Premio Racconti nella Rete 2012 “Fortuite Coincidenze” di Marilena Rybcenko
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012“Oh, ne ha ammazzata un’altra!” – dice la Paola, brandendo in mano il giornale.
E’ la quarta in un mese, cadenza settimanale, non proprio fissa, di solito il venerdì. Mai la domenica.
E’ il Macellaio.
Ha cominciato ad aprile, una volta, poi ha smesso. Il tempo di far crescere lo scalpore, poi, a maggio, ha ricominciato, e adesso che siamo a giugno, Bologna è schizzata di sangue come un mattatoio.
E tuttavia, nessuno riesce a prenderlo. Nessuno sa chi è, semplicemente perché, malgrado i profili degli psicologi criminali, lui potrebbe essere chiunque.
Nessuno ha mai visto niente, nessuno sa niente.
Perché siamo soli. La gente è sola, non c’è niente che leghi gli uni agli altri – neanche la rete. Niente. E quindi neanche un indizio.
Entra la Tina, una pila di lettere da protocollare in braccio, anche lei sconvolta, continuiamo a parlare. In effetti, è un bel po’ che non si parla d’altro. Eh si, perché la cosa strana, è che il Macellaio non è stato il primo. Nel senso che, prima di lui, c’era stato l’Oculista. Che da quasi un anno, però, è scomparso, fino a quando, due mesi fa, al suo posto sui giornali è apparso il Macellaio.
“Ma non sarà la stessa persona?” – chiede la Tina.
“Nooo!” – fa Paola, che ha visto tutti i dossier in televisione.
Informatissima, ci edotta sulle differenze tra Macellaio ed Oculista.
Asettici e particolareggiati, ci sfilano dinanzi gli orrori.
Le vittime del Macellaio sono donne.
E’ perché le fa a pezzi – per questo lo chiamano il Macellaio. Ma prima le tortura. Cose inenarrabili. Impensabili, anzi.
Una leggenda metropolitana vuole che un giornalista abbia chiesto al magistrato che conduce le indagini se le violentava.
“Violentarle è niente.”- pare sia stata la risposta.
Ora persino i giornali hanno smesso, seppur con tardivo pudore, di fornire i particolari, ma ormai ne sappiamo abbastanza. Sappiamo, cioè, che per prima cosa le stordisce con una sprangata. Poi, le immobilizza, chiude loro la bocca con un pezzo di ovatta per non farle gridare, aspetta che riprendano conoscenza, le violenta. Quindi, estrae loro le unghie, poi le tagliuzza tutte quante. Infine le taglia a pezzi. A pezzettini, anzi. Prima una falangetta, poi l’altra. Poi le lascia un po’ stare. poi ricomincia. Pare che duri delle ore. Cinque, fino ad ora. Tutte donne, tutte intorno ai quaranta, tutte sole. Proprio come me.
Che però, per fortuna, tutte queste fine settimana ero a casa, a seicento chilometri da qui, da Mamma e Papà.
In confronto, l’Oculista è quasi simpatico, anche se, diciamolo, mediaticamente, in confronto al Macellaio, è meno interessante… Lui nel suo operare è freddo, a suo modo scientifico. Le sue vittime – sei – sono tutti uomini, tra i trenta e i cinquanta. Li droga per stordirli, poi li uccide con un’iniezione di acido. Alla fine, cava loro gli occhi. Nonostante ciò, malgrado tutto, non è un sadico, conclude Paola. Chissà perché lo fa. Digressione sull’Oculista. Analisi delle probabilità. Omosessualità repressa, impotenza, pene storto? La cosa scade, cazzeggiamo, ci dimentichiamo di quello che ci sta intorno. Poi, occhi bovini, ritorniamo bruscamente alla realtà. Al pensiero che quelle donne…
“Comunque- conclude la Paola – davvero, se pensi, non puoi fidarti più di nessuno, queste qui, poverette.. Però, anche loro! … la gente è sola, ma è anche imprudente… magari lo avrano conosciuto in rete, che ne so… LA GENTE E’ CRETINA.”.
Paola parla bene: lei un fidanzato ce l’ha, ha sempre vissuto qui, ha un sacco di amici…
Io, invece, sono sola, non conosco nessuno. E nessuno si vuol far conoscere.
… Passi la vita a sfiorare gli altri come un’ombra, e per cercarti compagnia senza rischiare cominci a comprare all’Ikea delle piante bioniche con cui parlare come a un bambino mai nato, ma le piante misteriosamente si seccano – anche quelle acquatiche, per troppa acqua! … ne compri delle altre, e alla fine senza accorti diventi… diventi una zitella, piena di piante e bulbi secchi in cucina.
Certe volte sento qualcosa dentro… certe volte, avrei voglia di uccidere qualcuno.
Però…
“Io, per fortuna, nel week end vado da mamma e papà!” – sorrido.
Convergenza di sguardi della Tina e di Paola su di me. Tac. Obiettivo identificato: sfigata = potenziale vittima.
“Eh, te, con la vita che fai, non ti fidanzerai mai con nessuno!” – ammonisce Paola.
Sensibile e pratica. Severa e contraddittoria.
… Ebbene si, tutte le volte io me ne ritorno al paesello… ma stasera no. Stasera ho un impegno. Anzi, due.
Vado a una festa, da mio cugino, che fa cinquant’anni.
Il secondo impegno, invece, è un segreto, e non l’ho detto a nessuno.
Il secondo impegno è Tom.
Tom, il mio vicino di casa, bellissimo e discreto.
Maestro di arti marziali. Calvo come una palla da biliardo ma: bello.
Praticamente mai nessun contatto, poi l’altroieri gli ho dato un passaggio, e lui mi ha invitata a uscire. Il mio sogno da quasi-un-anno, da quando abita lì, di fronte la porta di casa mia.
“Tardi, però, prima ho un impegno…” – ho cinguettato con la gola arsa, e tutte quelle manifestazioni corporee di chi da quasi un anno non fa certe cose.
“Va bene” – ha sorriso lui, e mi ha dato appuntamento nel parcheggio di un supermercato, a mezzanotte.
Mi sento tanto profondo nordest.
… E a mezzanotte in punto sono lì, e anche lui è lì, gli lampeggio coi fari e lui entra in macchina, e non abbiamo nemmeno il tempo di salutarci che i fari di un’altra macchina dietro di noi disturbano l’incipit di questa serata.
” Andiamo via “- sussurra.
” Si ”
“Dove mi porti? ”
” A guardare la luna ”
E subito la notte ci sfila lucida accanto, su per i colli bolognesi, e noi siamo sospesi, sospesi su quello che sta per accadere, come sull’orlo del tutto, e ci gustiamo l’esitazione perché dopo sarà troppo tardi.
Conosco un posto, un posto bellisssimo.
Arriviamo.
Lui fa per scendere dalla macchina, ma lo blocco: caccio fuori una bottiglia di spumante e due flute abilmente trafugati ai Cinquant’Anni di mio cugino.
Sorriso.
” Agli oscuri desideri! ” – propone.
Si. Mi piacciono, gli Oscuri Desideri.
Beve, ne chiede un altro po’ e gli do il mio che manco ho toccato. Lo vuota tutto che m’incanto a guardarlo.
Poi, scendiamo.
La Bassa luccica sotto di noi, distante e aliena, talmente un’altra cosa sotto quella luna e in mezzo a quegli alberi del fittobosco, che si fa amare.
Non siamo vicini. Nemmeno ci tocchiamo, e non ci guardiamo, neanche. Guardiamo giù, e davanti a noi.
Sappiamo che è tra poco, e quindi, ancora, ci gustiamo gli attimi.
Poi, lui dice qualcosa sottovoce.
Mi pare che abbia detto che andava a prendere una cosa in macchina. Mentre guardo ancora giù, lo sento tornare.
I passi, blaz blaz, calpestano morbidi le foglie.
La luna è spalancata su di me come un monito.
Allora capisco.
La notte di giugno si trasforma in un sudario gelato.
Capisco, e solo allora mi giro.
Lui è lì. Ha la spranga in mano. La luna gli illumina la faccia sudata e un po’ stravolta.
Non c’è alito di vento che possa svegliarlo dal suo incubo.
Avanza verso di me, barcollando. Io aspetto. Immobile. Paralizzata.
Lui avanza, barcollando, barcollando. Barcollando.
E, per me, incomincia il buio.
Il lunedì mattina, quando arriva in ufficio, Paola, che sta brandendo il giornale pronta a travolgermi, alla vista della mia faccia e dei miei occhi pesti lancia quasi un grido.
“Soccia! Ma che hai fatto?”
Glielo dico.
“NOOOO!!!”. E’ davvero sconvolta. “Era il tuo vicino? Quello bellissimo? Quello che ho visto io?”
In effetti, l’ha visto sbocciare l’altro giorno dalla mia macchina, quando gli ho dato il passaggio.
Si, faccio cenno col capo, esausta. Due notti insonni, e ieri, l’intero pomeriggio al commissariato.
La Tina ci trova così, vede come sono ridotta, ma non ha neanche il tempo di fiatare che Paola urla ” ERA IL SUO VICINO! “, e le spalanca in faccia il giornale. Con in prima pagina il titolone
L’OCULISTA TORNA A COLPIRE!
La vittima, un maestro di arti marziali trovato sui Colli
” Ma davveeeroo? ” – fa la Tina. Quando parla, ha un’inflessione da telefonista porno. “La vittima dell’Oculista? Quello che hanno trovato sui Colli sopra Tolè? “.
Si con la testa.
Pioggia di commenti. Mi sento compresa, protetta, avvolta in una coperta di affetto. Il formaggino in un panino d’amore. Sono – davvero – commossa.
“Be’, ma tu peensa – adesso mi è venuto in mente: ma non ne abbiam parlato proprio venerdì?. Ma la vita, non è una serie di fortuite coincidenze? “
Finalmente, un fiotto di lacrime e moccio esplode sul mio viso.
” Si! ” – flebile, riesco a mormorare.
… Comunque, la Paola ha ragione. Avrò pure due bulbi nuovi in cucina, ma finché faccio una vita così, è difficile che mi fidanzi con qualcuno.
Troppo csrino fare incontrare due serial killer…e poi, ancora più bello, che a vincere sia la donna…;))