Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “Povero Robertino!” di Gioacchino De Padova

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Capelli neri corvino. Trucco e parrucco a cui non rinuncia nemmeno quando porta il cane a pisciare.

Un bel davanzale, con le tette che, strizzate dentro al push up, sembra le stiano per scoppiare.

Un tacco dodici che porta ai piedi pure quando si mette a letto.

Elvira se ne sta seduta su una panchina della pineta con quel libro tra le mani: Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere.

Ci viene spesso lì, con il suo cane. E spesso le capita di fare qualche incontro.

Gli ultimi due ragazzi cha ha agganciato, però, li ha mandati affanculo subito. Al pensiero è ancora incazzata: uno l’aveva chiamata Miss Pineta, l’altro le aveva dato della coatta.

Ma questo è uno ancora più inquietante. Mentre segue con lo sguardo il suo cane, si sente gli occhi di questo tipo addosso. Piccolo, magro, pelato, con quelle lenti spesse, simili a fondi di bottiglia, lo sguardo un po’ allucinato.

Gli manca solo l’impermeabile grigio abbottonato sul davanti.

A guardarlo bene, ricorda di averlo visto qualche giorno prima, girare tra le corsie del supermercato dove lavora.

Un tipo strano, non c’è che dire. D’un tratto lo vede avvicinarsi.

-Sei una bellissima venusiana- le dice, indicandole il libro. Con un tono da seduttore che proprio non gli si addice per nulla.

Lei è sul punto di mettersi a ridere. Si accorge che lui le sta guardando le cosce. La minigonna di jeans le mette in risalto un paio di gambe abbronzate, che quasi attendono di catturare attenzioni. Ma certo non da un tipo come lui.

Come può pensare quella specie di brutto anatroccolo di avere qualche speranza? Lo squadra da capo a piedi. Gli fa una specie di radiografia in meno di tre secondi. Nessuna speranza. E poi quel nome così ridicolo, Robertino!

Di solito Elvira opera una opportuna selezione nel concedere la propria attenzione agli uomini.

E lui di certo non passerebbe mai la selezione. Ma, di fronte ai suoi tentativi di tenere conversazione, per una sorta di educazione non si sottrae. D’altronde è fatta così. E’ una venusiana e non si tira mai indietro.

Da quel giorno, se lo ritrova nel supermercato dove lavora ogni martedì.

Le bastano poche settimane per convincersi che si sia innamorato di lei.

Più di una volta, lo sorprende come ipnotizzato a fissare lo scollo della sua camicetta.

Quasi sempre se lo trova davanti a farfugliare qualche parola per attirare la sua attenzione.

A volte, si avventura in discorsi ampollosi e farneticanti. Spesso le porge domande indiscrete. Sulla sua vita. Sul suo ragazzo. Persino sul suo cane.

Lei risponde, con la malizia di chi sa cosa svelare e cosa lasciare all’immaginazione di un ammiratore.

Se rivolge qualche sorriso a un cliente carino, sente il suo sguardo puntato addosso. E’ fidanzata, Elvira, ma non rinuncia affatto al brivido di piacere nell’incrociare un bel paio di occhi.

Se, con un briciolo di malizia, lascia cadere la spallina della canotta di fronte a qualcuno che le piace, vede il suo volto crucciato. Accidenti, non solo innamorato, ma pure geloso!!!

-Andiamo in un bar a bere un caffè insieme, quando finisci il turno?- si sente chiedere un giorno.

Elvira è abituata alle attenzioni degli uomini, che in genere non le dispiacciono affatto. Ma quelle di Robertino le sono proprio indesiderate: -Guarda, che io non sono il tipo di donna che pensi tu. E, se anche lo fossi, non lo sarei con te. Ho il ragazzo, sono una donna seria. E sono una che, quando dice no, vuol dire no.

Robertino accusa il colpo, ma sembra farsene una ragione.

Però ogni martedì continua a presentarsi davanti alla sua cassa con quelle quattro cose di spesa.

A quel punto, Elvira decide di adottare con lui una nuova tattica: lo sfruttamento del cliente innamorato e rompicoglioni. L’ha già utilizzata altre volte, con altri cinque, sei clienti. E sempre con ottimi risultati.

Incomincia con lo sbagliare nel dargli il resto. Il conto è quindici. Lui paga col cinquanta. E lei gli dà cinque di resto, facendo finta che abbia pagato con un venti. Non si sognerebbe nemmeno di farlo con un cliente qualunque, sapendo bene di rischiare il posto se lo venisse a sapere il direttore. Ma, coi clienti più sensibili al suo fascino, sa di poterlo fare. Nessuno di loro sarebbe mai capace di sputtanarla, sapendo bene che da quel giorno lei non lo guarderebbe più in faccia. In passato, qualcuno gli ha timidamente fatto notare il suo errore.

Ammettere di avere sbagliato? Mai, il suo ego sanguina solo al pensiero. Quell’ammissione per lei sarebbe una ferita troppo profonda.

E allora, in quei momenti, tira fuori la sua vena artistica. A volte un sorriso, a volte uno sguardo da cerbiatta, a volte una reazione offesa e sdegnata per la mancanza di fiducia nei suoi confronti. Mezzucci che le sono sempre bastati per zittire i suoi ammiratori. Convincente come soltanto lei sa essere. D’altronde, saranno pure serviti a qualcosa tutti quei seminari teatrali che ha seguito sul metodo Stanislavskij!!

Ma Robertino no. Lui non le ha mai detto niente. Ha sempre infilato nella tasca il resto che lei gli porge, senza nemmeno controllarlo. Ma, se anche lo avesse fatto, Elvira sa bene che avrebbe accettato da lei anche quel piccolo furto. Poveraccio, quasi gli fa un po’ pena. Lui assorbe tutto come una spugna e tira dritto, masticando lacrime e sangue.

Elvira sa di averne affossati parecchi, anche molto più scafati di lui.

Ma quelli che teneva sul filo come marionette, col tempo, hanno mollato la presa, dileguandosi senza più farsi vedere. E la cosa a lei è pure dispiaciuta, dato che ci stava provando gusto.

Lui invece no. E’ ancora lì. E nemmeno una perdita economica che inizia a essere cospicua pare farlo allontanare. Anzi, va avanti come un treno.

-Ma il tuo ragazzo è già a casa quando rientri alla sera?- le chiede.

-No, lui torna dal lavoro più tardi di me- risponde lei.

-Allora abbiamo il tempo per bere un caffè? Soltanto dieci minuti.

Elvira sa essere molto stronza, quando vuole. E anche quando non vuole. Ma questa volta vuole.  -Senti Robertino, io col mio ragazzo sto bene. Ha un bel culo, “un coso” bello grosso e io ci scopo con grande piacere. E anche più di una volta al giorno- gli sbotta in faccia, chiara e diretta, senza fare nulla per edulcorare il concetto.E godendo, in attesa di una sua reazione.

Ma Robertino non reagisce e si allontana come un cane bastonato.

Per un paio di settimane, non si fa più vedere.

Passano venti giorni e ancora non si vede.

Dopo tre settimane, stavolta, è proprio lei che spera di vederlo comparire dalla porta scorrevole del supermercato.

Il martedì precedente, i ladri hanno fatto incursione dentro casa sua, mentre lei stava terminando il turno di lavoro. Quegli stronzi le hanno portato via tutto quello che c’era da prendere, senza risparmiare proprio nulla. Dall’anello che le ha regalato il fidanzato, a tutti gli altri oggetti d’oro e qualunque altra cosa avesse un minimo di valore.

I poliziotti intervenuti le hanno espresso tutti i loro dubbi circa le possibilità di recuperare la refurtiva.

Ora soltanto Robertino può esserle d’aiuto. Nelle confidenze che le ha esternato, è venuta a sapere che il ragazzo è parente di un importante funzionario di polizia. E’ convinta che lui, parlando col parente poliziotto, possa dare un’accelerazione alle indagini. Perché si sa: la giustizia è uguale per tutti, ma spesso ha bisogno di una piccola sollecitazione!

Ma anche quel martedì Robertino non compare. Proprio ora che è lei ad avere bisogno di rivederlo!!!

Dai Robertino, fatti vivo. Forse, col tempo, potrei pure provare una sorta di amichevole affetto per te. Forse non è del tutto vero che non sei il mio tipo. Ti dirò di più: non è nemmeno vero che il mio fidanzato ce l’abbia poi tanto grosso. E poi … le dimensioni di un uomo contano. Eccome se contano!!! Ma, in fondo, per me quelle più importanti sono sempre le misure del cuore e del cervello.

Questo gli vorrebbe dire, sforzandosi di essere credibile. Lo cerca con lo sguardo in mezzo alle corsie.

Ma Robertino non c’è.

Ormai sono quasi le otto, si avvicina l’orario di chiusura e si sta per rassegnare all’idea che questa volta, proprio l’unica volta in cui abbia desiderato vederlo, Robertino non verrà.

D’un tratto, però, vede avvicinarsi alla cassa una donna che non ha mai visto prima. Lineamenti del viso molto fini. Niente tacchi, niente trucco, niente parrucco. Mentre la cliente adagia sul pannello scorrevole gli acquisti della sua spesa, Elvira ha modo di notare due mani molto curate, impreziosite da un anello di gran valore.

A uno sguardo più attento, riconosce in quell’anello proprio lo stesso che le ha regalato il fidanzato. D’impulso, deve combattere con la tentazione di accusarla del furto subito. Ma quello stupido del suo ragazzo sull’anello non ci aveva nemmeno fatto incidere le iniziali. Pertanto, non ha alcun modo per dimostrare che quello sia effettivamente il suo. Mentre allunga la mano, per porgerle il resto, Elvira lancia all’acquirente un ultimo sguardo.

-Stronza! Questa volta l’hai dato giusto, senza farci sopra la cresta?- dice la cliente a bassa voce.

-Come dice, scusi?- le chiede Elvira.

-No, niente. Stavo solo pensando ad alta voce- risponde la donna. Poi la saluta sorridente e si allontana, ma, arrivata sulla soglia della porta, ritorna verso di lei.

Le si ferma davanti e sussurra: -Mi stavo dimenticando di dirle una cosa importante. Le devo porgere i saluti di un suo amico. Si chiama Robertino e mi ha tanto raccomandato di salutarla.

Un grido strozzato muore in gola ad Elvira, che diventa rossa in viso come la porpora.

-Robertino? Ma lei come lo conosce?

-Lavoravo in un supermercato qui vicino e Robertino ci veniva tutti i mercoledì. Sa com’è, una parola oggi, una domani. E ora stiamo insieme- risponde la cliente, mentre Elvira la guarda esterrefatta.

-Robertino aveva bisogno di una persona fidata, così mi sono licenziata dal supermercato e ho iniziato ad aiutarlo nella sua attività. Sa, la vita insieme a lui è davvero un’avventura. Immagino che lei capisca- aggiunge la donna, gesticolando e tenendo l’anello sempre bene in vista.

Elvira cerca di dirle qualcosa, ma le parole le si infrangono in gola.

Rimane con la bocca a mezz’aria, mentre nella sua mente, risuonano implacabili le frasi che le aveva detto il poliziotto, la sera stessa del furto: -E’ stato certamente un lavoro da professionisti. Hanno agito senza commettere errori, senza lasciare impronte. Sapevano che non c’era nessuno in casa e che il suo cane a quell’ora rimane da sua sorella. Sicuramente hanno studiato con meticolosità questo colpo. Riteniamo che siano in due. Nelle ultime settimane hanno già colpito altre cinque volte. E devono avercela proprio con voi, perché anche le altre donne derubate sono cassiere di supermercato. Sei cassiere. Di sei supermercati diversi.

Loading

14 commenti »

  1. Racconto simpatico, mi ricorda una cassiera che mi faceva la cresta sul conto.
    Ovvio che meritava la punizione. Chi la fa la aspetti.

  2. Grazie Elisa.
    Sì, credo anch’io che Elvira se la sia cercata. Come si dice, chi semina vento raccoglie tempesta.
    Nel racconto lei rimane vittima di se stessa, del suo essere troppo piena di sé e del suo modo opportunista e utilitarista di trattare le persone. In questo caso Robertino.
    Abituata a una lettura molto parziale della realtà e a vedere soltanto quello che più le torna utile, non capisce che l’apparenza può nascondere anche qualcos’altro.
    Tuttavia, ho voluto avvolgere nell’ironia non soltanto lei, ma anche Robertino, perché in fondo loro sono due facce della stessa medaglia.
    Nessuno dei due è del tutto colpevole. E nessuno dei due del tutto innocente.
    Ho cercato di dare soltanto un buffetto, ad entrambi.
    Grazie, ciao.

    PS: Adesso ci sono anche le casse “fai da te”. Lì non corriamo rischi di imbatterci in qualche cassiera come Elvira, o come quella che hai ricordato tu.
    Per quanto mi riguarda, mi sa che non ho altra scelta. Dopo questo racconto, come ci torno dalla cassiera …

  3. Spettacolare microscopio sulle stazioni umane. Scudisciata esemplare alla vanità e plauso all’intreccio dai riflessi gialli, senza trascurare il colpo di scena a cui so questo mio amico, sa sempre dare il legittimo e ineliminabile valore. Bravissimo.

  4. Margherita, grazie.
    Da amico, sarò sintetico.
    I tuoi complimenti sono molto, molto graditi. Li prendo e li porto con me.
    Ciao

  5. Gran bel racconto Gioacchino, mi sono divertita..anche e soprattutto vedendo l’espressione sul volto di Elvira alla fine: Complimenti e…buone feste!!

  6. Ciao Eleonora, grazie.
    Nel descrivere l’espressione di Elvira, ho immaginato in lei un misto di rabbia, incredulità e sorpresa.
    Ma sono sicuro che, a mente fredda, anche lei potrebbe sorridere per questo epilogo.
    A volte, nella vita, pure una doccia fredda può aiutare a diventare più umili e leali.
    Tanti auguri anche a te, di buone feste.
    Quelli di buona fortuna per il premio te li farò sotto uno dei tuoi racconti.

  7. Bello e divertente anche questo, soprattutto il colpo di scena finale!! Il tratteggio del personaggio di Elvira è davvero fantastico!!

  8. Grazie Laura.
    Devo dire che non mi è stato difficile tratteggiare il personaggio di Elvira.
    Donna molto furba, camaleontica, molto dotata dell’innata capacità di circondarsi di persone che le offrano facili conferme.
    E di offrire diverse immagini di sé, a seconda della convenienza del momento.
    Con la forza di una pompa idrovora attira a sé tutto quello che è funzionale ai suoi obiettivi .
    Ma, a suo modo, è anche una donna molto intrigante.
    In effetti, Robertino, che pure non è uno stinco di santo, ne subisce anche il fascino.
    E, soltanto per una sorta di istinto di sopravvivenza, arriva a convertire la sua apparente debolezza in forza.
    In effetti, va anche un pochino oltre, perché riesce pure a invertire i loro ruoli, regalando a Elvira la sorpresina finale.
    Ma in fondo la ragazza è soltanto vittima di se stessa.
    Ha studiato teatro. Ma un conto è recitare in teatro, altra cosa è farlo nella vita. Inopportuno.
    Quantomeno bisogna mettere nel conto che usare le proprie doti di recitazione nella vita può pagare solo nel breve periodo.
    Ma alla lunga espone al rischio di non essere più credibili agli occhi degli altri.
    E’ capitato a Robertino di sgamarla, ma poteva capitare a chiunque la conoscesse bene.
    Un’ultima considerazione, perché non voglio rischiare di venire travolto dalla banalità delle generalizzazioni o di discorsi sessisti.
    Che Elvira nel racconto sia donna è del tutto incidentale.
    Pur avendo giocato molto sulla sua femminilità, non ritengo che le sue prerogative siano esclusivamente femminili.
    Nella realtà, penso che i personaggi con le sue caratteristiche abbondino, sia in campo femminile che maschile.
    Ti ringrazio ancora.
    A presto, ciao

  9. Scovato in fondo in fondo…
    Merita, storia ironica e accattivante.
    Per me, una conferma.
    Bravo.
    A presto.
    M

  10. Ciao Maurizio.
    Ti ringrazio, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto anche quest’altro racconto.
    Adesso ne approfitto per complimentarmi io con te: nella risposta al mio commento su “Il tram giallo”, ho letto che sei stato finalista per due volte a un importante premio letterario per gialli. E’ stato senz’altro un gran risultato. Bravo.
    In bocca al lupo anche per questo.
    Grazie, ciao

  11. Chi la fa l’aspetti, beh come poter far arrivare un pensiero del genere se non con un racconto ed un finale così e quante Elvira e poveri Robertino ci sono purtroppo. Bravo Gioacchino, mi sono divertita molto leggendolo!

  12. Divertente! La cassiera che sfrutta in maniera tanto metodica chiunque possa servire ai suoi scopi, è gabbata dal più inatteso dei ladri!! Contrappasso!! Belle le caratterizzazioni dei personaggi, stile ironico e scorrevole. Complimenti!!

  13. Ciao Matteo, grazie.
    Elvira è un po’ il prototipo della persona mistificatrice.
    Tuttavia, non me la sento nemmeno di colpevolizzarla troppo per questo.
    Anzi, credo che meriti uno sforzo di comprensione, perché è proprio il presupposto che per lei è diverso.
    Ad ognuno di noi capita, a volte, di dire bugie, più o meno piccole, più o meno innocenti.
    Ma è proprio nella percezione di averla detta che sta la possibilità di “togliersi questo vizio”.
    Elvira no. Per lei non è così.
    Per lei la bugia, più o meno grande, più o meno colpevole, è soltanto un “piccolo e innocente” espediente.
    E’ un sottile strumento messo al servizio della sua intelligenza. Quasi una sfida con se stessa.
    E’ chiaro che questa visione della faccenda costituisce per lei un alibi a dire qualunque cazzata le venga in mente.
    I Robertini ascoltano sempre. Spesso in silenzio.
    A volte è il silenzio di chi non ha capito nulla.
    A volte è il silenzio di chi ha capito fin troppo.
    Grazie, ciao

  14. Ciao Linda, grazie per la tua presenza.
    In effetti di Robertini ed Elvire ce ne sono un bel po’.
    Con qualche differenza.
    I Robertini in genere soccombono, o quantomeno non gli si aprono grandi prospettive.
    Può capitare, però, che qualcuno di loro, di tempra molto solida, faccia di necessità virtù e finisca per combinare quello che fa il Robertino di questo racconto.
    Ma pure le Elvire, alla lunga, non se la passano meglio.
    Proiettate al sostentamento del proprio ego, mirano molto alla forma e poco alla sostanza.
    Si imbellettano di ammiratori, ma si rivelano sostanzialmente incapaci di gestire rapporti veri e profondi.
    Da qui una sostanziale e perenne solitudine interiore, alla quale non riescono a sfuggire.
    Mi rendo conto sia un’analisi molto cruda.
    Ma, come si dice, è il medico pietoso quello che uccide il paziente.
    Chiudo con un’ultima precisazione, prima che le “femministe del sito” si scatenino contro di me urlando feroci grida di “daie al maschilista” e lanciandomi contro frecce acuminate.
    Le caratteristiche di Elvira non sono esclusivamente femminili.
    Anzi, sono ampiamente rappresentate anche in ambito maschile.
    In ogni caso, maschi o femmine, in quanto esseri umani, ognuno di noi merita almeno un piccolo sforzo di comprensione.
    E l’ironia con cui tratto questi personaggi è un modo per sdrammatizzare e non infierire troppo su di loro.
    Come cantava Fabrizio De Andrè: “Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo”.
    Grazie, ciao

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.