Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2012 “Un mondo piccolo” di Alessandro G. Padula

Categoria: Premio Racconti per Corti 2012

Veranda nel retro di una casa, giornata di sole.

Un lavandino di maiolica bianca è fissato al muro. Un rubinetto di acqua corrente lo alimenta. Un tavolo malandato e traballante è al lato destro del lavandino. Due secchi vuoti, una spazzola per bucato, una tavola per stendere e strofinare i panni, tre tavolette di sapone sono sul tavolo. Una porta aperta di legno è al lato destro del tavolo. Un’ampia finestra che è sopra il tavolo dà sull’esterno, dove c’è una strada e sul lato opposto una panchina, dove è seduto un ragazzo vestito di nero. Ha un’aria spaesata e affranta, ha la testa china e fissa il terreno ai suoi piedi.

Una donna robusta con una veste bianca e un grembiule sporco indosso esce dalla porta e si avvicina al lavandino. Porta entrambe le mani dietro la schiena e si slaccia il grembiule. Lo raggomitola in una mano e afferra con l’altra uno dei secchi sul tavolo. Posiziona il secchio sotto il rubinetto, infilandoci dentro il grembiule. Gira la manopola del rubinetto per aprirlo. L’acqua fuoriesce a fiotti, limpida e fragorosa. Il secchio comincia a riempirsi.

Un ragazzo con una cicatrice sulla fronte esce di corsa dalla porta e arriva  accanto alla donna, reclamando la sua attenzione chiamandola mamma. La donna rigira la manopola del rubinetto per chiuderlo. Senza voltarsi, chiede affettuosamente al ragazzo perché la cerca. Solleva il secchio e lo ripone sul tavolo. Agguanta la tavola per i panni e la posiziona davanti a sé obliquamente facendola scivolare nel lavandino. Il ragazzo dice che ha bisogno che gli presti dei soldi perché sta per uscire con degli amici giù in paese. La donna estrae il grembiule dal secchio e lo distende sulla tavola. Prende una delle tavolette di sapone sul tavolo e inizia a strofinare il sapone sull’indumento. La donna, voltandosi verso il ragazzo mentre continua a strofinare, dice che allora deve pagare un pegno per guadagnarsi quei soldi e gli sorride. Smette di strofinare e posa il sapone sul tavolo. Gira la manopola del rubinetto. Passa due dita sotto l’acqua sgorgante e, divertita, inizia a schizzare ripetutamente il ragazzo, il quale si copre il viso con le mani per proteggersi dagli schizzi. Esclama che questo pegno non è giusto e che così si bagna tutto. La donna scoppia in una gran risata. Rigira la manopola del rubinetto. Dice al ragazzo che con il caldo che fa lo ha solo rinfrescato un po’.

Mentre si ricompone, il ragazzo si accorge del ragazzo seduto sulla panchina e si sofferma a osservarlo, chiedendo alla donna se sa chi sia. La donna, mentre riprende la spazzola sul tavolo e ricomincia a strofinare con quella sull’indumento, risponde di non saperlo e dice che potrebbe essere un romantico in attesa della sua bella, oppure un colpevole che medita sulle proprie malefatte oppure un viaggiatore solitario in attesa di decidere la sua prossima tappa. Conclude dicendo che, proprio perché non si sa nulla di lui, si possono fantasticare e raccontare tutte le storie possibili perché il mondo è grande. Il ragazzo dice allora che inventare storie sul ragazzo fuori è un’esigenza per dare un senso e uno scopo alla sua presenza lì in quel momento. La donna si passa una mano sulla fronte con una smorfia di fatica sul volto e riprende a strofinare. Si chiede se il ragazzo di fuori  sappia perché si trova lì. Il ragazzo dice che quello che è dato loro di sapere non va oltre il limite segnato dalla finestra e che, per quanto ne sa, fuori potrebbe esserci un qualcuno a cui dar fede che gli dica cosa fare oppure potrebbe non esserci nessuno e che allora deve fare tutto da solo. Conclude dicendo che il mondo è piccolo, piccolo quanto quello che si vede da quella finestra. La donna smette di strofinare e posa la spazzola sul tavolo. Prende il grembiule e lo strizza con forza e, dopo aver fatto scolare nel lavandino l’acqua in eccesso, lo rimette nel secchio. Afferra il secchio e lo porta giù tenendolo con una mano. La donna dice al ragazzo che lui è in gamba e non si troverà mai seduto su quella panchina. Il ragazzo gli sorride lievemente. La donna si avvia verso la porta, la oltrepassa e scompare. Il ragazzo resta a fissare per qualche momento il ragazzo fuori, poi si volta  e scompare anche lui.

Dalla visuale della finestra la panchina è libera. Un uomo con una cicatrice sulla fronte arriva vicino alla panchina e si siede. Ha un’aria spaesata e affranta, guardandosi intorno. Poi china la testa e si mette a fissare il terreno ai suoi piedi.

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2 commenti »

  1. una bella riflessione.. 🙂 bravo

  2. grazie! E’ dei tre soggetti che ho postato quello su cui nutro più dubbi, ho paura di aver calcato troppo la mano sul simbolismo, il cui effetto potrebbe essere indebolito proprio perché forse troppo marcato. Mi riservo di riscriverlo meglio se ci sarà l’occasione!

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