Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2012 “La chiamata” di Max De Angelis

Categoria: Premio Racconti per Corti 2012

Un giorno d’estate. Una cabina del telefono in un quartiere come tanti.

Un uomo in giacca e cravatta. Il suo mezzobusto che appare dalla metà chiusa alla metà a vetri della cabina.

Compone un numero. Lo digita e lo nomina con entusiasmo come per confermarlo. E’ un uomo quasi anziano, ha qualcosa di febbrile, di eccessivo nello sguardo e nei gesti.

Attende un poco. Ha un guizzo di contenuto entusiasmo, evidentemente qualcuno gli ha risposto.

Sorride. Saluta ad alta voce tanto che un passante si volta ma lui gli rivolge uno sguardo brutto.

Parla con trasporto. Ascolta con partecipazione. La mimica del viso è quella di una persona che comunica con qualcuno che ama e da cui è riamato.

Passa dal generico al particolare.

Cita spesso il nome di una persona: “Marco”, a cui aggiunge un delicato “ragazzo mio”.

A volte tossisce. Una tosse secca. Poi torna a sorridere e a chiedere… “Come stai?… Ma quando mi presenti la tua ragazza… e gli studi come vanno?… Mangi abbastanza?… Hai bisogno di soldi…”.

Non aspetta risposta tira fuori  un sacchetto di monete e le sparpaglia sulla parte superiore dell’apparecchio… come se da lì il ragazzo potesse prenderle…

Tossisce ancora.

Poi il tono cambia.

Ora implora. E’ quasi piangente. Minaccia con la furia tenera e rappresa di un padre che non può provare rabbia. “Marco, non guidare se hai bevuto… Dimmi dove siete e vi vengo a prendere io… Marco….”

Poi l’espressione cambia.

L’uomo risponde che  si, è lui il padre. Il padre di Marco… Come un automa risponde a questo che deve essere un nuovo interlocutore… ripete che verrà quanto prima. Che lo ringrazia per le condoglianze… “Non c’è stato niente da fare… sul colpo!”, replica come un sonnambulo.

Un tizio fuori dalla cabina fa un cenno, come a dire che ora tocca a lui, che anche lui ne ha bisogno.

L’uomo saluta ancora Marco, ritorna il sorriso e la voce più delicata. Ma stavolta sembra che dall’altra parte non ci sia più nessuno.

L’uomo appoggia sgomento la cornetta sull’alloggiamento dell’apparecchio.

Esce sotto lo sguardo esasperato del tizio.

Finalmete ora vediamo l’uomo a figura intera: sotto la giacca macchiata e la cravatta sgualcita indossa dei calzoni stracciati e scarpe ridotte a sandali.

Tossisce sinistramente.

Da dietro la cabina tira a sè un carrello pieno di carabattole evidentemente lì parcheggiato.

In testa al carrello c’è la foto di un ragazzo. L’uomo la sfiora con la mano. “Sono proprio contento che stai bene Marco…”

Guidando a spinta quel mezzo malconcio e vestito in quel modo fa scansare i radi passanti di un paio di passi laterali.

Ma l’uomo nemmeno li vede.

Spinge e piange piano. Con gli occhi stretti e una smorfia. Borbottando tra sè ancora un incoerente mozzicone di conversazione… sorridendo appena al nome di Marco sussurrato a fior di labbra…

Quello dentro la cabina lo vede di spalle. Le spalle e il passo di un barbone.

Scuote la testa. Ha in mano la cornetta ma il filo era tagliato. Un apparecchio vandalizzato da chissà quanto, con le pareti della cabina piena di scritte oscene e sigle senza senso verniciate a spray…

Il tizio ha l’espressione di chi non capisce certi matti che vanno in giro a fare cose strane.

Era lì, sembrava normale, sembrava che funzionasse e invece…

L’uomo di  spalle spinge il suo carrello e si fa sempre più lontano a un passo curvo e senza più fretta.

… e invece chissà con quale fantasma stava parlando e con quale telefono!

Il tizio butta per terra la cornetta scuotendo ancora il capo.

Solo la cabina vuota adesso.

Il sole dell’estate.

Lontano il cigolio del carrello.

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1 commento »

  1. un immagine toccante.. complimenti

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