Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2012 “Pina” di Dolores Troja

Categoria: Premio Racconti per Corti 2012

Come un boomerang ho lanciato il pensiero circa quarant’anni lontano ed è tornato chiaro: Pina, era lei, sicuro, non mi sbagliavo. Impossibile fermare tutti i fotogrammi che scattavano in automatico nella mente per ritrovarla in quella faccia da signora, pulita, con rossetto e collana di perle. Intanto mi sbrigo a sistemare la spesa nel carrello e mi affretto per vederla da vicino proprio davanti alla cassa; noto il suo portafogli grande, colorato di banconote, aperto con disinvoltura, quasi con esibizione al momento di pagare. Il vestito è chiaro,stampato a fiori e la giacca sobria le chiude bene il petto; i capelli selvaggi, rossi di un tempo ora sono domati e raccolti in un tuppo sulla nuca. Potevo dirle – Ciao, Pina, ti ricordi di
me che abitavo sui balconi verdi proprio di fronte casa tua…– oppure – Ci pensi, Pina, quando ti regalai il mio vestito più bello per non vederti come la zingara di sempre…-. Quando mia madre mi diceva che quell’uomo grasso, coi baffi era il suo fidanzato, io non sapevo se avere schifo o paura; tutti i pomeriggi lo vedevo entrare in quella casa con la porta aperta sulla strada e Pina di anni ne aveva appena tredici. Allora per essere elegante, lei s’infilava una giacchettina infeltrita e le scarpone del fratello maggiore; il grassone portava gelati per tutti, perché erano tanti in quella casa: la madre vedova e i fratelli più piccoli, diavoli scatenati che aspettavano quel momento come il più bello della giornata passata tra lavori, grida, rimproveri, pianti, accapigliamenti e manate sorde, rincorse e risate. Ormai conoscevo i loro orari e non frenavo la mia curiosità; certo doveva volerle bene, pensavo, quando lui sedeva Pina sulle sue ginocchia e le lisciava i capelli o la solleticava per farla ridere, poi si appartava a discutere con la madre; forse trattavano, investivano su Pina, mentre lei seduta sulla soglia, continuava a cacciarsi le mosche dai piedi sudici e non chiedeva altro che leccarsi un gelato. In inverno la vidi con la pelliccetta sul cappotto e d’estate già aveva i tacchi, la gonna stretta corta e il cerchietto su una selva di capelli rossi: ora Pina doveva fare la fidanzata a braccetto con lui quando uscivano per farsi vedere da tutto il vicinato. – Presto si marita, Pina e va a stare in una casa di signori…! – Ti penso ancora con la pancia che cresceva sfacciata sotto il vestito che ti regalai, quando tu non riuscivi più nasconderla.
Non seppi più nulla della tua sorte, né seppi mai se amare l’ uomo che ti aveva salvato dalla miseria o odiarlo a morte per averti rubato l’incanto della fanciullezza.

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2 commenti »

  1. bello, mi piace moltissimo come racconto, ma non riesco a vederci un corto… ti faccio comunque un grande in bocca al lupo 🙂

  2. Grazie, Valentina,per la tua attenzione.Devo dire che ho scelto il corto per la storia di Pina,ritenendola più un soggetto sensibile di sviluppo per trasposizione filmica che un racconto vero e proprio.In effetti si tratta di un flashback abbastanza nitido che appartiene realmente ai ricordi della mia adolescenza e chissà,forse inconsciamente cerco di dare un visibile riscatto a questa storia di miseria.Ricevi un grande “in bocca al lupo”anche per il tuo racconto dove trovo una scrittura fresca e garbata che efficacemente contrasta con il tema drammatico e conflittuale di base.

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