Racconti nella Rete 2009 “Writing Sirius (Il vecchio Qwerty)” di Raffaele Giannetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009«Writing Sirius»
Science-fiction
di Timothy Holthorne*
(trad. Raffaele Giannetti)
A not is a knot of the thread of one’s speech
(Un no è un nodo del filo del discorso)
– Ho commesso troppi errori – disse –, sono stato uno sciocco.
Dopo molti anni di confino in quel pianeta sperduto, si riconosceva appena, dietro alla barba folta, con gli occhi infossati.
– Hai commesso troppi errori, dovevi stare più attento!
– Lascia perdere, lasciami in pace!
– Ti ho portato anche del rhum, questa volta…
Si dettero la mano e dopo qualche parola e qualche convenevole entrarono nella baracca.
La sera era fresca, nonostante il sirio [il loro sole, ndt] non fosse ancora tramontato, mentre le ombre si allungavano ancora nella pianura.
Tanto si allungavano le cime degli alberi, tanto riemergeva – nei loro discorsi – il passato.
A notte fonda, dopo molte altre parole – quante? – parlavano di quegli errori. Tutti ne fanno, si sa, ma è meglio stare attenti.
– Sono stato uno sciocco! Non ho pensato alle mie responsabilità!
– Ma che cosa hai combinato, si può sapere?
– Non ho riletto il testo, l’ho passato al proto: l’ha stampato con gli errori!
– Quali errori?
– Troppi errori!
– Non ti ho chiesto quanti, ma quali!
– Passi «caparbiaetà», passi; non è poi così grave. Il senso un po’ rimane, si capisce… ma «nazioanale» no! Il governo non me lo ha perdonato! Ma il peggio doveva ancora arrivare. Per i «suopni» non c’è giustificazione… del resto non ha senso, non esiste, sballa tutto. Finché non c’è stata la smentita le orchestre impazzirono, il mercato discografico crollò.
Fu, però, il «pericolopso», con quel solito scivolamento sulla «p», che mi dette una certa notorietà.
All’inizio tutti pensarono – e forse anche io – che gli errori fossero voluti, fossero il mio modo per distinguermi, la mia firma, come dire «Ops! Stai attento!». Solo per questo il sistema di correzione fu ingannato. Anche le macchine pensarono – è proprio il caso di dire – che ci fosse dell’arguzia, un supplemento di senso, come – che so io – in quella «caparbiaetà di un bambino». Alcuni pasticci erano veri e propri calembour: il diabolico Doctor Faustus era divenuto Doctor Guastus. Lo trovarono divertente. Si tratta, come potete vedere, di una pericolosa – oh, che dico! di una pericolopsa! – e crescente tendenza versa la destra della tastiera: prima da «o» a «op», in cui si conserva la lettera giusta, e poi da «F» a «G». Qui, addirittura, si rovescia il dittongo. Beffardo dittongo! Mefistofelico cachinno!
Il più bello fra gli errori – quello che mi dipinse come un perfido recensore, o meglio censore, di opere letterarie – fu un «po’eta». Il «po’» deve essere stato prodotto dall’abitudine a scrivere questa parola con l’apostrofo. Ti giuro che non fu intenzionale. Ma il poeta, quello giusto, mi giurò odio eterno. Non potevo più smentire. Sarei sembrato irresponsabile: Errare humanum…
È una bella responsabilità, la nostra. L’ultimo atto fu, direi, ideologico. Con un gesto davvero demoniaco, spalancai le porte al cinismo e alle nostre più torbide pulsioni. Questa volta, dopo aver corretto la posizione della tastiera sotto le mie dita, spostandola sulla destra – un po’ troppo, evidentemente – trasformai «amorale» in un maiuscolo MORALE**. E tutto successe per via del dito più sinistro e più… minuscolo! C’è di che ridere. Ma le conseguenze furono disastrose.
E così, eccomi qui, sperduto in questo sperduto pianeta.
Era molto tardi. Lo salutai e, dopo aver percorso una decina di parole o più, lo lasciai lì che beveva ancora.
* Nota del traduttore
Il titolo, data la sua ambiguità, è rimasto quello originale. Gli altri «errori» hanno imposto non tanto una traduzione quanto una imitazione, con la riscrittura completa dei passi in questione. Il lettore, tuttavia, non potendo confrontare questa traduzione con il testo originale, potrà meglio scusarmi per le soluzioni escogitate, che non possono reggere il confronto con quelle di Timothy Hothorne.
**
Ci spieghiamo l’errore pensando che il dattilografo – spostata la tastiera un po’ troppo a destra – abbia digitato, invece della lettera «a», il tasto accanto, sulla sinistra, quello che blocca il carattere nella posizione di Maiuscolo.
Apprezzabile originalità, a mio parere, soprattutto per l’argomento principale poi per l’ambientazione e la “sanzione”.
Dunque, assai godibile.
Cristiano