Premio Racconti nella Rete 2012 “L’ultima estate” di Paola Rezzoagli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Non era un’estate come tutte le altre….era l’ultima estate che lei abitava li.
Come faceva ogni sera verso le sette, si era seduta in riva al mare sulla sua sdraio solitaria
che i bagnini lasciavano fuori apposta per lei.
Si isolava da tutto quando aveva il suo appuntamento quotidiano con il mare. E lui ogni sera era là, puntuale ad aspettarla.
I suoi occhi di ragazzina triste si perdevano nell’immensità dell’acqua mai ferma che tornava e ritornava.
Era affascinata da quella linea netta dell’orizzonte che , pur delimitando fortemente mare e cielo, li univa in una eterna fusione, l’uno all’altro, mare e cielo, cielo e mare.
Quella sera la sua tristezza si era spinta un po’ più in fondo, era riuscita ad insinuarsi nelle pieghe più profonde del suo cuore. Avrebbe dovuto lasciare quel suo mare che conosceva da quando ne aveva memoria
Suo padre aveva accettato il trasferimento di lavoro per un avanzamento di carriera. La sua carriera… e lei allora? Non contava, il suo amore per il suo mare, i suoi amici, la sua vita che cominciava ora a sbocciare non contava niente. “Un posto vale l’altro, troverai altri amici migliori di questi, poi andiamo a stare al nord, più possibilità di studio, di lavoro,”
Angoscia e paura l’assalirono. Avrebbe perso tutto, le certezze che aveva appena cominciato ad acquisire e… il mare. Un punto fermo sempre pronto ad aspettarla ed ascoltarla.
La sua tristezza si fece cosi grande che l’onda del mare salì anche dai suoi occhi, inondandoli e la trasformò in dolore, profondo, misto di paura, rabbia e solitudine. Un tuffo nell’ignoto, senza il mare che la accoglieva.
Finalmente i suoi singhiozzi solitari si calmarono e lei rimase lì, immobile, la mano sugli occhi a reggere il capo e il peso dei suoi pensieri.
Un sospiro la calmò lentamente e nacque il silenzio dentro di lei, un silenzio cullato dal rumore del mare.
L’aveva sempre sentito questo dolce suono, ma con gli occhi. Ora per la prima volta lo ascoltava.
Il mare le parlava, ora lei non capiva cosa dicesse, ma sapeva che le stava sussurrando il suo amore.
Occhi chiusi , l’ascolto ben attento ed un altro sospiro le permise di aprire il cuore.
La risacca…Lenta , dolce, tornava, rassicurante e tenace e ritornava, donava e prendeva.
Lasciandole la sua forza, la sicurezza, poi se ne andava, portandosi via un po’ alla volta il suo dolore e la tristezza. Un ritmo cadenzato, che andava e veniva, andava e veniva.
Con gli occhi chiusi e con il corpo raccolto a se, poteva immaginare di essere cullata e si lasciò andare a questo suono dolce che era percepito da tutto il suo essere come un dondolio avvolgente.
Il fruscio tanto amico e familiare seguiva un ritmo, un tempo. Il suo respiro.
Ora lento e profondo, come la risacca. Ecco, ancora il mare stava entrando in lei, con il suo profumo. Nel naso, in bocca e poi in fine nella testa, nel cuore, nell’anima.
Il rumore, il respiro, il profumo, la forza vitale del mare dentro ogni spazio della mente del corpo, ora immobile ma incredibilmente danzante.
Si sentiva accolta e amata da lui. Era entrato in un punto profondo della sua anima , nella sua essenza vitale e da lì non sarebbe più potuto uscire. L’avrebbe portato dentro ovunque e avrebbe potuto riviverlo ogni momento.
Aprendo gli occhi poteva vedere all’orizzonte il colore del mare e del cielo divisi ma uniti per sempre. Capì allora che il mare se lo sarebbe portato dentro per l’eternità.