualsiasi idea era diventata inesprimibile. Anche l’idea fondamentale della matematica, ovvero la quantità, era divenuta inesprimibile. I linguisti e i filologi cercarono di utilizzare un antico trucchetto: cercarono di adottare ideogrammi e geroglifici. Ma fu vano, perché le parole se ne erano andate via sia con il loro significante che con il loro significato.
Gli ideogrammi e i geroglifici quindi erano dei semplici segni senza senso, senza significato. Erano dei contenitori vuoti. Gli uomini per risolvere i piccoli problemi quotidiani cercarono di spiegarsi a gesti, cercarono di utilizzare il linguaggio dei segni. Ma fu impossibile, perché anche i gesti del corpo come gli ideogrammi e i geroglifici non avevano più alcun significato. Delle lettere alfabetiche gli uomini avrebbero potuto fare anche a meno per creare un nuovo sistema linguistico, ma come fare ad utilizzare dei segni grafici senza contenuto ? Poi come per incanto- forse grazie ad una intercessione divina- le parole riapparvero e tutto il mondo riacquistò significato.
Anche coloro che avevano odiato fino ad allora le parole si misero a ringraziarle e dissero che per continuare a campare gli uomini avevano bisogno di un sistema alfanumerico. Dissero alle parole che gli uomini non potevano interpretare il mondo soltanto con il codice binario, ma che avevano assolutamente bisogno nella loro mente di una grande tastiera con lettere alfabetiche, segni e numeri. Fu allora che smisi di essere uomo e divenni parola.
Un immagine del mondo totalmente agghiacciante. Ad immaginarlo, ho avuto come un senso di claustrofobia, dato dall’impossibilità di poter comunicare.
Mi è piaciuto molto lo stile: scorrevole e chiaro.
Un dubbio. Se i numeri erano rimasti, anche se solo per il sistema binario, come potevano avere ancora significato giacché sono segni anch’essi? Forse mi sono perso qualcosa io.
Aspetto di vedere il tuo commento al mio racconto, se vorrai leggerlo.
Ciao.
Caro Davide C.,
io con questo raccontino molto breve ho voluto solo far intuire le conseguenze di un mondo afasico. In fondo pensaci bene un afasico forse non sa contare ? Se gli uomini perdessero la loro area di Broca e la loro area di Wernicke non saprebbero più parlare e le loro parole non avrebbero più senso, ma capirebbero lo stesso la matematica anche se non esprimerebbero più la matematica con i segni. Forse riuscirebbero soltanto ad utilizzare la matematica elementare. Comunque avrebbero moltissime difficoltà, ma riuscirebbero lo stesso. Forse gli scienziati sarebbero costretti ad utilizzare un abaco molto sofisticato. Io con questo raccontino brevissimo non ho voluto mettere in evidenza l’impossibilità di vivere senza linguaggio. Ho solo posto l’accento sulle gravissime difficoltà a cui andrebbero incontro. Tutto qui. Niente di più e niente di meno. Il raccontino poi è molto breve, quindi ho saltato necessariamente qualche passaggio. Però il titolo dice tutto: viviamo in un sistema alfanumerico. Decifriamo continuamente la realtà tramite segni di ogni tipo(parole, numeri, etc). Il nostro modo di decifrare la realtà è un intrecciarsi continuo di parole e numeri. E’ chiaro quindi che questo raccontino è fantastico. Perchè ho immaginato che scomparissero le parole ? Semplicemente perchè alcuni definiscono questa civiltà tecnologica ed altri la definiscono una civiltà dell’immagine. Sembra che tutto debba essere per forza matematizzabile e riscontrabile oggettivamente. Sembra che le parole non abbiano più alcun significato. Ma senza parole anche la comunità scientifica avrebbe dei seri problemi. Tutto qui.
Comunque sia nel mio raccontino forse hai saltato questo passaggio:
“Qualsiasi idea era diventata inesprimibile. Anche l’idea fondamentale della matematica, ovvero la quantità, era divenuta inesprimibile. I linguisti e i filologi cercarono di utilizzare un antico trucchetto: cercarono di adottare ideogrammi e geroglifici. Ma fu vano, perché le parole se ne erano andate via sia con il loro significante che con il loro significato.”
…inoltree tengo a sottolineare che è un raccontino fantastico e paradossale brevissimo e non un saggio filosofico articolato.
E la mia non era una critica distruttiva, ma una descrizione parziale di ciò che ho “vissuto” leggendo il tuo racconto. 😉
Ho trovato questo racconto molto interessante e ricco di significati. Il tema del linguaggio e l’importanza della parola come elemento fondamentale della comunicazione individuale e collettiva, affrontati in modo simbolico, lo rendono particolarmente suggestivo.Ottimo lo stile narrativo. Complimenti!