Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2012 “Uno scherzo riuscito” di Carlo Cenciarelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Lo stanzone della questura in cui l’accusato fu condotto era davvero squallido: le mura screpolate e vagamente sudice come il pavimento; un gran tubo elettrico che friggeva fastidioso e spandeva dappertutto una luce troppo bianca e troppo scialba; un tavolone da quattro soldi,la superficie in compensato, il corpo in segatura di legno pressata. Dietro,il commissario : un quarantenne biondiccio dall’aria svogliata e irritata –probabilmente era stato buttato giù dal letto in piena notte-. Mentre un poliziotto faceva sedere l’accusato davanti a lui, cercò di riscuotersi e di concentrarsi e alla fine disse :“ Allora, prima di stendere il verbale colle sue dichiarazioni, vogliamo fare quattro chiacchiere tra noi ” Riguardo cosa ? ” ” Riguardo quello che è successo,no ? “ Volentieri,signor commissario : io e i miei amici non abbiamo nulla da nascondere. “

Capisco bene come,visto dall’esterno,il legame che univa Raniero a noi tre possa apparire perlomeno curioso. Lui era padrone d’un autosalone di lusso, lo si vedeva spesso su automobili clamorose,con almeno una bella donna al fianco; e altrttanto spesso,si gettava anima e corpo in nuove avventure : il parapendio,un safari in Kenya,la guerra per bande paramilitari con proiettili di gomma. Intuiva tutte le novità per primo. Antonio è usciere alla Regione Lazio,Francesco ormai da dieci anni è commesso in un negozio di calzature del centro,e io faccio il contabile presso una piccola impresa edilizia.Siamo tutti e tre sposati e,tutto sommato,non ci dispiace la nostra vita molto regolare. Eppure,glielo assicuro signor commissario,Raniero era incredibilmente affezionato a noi. Come,d’altronde,a sua moglie,anche se la tradiva continuamente. Sua moglie si chiama Geraldina,un nome che –non so bene perché- mi è sempre apparso buffo e triste. Anche in questo caso,comunque,è difficile capire le ragioni per cui uno come Raniero avesse sposato una come Geraldina : magra magra,piatta piatta,con quegli occhialetti perennemente inforcati su quel viso troppo pallido e troppo lungo.
Talvolta Raniero inveiva contro di lei davanti a tutti : per lo più la accusava di cucinare male,di portare in tavola della merda. Una volta che eravamo tutti e tre a casa loro,con le nostre rispettive mogli,e lei si era accuciata sul divano senza scarpe,lui cominciò a dire che era una cosa insopportabile,che le puzzavano orribilmente i piedi,che,per carità!, andasse subito a lavarsi e a cambiarsi. In questi casi Geraldina non reagiva e cercava di assecondarlo anche se si vedeva che le salivano lacrime cocenti agli occhi che faceva di tutto per trattenere.

E’ quasi superfluo dire che Raniero era l’anima del gruppo,l’organizzatore di tutto. Anche di scherzi come quello che giocò a Francesco. Questi un bel giorno ci invitò a cena in un ristorante molto lussuoso e annunciò che doveva darci una grande notizia. Alla fine d’un pasto tanto interminabile quanto sontuoso, Francesco si alzò in piedi e,con una certa solennità,disse : “ Amici miei,dovete conoscere per primi la grande fortuna che mi è capitata e che cambierà radicalmente la mia vita. Sapete che mio nonno è emigrato da cinquant’anni in America e da almeno trenta non ha più dato notizie di sé. Ora,lunedì mattina, non mi arriva una lettera in un inglese perfetto del suo avvocato che mi comunica che è morto ottantaseienne senza figli o altri eredi in America e quindi lascia a me la sua smisurata catena di negozi di calzature –pare siano più di cento- disseminati per quasi tutti gli States ! Voi,amici miei,sapete bene come io sia affezionato al tipo di vita che conduco da tanti anni anche se agli occhi di molti può apparire qualcosa di modesto,ma questa è un’occasione proprio da non lasciarsi sfuggire ! In tutto questo tempo in cui ho lavorato sotto un padrone e che finalmente si è concluso,ho maturato tante di quelle idee commerciali…che finalmente potrò applicare su vasta scala ! Pensate : più di cento negozi! E vi giuro,amici miei,che ne tirerò fuori qualcosa di memorabile.” Raniero sghignazzò spietato. “ Ma come puoi soltanto sperare di migliorare anche di poco la tua situazione se credi ancora agli asini che volano ! “ Sghignazzò di nuovo. “ La lettera te l’ho spedita io ! Non sai forse come conosco l’Inglese che è la mia vera lingua madre ?! Non ti sei accorto che c’è solo il timbro postale dell’ufficio di Fiumicino ? Tu,mio amatissimo amico Francesco,sei un perdente nato che può solo rassegnarsi alla sua condizione. Adesso,tanto per fare un esempio,invitandoci ad un ristorante così caro hai fatto una nuova cazzata. Qui,ci vuole un mese del tuo stipendio per pagare il conto. Per fortuna che c’è il tuo amico Raniero che ti vuole bene e pagherà lui. Se no dove trovi i soldi per comprare un po’ di biancheria sexy a tua moglie che,sia detto fra noi,ne ha così bisogno ?” E mentre tirava fuori i soldi continuava a scompisciarsi dalle risa e io e Antonio,gregari nati, gli andavamo dietro.

Un’altra volta invitò Antonio sul suo motoscafo nuovo. Questi amava i motori ma nutriva una vera e propria fobia per l’acqua alta anche perché nuotava a stento. Comunque,per compiacere Raniero,lo seguì in mare aperto. Arrivarono tanto a largo da incrociare i primi pescherecci. Qui Raniero affidò il timone al suo amico e cominciò a tuffarsi ed a nuotare in vari stili: tutti impeccabili. A rimaner solo su quel motoscafo in mezzo all’acqua altissima, Antonio già sentiva un po’ di paura e allora si aggrappava al timone e si diceva che poggiava i piedi su qualcosa di molto solido che galleggiava perfettamente. “ Aiuto! Aiuto! “ prese a strillare Raniero “ Mi ha preso un crampo. Non riesco più a muovermi. Sto per andare giù! “ Facendo appello a tutto il suo poco coraggio, Antonio trovò la forza di virare e di accostarsi vicinissimo a Raniero che intanto si era si era messo a fare il morto a galla. Quindi bloccò il motoscafo e si sporse da esso quanto più poteva,protendendo il suo braccio affinché l’amico l’afferrasse. “Guarda se riesci ad aggrapparti. “ sibilò. E Raniero in effetti ci riuscì : acchiappò all’improvviso tutti e due i polsi di Antonio e con una specie di mossa di lotta giapponese lo fece volare al di sopra della sua testa costringendolo a un bel capitombolo nell’ acqua alta. Quindi svelto svelto guizzò sul motoscafo e si allontanò. Completamente vinto dal panico e dalla sorpresa, Antonio non tentò neppure di nuotare,cominciò subito ad annaspare confusamente mentre le narici e la gola gli si riempivano di acqua salata. Allora Raniero si gettò dal motoscafo e con due bracciate gli fu da presso. Antonio gli si aggrappò al collo come un bambino frenetico,tanto da strappargli la catenina d’oro colla croce a cui Raniero era molto affezionato e che finì in fondo al mare. Questi fu costretto a sferrare un pugno poderoso ad Antonio che ,stremato,perse i sensi. E così fu molto più facile riportarlo sul motoscafo come un corpo morto. Ovviamente,una volta di nuovo a terra,Raniero non la smetteva più di raccontare per filo e per segno la paura e l’imbranataggine di Antonio e di dargli del cagasotto,del coniglio,dell’inetto. A dire il vero citava poco la cara catenina perduta. “ D’altronde “ diceva “ io non riesco a provare rancore per una persona a cui voglio bene. Spendo per lui e dimentico tutto. “
Com’era quasi scontato ci narrava con un sacco di particolari le sue infinite avventure erotiche. In queste occasioni chiamava Antonio l’impotente e me e Francesco i due frocetti. “ Su,impotente,frocetti,vediamo se ascoltando le esperienze d’un vero uomo qualcosina torna dura anche a voi. “ Non è che poi credessimo a tutto ( tre donne diverse in una settimana è un po’ tanto) lo ascoltavamo avidamente soprattutto perché eravamo affascinati da come lui riusciva a mettersi al centro del mondo. Noi non avremmo mai osato.
Io,in effetti,di rapporti con donne proprio non riuscivo ad averne. Alla fine mi rivolsi a un ‘agenzia matrimoniale. E conobbi Nadezhda,il mio amore, una ragazza di Pietroburgo molto dolce,molto bella e molto coi piedi per terra. Che mi accettò totalmente,nonostante i miei limiti evidenti. E fu disposta persino a sposarmi. Quando Raniero la conobbe rimase sbalordito : gli sembrava impossibile che io fossi il fidanzato di una donna come quella. Intuì quasi subito la verità e cominciò a spifferare ai quattro venti che io per trovar moglie mi ero ridotto a rivolgermi ad un’agenzia matrimoniale che trattava ragazze dell’est poverissime, disposte a tutto pur di abbandonare il loro paese. Certo,fui un po’ umiliato dal fatto che mi sbugiardasse davanti a tutti –la versione dell’ incontro con Nadezhda che avevo raccontato io era ben diversa- ma volevo molto bene a Raniero,come lui a me,e mandai giù.
Senza però una ragione precisa ebbi nettissima la sensazione che sarebbe stata l’ultima volta.
E così arriviamo a quest’estate in cui noi,Raniero e le nostre rispettive mogli stavamo come al solito trascorrendo le vacanze al mare. Solo che questa volta Raniero cominciò a corteggiare apertamente Nadezhda. “ Per ristabilire l’ordine naturale delle cose “ diceva lui. E,purtroppo,il mio dolce amore sembrava compiaciuta dal trovarsi al centro delle attenzioni del divo del gruppo. Un giorno la portò al largo col suo motoscafo e stettero via per almeno un paio d’ore. Poi,tornati,quando Raniero vide la mia espressione avvilita,mi diede un colpetto a mano aperta sulla spalla,.mormorandomi : “ Non preoccuparti : non è successo niente. Le ho solo spalmato un po’ di crema sulla schiena. “ A Nadezhda non dicevo nulla. Non volevo apparire ridicolmente geloso o forse avevo paura di affrontare l’argomento con lei. D’altronde la cosa che m’irritava sul serio non era tanto il fatto che la mia Nadezhda per una ragione od un’altra facesse l’amore con un altro uomo –questo l’avevo messo in conto posso dire fin da quando l’avevo conosciuta- quanto l’idea che Raniero fosse convinto io non potessi far nulla,che proprio non avessi il fegato per intralciarlo in qualche modo. Pensandoci bene era esattamente questo che mi dava il tormento.
Cosicché,all’improvviso,del tutto inaspettata,ma già così perfetta e compiuta in ogni sua parte, mi venne l’idea d’uno scherzo tanto feroce da giocare a Raniero che,rispetto a questo,i suoi sarebbero apparsi per quel che erano : i giochi d’un bambino malcresciuto.
Quando raccontai lo scherzo a Nadezhda,qualcosa s’illuminò in lei : era così contenta che,anche grazie all’amore che le portavo,stessi davvero diventando un uomo.
“ Allora ? “ Feci ad Antonio e Francesco dopo avergli descritto il mio progetto. “ Mah….! Sembra un po’ forte…” Mormorarono. Però un sorriso vagamente malvagio cominciò a delinearsi sui loro volti.
Un bel giorno,mentre eravamo in spiaggia,mia moglie chiese a Raniero se voleva fare una passeggiata insieme a lei sul bagnasciuga. Questi guizzò in piedi e la prese sottobraccio. Dopo un po’,Nadezhda : “ Senti…ho ripensato molto a tutto quello che mi hai detto e voglio farti felice. Tanto,prima o poi doveva capitare…fra tre giorni mio marito torna a Roma per ragioni di lavoro e ci si trattiene Lunedì e Martedì…tu potresti venire da me lunedì notte…busserai due volte alla porticina sul retro,quella che dà sul viottolo col fossato…alle due non ci sarà anima viva e io verrò subito da te per darti tutto…” Raniero ebbe un’espressione curiosamente sorpresa e imbarazzata,quasi proprio non si aspettasse la cosa. Nondimeno,baciò su tutt’e due le guance Nadezhda e le disse di aspettarlo : sarebbe stata una nottata folle.
Mia moglie andò ad aprirgli con indosso un bianco baby doll trasparente che le avevo comprato io. Sotto,era completamente nuda. Ah,dimenticavo quelle sue pantofoline sempre bianche coi pon pon che io detestavo ma che a lei piacevano tanto. Raniero sembrava sopraffatto dal desiderio ma anche dall’incertezza. E questa impressione era accentuata da quell’orlo del pantalone destro tutto smangiato e sbrindellato che lasciava intravedere un polpaccio sanguinante. “ Ma che ti è successo ? “ fece Nadezhda. “Maledizione! Qui di notte è pieno di cani randagi ! Ne ho quasi ammazzati a calci due o tre ma uno è riuscito a mordermi.” “ Aspetta…vado a prendere un po’ di alcool per disinfettarti.” Nadezhda scivolò via dalla camera da letto dove aveva accolto il suo impacciatissimo amante ed entrò nel bagno dove eravamo nascosti io,Francesco ed Antonio . Prendemmo gli ultimi accordi. Poi tornò in camera e,dopo aver amorosamente medicato Raniero che strillacchiò anche un pochino, disse : “ Senti…per me è qualcosa d’importante…sono un po’ emozionata…la prima volta vorrei farlo al buio…” “ Non c’è problema “ assentì Raniero “ è molto importante anche per me.” Era questo il segnale convenuto : non appena vidi che da sotto la porta non filtrava più la luce,la aprii molto lentamente,senza nessun rumore. Distinsi subito nella penombra la sagoma di Raniero chino su mia moglie. In un baleno gli fui alle spalle e ricoprii il suo viso con un fazzoletto tutto imbevuto di cloroformio. Perse quasi immediatamente i sensi.
Qualche tempo prima avevo conosciuto un boemo,Milosz,padrone d’una discoteca arredata in stile horror : il Drakùl. La affittai per una notte e lo coinvolsi : altissimo e asciutto com’era,con quella sua voce profonda, stentorea,vagamente sinistra,sarebbe stato un Gran Maestro della Nuova Santa Inquisizione quasi perfetto. Nella vasta sala all’interrato dalle pareti ricurve tutte in candida pietra scabrosissima che confluivano nel soffitto a volta –un luogo dove di solito si ballava- allestii una messinscena essenziale ma,credo proprio,efficace. Al centro, una panca lunga e stretta,tutta nodosità e scompensi; scomodissima, sulla quale adagiammo Raniero colle braccia e le gambe saldamente legate. Da una parte,un confessionale molto antico –Milosz giurava che era stato davvero rubato in una chiesa- dal legno scuro scuro, consumato dal tempo ma ancora con la sua brava grata in metallo tutta bucherellata e le angosciose tendine viola. Dall’altra,un piccolo patibolo : quattro assi e una scaletta. Sopra, un ceppo –questo sì poderoso- con un’ascia dalla gran lama rilucente conficcata dentro. Tre alti e lunghi gradini portavano al bancone del disc-jockey che avevamo ricoperto con un gran drappo nero dallo stemma in oro che raffigurava una croce. Dietro, io,Francesco e Antonio avvolti in lunghe tuniche, mantelli al collo e,sulla testa, cappucci a cono altissimi,torreggianti, che coprivano il volto lasciando vedere soltanto i nostri occhi. Antonio era in rosso cupo,Francesco in nero compatto, io in bianco latte. Più avanti,rivolto all’accusato, Milosz; vestito come noi,solo in viola acceso. Il cloroformio andava perdendo il suo effetto e,con una bella secchiata d’acqua, Raniero si risvegliò completamente. Chiuse e riaprì più volte gli occhi,cercando di rendersi bene conto della situazione in cui si trovava. In breve si riprese e tornò a sfoderare la sua abituale arroganza. “ Ma pensate davvero che io m’impaurisca o soltanto creda a questa buffonata ? Ah,ah! Mi fate soltanto ridere.” E sghignazzò nel suo solito modo. “ Su…slegatemi subito e perdonerò tutto…altrimenti… altrimenti specie se la cosa è opera di certi amici…saranno cazzi molto amari per loro! Su! Maledetti idioti ! Slegatemi ! Che aspettate ? Che vi faccia del male sul serio ?! “ Ma irruppe Milosz colla sua voce potente e il suo accento straniero che il nostro amico non conosceva e che lo fecero ammutolire. “Tu fai ridere noi con tue patetiche minacce. Io Gran Maestro di Nuova Segreta Inquisizione ispirata da Dio per combattere immoralità di questo mondo moderno. Noi,sotto falso nome e falso aspetto, c’infiltriamo in quelli che voi chiamate luoghi di vacanza e che sono invece luoghi dove trionfa la perdizione più sfrenata. E abbiamo messo gli occhi su di te,Raniero,sempre pronto a cambiar donna; attaccato ai simboli dei beni terreni: automobili e motoscafi di lusso; disposto ad umiliare i tuoi amici,a insidiare le loro mogli .“ E sciorinò tutta una serie di episodi che gli avevamo raccontato e che costituirono altrettanti capi d’accusa. Nel rendersi conto che il Gran Maestro conosceva bene la sua vita Raniero rimase disorientato ma si provò ancora a replicare : “ Ma cosa credete tu e quei tre coglioni lì dietro -che chissà chi sono?!- di poter fare tutto quello che volete ? C’è una polizia,una magistratura,uno stato che, appena fuori di qui, mi proteggeranno ! “ “ Tu mai più uscirai di qui ma anche se fosse non sperare in alcun aiuto : abbiamo nostri affiliati ai vertici di polizia ,di magistratura,di politica,di clero . Loro assecondano nostre vendette.
A te,Raniero,consiglio di confessare i tuoi peccati al Gran Maestro : il verdetto di questi giudici può essere molto severo. “
Scomparsi di scena i giudici,il Gran Maestro scese lentamente i tre gradini,attraversò la sala e sciolse le corde che avvinghiavano i polpacci di Raniero. Questi,molto docilmente,lo seguì al confessionale. “ Misericordia,Gran Maestro ! Io sono del tutto innocente riguardo le colpe di cui mi accusate. Ma quali donne,Gran Maestro ! Vivo da undici anni con una moglie brutta,triste,malata,più vecchia di me,che puzza sempre o di cipolla o di disinfettante. Per farci l’amore almeno qualche volta all’anno devo prendere due pasticche intere di Cialis. Spesso mi faccio vedere insieme a belle ragazze ma sono abituato a concludere poco o nulla : tanto che proprio adesso che una splendida russa mi aveva detto di sì non sapevo che fare. Quali lussi terreni,Gran maestro ! Le automobili dell’autosalone con cui qualche volta vado in giro non sono mie ed ora,poiché gli affari vanno male,la BMW minaccia di togliermi l’esclusiva e farmi chiudere. Sono pieno di debiti,il mio motoscafo non è pagato nemmeno per un terzo e vivo nell’incubo che la Guardia di Finanza me lo sequestri facendomi fare una figuraccia davanti a tutti. Frequento amici che più sfigati è impossibile immaginarli perché solo loro possono darmi spago,prestar fede alla mie patetiche panzane,subire qualche piccolo scherzo. Mi creda,Gran Maestro,non merito una pena troppo severa. “ “ Io,figliuolo,posso anche crederti e concederti l’assoluzione : almeno non brucerai tra le fiamme dell’ inferno. Ma stabilire la pena spetta soltanto ai tre giudici che hai visto. Ora torna al tuo posto e accogli il verdetto con compostezza ed umiltà.” Il Gran Maestro declamò solenne la formula canonica : “ Ego absolvo te in nomine Patris,Filii et Spiriti Sancti “ Mogio mogio Raniero tornò a sedersi sulla panca. Il Gran Maestro risalì i gradini che lo riportarono presso il bancone del disc-jockey. Di lì a poco si rifecero vivi i giudici che gli consegnarono una spessa pergamena arrotolata. Egli cominciò a svolgerla e lesse. La sua fronte si aggrottò,il suo sguardo divenne cupo.
“ Raniero,la Nuova Santa Inquisizione ispirata dal Sommo Dio ti condanna a morte per il taglio della testa. E così sia. Entri il boia della loggia francese dell’ Ordine : Coeur-de-Fer. “ Fece il suo ingresso in scena Karel,il buttafuori del locale,alto più di due metri, un vero e proprio ammasso di spropositati muscoli guizzanti. Indossava una maschera di gomma nera,rossi calzoni a sbuffo che gli arrivavano poco sotto il ginocchio e dei sandalacci. Il torso,ricoperto da una peluria tanto esuberante da apparir quasi inverosimile,era nudo. Bisognava proprio dire che faceva la sua figura. Raniero,prima,alla lettura della sentenza,era diventato più bianco d’un cencio; poi era rimasto come inebetito; infine,adesso,era dominato da un terribile tremolio,continuo e irrefrenabile. Coeur-de-Fer lo afferra e lo porta sul patibolo. Qui,estratta l’ascia,gli ricopre il volto con un gran cappuccio nero senza fori per gli occhi,lo fa inginocchiare e gli appoggia la testa sul ceppo. Un rullar di tamburi registrato. Intanto ho rifornito il carnefice d’uno straccio e d’un secchio d’acqua. Coeur-de-Fer immerge lo straccio nel’acqua gelida, lo strizza e lo torce con tutta la sua forza in modo da farlo diventare il più possibile duro e freddo come una lama e alla fine lo lascia cadere sul collo di Raniero.
Poi grandi schiamazzi,grandi risate da parte di tutti. “ Raniero,Raniero come si sta nell’oltretomba ? Questa volta ci siamo divertiti noi alle tue spalle! “ Intanto Milosz mette su una musichetta allegra. Raniero però continua a restare accasciato sul ceppo. Salto sul patibolo,lo slego,gli tolgo il cappuccio,cerco di sollevarlo. Ma mi accorgo che la testa gli penzola snervata dal busto senza più vita. Accosto l’orecchio alla parte sinistra del suo petto : nessun battito. L’emozione finale è stata troppo forte : gli ha schiantato il cuore per sempre.
Il commissario spinse la sua sedia indietro con un certo stridore e si alzò in piedi. Ora aveva un’espressione sollevata che si fece ben presto vagamente cattiva. “ Quindi lei confessa d’aver ucciso la vittima aiutato dai suoi amici e dal proprietario della discoteca. Ammette la sua piena responsabilità nel delitto in questione. “ “Ma…signor commissario, né io né i miei amici avevamo intenzione di commettere alcun delitto. A me sembra evidente che non di delitto si tratta ma semplicemente… di uno scherzo riuscito. “

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1 commento »

  1. storia ben costruita e raccontata in modo sicuro. si legge che è un piacere.

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