Premio Racconti nella Rete 2012 “Specchio doppio” di Marco Onofrio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Scompartimento di treno. Carrozza restaurata anni ‘90, sedili blu di velluto, non fumatori. Dirimpetto un signore distinto che tira fuori un libro: il mio libro! Tuffo al cuore: e poi divorante curiosità, da parte mia. Non riesco a non guardare. Ne scruto le espressioni mentre legge. Calcolo quanto tempo ci mette a voltare pagina, sperando sia ragionevolmente giusto: né poco (come a dire scrittura leggera, libro senza segreti, lettura superficiale) né tanto (scrittura complicata, libro contorto, lettura problematica)… Come e quanto scorre il suo occhio sopra il segno? Ma il signore si sente spiato, si accorge che lo osservo.
A un certo punto lo chiude di scatto e mi dice: “Salve, le interessa il libro?”
Faccio lo gnorri. Rispondo con imbarazzo: “Quale libro?”
“Oh, bella, questo che lei arde dal desiderio di leggere, si vede. È curioso, pensavo, come talvolta la finzione venga poi doppiata dalla vita, dal tempo reale. Leggevo or ora di un signore che, avendo io tirato fuori un libro e cominciato a leggere – badi bene la coincidenza, in un treno! – era irresistibilmente attratto dalla copertina e mi guardava, mi osservava, mentre io a mia volta lo scrutavo di sottecchi. Poi, forse infastidito, chiudevo il libro e gli dicevo quel che in sostanza le sto dicendo, affermando di averlo appena letto: come in effetti sta accadendo…”
“Non nego di averla osservata, e mi dispiace se ho potuto darle fastidio”.
“Non si preoccupi. Il fastidio forse lo prova il lettore descritto nel libro. Io, piuttosto, curiosità”.
“Ma una ragione c’è. Mi legge per cortesia il brano che parla di questa situazione?”
“Certamente. Dunque… Ecco: Scompartimento di treno. Carrozza restaurata anni ’90, sedili blu di velluto, non fumatori…”
“E qui ci siamo”.
“Dirimpetto un signore distinto che tira fuori un libro: il mio libro!”
“E questo è lei”.
“Ma il “mio” libro di chi? Suo o mio?”
“Vada avanti, lo scoprirà”.
“Comincia a girarmi la testa. E, se suo, “suo” nel senso di possesso, o nel senso che ne è l’autore?”
“Vada avanti”.
“Tuffo al cuore: e poi divorante curiosità, da parte mia. Non riesco a non guardare. Ne scruto le espressioni mentre legge. Calcolo quanto tempo…”
“E questo sono io”.
“Ma il signore si sente spiato, si accorge che lo osservo…”
“E questo è lei, quel che ha provato”.
“A un certo punto lo chiude di scatto e mi dice: “Salve, le interessa il libro?” Faccio lo gnorri. Rispondo con imbarazzo: “Quale libro? Oh bella, questo che lei arde dal desiderio…” Misericordia, non è possibile: è quel che ci siamo detti…”
“Continui, continui”.
“Poi, forse infastidito, chiudevo il libro e gli dicevo quel che in sostanza le sto dicendo, affermando di averlo appena letto: come in effetti sta accadendo… Non nego di averla osservata… Non si preoccupi. Il fastidio forse lo prova il lettore descritto nel libro. Io, piuttosto…”
“Legga, legga fino in fondo. Si raggiunga”.
“… Legga, legga fino in fondo. Si raggiunga… C’è anche questo… Ma come è possibile?”
“Sono l’autore del libro. Tutto ciò che ha letto dipende da me. Anche la sua esistenza”.
“Ma come…”
“Al punto che, se io volessi, paf… potrei farti sparire da un momento all’altro. Vuoi vedere?”
“No, la prego… la scongiuro. Ah!”
Schiocco le dita: il signore sparisce nel nulla. Resta solo il libro sul sedile. Lo raccolgo. Comincio a leggere…
Fantasticherie di un lettore solitario e annoiato. Innescate dal treno in partenza. Identità di luogo: ti basta una parola e te ne vai. La mente su per la tangente… Ma la fantasia disturba l’attenzione. Quella necessaria a seguire il filo delle cose. Conviene, forse, cominciar daccapo.
Specchio Doppio. Scompartimento di treno. Carrozza restaurata anni ‘90…
Sarà che il titolo mi ha ricordato Doppio Sogno, comunque l’ho letto volentieri, un gioco narrativo molto intelligente.
Matteo