Premio Racconti nella Rete 2012 “Alla ricerca della Terra dei Liberi” (sezione racconti per bambini) di Augusta Bianchi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012In tempi ormai lontani, un intrepido Cavaliere cavalcava senza tregua alla ricerca della Terra dei Liberi.
Ne aveva sentito parlare fin da quando, ancora fanciullo, nelle fredde sere d’inverno, accoccolato davanti al camino, suo padre gli narrava di luoghi sconosciuti, dove gli uomini vivevano un quotidiano semplice ma dove tutti erano felici. Non c’erano padroni in quel luogo magico, la gente lavorava serenamente: il contadino distribuiva il suo raccolto, il fornaio faceva il pane e tutti ne mangiavano; il fabbro forgiava il ferro per il maniscalco che ferrava i cavalli di tutti i cavalieri, il cacciatore forniva prede e tutti se ne cibavano. Non esistevano invidia e gelosia perché tutti godevano delle stesse possibilità e ciascuno era libero di plasmare il proprio destino.
Avrebbe sempre portato nel cuore il ricordo di quei momenti: la stanza illuminata dal fuoco, il tenero calore dell’abbraccio materno, l’entusiasmo negli occhi verdi di suo padre. Lui parlava e parlava mentre il bimbo fantasticava sperando, in cuor suo, di crescere tanto in fretta per poter, un giorno, realizzare quello che sarebbe stato il sogno di tutta una vita. Voleva a tutti i costi raggiungere quella terra promessa.
Il tempo sembrava non passare mai; un giorno, mentre tirava su il secchio del pozzo, il giovane vi vide riflesso un volto; si girò di scatto per vedere chi fosse alle sue spalle, ma, con grande stupore, si rese conto che quella non era altro che la sua immagine, così trasformata che non l’aveva riconosciuta: era diventato un uomo. Stupito di tale mutamento, pensò a come la sua vita fosse trascorsa così in fretta da non accorgersi che era arrivato il momento di partire.
Si presentò al padre: “Padre” disse, “è giunta l’ora di compiere la mia missione. Troverò la Terra dei Liberi e tornerò da te. Ciò che mi hai trasmesso in tutti questi anni, servirà a rendere migliore il mondo. Scoprirò il segreto della felicità e te lo porterò.”
“ Prima che tu vada, ” lo trattenne il padre, “ ti farò un dono prezioso: un’antica mappa che uomini fieri disegnarono un tempo, per raggiungere quella meta; mi raccomando, seguila scrupolosamente, lei ti guiderà. “
Il Cavaliere salutò il padre e, in una fresca notte d’estate, aveva intrapreso il suo lungo viaggio.
Attraversò boschi misteriosi e profonde vallate, guadò calmi fiumi e tortuosi torrenti, percorse arditi sentieri e strade paesane.
Cavalcò per miglia e miglia senza incontrare anima viva. Un giorno, gli sembrò di scorgere da lontano una figurina. Con la speranza nel cuore, si avvicinò e vide una donnina vecchia e malandata che, china, lavorava la terra. “O dolce vecchina! Potete dirmi se questa è la Terra dei Liberi?”
“Terra dei Liberi?” ripeté la vecchina, “ tutta questa terra è del mio padrone e se non riesco a raccogliere quanto lui pretende, sarò chiusa in una cella per tutto il resto della mia vita; perciò vattene, prima che lui si accorga che perdo il mio tempo a cianciar con te.”
Il Cavaliere si affrettò ad andarsene, pensando: ”Ancora non sono arrivato!”
Riprese il suo viaggio e, poco dopo, incontrò una fanciulla che tesseva sull’uscio di una bicocca. Era triste e il suo volto bagnato di lacrime.
“Ditemi fanciulla! E’ questa la Terra dei Liberi?”
“Terra dei Liberi?” ripeté lei con tono meravigliato, “qui è tutto del mio padrone, il nostro lavoro e le nostre persone. Ma non posso parlare con voi, lui non vuole e se mi scorge, mi punirà severamente.”
Il Cavaliere, a quel punto, si fermò; tirò fuori la mappa, la guardò, la rigirò, la riguardò…. “Eppure,” pensò,
“ i confini combaciano: il fiume a Nord, i monti a Est, il bosco di betulle….”
Continuò a cercare senza perdere la speranza: ancora cavalcò per miglia e miglia; finalmente, sul far della sera, scorse un bambino che, faticosamente, procedeva curvo sotto un carico di legna.
“Bambino” chiese il Cavaliere, “ è questa la Terra dei Liberi?”
“Terra dei Liberi?” “Non credo che il mio padrone si chiami così! Ma lascia che io continui il mio lavoro, è molto pericoloso per me fermarmi.”
Rimasto solo, il Cavaliere tirò fuori di nuovo la mappa; la guardò, la rigirò, la riguardò…. “Quel ceppo, là, vicino alle rovine del castello….è qui, segnato, corrisponde perfettamente e indica l’estremo confine. Ma allora… questa è la Terra dei Liberi, come è possibile?”
L’aveva percorsa tutta, in lungo e in largo e non se ne era accorto. Com’ era potuto accadere che uomini detentori di una tale ricchezza non fossero stati capaci di difenderla fino a trasformarla in una chimera?
Un dolore pungente e profondo lo colpì al cuore. Stremato dalla stanchezza e preoccupato per la delusione che avrebbe dato a suo padre, si accasciò a terra e si addormentò.
Nel profondo sonno gli apparvero la vecchina, la fanciulla e il bambino: “Hai peccato di ingenuità, caro giovane!” “ Avresti dovuto capire subito che da questa terra la libertà se n’è andata da tempo.”
“ La tua mappa diceva il vero ma tu non hai voluto ascoltare e neppure la nostra triste condizione ti ha fatto capire. La libertà è un dono prezioso ma noi uomini non ne siamo degni; da sempre abbiamo imprigionato il vento nelle pale dei nostri mulini, cambiato il corso dei fiumi, mutato la natura; ciò che abbiamo fatto si è ritorto contro di noi.” “Come continuare ad illudersi di poter vivere liberi?”
Il sogno svanì e il Cavaliere si svegliò; era rimasto turbato dall’apparizione ma, da quel momento, iniziò ad usare la ragione e non il cuore.
Tornò dal padre, gli raccontò l’amara verità ma lo rassicurò: “Padre, mi hai insegnato ad amare la libertà ed io continuerò ad amarla, anche se sembra che sia scomparsa dalla faccia della terra; lotterò per lei con la consapevolezza che è come il delicato frutto del tarassaco: basta un alito di vento e si disperderà.”
Essa l’avrebbe condotto per mano in tutta la vita, illuminando la sua coscienza smarrita e assicurandogli la serenità degli animi puri.
Il tuo racconto è interessante, ben scritto, coinvolgente ed offre spunto di riflessione su un tema molto attuale (e questo credo sia un grande pregio), ma ha un sapore amaro…Perché la necessità di mettere al bando il cuore? Solo perché “turbato dall’apparizione”, che in fondo non è altro che un sogno che lo mette di fronte alla (sua) realtà? E come si fa ad amare la libertà senza usare il cuore? Personalmente non amo sentimentalismi e romanticherie, ma senza passione ed amore, la razionalità, la scienza, il progresso non credo vadano a buon fine. E’ altrettanto vero anche l’inverso e spesso la passione ci porta a commettere errori se non interviene la ragione. Continuare ad accentuare la dicotomia (secondo me in realtà inesistente) tra mente e cuore, porta l’uomo alla lacerazione. Comunque l’importante è parlarne e il mio è solo un punto di vista.
Infatti, nonostante l’ammonizione dei tre personaggi apparsi in sogno, il Cavaliere continuerà ad amare la libertà e l’amore è solo un fatto di cuore…. E’ con la ragione però che ci si accorge di non essere liberi anche se ci vogliono far credere il contrario! Grazie per il tuo commento
La favola mi è piaciuta, ha il sapore dei racconti antichi. Approvo il senso del racconto: l’uomo con il suo comportamento finisce per limitare se stesso. Per fortuna, esiste la speranza e soprattutto la voglia di cambiare.
GIULIANA RICCI
E’ un racconto molto breve, forse troppo poiché dà l’impressione di finire precocemente, ma toccante come soltanto i grandi racconti di una volta riescono ad essere. I più giovani saranno coinvolti dal ritmo incalzante e presi dalla curiosità di conoscerne l’epilogo, i meno giovani ne coglieranno l’amarezza e la profondità propria di tutte le storie di formazione che nascondono un profondo significato morale ed esemplare.
In tempi come questi un piacevole un caso di rievocazione della grande tradizione fabulistica europea quanto mai attualizzato.
E’ un racconto coinvolgente, con un ritmo c he sembra quasi vederlo “sdipanarsi” sotto i nostri occhi come un film. Tratta un argomento profondo: la ricerca della libertà, un desiderio che è dentro ciascuno di noi, nasce con noi e ne prendiamo consapevolezza con l’uso della ragione. Allora la cerchiamo in ogni dove ma troviamo sempre ostacoli, limiti sia economici sia politici che sociali; vorremmo affrancarci dalla schiavitù del bisogno, della guerra, della lotta di c lasse ma possiamo raggiungere la meta solo autorealizzandoci sia materialmente che spiritualmente
da Ilda
il racconto sotto forma di fiaba affronta un tema molto importante: quello della libertà come conquista personale.
Difficilmente il contenuto di questo racconto potrà essere compreso pienamente dai più giovani, ma potrà costituire, egregiamente, la premessa per approfondimenti futuri.