Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Racconti nella Rete 2009 “Il mostro del lago” di Laura Poletti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009

Il maresciallo Guidi guardava le troupe televisive impegnate nelle registrazioni dei servizi da spedire alle redazioni. Il set che tutti gli inviati avevano scelto era l’unica piazza del paese, per cui la definizione di piazza era esagerata. Spiazzo sarebbe andata meglio: guardando i diversi telegiornali le uniche differenze che si potevano riscontare dipendevano solo dal diverso angolo da cui le riprese venivano effettuate.

Il signor Gino, proprietario dell’unico bar trattoria nel giro di cinquanta chilometri, si era adattato all’invasione dei cronisti e aveva rimesso in funzione le tre camere con bagno sopra il locale, chiuse da tempo, mentre altri si erano ingegnati e avevano affittato le camere libere delle loro abitazioni ai giornalisti.

Il sindaco, titolare dell’unica farmacia che serviva la valle, non smetteva di seguire le operazioni della stampa e di emettere comunicati ufficiali, che scriveva, stampava e consegnava di persona ai giornalisti dopo averli appesi nella bacheca comunale, in cui ripeteva sempre gli stessi concetti: che era sicuro del buon operato delle forze dell’ordine, e che non avrebbe mai permesso che un paese ameno come Lagoscuro fosse ricordato solo per essere la “Loch Ness” italiana, e non per le sue bellezze naturali.

Nel frattempo ospitava un’intera troupe televisiva, e sua moglie provvedeva, dietro pagamento di un minimo sovrapprezzo sull’affitto delle camere, a rifocillarli tre volte al giorno.

Due categorie non ne potevano più di quella situazione: la maggior parte degli abitanti del paese e i cercatori di funghi.

Quello era il loro periodo dell’anno, in cui invadevano la valle alla ricerca dei porcini più grossi da portare a casa e di cui potersi vantare con gli amici. Arrivavano all’alba, setacciavano i boschi, mangiavano, facevano una passeggiata sulle rive del lago e se ne ritornavano da dove erano venuti, senza turbare troppo la tranquillità del paese.

Per loro era diventato impossibile muoversi, visto che i boschi e le rive del lago erano invase dai giornalisti, dai curiosi e dai cacciatori di mostri, tutti alla ricerca di Nessie. Almeno avrebbero dovuto trovargli una altro nome, prima che gli abitanti della Loch Ness originale facessero causa per i diritti. Poi Nessie andava bene per un mostro scozzese, non per quello del lago di un paesino dell’Appennino ligure.

A parte quei pochi che avevano deciso di affittare la loro casa, oppure avevano ampliato i loro commerci, come il signor Gino, oppure Antonio, proprietario dell’unico negozio che vendeva dai generi alimentari alle sigarette, tutti gli altri erano stufi del disordine che regnava da dieci giorni, e scocciati dal fatto che il loro paese, il posto più tranquillo del mondo come lo aveva definito il maresciallo la prima volta che ci aveva messo piede, si fosse trasformato in un’affollata attrazione turistica.

Correva la voce che il sindaco stesse valutando la possibilità di far costruire una albergo, vicino alle rive del lago: “Camera con vista sul mostro” sarebbe stato un ottimo slogan per i turisti.

E poi, ma questo era un problema solo suo, il maresciallo non sapeva più cosa rispondere ai cronisti che lo assillavano sempre con la stesse domande: costa sta facendo la forza pubblica? Intendete svolgere indagini?

E su quali elementi poteva svolgere un’indagine? Sul fatto che un cercatore di funghi che aveva passato i settanta, che forse aveva mangiato troppo ed esagerato con il barbera alla trattoria di Gino, mentre passeggiava, aveva creduto di vedere qualcosa che si muoveva nelle acque del lago?

Aveva detto che si trattava di qualcosa di molto grosso e scuro, che era in parte emerso dall’acqua e lo aveva fissato, terrorizzandolo a morte.

– Sono sicuro che se non ero veloce a scappare mi avrebbe mangiato, maresciallo.

E poi aveva trascinato lui e l’appuntato Ferrara lungo le rive del lago, cercando di ritrovare il posto esatto in cui aveva visto il mostro.

– E’ difficile, qui è sempre tutto uguale, ma le assicuro che c’era, era un mostro!

E così mostro era diventato per tutti.

Il maresciallo gli aveva fatto firmare il verbale, sperando che la questione fosse finita, invece, in capo a due giorni, grazie ai mezzi della comunicazione moderna, si era trovato davanti alla calata dei barbari delle stampa.

Aveva contattato il comandante, gli aveva riferito i pochi fatti di cui era a conoscenza e gli aveva chiesto come comportarsi.

– Non sono spariti né uomini né animali, giusto? E allora su cosa vuole mettersi a indagare, sulle visioni di un vecchietto? Dica alla stampa che appena sparirà anche solo una gallina l’arma non si sottrarrà al suo dovere. Per il resto che si arrangino, al limite respireranno un po’ d’aria buona delle vostre parti.

Di notiziare la procura della repubblica manco a parlarne: si dicevano talmente oberati di lavoro che il sostituto cui fosse venuta in mano la denuncia, nel caso fosse di buon umore si sarebbe limitato a nasconderla in qualche faldone, in caso contrario sarebbe stato capace di montare una polemica sul fatto che le forze dell’ordine si dedicassero a inseguire mostri fantastici, invece di combattere la criminalità dilagante.

Con i giornalisti gli tornò utile una regola che aveva imparato negli suoi anni al liceo classico: se hai qualcosa da dire, bastano pochi concetti chiari, se non ha niente in mano, devi infiocchettare alla meglio questo niente. Quello che continuava a fare da giorni.

Nel frattempo, come la maggior parte della popolazione, sperava che la mania del mostro passasse in fretta.

Il professor Lentini, seduto sull’unica panchina all’ombra nella piazza, gli fece un cenno di saluto: per avere passato da un pezzo gli ottanta anni, aveva ancora vista buona e salute di ferro.

– E’ la tranquillità che c’è qui a Lagoscuro, è per questo che io e mia moglie ci siamo trasferiti dopo il pensionamento. Tanto i figli sono grandi, i nipoti pure, e quando hanno piacere di venirci a trovare ne approfittano allontanarsi dalla città e godersi un po’ di quiete.

Chissà cosa avrebbero detto se fossero stati in paese in quelle giornate? Se ne sarebbero tornati di filato in città, la cosa più sensata da fare.

Il maresciallo si sedette sulla panchina.

– Buongiorno maresciallo, mi chiedevo se avesse voglia di fare una scommessa?

Il professor Lentini che scommette? Quella era una novità pari al mostro del lago.

– Su quale evento professore? La prossima apparizione della creatura misteriosa?

– Su questo non c’è soddisfazione, visto che credo non si ripresenterà più. Sarebbe più interessante scommettere su quando finirà tutto questo trambusto.

– Cioè quando i giornalisti decideranno di essere stufi e porteranno via armi e bagagli? La mia speranza è che succeda il più presto possibile.

– Non so dirle la data precisa, ma con buona approssimazione predico che al primo efferato delitto il paese tornerà a essere quello di prima. Il panorama della cronaca nera è stato un po’ scarso questa estate, e per i giornali e le televisioni si tratta del pane quotidiano, sfortunatamente. Questa non è stata una stagione buona nemmeno per il pettegolezzo, a quanto dice mia moglie, ed era prevedibile che si buttassero nelle prima storia che poteva sembrare interessante per il pubblico. Ci aggiunga l’ombra di mistero che aleggia su tutta la vicenda, e il gioco è fatto. Anche loro dovranno pur lavorare, no?

Se lavorare non fosse consistito nel tormentare dal mattino alla sera con domande stupide un povero maresciallo dell’arma, Guidi sarebbe stato molto più contento.

– Comunque abbia fede, basta che cambi il vento e spariranno tutti magicamente.

Il professore si alzò e si diresse verso casa. Dopo pochi passi si voltò verso il maresciallo.

– Se le capita di passare dalla baracca sul lago che uso per tenere le canne da pesca, le vorrei far vedere uno strano reperto che mi ha riportato il cane qualche giorno fa. Non è un animale particolarmente intelligente, ma riesce a scovare degli oggetti incredibili. Si tratta di un enorme coccodrillo gonfiabile, come quei giochi che usano i bambini in spiaggia. Era tutto ricoperto di fango, gli ho dato una pulita e l’ho chiuso a chiave nel capanno. Sa, non vorrei che con questa psicosi del mostro arrivassero le forze speciali dell’esercito.

Il professore salutò e lasciò il maresciallo sulla panchina, a riflettere.

Poteva andare a recuperare “il mostro” e presentarlo alla stampa, dimostrando come fosse tutta una bufala, magari uno scherzo di qualche imbecille che non aveva trovato di meglio per ingannare il tempo in una domenica di fine estate.

Ma proprio non gli andava di essere il guastafeste, quello che svela i trucchi e le magie.

Aveva ragione il professore, al primo delitto tutti si sarebbero dimenticati di Lagoscuro.

Per la gioia dei fungaioli.

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