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24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2012 “Cuor di Mamma” di Maria Mariella Scarsini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2012

Giovanni, una domenica mattina presto, si presenta alla casa di riposo “Santa Zita”, in cui vive l’anziana madre Adele, portandole in dono un paio di costose scarpe nuove, quelle scarpe che si possono comprare nei negozi specializzati in articoli sanitari, di pelle nera morbida, lacci e plantare anatomico. La donna per l’occasione è stata vestita con particolare cura, secondo le indicazioni telefoniche che il figlio ha impartito il giorno prima. Le operatrici della struttura le hanno fatto indossare il tailleur marrone di gabardina finissima che da molto tempo giaceva incartato nell’armadio, per poi passarle una spolverata di cipria sulle guance e un’ombra di rossetto color ciliegia sulle labbra avvizzite. L’effetto è un po’ grottesco e la povera Adele assomiglia a quelle antiche bambole di porcellana impolverate. Giovanni però non se ne cura, ha altro in testa, così come non si scompone più di tanto quando gli fanno notare che ha comprato delle scarpe di un numero più piccolo. Del resto Giovanni ha sempre la parola giusta per ogni occasione, è un affabulatore, simpatico e sornione all’apparenza. Si scusa dell’errore affermando di essere mortificato; lui è uno scapolo privo della guida di una moglie e comunque per il prossimo acquisto chiederà senz’altro aiuto alle gentili ragazze che si prendono cura di sua madre. Mentre parla congiunge le mani in preghiera e lancia occhiate affettuose e complici, a voler stabilire con il personale femminile della casa di riposo un’istantanea intimità. Le donne sono conquistate e dicono ad Adele che deve essere orgogliosa di suo figlio. Adele non parla, parla pochissimo del resto, ma fa cenno di sì con la testa mentre si sforza di sopportare il dolore che le scarpe strette le provocano. Dopo gli ultimi convenevoli, Giovanni porta fuori la madre. Nella bella mattinata di sole autunnale l’uomo avanza lentamente lungo la strada pedonale che attraversa il centro cittadino, spingendo la sedia a rotelle della donna. Adele siede immobile con la testa irrigidita, un poco pendente a destra, e le mani ancorate ai braccioli. L’uomo è tutto un tripudio di saluti, battute e cenni di capo. Si ferma a parlare con chiunque lo avvicini e poiché la strada è tappezzata da svariati manifesti che lo ritraggono, sorridente e accattivante, lo conoscono praticamente tutti. Giovanni, a capo di una lista civica che promette meraviglie, è candidato alla poltrona di sindaco. Questa domenica si vota. C’è ancora la possibilità di farsi vedere in giro e comunque di un uomo che amorevolmente accompagna la madre invalida al seggio elettorale ci si può anche fidare. Adele, sballottata sulla sedia a rotelle, ha l’impressione di partecipare a una sgradevole via crucis, senza contare che ora il mal di piedi è quasi insopportabile. Chiude gli occhi. Una smorfia di fatica le increspa le labbra mentre, facendo leva sui pugni, cerca di raddrizzarsi contro lo schienale rigido. Finalmente madre e figlio arrivano al seggio elettorale. Si procede con le operazioni di riconoscimento. Per l’ennesima volta Giovanni, ora piuttosto brusco, indica alla madre sul facsimile della scheda elettorale quale sia il quadrato dove apporre la croce. Adele infine viene spinta all’interno della cabina. Giovanni resta fuori. La donna è sì invalida e le rare volte che apre bocca la voce le esce dal corpo come un lamento sottile, ma riesce ancora a tenere un lapis in mano e soprattutto non è interdetta. Apre la scheda e subito il nome del figlio le balza agli occhi. Poi però la sua attenzione è catturata da una piccola falce rossa, in mezzo ad altri simboli sconosciuti, in una quadrato e sotto un nome diverso. Da tanto tempo non ne vedeva più una. L’anziana è come ipnotizzata e piano piano i ricordi iniziano a scorrere sul rullo della memoria. Lei, ragazzina, in bicicletta in campagna a vendere le uova. Suo padre che zappava la terra tutto il giorno e accendeva lumini in chiesa per la pioggia. Sua madre che lavava e stirava i panni della moglie del notaio. Con fatica segna la croce sulla falce rossa, poi tira la tenda per avvisare il figlio che ha finito. Giovanni, ansioso per il tempo trascorso, le domanda se va tutto bene. Adele risponde flebile che ha sete, mentre allunga piano una mano per accarezzare la guancia del figlio.

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4 commenti »

  1. Ho seguito il percorso di Adele e di suo figlio verso la cabina elettorale come se lo vedessi realmente! Il racconto è avvincente, nitido e dotato di un sapiente sarcasmo, frutto di uno sguardo capace di andare ben oltre apparenze e facili perbenismi. Mi è piaciuto tantissimo, l’ho trovato intenso e al tempo stesso delicato!

  2. Mi è davvero piaciuto tanto. Pieno di spunti su cui riflettere.
    Complimenti.
    Linda

  3. Nitido, preciso, pungente. Senza retorica né sbavature il “cuore di mamma” salta fuori come fosse tridimensionale. Una scrittura cinematografica.

  4. molto bello!! 🙂

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