Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2012 “Binario 34” di Giovanni Orciuolo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Jordan College, Oxford, 2007

Il trenino emise un impercettibile sibilo prima di ricominciare il suo giro.

-Potremmo giocare a camera buia!- esclamò Jane, tentando inutilmente di rianimare l’atmosfera.

-Jane, è pieno giorno!- sbottò il fratello, Terry, e tornò a meditare guardando il suo trenino giocattolo girare sui binari.

-Potremmo chiudere le finestre!- ribatté Jane, che sembrava volesse davvero giocare, proprio in quel momento difficile.

-Sai che la signora Cloude non lo permette!- rispose Terry alzando la testa dal suo trenino giocattolo.

-Beh, allora…- ricominciò Jane, ma fu interrotta da una voce proveniente da fuori.

-JANE! IL BAGNO! NON FARMI INQUIETARE, PER FAVORE!- urlò la signora Cloude, che era fuori dalla porta.

-Oh, no!- si preoccupò Jane -Non possiamo farci impartire ordini per sempre! Forza, scappiamo dalla finestra aperta!- esclamò Jane trascinando il fratello a forza verso la finestra.

Egli tentò di fermarla, ma lei lo guardò con quel suo sguardo da dolce e innocente bambina cui non si poteva certo dire di no con freddezza. Così, malvolentieri, Terry aiutò Jane a uscire dalla finestra.

Pochi minuti dopo, con un tonfo, si calò dalla finestra anche Terry, che guardò la casa vicina, la tetra “Dimora degli Spettri” come la chiamavano i bimbi compagni di Terry e Jane, anche essi al Jordan. La prova di coraggio di ogni bambino del College è passarci la notte senza fuggire di paura, ma, secondo Terry, lì dentro non c’ era nessuno spettro. Nonostante tutto, egli non aveva il coraggio di passarci la notte.

-Guarda, Terry!-disse Jane tirando la camicia di Terry -La cassetta della posta è piena zeppa! Ci diamo un’occhiata?-.

Terry diede uno sguardo alla cassetta e notò che era piena. Spinto dall’ irrefrenabile curiosità di ogni bambino, accettò la proposta della sorella.

Terry aprì la cassetta della posta, afferrando a caso un mazzo di lettere.

-Bolletta…bolletta…bolletta…Una lettera!- esclamò Terry, soddisfatto dei risultati della sua disubbidienza totale.

Jane si alzò in punta di piedi per ammirare la lettera con la scritta “top secret” e un appariscente sigillo con un’elle in rilievo.

Chi avrebbe mai potuto spedire una simile lettera?

Terry aprì la busta a fatica, e per sbaglio, togliendo il sigillo, strappò metà della lettera, che iniziò a volare in balia del venticello fresco.

-Guarda cosa hai combinato!- esclamò Jane, inquieta -Adesso vedranno che qualcuno l’ha già letta.

-Non ci pensare sorella. Non arriveranno mai ai nostri nomi. -la rassicurò Terry, mentre iniziava a leggere ad alta voce la lettera.

“27/01/02”

Caro Franz,

Sono ormai anni che sono rinchiuso nel mio laboratorio segreto per condurre gli esperimenti sui soggetti (te ne ho già parlato la scorsa lettera), e finalmente sono riuscito a ottenere ciò che da sempre ho desiderato: una macchina in grado di modificare i pensieri delle persone, tramite un impulso elettromagnetico. Ti aspetto al termine del binario 34, la locazione la conosci già. Finalmente, grazie a questa geniale invenzione, potrò…”

-Perfetto!- sbottò Jane – Grazie a te, non riusciremo mai a scoprire il seguito della lettera e il mittente.-.

-Non disperare!- rispose Terry -Abbiamo un’informazione importante: il binario 34!-.

-Ma alla stazione i treni arrivano fino a 12!- esclamò Jane.

-Hai ragione. C’è un pensiero che mi ronza in testa. La signora Cloude sa’ sempre tutto del quartiere, quindi saprà anche delle vecchie miniere che hanno scavato qui sotto molti anni fa. -ragionò Terry.

-Sì, lo sa. Ha anche le mappe delle miniere: suo nonno è stato minatore lì!- disse Jane.

Terry concluse:- Le risposte alle nostre domande si trovano nella stanza della signora Cloude! Ci faremo un salto!-.

Entrambi sapevano quale enorme rischio correvano, ma, incoscienti com’erano, idearono un piano lì per lì.

Sarebbero entrati quando la signora Cloude fosse uscita per curare le sue amate piante: forse ella voleva bene più a loro che a tutti i bambini presenti al Jordan. Talvolta parlava anche con le piante. Ma non ha importanza.

Un suono avvertì Terry che aveva scassinato bene la porta e si poteva entrare. Jane sarebbe rimasta a fare il palo.

Terry aprì numerosi cassetti, spostando polverose scartoffie e rovistando qua e là per gli armadietti. Ma della mappa delle miniere,non c’ era nessuna traccia. All’improvviso, tra le numerose scartoffie spuntarono due fogli giallastri piuttosto rovinati, con segnato un intrico di linee che andavano a formare una specie di labirinto. Sì, erano quelle le mappe delle miniere. Jane bussò tre volte alla porta, dando a Terry il segnale d’allarme: la signora Cloude stava per rientrare. Terry, in preda al panico, rimise tutto a posto alla rinfusa le scartoffie, lasciando solo le mappe.

Jane si era nascosta dietro ad un vaso. Si sentì il rumore delle chiavi che entrano nella serratura, e in quel momento Terry scavalcò la finestra, uscendo sul giardino.

-Stavi per essere beccato!- lo rimproverò Jane. Terry fu costretto a ringraziare Jane per il segnale d’allarme dato.

 

-Non importa. Adesso concentriamoci sulle mappe: qui l’unica entrata possibile è vicino all’orchidea della signora Cloude.- disse Jane.

-Una sfortuna dopo l’altra! La preziosissima orchidea della signora Cloude nasconde l’entrata alle miniere! Saremo costretti a

deturpare la preziosa pianta. Jane, prendi la pala nel capanno degli attrezzi.- disse Terry, preoccupato: l’orchidea della signora Cloude era come una figlia per lei, e trovarla deturpata sarebbe stato esattamente come trovare una figlia ferita gravemente in giardino. Una disgrazia orribile per chiunque. Ma, cercando di non pensarci, Terry iniziò a scavare sotto l’ orchidea, gettandola a terra. Poi continuò e, dopo un paio di tentativi, il terreno sotto di loro cedette. C’era un enorme scivolone buio sotto di loro.

-Ok, ci siamo. Per entrare, sorella, dovremo scivolare per questo tunnel, e saremo arrivati. – spiegò Terry alla sorella.

-Non sia mai! Ho una tremenda paura dei grandi scivoloni!- esclamò Jane.

-Ma dai, non è niente. Pensa a quando la signora Cloude ci porta a giocare al parco malvolentieri. Lì ci andresti con piacere, sullo scivolo!- constatò Terry.

Jane fu costretta ad accettare, e si gettò urlando nello scivolone.

La seguì il fratello.

Si vedeva tutto nero, era proprio come le montagne russe, quando arrivi alla discesa più grande: senti che lo stomaco ti potrebbe uscire dalla bocca da un momento all’altro. Non finiva mai, come non finiva mai l’ urlo terrificante di Jane. A un tratto, la discesa terminò e, con un tonfo, Jane e Terry finirono in una grotta buia.

Terry sfoderò dalla tasca una pila abbastanza potente con cui illuminò gran parte della grotta. Jane diede uno sguardo alla mappa. C’erano diversi numeri che rappresentavano i vari binari che servivano per trasportare i carrelli che, a loro volta, trasportavano l’oro estratto dai minatori.

C’era un carrello e diversi binari che si districavano in tunnel bui.

-Per il binario 34, dovremo prendere quel tunnel!- esclamò Jane, indicando il tunnel più a sinistra.

Terry e Jane salirono sul polveroso carrello e, a fatica a causa della ruggine accumulata, lo puntarono verso il tunnel più a sinistra, e il carrello partì. Per mezz’ora non si vide altro che il nero, illuminato dalla luce lattiginosa della pila di Terry. Improvvisamente, il carrello si fermò.

-A quanto pare- constatò Jane – i minatori sono arrivati fin qui.-

Con il tatto, Terry notò una scala di fune che era tesa da una luce proveniente da sopra.

Terry e Jane, non vedendo altre possibilità, salirono la scala.

Sbucarono, da una botola, in una casa alquanto polverosa e piena di ragnatele. Terry, guardano dalla finestra, notò che il paesaggio circostante era a lui conosciuto.

-Jane, il binario 34 va a sbucare nella Dimora degli Spettri.- affermò Terry, a malincuore.

Jane trattenne un urlo: erano nel posto peggiore in cui potevano mai essere.

Terry e Jane, intenti a uscire il prima possibile, scapparono a tutta velocità verso le scale, ma non si accorsero di una crepa nel pavimento, e precipitarono nel vuoto prima di poter uscire da quella casa malinconica.

Era la fine. Forse. O forse no. Terry e Jane finirono su un materasso e una gabbia li rinchiuse. Dov’erano?

-Vi aspettavo, miei cari!- disse una figura nascosta nell’ombra.

Terry e Jane erano pieni di dolori lancinanti in varie parti del corpo per rispondere: la caduta, seppur attutita dal materasso, era stata alta e l’impatto era stato potente.

-Sapevo che alla fine sareste arrivati. L’avevo scritto io. L’avevo scritto nella vostra mente.- spiegò l’uomo, che uscì dall’ombra.

Terry sembrava non avere più dolori per la sorpresa: quello era davvero suo padre, colui che era morto in un incidente durante un esperimento.

-Forse vi chiederete perché sono qui.- domandò papà ai figli -Il motivo è semplice: io non sono mai morto. Come non è mai esistito nessun esperimento in cui io sia morto: è tutto esistito, nella vostra mente. Una mente che io per anni ho studiato e cui alla fine, ho modificato i ricordi. Ma il risultato non era soddisfacente, e il processo era irreversibile. Così vi ho spedito al Jordan College e sono rimasto qui per continuare i miei studi. Voi, per anni, avete creduto che io sia morto. Divertente, non vi pare?- spiegò papà.

-Ma perché tutto questo?- domandò Jane al padre.

-Mi pare semplice: per soldi! Questo macchinario mi avrebbe reso ricco! MA aveva un difetto: non tutte le menti erano idonee a essere modificate. La vostra è una di quelle idonee. Per questo, adesso manipolerò la vostra mente e voi… ricorderete di essere sempre stati i miei assistenti. Se funzionerà, venderò l’apparecchio al mercato nero e farò soldi a palate! Sì, a palate!- spiegò papà con un’espressione avida.

-E magari, mentre ci spieghi ben bene i particolari, noi scappiamo.- disse Terry.

-Ah, davvero. E come, sentiamo!- esclamò papà, curioso.

-Così!- urlò Terry e aprì la porta della gabbia. Corse verso l’apparecchio modifica-ricordi del padre e lo punto verso di lui.

– Terry, che fai!- urlò Jane – Non lo sappiamo usare!-.

– Ma no!- rispose Terry – Basta premere questo tasto rosso…-

– Non sappiamo quali ricordi gli ficcheremo in testa! Terry, non farlo. Terry, svegliati!- urlò Jane.

Egli premette il tasto rosso e una luce investì la stanza.

 

 

 

-Ehi, guardate!- esclamò una figura – Apre gli occhi!-.

-Per un attimo ho temuto il peggio!- esclamò una figura dalla vocina femminile.

Terry si rese conto di essere nell’infermeria della Jordan College.

-Terry, finalmente!- esclamò la signora Cloude – Si è svegliato! Appena in tempo per il bagno!-.

Terry, almeno stavolta, non protestò per farsi fare il bagno.

Già, nella sua mente, e nel suo cuore, il suo papà sarà per sempre vivo, e di sicuro non sarà avido come lo aveva visto nel sogno. Dentro di lui, Terry se lo sentiva.

Doveva andare avanti. E il suo trenino ricominciò a girare con un impercettibile sibilo.

FINE ?

 

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