Premio Racconti per Corti 2012 “Come noi” di Peppino Crea
Categoria: Premio Racconti per Corti 2012Ipermercato di una grande città, sera.
La gente spinge i carrelli, controlla i prezzi, prende qualcosa.
C’è fila alle casse. Le cassiere si muovono veloci e il bip emesso dai lettori ottici al passaggio dei prodotti diventa una specie di concerto.
A una di queste casse al lavoro c’è una donna di circa quarant’anni, capelli ed occhi chiari, qualche ruga e un’espressione serena. Sul cartellino appuntato sul camice bianco da lavoro c’è scritto il suo nome: “Gemma”.
In un’altra parte della città siamo di fronte all’ingresso di un’officina. La saracinesca è aperta. Al di sopra un’insegna: MECCANICO. Dall’esterno si sentono rumori come un martello che batte sul ferro.
All’interno ci sono delle automobili con i cofani aperti. Una è posta più in alto sollevata sul ponte idraulico. Il rumore continua ma non si vede nessuno in giro. Tutto intorno attrezzi vari sparsi sul banco di lavoro, qualche strofinaccio sporco d’olio, pneumatici, un calendario del 2010.
Da sotto la macchina sul ponte, quasi imprigionato c’è un meccanico di circa 40 anni. Ha le mani sporche di grasso e un po’anche il viso; ha i capelli ricci brizzolati e gli occhi castani. Sta faticando con il mozzo della ruota: qualcosa non si vuole svitare.
Alla cassa di Gemma la fila è lunga; lei con un gesto automatico sta passando i prodotti sopra al lettore ottico. All’improvviso da dietro due bottiglie di latte spuntano un paio di scarpette da ballo rosa. Gemma si blocca con le scarpette tra le mani mentre la cliente alla cassa è intenta ad infilare ciò che ha acquistato nelle buste della spesa.
Un attimo dopo la luce va via nell’intero supermercato. I suoni si interrompono. Nella penombra Gemma si volta di scatto e si alza dalla sua postazione. Da un punto imprecisato dell’enorme sala arriva una grande luce.
All’officina improvvisamente si sente il rumore di un pallone che, lanciato da chissà dove entra all’interno saltellando un paio di volte.
Il meccanico ferma il suo lavoro e si volta incuriosito. Appena vede il pallone, posa gli attrezzi ed esce un po’ a fatica da sotto il ponte. Prende uno strofinaccio dal banco e si pulisce le mani.
Illuminata dal riflesso Gemma cammina speditamente tra biscotti e saponi nelle corsie deserte in direzione della grande luce portando con sé tra le mani le scarpette rosa.
Gemma mentre cammina, infila le scarpette in una tasca del camice poi raccoglie i capelli dietro la nuca e li blocca con un elastico in un piccolo chignon. Arriva ai bordi di uno spazio quadrato delimitato da scaffali e banchi frigo. Al centro dall’alto c’è un abbagliante fascio di luce. Gemma si ferma guardandosi attorno.
Il meccanico va verso il pallone, lo raccoglie e lo stringe per sentire se è gonfio. Poi guarda fuori e comincia a correre uscendo dall’officina col pallone tra le mani.
La corsa prosegue ma non è più il meccanico che vediamo correre di spalle; è un ragazzo tredicenne dai capelli ricci e gli occhi castani, vestito con dei calzoni corti che tenendo il pallone tra le mani giunge al centro di un campetto sterrato in mezzo alla campagna. Intorno a lui altri ragazzi con i calzoni corti che corrono e gridano. Alcuni di loro approntano una porta improvvisata con dei cappotti e delle vecchie cartelle di scuola. A ridosso del campo vi è una Fiat 128 e altre automobili in voga negli anni 70.
Nell’ipermercato illuminato solo dal fascio di luce inizia la musica di un Notturno di Chopin. Su quelle note arriva danzando una ragazzina di circa quattordici anni il cui viso ricorda molto quello di Gemma e ha i capelli legati come lei. La ragazzina balla con passi semplici ma sicuri e il faro la segue.
Gemma osserva la ragazzina e la sua espressione si intenerisce. Si siede in terra senza distogliere lo sguardo. La ragazzina continua a ballare con grazia e naturalezza.
Nel piccolo campetto di periferia il ragazzo fa partire l’azione: passa la palla a un compagno che la triangola ad un terzo giocatore. Questo la rinvia al ragazzo che palleggiando come si deve scarta due avversari fino a trovarsi di fronte al portiere. Con un calcio perfetto il ragazzo tira e segna un gol festeggiato dai suoi compagni di squadra. Il ragazzo fiero corre a riprendere il pallone finito dietro la porta improvvisata. Poi tenendolo tra le mani continua a correre.
Gemma guarda attentamente il balletto. All’improvviso le luci dell’ipermercato si riaccendono, la musica lascia posto al vociare della gente e al rumore dei carrelli. La ragazzina che danza è sparita e lo spazio ritorna a essere uno dei tanti incroci tra le corsie dell’ipermercato in cui le persone riprendono a camminare.
Gemma si rialza e rifà la strada al contrario sciogliendosi i capelli. Ritorna alla sua postazione alla cassa, riprende le scarpette dalla tasca e le passa sul lettore ottico. Subito dopo chiude il conto e porge lo scontrino alla cliente che la guarda e le sorride, prende il portafoglio, paga e va via.
Dentro l’officina vuota si sente qualcuno che arriva correndo: è il meccanico col pallone tra le mani. Prima di rientrare in officina si volta verso fuori e con un calcio lancia il pallone lontanissimo. Poi rientra un po’ ansimante e va a riprendere il suo lavoro sotto la macchina sul ponte.
Gemma è alla cassa con il cliente successivo. Il suo viso sorridente sembra perdersi in un’immagine; difatti nel profondo dei suoi occhi riappare il faro bianco e ricomincia la musica del Notturno di Chopin. Stavolta il fascio di luce è proiettato su un vero palcoscenico di teatro e a ballare c’è una ragazza di circa vent’anni col viso che ricorda sia Gemma sia la ballerina del supermercato.
Gemma ora è dietro le quinte vestita con un cappotto semplice e un foulard, ha un bellissimo fascio di fiori in mano e osserva la scena. La ragazza sul palcoscenico termina il balletto e il pubblico la applaude. La ballerina si inchina a ringraziare. Il pubblico le lancia dei fiori sul palco.
Il meccanico ha ripreso gli attrezzi; nuovamente sente dietro di lui il rumore del pallone che saltellando entra dentro l’officina. Lui sorride e si volta. Arriva correndo un ragazzo di circa tredici anni coi capelli ricci a lui molto somigliante; indossa una perfetta tenuta da calciatore e porta con sé una borsa sportiva. Il ragazzo raccoglie il pallone e si ferma sull’ingresso.
La ballerina lascia il palco tra gli applausi e va verso le quinte in direzione di Gemma. Gemma è raggiante e bacia la ballerina porgendole i fiori. La ragazza l’abbraccia, riceve i fiori e le dice: “Grazie Mamma”. Poi rientra sul palco a ricevere altri applausi.
Gemma rimane lì sorridente e applaude. Con la mano fa per togliersi una lacrima mentre la ballerina fa un ultimo inchino per poi sparire dietro il sipario che si chiude.
Il meccanico va sorridente verso il ragazzo, si china e lo bacia sui capelli. Il ragazzo lo saluta: “Ciao Papà” poi scappa via. Il meccanico resta lì a guardarlo correre e si appoggia sorridente con le spalle all’ingresso dell’officina.
Sulla parete accanto, una foto ritrae insieme Gemma, il meccanico, la ballerina e il calciatore.
Complimenti per il clamoroso se non addirittura ridicolo plagio a mio danno.Mi meraviglio che iselezionatori abbiano fatto passare la cosa inosservata!
???
Questa cosa m’incuriosisce. Scusate se mi faccio i fatti vostri per un attimo, ma dove starebbe il plagio?
l’unico elemento di raccordo tra i racconti è l’ambientazione (neanche tanto esatta: il mio è un ipermercato in verità). cmq leggendo attentamente si capisce anche “quando” è stato scritto “Come noi”…
tralasciando le polemiche (che non ho ben capito) ..davvero una bella storia 🙂
Tralascio anche io le polemiche: l’idea mi piace, ben costruita, molto romantica. Ci vuole un po’ di sogno, di romanticismo, di poesia, c’è già troppo di tutto il resto. Complimenti!